domenica 23 novembre 2014

0 Flo la piccola Robinson

Superati i 30 anni inevitabilmente si torna a provare il desiderio di riscoprire un pezzo di infanzia e allora che si fa? Ovviamente si cercano le serie animate che ci hanno fatto compagnia nei pomeriggi di tanti anni fa. Io ho scelto di riscoprire un anime che mi aveva fatto letteralmente sognare ai tempi della scuola elementare, ossia Flo. Riguardandolo con gli occhi di una over 30 beh devo dire che le sensazioni sono state addirittura più intense. Quando sei piccola tutto ciò che cattura la tua attenzione è Flo e le sue avventure sull'isola deserta, non ti smuove più di tanto il naufragio della povera famiglia Robinson o ciò che accadde al resto dei passeggeri. Da adulto invece cogli tutti gli aspetti più drammatici e ne soffri moltissimo. Come spiegare la commozione per la morte di tutti gli animali stivati nella nave sommersa dai flutti o la fine del povero asinello poco prima della partenza dall'isola? Ma il momento più emozionante è stato sicuramente il difficile momento in cui i naufraghi sono allo stremo delle forze sulla zattera che ipoteticamente dovrebbe portarli sulle coste dell'Australia. Ma non finisce qui. Ho trovato eccezionale (ed è un elemento che avevo rimosso negli anni) il modo in cui i creatori dell'anime hanno voluto approfondire il tema ecologico (rispetto della natura, coltivazione della terra, uso ragionato delle risorse disponibili) e hanno spiegato (in modo anche abbastanza realistico) come un essere umano possa sopravvivere su un'isola deserta con pochi attrezzi appartenenti alla civiltà ormai perduta. La visione degli episodi è stata insomma molto istruttiva ma come ho detto prima anche abbastanza straziante. L'ultimo episodio non lo ricordavo proprio e sembra quasi presagire un proseguio che in realtà non c'è mai stato.

venerdì 31 ottobre 2014

0 Broken city (2013)

Il film è un classicissimo thriller politico con protagonista un trio di attori in linea generale abbastanza dimesso. Mark Wahlberg rimane sempre sul solco del tizio dai modi spicci ma con un grande codice d'onore, Russell Crowe nella parte del politico grasso e laido e Catherine Zeta Jones risulta sempre più triste e depressa praticamente l'ombra della sexy lady dei primi anni 2000.
Non posso dire che il film sia brutto o mal realizzato. Anzi procede in modo scorrevole e senza nessuno scossone, e forse è proprio questo il problema. Chi potrebbe mai trovare interessante un film thriller privo di vera tensione?
Bah. Questa potrebbe essere la reazione più plausibile allo scorrere dei titoli di coda.

domenica 31 agosto 2014

0 The Water Horse (2007)

Scozia. Anni 40. Angus è un bambino molto solo che attende trepidante che suo padre ritorni dal fronte. Un giorno trova in mezzo alla scogliera uno strano uovo che si rivelerà essere una sorta di drago acquatico col quale farà presto amicizia.
 
Il film è bello ma non bellissimo. La lacrimuccia finale scende ma io sono un caso patologico per quel che riguarda i film su animali o presunti tali perciò non faccio testo. Per il resto cosa dire? Il drago Crusoe è realizzato in maniera ottimale, i paesaggi sono fantastici e il cast è adeguato. 
Insomma si può dire che il regista svolge il compitino senza problemi non riuscendo però a elevarsi tanto da creare un film memorabile. Carino e niente più.
 
Voto 6,5 

martedì 26 agosto 2014

0 Pitch black (2000)

Una navicella spaziale con a bordo varia umanità (compreso il pluriomicida Riddick) subisce un'avaria andando a finire su uno strano pianeta illuminato da tre soli. Tutto sembra andare bene fino a quando arriva un'eclissi improvvisa...

Questo è un classico film di fantascienza alla Alien e con questo intendo quel tipo di film che prevede una serie di morti improvvise e splatterose che dovrebbero tenere lo spettatore in tensione fino ai titoli di coda. Peccato che ciò non succeda. Saranno le decine di film da cui questo Pitch Black attinge a piene mani, saranno quelle battute alla Vin Diesel che possono piacere solo al suo nutrito pubblico maschile, sarà un cast molto mediocre e una regia da b movie, sarà tutto questo e molto di più ma a me sto film non mi ha lasciato niente. Indifferenza assoluta e anche una serie di sbadigli interrotti da una gran risata alla scoperta che uno dei personaggi attira i mostri alieni a causa delle mestruazioni. E con questo ho detto tutto.

Voto 5,5

domenica 24 agosto 2014

0 Philadelphia experiment (1984)

Per via di un esperimento nucleare o magnetico (non si capisce molto bene) due giovani marines degli anni Quaranta si trovano catapultati negli anni 80 con tutte le conseguenze del caso.
Il film è di una lentezza disarmante (tra le altre cose humor totalmente assente) e anche tecnicamente lascia moooolto a desiderare (nonostante il tentativo fallito di mostrare i fenomenti elettromagnetici sulle mani dei protagonisti). 
Pur adorando i film sui viaggi nel tempo non posso proprio dire che questo mi sia piaciuto o che abbia lasciato una traccia indelebile nella mia vita. 
Molti lo considerano come un vero e proprio cult movie preferendolo addirittura a Ritorno al futuro: beh non scherziamo per favore!!! Il cast è deprimente, la trama fa acqua da tutte le parti, la curiosità sul futuro da parte dei due soldati è riassunta nella scoperta che esiste la lattina di Coca Cola.
Voto 5

sabato 19 luglio 2014

0 Cafè express (1980). Un grande Nino Manfredi

Ogni volta che mi accingo a vedere un vecchio film con protagonista Nino Manfredi so già che mi capiteranno due cose: riderò e mi commuoverò a ritmi alterni.
Mi sono sempre chiesta il motivo per il quale questo grandissimo attore non venga mai annoverato tra i grandi interpreti del cinema italiano. Risuonano stentorei i nomi di Sordi, Mastroianni, Gassman, De Sica e mai e dico mai Manfredi. Io l'ho sempre trovato immenso e perfetto nei ruoli scomodi dell'italiano che si barcamena per racimolare quei pochi soldi necessari per sopravvivere in un Italia povera ma misteriosamente felice nella sua miseria. Il suo essere orgogliosamente italiano mi ha sempre commosso e allo stesso tempo divertito. Insomma per me è stato un attore davvero straordinario e questo film non fa altro che confermarlo.
In questo caso Manfredi interpreta un pover'uomo che vende abusivamente caffè e cappuccini sopra i malandati treni delle Ferrovie dello Stato. In questo viaggio tra fumo di sigarette e miseria, durante una fredda notte invernale, ci vengono presentati spaccati di vita quotidiana: gli amanti che si danno appuntamento sempre sulla stessa tratta per consumare il loro frettoloso rapporto, la suora che accompagna dei bambini,  dei lavoratori che fanno la spola da una città ad un'altra e tanti altri. Questa strana routine viene bruscamente interrotta dai controllori che ricevono l'ordine di bloccare il nostro venditore abusivo per truffa ai danni dello Stato. Come finirà? Bisogna vedere il film per apprezzare anche il finale, degno di questa Italia, indecisa tra il seguire le leggi e l'impossibilità quasi genetica di farlo veramente.
Un ottimo film per riflettere.
Voto 7,5

sabato 5 luglio 2014

0 Dallas Buyers Club (2013)

Film ben diretto e ben recitato. 
Menzione speciale per la sessione di dimagrimento da fame di Matthew McConaughey che evidentemente stufo di interpretare ruoli da belloccio con la tartaruga in bella mostra si reinventa come attore impegnato (riuscendoci anche bene). Mio parere personale: forse la statuetta d'oro che campeggia nel suo salotto è più per lo choc procurato dal suo aspetto emaciato che per effettiva bravura. Per carità, il ruolo era complesso e la sua immedesimazione nel ruolo di un malato di Aids è stata perfetta ma gli ho preferito di gran lunga Jared Leto, splendido e struggente nella parte di Rayon (questo sì un ruolo che avrebbe messo a dura prova chiunque e non per motivi estetici ma per la rinuncia totale a quella virilità che il cinema Hollywoodiano sbandiera in ogni sua mega produzione cinematografica). Leto in questo film raggiunge mette inarrivabili e merita di gran lunga l'Oscar, molto più del protagonista principale.
Il film si svolge negli anni 80 in Texas e racconta la storia di un uomo che scopre in maniera del tutto casuale di aver contratto l'Hiv. Per lui, uomo dalle mille donne da una notte, è come una pugnalata al basso ventre perchè significa perdere il lavoro, essere deriso e schifato dai suoi amici che pensano che sia un omosessuale, perdere la casa. Sarà la disperazione e la voglia di vivere nonostante la diagnosi infausta dei suoi medici che lo spingerà a dare una svolta alla sua vita. 
Al regista e agli sceneggiatori spetta il compito di descrivere un'epoca ancora ignorante e oscurantista rispetto al contagio e alla diffusione dell'Aids, considerata allora come una malattia trasmissibile quasi unicamente attraverso i rapporti omosessuali. 
Il film ad un certo punto prende quasi un taglio documentarista che almeno dal mio punto di vista lo appesantisce moltissimo. La storia personale di Ron viene quasi soffocata dalle critiche al sistema Fda che proibisce ai cittadini l'uso di sostanze non approvate.
Un film bello ma non eccezionale.
Voto 7       

domenica 22 giugno 2014

0 Captain America (2011)

Eccoci davanti  all'ennesima trasposizione cinematografica di un comic della Marvel
Ci troviamo negli anni 40. Stavolta al centro della vicenda troviamo il giovane e valoroso Steve Rogers, ragazzo esilino affetto da grande 
(e direi quasi malato) patriottismo che viene trasformato dall'esercito americano nell'imponente e indistruttibile Captain America, unica arma contro i tedeschi e soprattutto contro il mostruoso Teschio Rosso (un sottoufficiale teutonico appassionato di magia nordica).
Questa è la trama ridotta all'osso ma in effetti il film è davvero tutto qui: lotta tra Captain America e Teschio Rosso, un po' di amicizia, un po' di amore appena accennato, qualche luogo comune, un pizzico di umorismo e stop. 
Diciamo pure che la parte migliore di tutto il film è il colpo di scena finale che porta con sè l'ovvia necessità di sfornare numerosi sequel (così come è capitato ad altri supereroi). Intendiamoci il film non è assolutamente brutto, anzi. E' un film che giudicherei carino e ben realizzato ma fin troppo simile a molti altri già visti in passato. Direi un mix tra il classico film da supereroe e Indiana Jones.
Il protagonista Chris Evans è piuttosto insipido e incolore dotato di una faccia che non rimane impressa e di un fisico che in un modo o nell'altro sembra sempre frutto di qualche trucco digitale.

Voto 6,5  

giovedì 19 giugno 2014

0 Cameriera bella presenza offresi

Film commedia all'italiana. Il cast è fin troppo di richiamo, tanto che molti grandi attori finiscono per recitare parti veramente marginali (vedi Alberto Sordi, nei panni di un alpino scimunito e pettegolo). Tutto comunque è al servizio della protagonista, la brava e simpatica Elsa Merlini che recita nel ruolo di una cameriera che continua a perdere il lavoro e a passare di padrone in padrone offrendo così a noi spettatori la possibilità di godere della recitazione dei vari De Filippo, De Sica e Fabrizi (nei panni dei vari datori di lavoro).
Si ride molto nella prima parte (quella senz'altro meglio riuscita) mentre andando avanti si perde qualcosa per strada. 
Da rivedere in un pomeriggio d'estate anche solo per godere di un cinema italiano invidiato nel mondo e che purtroppo non esiste più.
Voto 6,5

giovedì 22 maggio 2014

0 A beautiful mind (2001)

Precauzioni prima dell'uso: l'inizio di questo film è lento come una vecchia lumaca dotata di stampelle e deambulatore. In effetti i primi 40 minuti stentano a decollare o comunque fanno pensare al solito film americano che racconta (bene) la storia del nerd di turno che assurge alla gloria. 
Fortunatamente, Ron Howard (certo non l'ultimo arrivato) decide di mischiare improvvisamente le carte e servirci su un piatto d'argento placcato in oro massiccio un film con la F maiuscola.
 
La felicità mai veramente accarezzata dal nostro strano John (un Russell Crowe abbastanza convincente) si concretizza nell'amore della splendida Alicia (una splendida Jennifer Connelly) e in un lavoro di grande responsabilità per conto dei servizi segreti, peccato che solo la prima metà della favola sia reale, in quanto scopriamo con sgomento che Nash soffre di una grave forma di schizofrenia che gli fa vedere persone che non esistono, se non nella sua testa, le stesse persone che gli hanno permesso di costruirsi pezzo per pezzo la sicurezza che gli è sempre mancata. 
 
La maestria del regista sta tutta nel portare lo spettatore a credere fino all'ultimo che Nash sia ingiustamente ritenuto malato e infatti la scena del capannone abbandonato in cui si cela l'ennesima filiale dei servizi segreti ci fa quasi fare un salto di gioia, un salto spezzato in volo alla scoperta della dura e amara verità. 
 
Sul finale si cade molto sulla retorica e il film prende strade già battute molte volte a Hollywood (la riammissione in società dell'escluso e il riconoscimento tardivo dei suoi meriti).
 
Voto: 7,5 

mercoledì 21 maggio 2014

0 A 30 secondi dalla fine (1985)

La storia vede al centro Manny e Buck, due evasi della prigione di massima sicurezza di Stone Heaven (in Alaska). Uno è in là con gli anni, duro come il ghiaccio e determinato a farla in barba per l'ennesima volta al direttore del carcere (l'inflessibile Ranken, un bastardo di prima categoria), l'altro è un ragazzo solare, pimpante e desideroso di far colpo sul suo mito, lo stesso Manny. I due riescono a salire su un treno in partenza ma il destino è contro di loro perché il macchinista muore colto da un infarto e il treno inizia la sua folle corsa tra i paesaggi di ghiaccio dell'Alaska.

Il film è un vero gioiello che può essere apprezzato sia dai grandi cultori di cinema che dagli spettatori dell'ultima ora, magari in cerca di avventura, suspence e grandissima recitazione.
Mentre la prima parte corrisponde al filone classico e un po' abusato della vita carceraria, la seconda si concentra molto di più sui due protagonisti, mettendone in luce i risvolti psicologici in modo semplice ma magistrale. Manny, interpretato da un grandissimo Jon Voight, è un tipo impenetrabile mentre Buck (un bravissimo Eric Roberts, ancora lontano dalle deludenti apparizioni in telefilm e fiction) sa bene cosa vuole, cioè fare una grande rapina che lo sistemi per la vita e gli permetta di vivere nel lusso a Las Vegas. Sogni, solo sogni per un duro come Manny che sa bene che la vita è diversa da come la immaginano i giovani. La vita è accettare un misero lavoro e cercare di ricostruire la propria dignità di uomo. Lui non lo può più fare ma Buck sì, ma Buck è ancora troppo ingenuo per capire ciò. Sarà il folle viaggio sul treno a fargli apprezzare il vero valore della vita.

Si potrebbero spendere molte più parole per un film come questo ma penso che basti la sua visione per annoverarlo tra i più bei film degli ultimi trent'anni.

Voto: 8

domenica 27 aprile 2014

0 The dark (2005)

Gran Bretagna, verdi colline che si affacciano su spettacolari e spaventosi strapiombi da cui anni prima si lanciarono come lemmings uomini, donne e bambini per riportare in vita dei morti recenti, secondo un antico rito gallese. Qui negli anni Duemila troviamo la solita accoppiata mamma egoista/ figlia adolescente isterica. Le due si stanno recando dall'ex marito nonché papà della ragazzina che per chissà quale strano motivo ha deciso di condurre una vita eremitica in un luogo dimenticato da Dio ma non dalle antiche divinità gallesi che iniziano a perseguitare la famiglia attraverso ritorni di anime dannate dall'Oltretomba. 
Io di questo thriller non ho capito tantissimo, l'ho trovato molto caotico e pasticciato, privo di un filo conduttore serio e di colpi di scena anche solo lontanamente credibili. Tutto si riduce nel morire per far ritornare in vita chi è appena morto in uno scambio direi infinito e assai noioso. 
Brividi non pervenuti nonostante l'uso dei soliti occhi bianchi, delle apparizioni improvvise e dei rumori provenienti da muffose soffitte. 
Il cast sarebbe anche di livello se non fosse per uno sviluppo narrativo che non permette grandi exploit da parte di Maria Bello e Sean Bean, quasi impietriti e imbarazzati davanti alla pochezza di questo filmazzo. 
Voto 5

martedì 15 aprile 2014

0 L'astronave degli esseri perduti (1967)

Fantascienza ed effetti speciali anni Sessanta per questo film britannico che racconta la scoperta di un'astronave aliena all'interno della metropolitana di Londra. L'inverosimile all'ennesima potenza così come certe soluzioni puerili la fanno da padrone in questi soporiferi novanta minuti di girato. Questo per dire che non tutto ciò che viene dal passato è stratosferico anzi il più delle volte ci si trova davanti a ciofeche pazzesche.
Stavolta gli alieni hanno la forma di cavallette troppo cresciute e provengono da Marte. Le loro conoscenze sono talmente superiori alle nostre che riescono addirittura a creare degli uomini scimmia antenati dei nostri progenitori e a piazzarli sulla Terra milioni di anni prima della comparsa dei primi uomini. I loro poteri si concretizzano nel presente con onde elettromagnetiche che influenzano la popolazione londinese spingendola a sterminare qualunque cosa si muova, ma fortunatamente tutto si risolve grazie allo scienziato di turno.
Boh, caotico e con un cast di nessun richiamo. Evitabilissimo.
VOTO 5

sabato 12 aprile 2014

0 Cittadino dello spazio (1955)

C'è sempre un certo fascino a scoprire per la prima volta piccoli gioielli cinematografici che rappresentano nella loro ingenuità i primi risultati di tecnologie avveneristiche.  
Cittadino dello spazio è uno dei primi esempi di film di fantascienza nella storia del cinema mondiale e da molti è considerato una vera e propria pietra miliare oltre che un eccezionale cult movie. La trama è quanto di più fantasioso si possa pensare: i migliori scienziati del mondo vengono condotti in un centro sperimentale per aiutare un popolo alieno a rinconquistare il proprio pianeta, quasi distrutto dalle guerre. I protagonisti sono il classico belloccio dal ciuffo impomatato e la donna svenevole che insieme cercano di fuggire dalla gabbia dorata in cui sono stati rinchiusi dagli alieni per poi essere condotti fino a Metaluna. Qui scopriamo un mondo senza più vita. Naturalmente i due terrestri riescono a scappare aiutati dall'alieno buono e saggio e così si arriva al classico happy end. 
Gli alieni sono del tipo umanoide con grande abbronzatura e fronte altissima, capelli bianchi e grande tecnologia (e infatti non ci si spiega come mai abbiano bisogno di ingegneri terrestri per risolvere le loro beghe spaziali). Sono presenti anche dei mutanti in forma di insetto che danno quel pizzico di horror spaziale che non guasta mai. 
Il film è godibile e ben realizzato se si tiene conto dell'anno di produzione. Molti problemi vengono risolti con l'uso di scenografie dal contenuto spaziale che dovrebbero dare l'idea di un mondo alieno alle spalle dei protagonisti, così come le luci verdi, rosse e blu che vengono utilizzate per visualizzare l'energia aliena.
Voto: 7  

sabato 5 aprile 2014

2 Il buio oltre la siepe (1962)

Un classico della storia del cinema che ho visto oggi per la prima volta. 
I temi al centro della storia sono sostanzialmente due: il razzismo della provincia americana e il pregiudizio verso ciò che non conosciamo o che riteniamo diverso da noi e perciò conseguentemente negativo. Questi due grandi filoni corrono paralleli per tutto il film fino a intrecciarsi indissolubilmente sul finale, bello e commovente come solo una certa Hollywood è capace di fare.
Il film è in un piacevolissimo bianco e nero che sembra quasi anacronistico rispetto alle tematiche trattate, tuttora moderne e attuali e per molto tempo tabù per le grandi case cinematografiche americane ossia il razzismo e lo stupro. 
Molto delicato tutto il segmento dedicato alle piccole grandi avventure dei due fratellini Jen e Scout, l'uno maturo e sensibile, l'altra scapestrata e maschiaccio. Molto realistico e avvincente il processo in cui prevale la morale tradizionale americana con l'ingiusta condanna del povero ragazzo afroamericano per una violenza sessuale mai commessa su una donna bianca (in realtà picchiata e sottomessa dal suo stesso padre, un lurido contadino del Sud). 
Su tutto questo giganteggia il grande Gregory Peck, padre affettuoso e uomo progressista, avvocato delle cause perse e vedovo, costretto dalle circostanze a crescere da solo due bambini che inizialmente lo vedono come una persona debole ma che proprio nello svolgersi della storia capiranno la grandezza del proprio padre. 
Il film segna anche il passaggio dall'età dell'innocenza a quella della consapevolezza, ma anche dal pregiudizio (alimentato dalle ciarle di quartiere) alla comprensione (vedi la scoperta che in realtà il misterioso vicino che i bambini immaginavano come un mostro in realtà era un ragazzo sensibile e coraggioso, pronto a salvare la loro vita anche a rischio della propria).
 

martedì 25 marzo 2014

0 The uninvited (2009)

Manicomio: una ragazza viene prelevata dalla sua asettica stanza per fare ritorno a casa dopo lunghe sedute di terapia per elaborare il lutto conseguente alla morte della madre a causa di un incendio scoppiato in una notte d'estate. Nella grande villa al lago troviamo suo padre ufficialmente fidanzato con una bella e stronza biondona che sembra celare un oscuro segreto...
 
Ho trovato questo thriller ECCELLENTE. E la cosa bella è che non me lo aspettavo minimamente. Ero già pronta a schiacciare il pulsante stop con aria annoiata e rassegnata all'ennesimo esempio di pessimo cinema americano di serie zeta. Beh invece la sorpresa è stata massima.
 
Ci troviamo davanti ad un classico thriller psicologico dove diventa essenziale (ma questo lo capisci solo alla fine) osservare tutto con la massima attenzione per non arrivare spiazzati al colpo di scena finale, che in questo caso è ben congegnato e sensazionale. Niente viene lasciato al caso, tutto è spiegato nei minimi dettagli così da permettere allo spettatore (anche il più lento a capire i finali dei film) di evitare quelle penosissime ore trascorse su google alla ricerca della spiegazione del cinefilo fighetto di turno.
 
Il cast non è il massimo della vita. Facce femminili molto americane, dotate di due espressioni (sgomento e apatia). Ma fortunatamente almeno in questo caso è la STORIA che conta e non chi la porta in scena, perciò questi piccoli difetti possono essere facilmente superati lasciandosi traghettare dalla narrazione.
 
VOTO 8,5
 

sabato 22 marzo 2014

1 Joyland - Stephen King (2013)

Estate del 1973. Il giovane universitario Devin Jones decide di trascorrere le vacanze lavorando nel parco divertimenti di Joyland, sia per fare qualche soldo sia soprattutto per cercare di dimenticare la ragazza che gli sta spezzando il cuore. Qui conosce altri ragazzi che come lui hanno scelto di lavorare al Luna Park e con loro trascorre le torride ma formative giornate nel parco giochi, iniziando a farsi apprezzare dai burberi "figli del carrozzone" ossia coloro che gestiscono Joyland. Entrando in confidenza con la gente del luogo Devin viene a conoscenza di un fatto misterioso e agghiacciante avvenuto all'interno del castello stregato: una ragazza era stata uccisa al suo interno e da allora molte persone dicevano di averne visto il fantasma. Naturalmente il ragazzo è vinto dalla curiosità e inizia a investigare intorno alla faccenda, soprattutto perchè l'assassino non era mai stato identificato. Nel frattempo conosce anche il piccolo Mike (malato di distrofia) e sua madre che vivono in una grande casa lungo la spiaggia...
 
Romanzo di formazione ma anche piccolo esempio di noir dei giorni nostri. Devin rappresenta il ragazzo che arriva all'età adulta attraverso le delusioni d'amore, il primo lavoro, la prima esperienza sessuale con una donna più grande di lui e con la presa di coscienza che il mondo è un luogo spesso brutto e ingiusto. Ciò non toglie che per lui l'estate e l'autunno trascorsi lontano dalla sua routine non cambiano totalmente il suo modo di vivere in quanto una volta risolto il mistero decide di tornare all'università e lo ritroviamo in primavera innamorato di un'altra ragazza e quasi dimentico della promessa fatta a Mike di andarlo a trovare prima che stesse troppo male. Questo è un elemento abbastanza frequente nei romanzi di King: spesso i personaggi coinvolti in una storia macabra, avventurosa, tragica, finiscono sempre per tornare alle proprie esistenze chiudendosi a riccio rispetto a quello che hanno passato (It è uno degli esempi più celebri da questo punto di vista).
 
Il bello di questo romanzo è la sua semplicità. Penso che l'intento principale del suo autore non fosse il racconto di un crimine efferato ma la cornice nella quale si inserisce ossia come ho detto prima il passaggio dall'età del cazzeggio a quella delle cose serie. Questo si capisce molto bene dal fatto che la parte "gialla" del romanzo è abbastanza semplicistica e non coinvolgente tirata su unicamente dall'apparizione di alcune entità spettrali che conosciamo però solo per via indiretta in quanto essendo il romanzo in prima persona e non avendo mai il protagonista visto alcun fantasma sappiamo della loro esistenza nella storia solo grazie alle testimonianze degli altri personaggi. 
 
Affascinante la scelta di ambientare la storia in un Luna Park, un luogo che abbiamo amato e un po' temuto da bambini e che sta lentamente e inesorabilmente scomparendo dalle nostre città soppiantato da realtà più grandi come Gardaland, Eurodisney e altri enormi parchi tematici. 
 
Il romanzo è breve per chi è abituato ai grandi tomi tipici di Stephen, ma soprattutto è breve perchè si legge veramente tutto d'un fiato e si fatica a tenere da parte qualche pagina per i giorni successivi all'acquisto. Scritto benissimo (ma non è una novità) e con un finale realmente commovente come capita nei romanzi di Stephen King che prediligono l'aspetto umano rispetto alla ricerca del brivido.
 
Ottimo.
 
Voto 8 

domenica 9 marzo 2014

0 Lo specialista (1994)

Che film insipido!!
Diciamoci la verità: gli anni Novanta raramente hanno offerto a noi spettatori film degni di nota. Tutto patinato, molto incentrato sul cast, poco interesse per la storia. Questo film sintetizza il peggio di quell'epoca. La trama è abbastanza farraginosa: da una parte i cattivi (malavitosi che anni prima hanno ucciso i genitori della protagonista, assetata di vendetta) dall'altra il buono (Sly nelle vesti di uno specialista di ordigni esplosivi che per l'occasione si traveste da vendicatore della donna). 
Cattivi tagliati con l'accetta, la protagonista femminile bellissima e un po' bastarda, l'eroe buono pieno di conflitti interiori ma con alti ideali. Tutto già visto mille volte e perciò poco appassionante. 
Sharon Stone in questo film è all'apice della sua fama così come lo stesso Stallone. Entrambi scelti probabilmente per questo motivo, ma mentre Sly è perfettamente nella parte, la Stone sembra quasi inutile. La scena di patinatissimo sesso ci mostra il fondoschiena nudo di entrambi e questo è tutto.
Evitabile.
Voto 5

sabato 8 marzo 2014

0 Cop land (1997)

Cop land è la cittadina immaginaria di Garrison poco distante da New York creata e abitata unicamente da poliziotti corrotti. L'unico personaggio onesto è lo sceriffo del posto (interpretato da un grassoccio e dimesso Sylvester Stallone) mezzo sordo e con ben poco carattere. Ma come succede spesso nei film interpretati da Sly l'antieroe diventa improvvisamente l'eroe dei nostri giorni e risolve la situazione con coraggio e una buona dose di pallottole.
Il film è un tipico prodotto anni Novanta che vive sul ritmo forsennato e soprattutto sui nomi in cartellone. Qui sono decisamente tanti: Ray Liotta, Robert de Niro, Harvey Keitel. Tutti magistrali e nel pieno delle loro forze. 
Voto 6,5

giovedì 6 marzo 2014

2 Rambo (1982-2008)

John Rambo (Sylvester Stallone) è un reduce della guerra del Vietnam che una volta tornato in patria non viene accolto con tutti gli onori ma con un arresto per vagabondaggio. L'America ha scordato i propri eroi arrivando addirittura a disprezzarli e a classificarli come poveri pazzi. Rambo si presenta come un brav'uomo in cerca di fortuna ma quando viene incarcerato ingiustamente e trattato peggio di una bestia, qualcosa dentro di lui si rompe facendolo riprecipitare nell'incubo della guerra. Un solo uomo riesce a sconfiggere un intero squadrone di poliziotti e in questo modo nasce il personaggio Rambo: capelli lunghi, molti muscoli, poche parole, molti fatti. 
Il primo film è quello più umano, quello più vicino alla psicologia del personaggio, quello che critica il sistema americano (capace di volere una guerra inutile e allo stesso tempo di colpevolizzare chi la guerra è andato a farla). Diciamo che è un gran film che non avrebbe meritato un sequel, figuriamoci tre! Invece, come spesso accadeva negli anni Ottanta, si è voluto sfruttare il successo al botteghino per creare nuove storie, a dire il vero sempre più inverosimili. 
Ecco che Rambo viene sempre richiamato al dovere (sfruttando per altro il suo istintivo senso della giustizia) per combattere nuove guerre in Vietnam, in Afghanistan e in Birmania e sempre col compito di liberare qualche imbecille che si è fatto catturare dal nemico di turno. 
La cosa sorprendente è che Rambo 2 (1985) e Rambo 3 (1988) sono un misto tra A-Team e Indiana Jones, sia per ironia (molto poca in verità) sia per le varie dinamiche che guidano la storia. Sono filmetti dove la recitazione è davvero pochissima cosa perchè tutto è funzionale alle imprese sempre più titaniche del protagonista, una sorta di Robocop in vesti umane.
L'ultimo (inutile) film è invece l'ennesimo tentativo di Stallone di rivitalizzare la sua (ormai impietosa e plasticosa) immagine attraverso la chiusura (speriamo) delle saghe che l'hanno reso celebre in ogni parte del globo. Questo film si distacca dai precedenti sia per l'assenza del colonnello Trautman che per l'indice di violenza. Pur essendo abituata al genere splatter ho avuto serie difficoltà a mantenere nello stomaco quello che avevo mangiato a pranzo nell'assistere a decapitazioni, squartamenti, corpi ridotti in mille pezzi. Un po' troppo direi. Inoltre in John Rambo il protagonista non è più tale, sembra più una figura comprimaria piuttosto che il grande eroe. L'unica cosa buona è il suo ritorno in America dopo quarant'anni di esilio (dalla penultima sequenza capiamo infatti che si è finalmente rotto le palle in via definitiva delle violenze della guerra).
Dalla recensione si capisce che questo non è uno dei miei personaggi favoriti e inevitabilmente mi viene spontaneo fare un paragone improprio con Rocky che per me rimane la saga dove Stallone ha dato il meglio di sè. Rocky ha tanta recitazione, una storia nella quale è facile immedesimarsi, un protagonista veramente carismatico e a suo modo vulnerabile e capace di accettare i propri limiti (pur riuscendo spesso a superarli). Rambo è un personaggio poco umano, quasi robotico, indecifrabile. I suoi film li vedo come pane unicamente per il pubblico maschile e questo per me ovviamente è un enorme limite. 
Voto complessivo 6 

sabato 1 marzo 2014

1 Rocky (1976-2006)

In pochi giorni ho colmato tutte le mie lacune sul personaggio Rocky Balboa, nel senso che ho visto (e in minima parte rivisto) l'intera mitica saga che vede per protagonista il pugile di origini italoamericane. 
La visione è stata spettacolare e nostalgica, costellata di tante emozioni contrastanti, dal piacere per una recitazione d'altri tempi alla malinconia per un passato cinematografico ormai perduto. In quegli anni (settanta e soprattutto Ottanta) il cinema ci nutriva di eroi e antieroi, di figure destinate a diventare leggenda, come nel caso appunto di Rocky, impersonato da uno splendido (almeno fino al 1990) Sylvester Stallone, che si fa notare non solo come protagonista dei film ma soprattutto come sceneggiatore, soggettista e regista, dimostrando in tutti questi casi una maestria eccezionale.
Rocky è un giovane non giovane già dal primo film. E' un uomo ad un tiro di schioppo dai 30 anni, pugile mediocre e a tempo perso, rozzo, sempliciotto ma dai grandi principi morali. Vive in quel di Philadelphia, in periferia, in un monolocale di pochi metri quadrati che divide con le sue tartarughe e il pesce rosso. Il cibo per i suoi animaletti lo compra nel vicino negozio di animali in cui lavora la timida e insicura Adriana, la ragazza che gli fa battere il cuore. In poco tempo la sua vita inizia a cambiare in quanto viene scelto dall'allora campione del mondo dei pesi massini Apollo Creed come suo sfidante e inizia anche la sua storia d'amore con Adriana, sorella del suo migliore amico Paulie. L'allenamento a cui si sottopone è noto a tutti: corsetta fino al museo di Philadelphia, pugni ai quarti di bue e tanta palestra insieme al suo allenatore e manager Mickey. Il primo film lo vede perdente ai punti contro Apollo. 
Nel secondo film (1979) abbiamo naturalmente la rivincita e la vittoria di Rocky che conquista il titolo di campione del mondo di pesi massimi. Lui e Adriana nel frattempo si sono sposati e hanno messo al mondo il loro primo e unico figlio Rocky Jr. (Adriana ha di molto migliorato il suo aspetto diventando molto affascinante). La vita inizia a cambiare anche da un punto di vista economico visti gli alti guadagni ricavati dagli incontri e dalla crescente popolarità di Rocky.
Nel terzo film (1982) l'avversario è Mister T, notissimo a tutti noi degli anni Ottanta come protagonista della serie A-Team. Nel quarto film (1985) viene dato ampio spazio al conflitto Usa Urss facendolo però calare sul quadrato in quanto Rocky viene sfidato dal quasi robotico Ivan Drago. Divertente l'allenamento di Rocky addirittura tra le nevi della Russia. Clamorosa la colonna sonora (ma effettivamente il discorso è valido per tutti i sei film).
Quinto film (1990) incentrato sul rapporto conflittuale tra Rocky, ormai ritiratosi dal mondo della boxe, e suo figlio, un ragazzino geloso del rapporto di intesa tra suo padre e il giovane che inizia ad allenare. Doveva essere l'ultimo film della saga ed è l'unico in cui non vediamo Rocky salire sul ring perchè uscito mal ridotto dall'ultimo incontro con Ivan Drago. Come dicevo doveva essere l'ultimo film ma inaspettatamente ben sedici anni dopo vediamo comparire sul grande schermo Rocky Balboa (2006), un film abbastanza amaro e che vede calare definitivamente il sipario sulla vita del nostro amato pugile. In questo film Rocky è un uomo ormai in età avanzata che vive tristemente la sua vita ormai priva della sua dolce metà Adriana morta qualche anno prima. Rocky vive in un passato che ormai non esiste più e ogni anno ricorda sua moglie facendo il giro di tutti i luoghi che frequentavano insieme. Suo figlio è diventato distante e freddo, surclassato dall'ombra di suo padre ancora molto amato dalla gente di Philadelphia. Rocky però sente ancora il desiderio di tornare sul ring e così accetta di partecipare ad un ultimo incontro contro l'attuale campione del mondo, un ragazzo molto più giovane di lui. Il film è abbastanza improbabile nel senso che l'incontro viene vinto ai punti dal giovane e solo alla decima ripresa. Okay onorare Rocky Balboa ma nessuno crederebbe mai ad un risultato del genere nella vita reale. Diciamo che questo film rappresenta bene l'ultima fase cinematografica di Stallone, quella sbruffona e un po' ridicola, ma diciamo che in questo caso lo si può anche perdonare.
Perchè Rocky è così incredibilmente speciale? Non so cosa risponderebbero gli altri ma parlo per me e dico che questa saga ha il potere di aprire una finestra sul passato, su ciò che ci faceva sognare da bambini, l'eroe buono che all'inizio è un anche po' sfigato ma che con la volontà e la perseveranza riesce a conquistare il mondo e il nostro affetto. E' anche un film che riesce sempre a stare al passo coi tempi e che crea un'empatia naturale con lo spettatore. Sylvester Stallone è perfetto nella parte di Rocky e ovviamente un grandissimo merito va al suo doppiatore ufficiale, il mitico e indimenticabile Ferruccio Amendola (ma bravissimo anche Gigi Proietti nel primo Rocky), capace di dare le sfumature giuste a questo eroe di borgata.
Grazie a questi bei film sono tornata per qualche ora alla mia infanzia ed è stato un viaggio bellissimo.
VOTO COMPLESSIVO 10

mercoledì 26 febbraio 2014

0 The omen - Il presagio (2006)

Mi sono sempre chiesta perchè certe menti geniali (ironicamente parlando) partoriscano la folle idea di realizzare un remake di qualche grande successo cinematografico del passato. Se è stato un successo al botteghino che senso ha volerne fare una brutta copia dove la recitazione latita, la tensione manca totalmente e il cast è contraddistinto da volti presi da qualche telefilm o da produzioni televisive?? In questo caso abbiamo il trionfo del brutto.
Il film non ha un senso o si perde in mille contraddizioni che ne fanno una barzelletta cosmica. Penso per esempio a quando comunicano al protagonista che sua moglie è morta. Lui dopo due lacrime finte decide di andare a Gerusalemme invece di precipitarsi a casa per il funerale di quella povera donna che avevo speso buona parte del film a fargli capire che in casa avevano la copia formato mignon di Satana. Ma questo è niente. Il meglio è quando finalmente l'idiota decide di ammazzare il piccolo demonio ma si fa beccare dalla polizia per eccesso di velocità.
Un film stupido ma che soprattutto non ha niente a che vedere col gioiellino degli anni 70. Fortunatamente hanno deciso di fermarsi al primo brutto tentativo piuttosto che andare avanti con i sequel. O almeno c'è davvero da sperarlo.
Voto 4

lunedì 24 febbraio 2014

0 Hysteria (2011)

Film molto british che racconta non so con quanta fedeltà storica l'invenzione del vibratore.
 Forse tutto sommato questo film potrebbe essere riassunto da questa mia prima frase non avendo alcun spessore e mancando totalmente di comicità o al contrario di drammaticità. E' uno di quegli esempi di cinema raffazzonato che non piace a nessuno, nemmeno agli amanti del british style. Non aggiunge e non toglie, limitandosi insomma a raccontare la nascita dello strumento capace di
A) curare l'isteria femminile
B) evitare i crampi alla mano dei medici pagati per portare al "parossissimo" le proprie insoddisfatte pazienti
Nel film si parla solo di masturbazione e orgasmo senza citarli mai. 
Sembra così del tutto inutile e superfluo l'inserimento quanto mai scontato della storia d'amore tra il giovane dottorino e la donna progressista, così come la solita presenza di Rupert Everett nelle vesti di un gay fissato con l'elettricità. 
Il suo flop nelle sale appare così ampiamente spiegato.
Voto 5

domenica 9 febbraio 2014

0 Il mai nato (2009)

Film horror dalla trama abbastanza farraginosa: giovane ragazza orfana di una madre suicidatasi per misteriosi motivi comincia a vedere uno strano bambino dall'aspetto cadaverico che si scoprirà essere un'entità soprannaturale ebraica. Il corpo del bambino è quello di un antenato della ragazza morto tragicamente durante un esperimento nazista nei campi di concentramento. 
Diciamo che è più facile vedere il film che cercare di sintetizzarne la trama. In ogni caso è molto centrale il tema dei gemelli che ricorre un po' in tutto il film e che rappresenta un po' la chiave di volta di tutto quello che succede nella storia.
Il film è bellino se non si tiene conto di tutte quelle banalità proprie dei teen movie americani (ragazza bella fidanzata con ragazzo bello, migliore amica cinica e superstiziosa, genitori sempre fuori per il week end, ecc..). Anzi, a dire la verità la prima parte è abbastanza noiosa ma improvvisamente il film si risveglia scatenando tutto un arsenale di colpi di scena che lo rende assai piacevole.
Il finale sembra preannunciare un seguito di cui però non si sa ancora niente.
Voto 7  

giovedì 16 gennaio 2014

1 Il prescelto (2006)

Ma perchè molti film che partono in quarta finiscono la benzina dopo circa mezzora? E' il caso di questo thriller con protagonista uno dei miei attori preferiti, Nicholas Cage (uno che di solito è una garanzia). 
C'era tutto: il poliziotto in crisi depressiva visionaria, l'ex che rispunta da un lontano passato, un'isola non segnata sulle carte, la popolazione ostile e dall'aspetto inquietante e naturalmente la bambina scomparsa nel nulla. Ero quindi molto gasata e desiderosa di vedere come tutti questi elementi si sarebbero fusi insieme a creare un capolavoro e invece amara delusione. 
Ad un certo punto le visioni di cui è preda il protagonista scompaiono nel nulla (e ci si chiede perchè inserirle se poi non hanno alcuna rilevanza ai fini del film....per esempio poteva starci che alla fine era tutta un'illusione della sua mente..un po' come Shutter Island ma naturalmente questo NON è un film di Scorsese e quindi non chiediamo l'impossibile), l'ex sembra una strafatta che dice cose prive di senso, la popolazione non è altro che un gruppo di esaltate che credono di essere delle api. Sì delle API!!! Oh my God! 
Diciamo che quando è apparsa l'Ape Regina ho deciso che questo è decisamente uno dei film più stupidi che mente umana abbia mai generato da una macchina da presa. Altro momento di cinema basso: Nicholas Cage travestito da orso per la partecipazione al rito di morte e poi rinascita. 
Ma passiamo al finale: il protagonista muore. Bruciato. Come un fuco che ha compiuto il suo dovere. Ma perché'?
Interrogativi sparsi e privi di risposta:
1) Cosa conteneva il sacco all'inizio del film, quando Cage arriva nell'isola?
2) Cosa c'entra l'incidente automobilistico con il resto del film? (Un regista anche solo discreto avrebbe saputo legare le due cose)
3) Come ha fatto Cage a sopravvivere in una botola sommersa dall'acqua per circa 12 ore e più? E soprattutto come mai ha i vestiti asciutti una sequenza dopo?
La sensazione generale è stata di trovarsi davanti ad una qualsiasi puntata di Lost ma nella sua fase discendente e (molto) decadente.
Voto: 4  

giovedì 2 gennaio 2014

2 I guerrieri della notte (1979)

New York. Anni 70. Tutte le bande della città si riuniscono per sentire il discorso di Cyrus, il capo di una delle gang più note. Durante l'adunata (dove tutti si dovevano presentare disarmati) lo stesso Cyrus viene ucciso con un colpo di pistola. Tutte le accuse ricadono sui Guerrieri che sono costretti a scappare per tutta la notte per sfuggire ai continui attacchi da parte delle altre bande decise a vendicare l'omicidio. Solo allo spuntare dell'alba si scoprirà il vero colpevole appartenente ad un'altra gang di quartiere.
 
Il film è molto famoso e viene considerato un vero capolavoro dai cinefili ma se devo dire la mia ammetto che non mi è piaciuto per niente, anzi l'ho trovato piuttosto scontato e più vicino ad un videoclip piuttosto che a un film sulla criminalità giovanile. In giro si trova sicuramente di meglio. 
 
Voto 6
 

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