mercoledì 30 gennaio 2013

0 La casa con la scala nel buio (1983)–Lamberto Bava

Bruno, compositore per colonne sonore cinematografiche, viene chiamato dalla sua amica Sandra per aiutarla nella composizione di una musica d’atmosfera per il suo film thriller incentrato su tre bambini che devono scendere in un’oscura cantina per recuperare una pallina da tennis. Bruno soggiorna in una grande casa in periferia dove può mettere a frutto il suo lavoro con la complicità di un’atmosfera veramente misteriosa, condita da strane sparizioni di belle donne…

Il film nasce come prodotto televisivo nonostante la qualità sia molto alta. Non nascondo che per tutto il film ho provato una tensione che raramente mi capita di provare quando vedo film così datati, per giunta italiani. La trama è ben congegnata e non soffre dei soliti buchi di logica che condiscono abbondantemente i film ingenui dei nostro grandi maestri dello spaghetti horror anni 70 80. Il sangue scorre a fiumi nelle numerose scene splatter che si dipanano per tutta la durata del film. Il punto dolente rimane solo l’interpretazione incolore di un giovanissimo Andrea Occhipinti che non riesce a comunicare tensione e che manca totalmente di espressività e convinzione. Menzione speciale poi per le musiche che contribuiscono in maniera pesante a creare tensione nello spettatore. Questo film è molto vecchio e fa veramente tristezza vedere le “pizze” dei film e il modo in cui si montavano questi ultimi senza l’ausilio del digitale e del pc. Insomma a me questo film ha comunicato anche una certa nostalgia di un tempo che non c’è più e di cui fortunatamente rimane traccia almeno in questi piccoli gioielli italiani.

VOTO 7,5

martedì 29 gennaio 2013

2 Che famiglia è questa family (1986)

Che delusione rivedere questo anime a distanza di più di vent’anni. Me lo ricordavo molto carino e divertente e invece è una grandissima buffonata senza capo né coda. Ovviamente gran merito di questo ce l’ha la censura italiana che attraverso un doppiaggio osceno ha praticamente stravolto il senso della storia. Tutto quello che c’è dato sapere è che si tratta di una famiglia che affronta di volta in volta dei problemi diversi (totalmente assurdi) che coinvolgono i vari membri della stessa. Nelle 25 puntate che compongo la serie non ce n’è una con un senso compiuto, sono tutte orrende per non parlare dei personaggi che certamente non entrano nel cuore dello spettatore. Tutto quello che ho potuto capire è che la serie è ricca di riferimenti omosessuali che sono spariti totalmente dalla storia. Direi giusto se non fosse che allora forse era meglio non comprarne i diritti e scegliere qualcosa di più adatto ai bambini…ma questo è il solito discorso trito e ritrito perciò mi limito solo a sconsigliare a chiunque di vedere o rivedere questo cartone animato che è orrendo.

lunedì 21 gennaio 2013

1 Cardiofitness (2006)–Fabio Tagliavia

Trama: la 27enne Stefania si innamora del 15enne Stefano nonostante la grande differenza d’età. Il loro amore esplode all’interno della palestra frequentata da entrambi e prosegue nonostante il mondo che li circonda non accetti del tutto la loro relazione.

Ci sarebbe molto da dire su questo filmazzo italiano e tutto ciò che ne uscirebbe fuori sarebbe abbastanza sconfortante. Siamo nel mondo del quasi impossibile: donna quasi trentenne che addirittura si innamora di un ragazzino (che si esprime a monosillabi e a sguardi da stoccafisso) ancora in età puberale. Possiamo accettare un coinvolgimento di tipo sessuale anche se francamente ci troverei qualcosa di inquietante e morboso ma l’innamoramento è davvero troppo. La Romanoff è carina e simpatica ma con quell’aria spaesata che la rende poco credibile nel ruolo di iniziatrice (anche sessuale) del giovanotto mono espressione interpretato da Federico Costantini che si dimostra molto molto acerbo davanti alla macchina da presa. La storia non prende mai il volo e assomiglia tanto (anche per i dialoghi) ai terribili film di Moccia, uno che ha rovinato totalmente il concetto di romanticismo e che legge la realtà adolescenziale un po’ come cazzo pare a lui. Il cinema italiano è morto perché i registi (soprattutto quelli nuovi) sono alle prese con una crisi di idee che ha come risultato o polpettoni privi di dialogo ma pieni di sesso per lo più glaciale o commediole come questa che non si fanno ricordare e che mostrano un qualcosa di molto lontano dal reale. I luoghi comuni si sprecano: le amiche della protagonista sono chiaramente delle figure stereotipate (amica troietta e amica suora), così come le altre figure di contorno (padre separato che si fa le canne in assenza del figlio, cugino idiota con la fissa del sesso). Io direi che siamo proprio a livelli bassini.

VOTO 5 

lunedì 14 gennaio 2013

0 La calda notte dell’ispettore Tibbs (1967)–Norman Jewison

Trama: Tibbs, un ispettore di colore, si trova costretto ad indagare su un omicidio avvenuto a Sparta, un paese abitato da razzisti e violenti.

Il film è celeberrimo ma nonostante ciò non mi era mai capitato di vederlo e a dire il vero non sapevo neppure di cosa trattasse. L’unica certezza che avevo era la presenza di Sidney Poitier, il primo attore di colore che abbia raggiunto la celebrità in quel di Hollywood. La visione del film non mi ha portato ad avere un giudizio entusiastico su trama, recitazione e comparto tecnico. L’ho trovato un po’ rozzo e molto stereotipato con un protagonista freddo e quasi immune agli atteggiamenti apertamente razzisti della quasi totalità della comunità. Molto più interessante il ruolo del capo di polizia Gillespie interpretato da un ottimo Rod Steiger. Da un’iniziale diffidenza nei confronti di Tibbs, gradualmente arriva ad un atteggiamento di rispetto e di consapevolezza che il colore della pelle non c’entra niente con le capacità di una persona. Tutto il film è piuttosto lento e si capisce bene che il nucleo della trama non è tanto l’omicidio quanto la disamina del razzismo nell’America rurale.

VOTO 6

lunedì 7 gennaio 2013

0 Cenerentola (1996)

I giapponesi sono soliti riprendere in mano miti e leggende occidentali ridisegnandole e reinterpretandole in chiave nuova. In questo caso non si sono fatti sfuggire la celeberrima fiaba di Cenerentola trasformandola in una storia lunga ben 26 episodi che non ha niente a che fare né con l’originale di Perrault né tantomeno con la grande opera d’arte firmata Disney. Le intenzioni sarebbero anche buone ma l’inverosimiglianza della storia lo rende un prodotto indicato solo per le under 15 tutte innamorate dell’aitante principe Carlo (ben diverso da quella figura poco incisiva e succube del principe azzurro Disney) e delle avventure della giovane Cenerentola sempre alle prese con una questione da dirimere con l’aiuto del cane Paco e di svariata altra fauna. Rimane l’impianto originario costituito dalla matrigna e dalle sorellastre così come la fata madrina (in questo caso una pittrice con poteri magici) e la scarpetta di cristallo. Tutto questo per me che sono cresciuta con la Cenerentola Disney risulta pesante e fuori fuoco. Non è ironico, non è appassionante, non è poetico e poi come si fa a sopportare per 26 episodi quel fastidioso minuetto che fa da sottofondo alla storia???

domenica 6 gennaio 2013

0 Buonanotte avvocato (1955)–Giorgio Bianchi

Non un gran film nonostante la presenza di un brillantissimo Alberto Sordi nella parte di un marito fedifrago che approfitta dell’assenza della moglie (una sobria Giulietta Masina) per corteggiare la bella inquilina sposata del piano di sopra.

Il tutto si riduce in ottanta minuti di pieces teatrale con molti luoghi comuni e poco divertimento. Sembra a volte di vedere una commedia americana con belle ville, feste danzanti, donne impellicciate e personaggi di classe sociale elevata. Siamo molto lontani dal realismo tipico del nostro cinema italiano ma tutto sommato si sorride grazie alle smorfie e ai classici tic di Sordi per l’ennesima volta nelle vesti dell’italiano medio, poco attratto dalla moglie (sempre un po’ bruttina) e inesorabilmente infedele se non nella pratica sicuramente nelle intenzioni.

VOTO 6

 

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