venerdì 27 settembre 2013

0 Notte buia niente stelle (2010) - Stephen King

Il libro è composto da quattro racconti lunghi che apparentemente sembrano non avere niente in comune ma che in realtà mettono (ognuno) al centro l'Uomo davanti a scelte estreme, scelte che cambiano per sempre la sua vita (a volte in meglio ma molto più spesso in peggio) lasciando un segno indelebile nella coscienza del protagonista. 
Il primo racconto è 1922. Come suggerisce il titolo, la vicenda si svolge negli anni 20 nella provincia americana. Scritto in prima persona racconta la storia di Wilfred, un allevatore che nel 1922 uccise in modo cruento e implacabile sua moglie Arlette facendosi aiutare dal loro figlio Hank per ereditare gli ettari di terra appartenenti alla donna che essa intendeva vendere al migliore offerente (nonostante il parere contrario del marito) per poter aprire un'attività commerciale in città. Wilfred credette in un primo momento di aver fatto la scelta giusta ma presto si accorse che le cose non erano facili come aveva sperato e così si trovò piano piano a perdere tutto ciò che di buono gli era rimasto, la poca terra, i suoi animali, la sua casa e soprattutto suo figlio (diventato nel frattempo un assassino e un rapinatore) ucciso durante uno scontro a fuoco. 
Questo racconto è cruento, terribile, fin troppo realistico nella descrizione della maledestra uccisione di Arlette e degli animali di Wilfred (utili per l'elaborazione di un piano che scagionasse l'uomo dall'accusa di omicidio). L'ho trovato orrendo, inutile e non so perché ma non ho riconosciuto lo stile di Stephen King che di solito scrive in modo meno estremo non utilizzando mai la violenza fine a se stessa. Non ci si può assolutamente immedesimare in Wilfred, non lo si può giustificare in nessun modo, nemmeno con la petulanza di Arlette. Lo si può solo condannare. L'elemento di disturbo sta nel fatto che solitamente i personaggi di King, anche quelli più bastardi, hanno sempre una causa plausibile alla loro follia e diventa estremamente facile per il lettore capirli e trovarne una sorta di redenzione (gli esempi si sprecano, ma citiamo per esempio Jack Torrance o il protagonista di Uscita per l'inferno). Insomma un pessimo racconto di cui potevamo fare a meno.
Il secondo racconto è Maxicamionista. La protagonista è Tess, una scrittrice di successo, che partecipa (come è pratica comune negli Stati Uniti) ad un incontro con i lettori in una cittadina di provincia poco distante da casa sua. La promotrice dell'evento suggerisce a Tess una scorciatoia per rientrare a casa finendo in realtà per spingerla in una brutta situazione. Infatti Tess buca una gomma e viene soccorsa da un uomo in apparenza gentile e garbato ma che presto si rivelerà essere uno stupratore e un assassino. La donna subisce così la violenza sessuale riuscendo però a fingersi morta per poter così sfuggire al suo aguzzino. Una volta tornata a casa si convince di non poter denunciare il suo assalitore per paura delle conseguenze a livello di opinione pubblica e così decide di farsi giustizia da sola utilizzando la pistola (registrata regolarmente) che ha sempre tenuto in un cassetto di casa sua. Tornata nel luogo del misfatto uccide nell'ordine la madre dell'uomo (la promotrice dell'incontro che volutamente aveva procurato una nuova preda a suo figlio) e i suoi due figli. Anche in questo caso non sono rimasta convinta da questo racconto ma per motivi diversi rispetto al primo. Non mi spiego innanzitutto come sia possibile che la protagonista superi in modo così veloce le conseguenze di uno stupro (e si preoccupi solo di cosa potrebbe pensare la gente) e poi come faccia a convincersi che la polizia non risalirà a lei se ha utilizzato una pistola che era regolarmente registrata (perciò anche se alla fine se n'è liberata ciò non significa che dai bossoli non si risalga al tipo di pistola e al proprietario della stessa). Forse sono dei semplici dettagli ma per me sono sufficienti per invalidare il racconto.
Il terzo racconto è La giusta estensione. Il protagonista è David, un uomo all'ultimo stadio di una malattia terribile come il cancro. Un giorno mentre guida tristemente verso casa vede uno strano venditore all'incrocio di una strada. Decide così di fermarsi attratto da una strana sensazione. Scopre così che dietro quell'aria così innocua si cela un essere dotato di molti poteri tra i quali l'estensione (dietro il pagamento di una grossa cifra annuale). David decide di accettare la proposta dell'uomo (forse il Diavolo in persona) e di farsi allungare la vita. Però questo sarà possibile solo con una contropartita, cioè con il trasferimento dei guai di David ad un'altra persona a sua scelta. L'uomo sceglie il suo amico Tom, colpevole di avergli rubato la ragazza ai tempi dell'università e di avere una vita di successo. Presto le sfortune e le fortune dei due uomini si scambiano e così mentre David guarisce dal cancro e la sua famiglia ottiene vari colpi di fortuna, Tom perde tutto quello che aveva.
Non è un cattivo racconto ma non mi ha convinto il finale. Stephen King raramente lascia un torto impunito e per quanto si possa capire la disperazione e l'invidia di David non si riesce ad accettare che un'altra famiglia venga sterminata o distrutta nella maniera più atroce per allungargli la vita di 15 anni, tra l'altro senza alcun pentimento da parte del protagonista (un altro figlio di buona donna come quello del primo racconto). Il finale non offre conforto di alcun tipo. 
L'ultimo racconto è Un bel matrimonio. Finalmente si chiude in bellezza con una storia ben scritta e dove tutto fila a meraviglia. Darcy e Bob sono una coppia felicemente sposata da più di vent'anni. Si amano ancora tantissimo e parlano quel linguaggio tutto speciale che solo una coppia felice può capire davvero. Peccato che una sera Darcy scopra casualmente un lato di Bob che ignorava totalmente. Infatti cercando delle semplici pile in garage si imbatte in uno scatolone che contiene un giornale porno (poco male) e poco più in là i documenti personali di una delle vittime di un serial killer che si firma BD. E' un attimo perché Darcy capisca che BD e suo marito, il premuroso e pacifico Bob, sia lo stupratore e assassino di cui parlano da anni le tv e i giornali. Bob capisce che sua moglie ha scoperto il suo segreto e cerca, riuscendoci, a convincerla che non ucciderà più nessuno e che si comporterà bene. Darcy sembra accettare ma dentro di sè prova un senso di colpa tremendo rispetto alle povere vittime di suo marito (persino un bambino) e così una sera, approfittando dell'ubriacatezza di Bob, lo spinge giù dalle scale uccidendolo ed eliminando per sempre il problema. 
Mi è piaciuto in particolare il modo in cui Darcy vive il conflitto interiore tra l'amore per la sua famiglia e il senso di colpa nei confronti delle vittime. E' bello anche il modo in cui decide di porre fine alla vita di suo marito, in quanto non c'è premeditazione ma solo l'occasione del momento. Non c'è cattiveria, violenza o vendetta ma solo una giusta motivazione. 
Voto 6,5 in totale ma si poteva fare molto ma molto di più.   

mercoledì 25 settembre 2013

1 Ghost whisperer

Ghost whisperer è un telefilm americano composto da cinque stagioni. La protagonista è Melinda Gordon, un'antiquaria che riesce a vedere i fantasmi, dono (così lo definisce lei) ereditato dalla amatissima nonna materna. Melinda vive a Grandview, una cittadina americana piena zeppa di anime di defunti che ancora non sono "passati oltre" perché hanno ancora qualche conto in sospeso sulla Terra. Melinda ha proprio il compito di aiutare queste anime a raggiungere l'aldilà mettendole in contatto con parenti, amici o conoscenti. 
La serie può piacere moltissimo o risultare abbastanza pesante passato il primo momento di euforia. Io appartengo alla schiera (non so quanto numerosa) di coloro che trovano questo telefilm veramente pallosissimo. In realtà la prima stagione è anche carina proprio per l'elemento di novità che riesce a mantenere viva l'attenzione dello spettatore ma dopo 107 puntate conclusesi con la fatidica frase "è passato oltre" condita dalle finte lacrime della Love Hewitt beh diciamo che l'interesse iniziale cala bruscamente fino a precipitare abbondantemente sotto lo zero. 
Per me i due colpi di grazia sono stati dati dalla reincarnazione di Jim e dalla nascita del bruttissimo figlio di Melinda e Jim che ovviamente vede anche lui i fantasmi (ma anche gli Sfavilli). Diciamo che hanno grattato il fondo del barile ed è talmente vero che l'ultissima puntata è veramente deludente nonostante le premesse della quinta e ultima stagione facessero presagire un finale scoppiettante e pieno di colpi di scena. 
Non lo rivedrei neanche se mi pagassero. 

0 2 giorni a Parigi (2007)

Marion (Julie Delpy) e Jack (Adam Goldberg) stanno insieme da due anni. Lei è una fotografa parigina e lui un arredatore americano. Dopo un soggiorno a Venezia decidono di trascorrere due giorni nella casa parigina di Marion prima di tornare negli Stati Uniti. Parigi tuttavia si rivela presto un vero incubo per Jack che si trova suo malgrado a conoscere i numerosi ex di Marion (che intrattengono ancora dei rapporti di "amicizia" con la donna), a metabolizzare le perversioni sessuali dei genitori della sua ragazza (il padre è un pittore che mette il sesso al centro delle sue stravaganti opere e la madre ha vissuto la libertà sessuale del 68 riuscendo ad avere anche una breve relazione con Jim Morrison), a vivere terribili esperienze tra le vie della città (viene addirittura scambiato per uno scippatore). Gran parte dei suoi problemi derivano dalla sua difficoltà di comunicazione in quanto non conosce il francese e così per la maggior parte del tempo vive una situazione alienante, costretto ad ascoltare continui dialoghi per lui assolutamente incomprensibili. Marion non lo aiuta, anzi lo estromette, lo prende un po' in giro e manifesta presto un lato del carattere che Jack non conosceva, essa infatti non riesce a gestire la rabbia e così ha delle esplosioni di collera che spesso mettono lei e il suo ragazzo in situazioni imbarazzanti e a volte pericolose. Per lei è normalità (come l'abitudine di suo padre di rigare la carrozzeria delle macchine parcheggiate sul marciapiede) per lui invece si tratta di un vero inferno. 
Il film girato dalla stessa Delpy, è breve ma densissimo di situazioni e argomenti. Poi fa ridere. I francesi dimostrano ancora una volta la loro efficacissima vena comica che qui si disvela nelle mille situazioni al limite del normale che coinvolgono il povero Jack, americano in terra straniera. Ma sarebbe troppo riduttivo pensare a questo film come a una semplice commedia perché in realtà offre anche una lucida analisi sulla complessità delle relazioni amorose, sulla gelosia, sul non conoscersi mai del tutto. Gli attori sono magnifici, soprattutto i due protagonisti.
Voto 7,5 

martedì 24 settembre 2013

0 42 (2013)

Recentissimo film biografico che racconta la storia di Jackie Robinson, primo giocatore di baseball di colore che nel dopoguerra venne inserito nella Major League rivoluzionando il mondo dello sport professionistico, fino a quel momento totalmente ad appannaggio dei bianchi.
Gli americani amano molto i film che fanno dello sport un mezzo per parlare di problemi di emarginazione e diversità e devo dire che lo fanno sempre molto bene. In questo caso viene anche resa in maniera molto accurata la tipica atmosfera anni 40, tutta sigari, cappelli e musica jazz.
Il film è ben girato e può contare su un quasi irriconoscibile Harrison Ford, presidente dei Dodgers. Naturalmente il razzismo e la difficile integrazione tra bianchi e neri è in primo piano e questo non fa mai male, visto che tuttora nel 2013 il problema sussiste anche se in termini fortunatamente meno diffusi ma non meno fastidiosi ed esecrabili.
Un buon film, forse un tantino lento.
Voto 6,5

mercoledì 18 settembre 2013

0 The women (2008)

Cast tutto al femminile per questa classica commedia americana che si ispira ad una pieces teatrale risalente addirittura ai lontani anni 30. Il film parla soprattutto di amicizia e di amore (più della prima che del secondo a voler essere sinceri) soffermandosi in particolar modo sul rapporto tra donne (amiche ma anche madre/figlia). Al centro abbiamo quattro amiche dell'alta società che vivono tra party e manicure e proprio durante uno di questi faticosissimi passatempi vengono a scoprire che una di loro (Meg Ryan) è stata tradita dal marito.
Ho trovato questo film molto strano, nel senso che in alcune sequenze ho perfino sorriso ma in linea generale l'ho trovato abbastanza mal realizzato. Ci troviamo davanti ad una brutta copia di Sex in the city dove prevale il lusso, le belle case, la superficialità, insomma un mondo molto lontano da quello che risulta familiare alla donna comune. Questo potrebbe risultare anche positivo in quanto spinge a sognare e uno dei compiti del cinema è appunto quello di permettere alla gente comune di assaggiare quella fetta di torta su cui non metteranno mai i denti nella vita reale, però...Però questo può essere possibile quando metti al centro della storia modelli femminili credibili (e tutto sommato le protagoniste di Sex in the city lo sono) ma qui non ci siamo proprio: Mary (alias una gonfiatissima Meg Ryan) è una donna ricca che si accorge in mega ritardo che forse non è il caso di dipendere dagli uomini, ma per far questo passa attraverso un procedimento che in realtà serve solo a riprendersi il marito (look sexy in primis), Sylvia (una brava Annette Bening) è un direttore di giornale che decide di farsi da parte per lasciar spazio ad una ragazza più giovane e dalle idee editoriali più moderne (e siamo già alla doppia sconfitta per l'universo femminile), Edie (una stralunata Debra Messing) è sempre incinta e alle prese con una nidiata di figlie mentre il marito è totalmente assente (terza sconfitta), poi ovviamente hanno inserito una lesbica per non far mancare quel tocco di modernità ad un film vecchissimo nelle intenzioni.
Evitabile.
Voto 5

lunedì 16 settembre 2013

0 In her shoes (2005)

Il film è una commedia americana incentrata sul rapporto tra due sorelle diversissime. Da una parte abbiamo Maggie, bellissima, superficiale, spesso ubriaca e perennemente squattrinata e dall'altra Rose, un serissimo avvocato, quasi sempre struccata e non molto attraente. Le due hanno una sola passione in comune, le scarpe, che Rose continua a comprare per superare le delusioni d'amore ma che non indossa mai perché non si sente all'altezza di portarle. Maggie adora quella collezione di scarpe e non passa giorno che non ne rubi un paio alla sorella, peccato che una sera decida anche di portarle via l'unico uomo che abbia dimostrato un interesse per Rose. Ovviamente è solo sesso ma per la povera Rose è anche la fine di una bella e breve favola. Decide a quel punto di cancellare sua sorella dalla sua vita e di reinventarsi come persona, abbandonando il lavoro di avvocato per dedicarsi al mestiere di dog sitter, un lavoro che le permette di stare all'aria aperta e di avere tempo per se stessa. Nel frattempo Maggie scopre che la loro nonna materna è ancora viva nonostante le bugie raccontate dal loro padre per tenerla lontana dalle sue due figlie, orfane di madre da quando erano piccole. La nonna abita e lavora a Miami in un ospizio per anziani benestanti. Qui Maggie riesce piano piano a superare la sua apparente superficialità e a diventare una compagnia preziosa per tutti quegli anziani che vedono in lei la freschezza della gioventù e un raggio di sole nelle loro vite ormai ingrigite. La nonna (una splendida Shirley McLaine) riesce a far riavvicinare le due sorelle e a riunire finalmente l'intera famiglia. 
Questo film è davvero splendido e consiglierei a chiunque una sua immediata visione. Innanzitutto la trama è credibile e ben studiata, il cast risponde benissimo al compito richiesto (io che non amo Cameron Diaz devo dire che in questo film mi ha piacevolmente sorpreso, manifestando il solito spirito comico ma anche un credibilissimo aspetto drammatico che la rende un'attrice davvero completa) e per una volta una commedia non si arena a tre quarti del suo svolgimento ma anzi prende una piega più seria che la rende unica e deliziosa. 
Voto 9

sabato 14 settembre 2013

0 Tale e quale show

Quest'anno ho voluto dare una chance al palinsesto televisivo italiano e piano piano mi sto sorbendo le varie novità (ma più spesso non novità) della stagione in corso. In questo caso ho sfidato la mia leggendaria idiosincrasia per questo programma soprattutto perché il cast dei concorrenti di questa edizione presenta punti di interesse rispetto al passato, ovviamente tralasciando quei due pezzi d'antiquariato (per giunta antipatici) di Frizzi e Amadeus che ancora non hanno accettato la loro dipartita dalla televisione che conta. 
Mi incuriosivano tanto la bravissima Chiara Noschese (rivelatasi una formidabile Rita Pavone), Fiordaliso (eccezionale la sua imitazione della Bertè anni 2000), la rediviva Silvia Salemi (più simile ad un ermafrodito che a Marco Mengoni) e il talentuoso Kaspar Capparoni (straordinario il trucco che l'ha reso quasi identico a David Bowie). Mi ha sorpreso tanto anche la Lanfranchi che era uguale a Laura Pausini (fantastico il particolare dei denti separati) sia nell'aspetto che nei movimenti. 
Insomma diciamo che se il buongiorno si vede dal mattino questo programma merita di essere visto anche perché ha un ritmo davvero frenetico, zero punti morti e tanto spazio alle esibizioni, intervallate dai (forse inutili) commenti della giuria. Lippi fa Lippi, nel senso che il suo compito (ormai da una quindicina d'anni) è quello di fare l'anziano arteriosclerotico. De Sica era uno dei miei attori preferiti ma non lo vedo proprio a suo agio nel piccolo schermo. Loretta Goggi invece fa il suo lavoro con metodo e serietà. 
La conduzione è quella solita di Carlo Conti, seria, ordinata, contenuta ma efficace.
 

venerdì 13 settembre 2013

0 Impiegati...male (1999)

Di primo acchito ho pensato "questo film sarà sicuramente una boiata pazzesca" ma dopo un paio di minuti mi sono dovuta ricredere perchè in realtà si tratta di una divertente e per molti aspetti intelligente commedia americana di forte denuncia sociale nei confronti delle grandi aziende informatiche (e non). 
Qui abbiamo vari impiegati (per lo più programmatori) totalmente alienati dietro le loro piccole scrivanie che ricevono ogni santo giorno mille sadiche vessazioni da parte dei capiufficio, interessati esclusivamente alla produttività dell'azienda e assolutamente indifferenti alla condizione di stress dei loro sottoposti, che ovviamente finiranno per ribellarsi con conseguenze tragicomiche. 
Il film è pieno di gag divertentissime che mi hanno ricordato quelle fantastiche commedie anni 80 di cui si è persa traccia nei palinsesti televisivi. Insomma si ride alla grande.
Presente nel cast anche una giovane Jennifer Aniston.
Voto 7

martedì 10 settembre 2013

0 Settembre...

Settembre è arrivato e tu non ci sei più. Tu sorella e amica, tu sposa e bambina. Tu che sapevi tutto di me e non mi hai mai tradito. 
Dicono che chi preferisce gli animali agli uomini sia l'equivalente di un mostro ma chi pensa questo non conosce l'amore, quello vero, quello sincero, eterno, pulito, quello che non ha bisogno di parole o grandi gesti. Io se mi guardo indietro vedo solo un grande amore ed è quello tra me e la mia Grace, un amore lungo 16 anni ma in realtà destinato a durare per l'eternità perché chi si è amato davvero si rincontrerà in quel luogo dove esiste solo la bellezza e la serenità.
Ci siamo conosciute quando avevo solo 20 anni e tanta voglia di cazzeggiare. Sei nata accanto al mio letto in un mattino di fine maggio e da quell'istante sei diventata la mia compagna di avventure. Eravamo identiche. Tutte e due diffidenti con gli estranei, indipendenti, un po' viziate e assolutamente speciali. Eravamo gemelle siamesi, condividevamo il panino del pomeriggio e il divano di camera da pranzo, passeggiavamo quasi mano nella mano perché in realtà il guinzaglio non era altro che un prolungamento delle nostre braccia e ci facevamo i fatti nostri per le vie del quartiere. Ogni tanto ti giravi a guardarmi e mi sorridevi con lo sguardo come a dire "Tutto okay vero?". Avevi degli occhi sinceri, bellissimi e profondi. Non mi stancavo mai di posarti un bacio proprio tra quelle due stelle, era il mio modo per infonderti forza e farti sapere che ero sempre accanto a te. 
In tutti questi anni sei stata il mio unico pensiero bello in tante cose brutte, sei stata la mia ancora di salvezza in un oceano di delusioni e ogni volta che partivo per stupidi viaggi senza alcun senso sentivo la tua mancanza in maniera atroce. Mai potrò perdonarmi di essermi allontanata da te in occasione dell'ultimo Capodanno, proprio quando avevi più bisogno di me. Tornando indietro cancellerei molte cose, ma prima di tutto quei pochi giorni trascorsi lontano da te. Tu sai perché l'ho fatto ma farlo non è servito a farti stare meglio né a far sentire meglio me, mi ha solo reso più consapevole che le persone peggiori sono quelle che si travestono da buoni samaritani, quelle che nascondono il male (quello autentico) dietro false parole e volti (falsamente) angelici. L'ho capito tardi ma mi consola sapere che anche tu ti eri sbagliata o molto più probabilmente accettavi la sua presenza in casa nostra solo per amore mio. Mai mi perdonerò per questo, mai. 
Puppina mia, bambina mia, tante volte negli ultimi mesi mi sono chiesta come avrei potuto vivere senza di te e ora che è più di un mese che sei salita in cielo so che la vita non sarà più la stessa senza la tua presenza in questa casa e vicino a me. Vivo perché mi tocca farlo ma in realtà dentro mi sento morta. 
Questo 2013 mi sta insegnando quanto può essere amaro il calice che ci tocca bere in alcune fasi della vita. Io non sapevo che si potesse stare così male e allo stesso tempo che potessi diventare così anestetizzata alle cazzate della vita. Dopo che sei andata via ho perso interesse in tutto. Trascorro le giornate in modo banale e non mi chiedo più perché la gente sia così falsa o se un domani troverò lavoro. Leggo tanto, mi perdo in cose che non mi facciano pensare, sorrido a qualcuno ma in realtà è solo una maschera perché in realtà dentro ho la morte nel cuore. Tu lo sai e lo sa anche Dio perché sono mesi che gli rompo le palle. 
Non so cosa fare per stare meglio ma in realtà non desidero assolutamente stare meglio. Per assurdo invece mi piace vedere la gente felice perché avendo conosciuto il dolore (a razione tripla ricordiamocelo e anche questo lo sai bene) non auguro a nessuno di vivere un'esperienza simile. Mi piace la felicità della gente anche se so che a me non ne spetta più e non chiedermi il motivo perché non lo so nemmeno io ma è un pensiero che mi è venuto in testa da un po'. 
Non voglio ripensare a quando sei andata via, alle mie preghiere disperate per chiedere a Dio e a tutti i santi che ti portassero in Cielo per non farti soffrire più. E' troppo doloroso e infatti sto piangendo anche adesso senza freni. Te ne sei andata tra le braccia di mamma e questo è stato il regalo più grande che mi ha concesso Dio (altro motivo per cui sento di non potergli più chiedere niente). Adesso stai bene vicino alla tua mamma e a Kitty, sono solo io che sto male da sentirmi morire ogni giorno che passa sempre di più. La mia unica fonte di speranza e gioia è sapere che ci ritroveremo ed è per questo che non me ne frega più niente di come andrà la mia vita perché per me si è trasformata solo in attesa del momento in cui ti riabbraccerò. 
Ti amo e ti amerò per sempre.
 

sabato 7 settembre 2013

0 Il dolce e l'amaro (2007)

Classico film su Cosa Nostra che vede protagonista Saro (Luigi Lo Cascio), un giovane che gradualmente riesce a farsi strada nei più importanti ambienti mafiosi di Palermo. Qualche anno più tardi però inizia a pentirsi delle sue scelte e a capire che lui stesso è vittima dei giochi di potere della Famiglia e così molla tutto per rifarsi una vita nel Nord Italia accanto all'unica donna che abbia mai amato. 
Ho visto fiction sulla mafia realizzate con più cura di questo film. I palinsesti televisivi sono circa trent'anni che sviluppano e sviscerano questo tema che risulta sempre affascinante nonostante i quotidiani parlino sempre meno di Cosa Nostra. Al cinema è molto più raro imbattersi in questo soggetto. In questo caso abbiamo un film semplice, lineare, non molto cruento e piuttosto scarso di dettagli sul mondo della mafia. Tutto gira intorno a Saro ma senza soffermarsi troppo sui dettagli, procedendo rapidamente verso il lieto fine e lasciando in sospeso tante questioni. Si capisce che il regista, Andrea Porporati, è maggiormente interessato al lato umano e sentimentale di Saro e molto meno alla cura del dettaglio, soprattutto per quel che riguarda gli ambienti, i costumi, insomma la ricostruzione di un'epoca. Nessuno ci dice se siamo negli anni 70, 80, 90 o 2000, possiamo intuirlo dai modelli delle automobili o da qualche canzone che esce da un'autoradio accesa ma è troppo poco per esserne soddisfatti. 
Non è un film realizzato male ma è un film realizzato con poca cura. Niente da dire su Lo Cascio che ha un talento naturale nell'immedesimarsi in qualunque personaggio ma la sua bontà risulta poco credibile se unita alla crudezza di Cosa Nostra. Dovrebbe fare il cattivo ma non ci riesce per niente.
Voto 6  

mercoledì 4 settembre 2013

0 Hunger Games - Suzanne Collins

Primo romanzo della ormai celebre trilogia scritta da Suzanne Collins. Premetto che ancora non ho visto il film perché generalmente preferisco leggere prima il romanzo soprattutto perché spesso capita che i registi stravolgano letteralmente l'opera che ha ispirato il loro lavoro. Devo dire che leggendo Hunger Games si riesce facilmente a immaginare che ne possa essere venuto fuori un gran film pieno di effetti speciali e azione al cardiopalma e questo pomeriggio nella tranquillità della mia stanza potrò finalmente vedere coi miei occhi questo campione di incassi.
Passiamo al libro. 
Devo dire che il mio giudizio è molto contrastante perché se da una parte è apprezzabile, ingegnosa e soprattutto originale la trovata di un fantomatico reality al massacro dall'altra non posso che criticare alcune scelte ridicole di questa scrittrice di cui è evidente il proposito di creare pruriti sentimentali nelle lettrici che possono facilmente identificarsi con Katniss. Mi riferisco soprattutto alla finta/vera storia d'amore tra la protagonista e il panettiere Peeta che si concretizza durante il loro "soggiorno" nell'Arena degli Hunger Games. Scusate il francesismo ma è una cosa che mi ha fatto letteralmente incazzare perché mentre procedevo nella lettura pensavo tra me e me che fosse davvero un buon romanzo nonostante io di solito diffidi tantissimo dei grandi boom editoriali (in particolare di quelli rivolti agli adolescenti). Scritto abbastanza bene anche se è impossibile non notare un certo dilettantismo nella scelta della prima persona e nell'uso del presente. Anche la protagonista è ben tratteggiata anche se ha un atteggiamente piuttosto incoerente: sembra selvatica, androgina e asociale ma cade in sollucchero se lo stilista gay la veste da bella donzella e se dal pubblico di Capitol City si levano fischi di ammirazione. Anche le descrizioni dei baci sono davvero stucchevoli e buone per un romanzetto rosa e personalmente le trovo fuorvianti. Ma il massimo del peggio si trova sul finale. Innanzitutto viene tranciato in modo grottesco. E' un finale troppo tagliato con l'accetta, troppo in media res. Persino la Rowlings che ha scritto ben 7 libri di Harry Potter non avrebbe mai scelto di lasciare tutti i protagonisti nel mezzo di qualcosa, semplicemente chiude l'anno scolastico e li rispedisce tutti sul treno verso Londra. E poi vogliamo parlare della suspence (che non c'è) del chiudere senza sapere come andrà a finire tra Katniss e i suoi due uomini?
Insomma un romanzo buttato via senza motivo. A parer mio il punto forte sta nella trama e nell'idea di un reality in cui sopravvive una sola persona, primo perché sfrutta un tema attuale portandolo alle estreme conseguenze e secondo perché dà modo di assistere sia alla sopravvivenza che alla morte dei protagonisti, in un caleidoscopio di situazioni (queste sì) ricche di pathos e di suspence.
Katniss è un personaggio che riusciamo a immaginarci abbastanza bene, mentre tutto il resto del "cast" è proprio frutto di una scrittura molto elementare. Tutti sembrano rispondere ad uno stereotipo e il loro modo di parlare (nei pochissimi dialoghi presenti nel romanzo, altro punto denotante la poca esperienza dalla Collins) è abbastanza stupido e ben poco realistico.
Sinceramente la lettura di questo romanzo non mi ha spinto a comprare il seguito per sapere come andrà a finire e questo non è per niente un buon segno. D'altra parte si può sempre migliorare e spero vivamente che il secondo romanzo della trilogia sia più convincente e meno infantile.
Voto 6   

domenica 1 settembre 2013

0 Joshua (2007)

Protagonista di questo bel thriller statunitense è Joshua, un bambino straordinariamente intelligente per la sua età che però nasconde un "oscuro passeggero" (Dexter Morgan docet) capace di fargli compiere cose orribili che abbiano come risultato l'infelicità di chi gli vive accanto. La sua follia inizia a manifestarsi con l'arrivo della nuova sorellina, iper coccolata dall'intera famiglia e quindi colpevole di sottrargli l'affetto dei suoi genitori. La sua mente perversa inizia così a escogitare un piano diabolico che porti al risveglio dei problemi psicologici della madre e che elimini gradualmente ogni legame affettivo del padre in modo da lasciarlo prima solo e poi disprezzato dalla società. 
Questo thriller è veramente fantastico anche se molte situazioni sembrano davvero molto improbabili. La bravura del regista sta tutta nella preparazione all'avvento della follia umana, nel mostrare come il mostro si possa annidare anche dietro il viso angelico di un bambino di 11 anni, talmente scaltro da allestire la fine della sua famiglia attraverso stratagemmi tanto semplici quanto letali. Vedere la videocassetta dei suoi primi mesi di vita gli permette di capire che la madre (già psicologicamente labile) non sopporta il pianto isterico dei neonati e così inizia a disturbare la sorellina in modo da farla piangere in continuazione. 
Il padre invece viene visto dal bambino come un rivale che merita di rimanere completamente solo nonostante sia l'unico che inizialmente sembra cercare di tenere vivo il rapporto con suo figlio...ma del resto è anche il primo (e l'unico a parte la nonna di Joshua) a intuire che ci sia qualcosa che non quadra nella testa del ragazzino. 
In conclusione ci vorrebbero più thriller come questo: ritmo, psicologia, violenza più suggerita che mostrata.
Voto: 8 
 

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