martedì 29 settembre 2009

1 Nel Labirinto delle ombre. Dean Koontz



Trama: Il protagonista della vicenda è Odd Thomas, un giovane aiuto cuoco capace di vedere i morti. Una notte viene a fargli visita Wilbur Jessup, un suo vicino di casa. Odd capisce subito che l’uomo è morto e gli sta chiedendo aiuto, a quel punto quindi si precipita a casa di Wilbur preoccupato per le sorti del suo migliore amico Danny (figliastro di Jessup e affetto da una malattia che rende le sue ossa fragili come il cristallo). Una volta giunto sul luogo, capisce subito che non si è trattato di morte naturale ma di omicidio. L’assassino però si è dileguato portandosi via Danny. A questo punto comincia per Odd la ricerca del suo amico con il solo ausilio del suo senso d’orientamento e di un cellulare satellitare in cui inizia a ricevere telefonate dall’assassino. In realtà si tratta di una donna, Datura, centralinista erotica e ossessionata dal desiderio di vedere i morti. La donna, entrata in confidenza con Danny, assiduo frequentatore di chat line, era venuta a scoprire dei poteri di Odd e a quel punto aveva deciso di mettere in atto il piano per far cadere in trappola Thomas. Il luogo in cui si dipana quasi tutta la vicenda è un vecchio casinò indiano, reduce da un incendio in cui erano morte tante persone. A questo punto per Odd comincia una lunga e tortuosa strada per portare Danny in salvo e eliminare Datura e i suoi due scagnozzi.

Commento: ho letto diversi romanzi di Dean Koontz, alcuni decisamente buoni altri un po’ meno. Questo lo annovererei tra quelli peggiori, anzi sarò più cattiva e lo metterò in cima alla classifica dei libri più brutti che abbia letto nella mia vita. Non so neanche da dove cominciare. Potrei dire per esempio che la trama poteva anche risultare interessante se il protagonista non ricordasse eccessivamente la sua controparte televisiva Melissa Gordon, protagonista indiscussa di Ghost Wisperer. Potrei anche passare oltre all’inutilità del dono di Odd in tutto il romanzo che invece avrebbe dovuto essere centrale e non strumentale all’ingresso in scena di Datura, un nemico che non ha niente di credibile, per prima cosa il nome. Il romanzo è debole e lentissimo, ma ancora peggio è scritto male, malissimo. Koontz carica la sua narrazione di ironia, a volte becera a volte tirata per i capelli sino al limite di sopportazione. Un thriller non può voler far ridere o sogghignare, un thriller dovrebbe avere la pretesa e il fine ultimo di spaventare o mettere in tensione il lettore. Beh questo romanzo non ci riesce mai, tutto è scontato e letto mille volte. Non c’è niente di salvabile e dispiace dirlo perché Dean Koontz è stato capace, in passato, di scrivere anche delle ottime cose seppur lontano mille miglia dall’eccellenza narrativa e stilistica del grande Stephen. Penso che a volte i romanzieri di successo dovrebbero prendersi un anno sabbatico per riflettere e trovare una buona idea da sviluppare invece di sfornare libri a cadenza semestrale, dimenticandosi di creare qualcosa di un valore più alto rispetto ad un fermacarte, perché di questo si tratta quando si parla di questo romanzo.

Voto: 1

1 sentenze:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo; il libro è illeggibile e presenta anche scorrettezze sintattiche. a mio avviso non l'ha scritto lui.

 

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