domenica 20 febbraio 2011

0 Sanremo 2011: pagelle finali

Gianni Morandi: nutrivo forti pregiudizi su di lui, lo vedevo come un vecchietto che avrebbe studiato un copione senza offrire contributi di rilievo, totalmente incapace di condurre un programma in diretta. E’ bastato un minuto per capire che quest’uomo è stato in grado di realizzare un Festival onesto, piccolo piccolo, fatto con pochi mezzi e con un’altissima qualità musicale. Non doveva prendersi rivincite come la Clerici né tantomeno confermare l’egocentrismo e il finto buonismo di Bonolis. Ha accettato di fare il direttore di una lunga maratona per amore della musica e si è visto. Rimarrà leggendario il suo piccolo show in sala stampa quando ha raccontato in modo straordinario la sua disavventura con Robbie Williams. Esilarante! Bravo Gianni. Voto: 10

Luca e Paolo: li adoravo alle Iene e li ho adorati a Sanremo. Avevo paura che la Rai li avrebbe ingessati e invece loro, pur dovendo accettare un’assurda (visto l’imbarazzante momento politico) par condicio, hanno fatto quello che sanno fare con ironia, schiettezza e genialità. Passeranno anni ma non ci dimenticheremo in fretta di Ti Sputtanerò. Voto: 10

Belen: anche lei ha offerto di se stessa un’immagine pulita. simpatica, disinvolta e se possibile umile. E’ riuscita nell’impresa per altro facilissima di sottolineare ancora di più l’antipatia congenita della sua compagna di viaggio, inutile e fastidioso soprammobile. Questa ragazza ha un solo difetto le cui iniziali sono F.C., una volta che si sdoganerà da questa pesante zavorra potrà arrivare in alto. Brava a cantare, ballare e interagire con i compagni di lavoro. Un diesel che dopo le incertezze della prima serata è partito decisamente in quinta. Memorabile la correzione fatta alla Canalis sul cognome Sarcina (vista l’espressione da prugna della Canalis penso che non l’abbia presa precisamente bene). Voto: 8

Elisabetta Canalis: sapevamo che era antipatica e poco propensa alla scioltezza televisiva e tutto è stato pesantemente confermato. L’unica a non saper andare a braccio, l’unica attaccata ad un copione scritto male, l’unica che esce con le ossa rotte dall’edizione 2011. Ha voluto fare le interviste in inglese solo per mostrarci che lei l’inglese lo conosce, vista la presenza di un auricolare nell’orecchio degli ospiti che ha reso comunque tutto ridicolo e superfluo. Ha sbandierato per quasi un anno il suo fidanzamento con la star Clooney ma di quest’ultimo non si è vista l’ombra. Neppure una telefonatina lì per lì, neppure una comparsata veloce veloce. Niente, il che conferma che si tratta di una bufala o meglio di un contratto non scritto tra due personaggi che avevano entrambi bisogno di qualcosa: uno una copertura alla sua conclamata omosessualità e l’altra un po’ di notorietà a livello nazionale e internazionale. Bocciata senza appello. Voto: 1

Televoto: meccanismo che andrebbe eliminato o passato al setaccio fino a togliere qualunque tipo di ambiguità. Quest’anno forse ha funzionato meglio, con più trasparenza (forse troppa vista la gaffe irrimediabile di un delegato della Rai Trade), ma il terzo posto di Albano non convince del tutto. Voto: 4

Classifica finale: è stata una sorpresa, per fortuna piacevolissima ed è inutile nascondere che erano ormai anni che si era persa la speranza di veder trionfare la musica, quella buona, quella fatta di anni di lavoro e non frutto di una partecipazione ad un talent show. La musica quest’anno l’ha fatta da padrone e il risultato finale dimostra abbastanza chiaramente che gli italiani sanno ancora apprezzare la buona musica. Albano al terzo posto fa storcere il naso (anche a me che inizialmente avevo attribuito alla sua canzone un voto altissimo, ma che già dopo la terza volta che la sentivo non ne volevo più sentir parlare). Emma e i Modà hanno raggiunto il secondo gradino veramente a sorpresa. Personalmente credevo in una loro vittoria scontatissima come è accaduto negli ultimi due anni. Per carità non sarebbe stato un furto in quanto la canzone è orecchiabile e carina ma avrebbe lasciato la convinzione che solo una faccia televisiva può aspirare alla vittoria a Sanremo. Vecchioni ha vinto su tutto e ha convinto tutti, critica e masse popolari, ha vinto emozionandosi e facendoci emozionare. E’ una vittoria che rimette a posto le cose, almeno per un anno, ma vista la crisi dei talent forse è davvero l’inizio di una nuova era o il ritorno ad un’epoca di gavetta musicale. Come da copione, Emma stasera parteciperà ad Amici…mi sembra che la cosa sia priva di commento, un po’ triste, un po’ scontata. Peccato per lei che con la sua partecipazione alla manifestazione per il rispetto della dignità delle donne, ci aveva mostrato un po’ di indipendenza dalle logiche di potere. Evidentemente ogni tanto una marchetta bisogna accettare di farla. Voto: 8 (per Vecchioni)

sabato 19 febbraio 2011

6 Pagelle Quarta Serata Sanremo 2011

Albano – Michele Placido: i due pugliesi dialogano attraverso strofe recitate e cantate. Placido non si impegna più che tanto a rendere la drammaticità del testo dimostrando quasi disinteresse per quel che è stato chiamato a fare. Duetto inconsistente e inutile. Voto: 5

Giusy Ferreri – Francesco Sarcina: pezzo assolutamente lontano dall’universo Vibrazioni e si sente. La voce di Sarcina non decolla mai, sembra quasi non conoscere il testo, si impantana nelle strofe di sua competenza e si risveglia dal torpore solo quando Giusy inizia a dimenarsi sul palco riaffermando tutta la potenza del brano. Voto: 5,5

Max Pezzali – Lillo e Greg: Pezzali in questo caso è stato un ingenuo, lo si perdona solo perché con una scelta come questa ha probabilmente voluto giocare la carta dell’ironia. Peccato che dall’altra parte dello schermo non ci fosse il popolo di Zelig. Anche qui per altro si ha la sensazione di un duetto quasi improvvisato dove tutti sono fuori contesto. Tecnicamente poi la voce di Max è stata pesantemente sovrastata dalla musica, insomma è andato tutto storto e di fatti il tutto si conclude con un’eliminazione un po’ a sorpresa. Voto: 5

Emma – Modà – Francesco Renga: forse il duetto più riuscito della serata. Temevo l’eccessivo egocentrismo di Renga, sempre un po’ sopra le righe quando si tratta di cantare in compagnia e invece è andato tutto bene. Non ha imposto la sua voce sulle altre ma si è cantato tranquillo le sue strofe. Confermo il fatto che la voce che meglio si adatta a questo brano è quella di Checco dei Modà. Il brano è bello quanto basta per vincere ma forse non quest’anno dove il Golden Share assegnato dalle radio e dalla stampa può davvero far capitare di tutto. Voto: 7,5

Tricarico – Coro voci bianche: il brano nato per lo Zecchino d’oro ritorna alle origini e se la scelta poteva sembrare ben fatta scopriamo a tarda notte che non lo era. Il pezzo in altri tempi avrebbe avuto un destino diverso ma evidentemente l’amore per il Tricolore è durato 24 ore e allo scadere della mezzanotte l’italiano si è tolto la mano dal cuore e l’ha usata per sbottonarsi la patta. Voto: 7

Roberto Vecchioni – Pfm: il brano è nettamente più bello quando è interpretato dal prof senza accompagnamento musicale o canoro. Niente da segnalare. Voto: 7

Madonia – Battiato – Carmen Consoli: personalmente era il duetto più atteso viste le poche occasioni nelle quali poter sentire e vedere la cantantessa in azione. I tre siciliani funzionano che una meraviglia. Madonia conferma le sue doti di interprete, Battiato per l’occasione non si nasconde dietro il pianoforte e Carmen Consoli impreziosisce il brano, limitandosi peccato ad una sola strofa. Il suo apporto viene soprattutto dalla chitarra elettrica e dalla palpabile emozione che traspare dal suo sguardo sbarrato. Io ho veramente avuto la sensazione di tre amici che cantavano insieme ed è questo che è mancato a tutti i duetti della serata. Il brano è decisamente bello. Voto: 7,5

Davide Van De Sfroos – Irene Fornaciari: carino il duetto e non troppo fastidiosa la Fornaciari jr. Diciamo che la scelta la si capisce solo se si pensa al cognome e al fatto che son tre anni che vuoi o non vuoi ci tocca sorbircela sul palco dell’Ariston. Ma qualcuno compra i suoi dischi? Bah. Comunque stasera è riuscita a non intorpidirmi le orecchie con quella sua voce un po’ nasale e lagnosa, ha cantato piano piano e soprattutto poco poco lasciando fare il grosso a Van de Sfroos. Voto: 7

Nathalie – L’aura: la sensazione netta è stata che la cantasse meglio L’aura che la sua legittima autrice. Il che è preoccupante. Nathalie va avanti nella gara pur avendo il brano più bruttino, quello più impalpabile, noiosetto e dimenticabile. Si è parlato tanto di Emma attribuendole una vittoria che secondo molti conquisterebbe solo per la sua partecipazione ad Amici, non si è parlato però di Nathalie, prodotto di X –Factor che senz’altro sta andando avanti grazie a chi l’ha conosciuta grazie al talent di rai due e non per meriti di sorta. Non capisco che senso abbia votare un brutto brano così come non l’ho capito con Scanu lo scorso anno. Voto: 4,5

Luca Barbarossa – Neri Marcorè: duetto incomprensibile. Il duetto non c’era. C’era da una parte Marcorè che suonava la chitarra e dall’altra c’era Barbarossa che se la cantava con la moglie di Alonso. Sento comunque odore di podio e la cosa mi risulta incomprensibile vista la qualità generale delle canzoni. Voto: 6

Anna Tatangelo – Loredana Errore: qui l’unico vero errore è stato chiamare la Errore per rovinare un brano che non ne aveva bisogno, faceva tutto già da sé. Ma davvero a qualcuno (mi rivolgo soprattutto ai critici) piace questa specie di creatura dell’incubo? Odio le sue espressioni da folle, il suo modo di cantare dodecafonico e in generale la sua persona. Qualcuno poi mi spieghi le allusioni lesbo che traspaiono dal look delle due…ne avevamo bisogno? Ma anche no. Il brano comunque va avanti senza tante sorprese. Voto: 5,5

La Crus – Nina Zilli: fortuna per noi e per La Crus che stasera la Zilli non ci sarà. Diciamo che ha rovinato un bellissimo brano che si adatta bene solo con la voce dei La Crus. La Zilli è sopravvalutata, in fondo in fondo è un clone della Winehouse e della Ferreri vecchia maniera ma con pochi meriti. Voto: 6  

venerdì 18 febbraio 2011

0 Pagelle Terza Serata Sanremo 2011

Gianni Morandi – Rinascimento: proprio pochi giorni fa leggevo su internet la triste vicenda di Gianni Bella e non ci potevo credere. Soprattutto non potevo credere a quanto è squallido il mondo dei media che dimentica personaggi che in un modo o nell’altro hanno dato il loro contributo alla nostra musica italiana. Morandi era realmente commosso e ha cantato in modo per me favoloso. Il brano è bellissimo, se avesse partecipato a questa edizione probabilmente avrebbe vinto. Le firme di Mogol e Bella si riconoscono in ogni nota e parola. Piccolo capolavoro. Voto: 9

Anna Tatangelo – Mamma: avrei scommesso che questo brano l’avrebbe scelto lei, la più nazional popolare dei 14 big in gara. Mi è molto piaciuto il look scelto per stasera, retrò e raffinato. Tutto il resto? Beh questo è decisamente un brano che avrebbe meritato una voce più potente e soprattutto maschile. Diciamo che ho trovato spiacevole il Tatangelo Style di cui è intriso tutto il pezzo riarrangiato alla D’Alessio. Direi banale e mal cantato. Festeggia comunque più avanti nella serata quando viene ripescata. Voto: 5

Patty Pravo – Mille lire al mese: allora diciamolo ai 4 venti. La voce della Pravo è fastidiosa oltre ogni immaginazione. Che si sistemi la dentiera o che si decida a scandire tutte le consonanti perché altrimenti risulta impossibile distinguere in quel biascicare da caramella in bocca una singola frase di senso compiuto. Eternamente irritante. Voto: 1

Anna Oxa – O sole mio: difficile riconoscere O sole mio nella psichedelica robaccia cantata dalla non modesta Oxa. Sentivo in un’intervista rilasciata in seguito alla sua definitiva eliminazione da Sanremo che la signora ha già troppe statuette sugli scaffali di casa e che quindi è chiaro che lei non partecipava alla gara per vincere. A parte che la svolta psyco thriller non piace a nessuno ma pure la lezione prendi e porta a casa proprio non si può sentire. Fuori contesto. Voto: 1

Madonia – La notte dell’addio: ancora non ho capito che cazzo c’è venuto a fare Battiato al festival. Manco oggi canta ma passa direttamente alla direzione dell’orchestra. Sembra decisamente evitare il contatto umano, le luci e i riflettori. Atteggiamento elitario che non ci piace eh no decisamente no. Peccato perché il brano risulta finora quello meglio interpretato. Misura e qualità. Voto: 7

Tricarico – l’Italiano: dopo il tentativo (peraltro riuscito) di Cristicchi con l’Italiano Nero, cover in chiave antirazzista di questo pezzo di storia, ecco Tricarico cimentarsi in qualcosa che gli sta larga larga addosso. Non è un cantante ironico, questo è il suo modo di cantare ed è questo il suo più grande difetto. Perciò tutti facciamo una ola quando interviene a puntellare di nuovo il tendone Cutugno che dopo la malattia si ripresenta in scena con una faccia che scoppia di salute e un atteggiamento che ricorda il Toto battagliero di tanti anni fa. Complimenti a lui e una pacchetta sulla spalla a Tricarico che ci ha provato ma non gli è andata bene. Voto: 6

Nathalie – Il mio canto libero: eccoci proiettati di nuovo ad X – Factor. Ma che c’entra questo brano con l’unità d’Italia? Forse la poco modesta Giannitrapani non era in grado di cimentarsi in qualcosa di meno popolare. Difficile capire i meccanismi di un contesto come questo. Quello che risulta chiarissimo è che questa cantante si esprime meglio nelle cover piuttosto che nei suoi brani. Non ha talento, non ha una voce particolare, non ha stile, non ha niente che possa far pensare ad una brillante carriera futura. Voto: 6

Giusy Ferreri – Il cielo in una stanza: purtroppo si torna ai singhiozzi dopo la breve pausa dell’inedito che porta in gara. E’ un modo di cantare che irrita le orecchie e il sistema nervoso e che soprattutto rovina una delle più belle canzoni della musica italiana (che però anche in questo caso non c’entra niente con l’unità d’Italia). Bah che dire? Niente da ricordare, anche qui si riconosce l’impronta X – Factor e non è un complimento. Voto: 5

Van De Sfroos – Viva L’Italia: bella canzone di De Gregori rispolverata in un’occasione unica come questa. Cantata meravigliosamente da quest’uomo che dimostra di sapersi esprimere musicalmente e interpretativamente anche con qualcosa che non sia il dialetto comasco. Bella voce. Voto: 7,5

Roberto Vecchioni – O surdato innamorato: il professore sceglie un brano napoletano conosciuto a livello mondiale, popolare quanto basta per coinvolgere il finora rigido pubblico seduto sulle poltroncine (compreso quel gufo destroide di Masi). Un’esibizione che continua a confermare che questo è il festival di Vecchioni. Vincerà o non vincerà ma comunque moralmente è suo il nome da appuntare alla giacchetta poco vistosa di questo Festival 2011. Voto: 7,5

Albano – Va pensiero: per lui non è una novità cantare questo pezzo di storia e infatti lo si sente in ogni nota e in ogni strofa che esce dalla sua ugola potente. L’esibizione è di quelle che conquistano tutti gli italiani che vivono all’estero e anche buona parte di quelli che vivono in patria. Esibizione poco riuscita ma anche lui si consola con il ripescaggio . Voto: 7

Luca Barbarossa, Emma e i Modà, Max Pezzali: 6 politico per tutti ma ancora inguardabile il look di Pezzali (cravatta orrida, sembrava un playmobil). Arisa canta meglio di lui ma anch’essa pur avendo cambiato in parte il look non riesce a sfuggire all’effetto maschera di carnevale con quel naso importante che si ritrova. Il generoso decolletè non riesce del tutto a sviare l’attenzione su questo non piccolo particolare.

Micaela – Fuoco e cenere: a me la canzone è piaciuta pur non essendo un’amante dei brani troppo strazianti. Ha quel marchio di fabbrica sanremese che ricorda tante cantanti passate da qua e diventate poi pezzi da 90: Pausini, Giorgia per fare due nomi. Ovviamente il paragone non è calzante ma la base del suo modo di cantare è quello. Voce bella e potente. Non piacerà a chi cerca sempre la novità, ma a volte bisogna apprezzare anche una bella timbrica. Passa agevolmente il turno. Voto: 6,5

Btwins – Mi rubi l’amore: erano tra i miei favoriti ma qualcosa non ha funzionato, sarà il gemello brutto che non sa cantare, sarà che l’intonazione non c’era quasi, sarà che tutto è più facile in sala di registrazione, sarà che di Sonhora ne abbiamo già visti due, sarà quel che sarà se ne tornano a casa. Inaspettatamente. Voto: 5,5

Roberto Amadè – Come pioggia: la canzone è brutta, lui non fa niente per migliorare la situazione e ci si chiede come abbia fatto a passare alla finale. Mistero. Voto: 4

Marco Menichini – Tra tegole e cielo: era senz’altro migliore degli altri due ma non ce l’ha fatta. Oddio il brano ricorda qualcosa di già sentito mille volte a Sanremo ma poveretto non era malaccio. Voto: 6

giovedì 17 febbraio 2011

4 Pagelle Seconda Serata Sanremo 2011

Nathalie – Vivo sospesa: diciamo che la prima cosa da annotare è la poca simpatia con la quale Belen e la Canalis presentano la Giannitrapani, colpevole di aver messo nel tritacarne della sua lunga intervista con Vanity anche le due signorine qui presenti. Direi che l’esibizione è peggiore di quella della prima serata. Poca voce, poca intonazione. Il brano continua a rimanere noiosetto ma a livello radiofonico potrebbe tutto sommato funzionare. Dà comunque la sensazione di non avere uno stile veramente suo e di avere pochissima personalità tranne sui toni alti. Voto: 5,5

Patty Pravo – Il vento e le rose: comunque la si voglia mettere questa canzone continua a rimanere noiosa e pesante come un piatto di fagioli e cotiche. La voce è fastidiosa e nel complesso la signora sembra dare l’impressione di un cicchetto pre gara, traballa, biascica, borbotta. A livello strettamente musicale il suo è un brano facilmente dimenticabile. Eliminata. Voto: 5

Albano – Amanda è libera: il brano è stato ingiustamente eliminato. Mi chiedo perché. Me lo chiedo e non so darmi una risposta. Confesso che è stato l’unico brano tra quelli presenti in gara capace di commuovermi fino a portarmi ad un passo dalle lacrime. E’ un brano che emoziona, tocca corde profonde e a livello strettamente tecnico ha qualità da vendere. Spero in un pronto ripescaggio. Voto: 8  

Tricarico – Tre colori: si conferma come un papabile vincitore. Niente da aggiungere rispetto a ieri se non che questa sera la cantavo insieme a lui. Una filastrocca che serve tanto in questo bistrattato centenario dell’Unità d’Italia (da Morandi confuso con i 100 anni della Repubblica…perdoniamolo è in età). Ancora mi è oscuro il risentimento della Lega, anzi a volerla interpretare alla loro stravagante maniera dovrebbero essere contenti di essere i nemici nella nebbia visto che non si sentono italiani. Voto: 8

Luca Madonia e Battiato – L’alieno: a me ricorda tantissimo (almeno nelle note iniziali) Sentimiento Nuevo. Questo brano non è stato molto chiacchierato nelle varie trasmissioni di Rai Uno, è passato sotto silenzio nonostante la sua paternità. E’ un peccato che Battiato venga osannato (soprattutto dai profani o dagli ignoranti) per brani come La Cura e venga invece degnato di poca attenzione per pezzi che si allontanano dal grande pubblico o dalle tematiche amorose. Voto: 7

Max Pezzali – Il mio secondo tempo: le critiche all’abbigliamento hanno colpito nel segno ed ecco Max vestito con abiti del Discount, ma un Discount elegante. Giacca con ancora le etichette, maglietta alla stracazzo e pantalone fuori taglia. Anche la voce è meno vocetta adolescenziale e più naturale..beh insomma diciamo che la sensazione del 33 giri letto come un 45 c’è sempre. Il giro di chitarra è nella più classica tradizione 883 così come lo special sul drammatico andante. Brano che funziona e funziona molto bene. Sono certa che non fosse il migliore dei pezzi compresi nell’ultimo album Terraferma ma ognuno sceglie le sue carte come crede. Voto: 7

La Crus – Io confesso: il brano è molto piaciuto, sicuramente ha il merito di portare classe da vendere in un’edizione che da un punto di vista qualitativo tutto sommato si attesta sui piani alti rispetto agli anni scorsi. Il pezzo è decisamente bello, arriverà in alto come è giusto che sia. Piacevole sorpresa. Voto: 7,5

Luca Barbarossa – Fino in fondo: scopro ieri che la signora è la moglie di Fernando Alonso, come sempre l’Italia dimostra di essere un paese meritocratico. Scopro anche che è già pronta una versione iberica per il mercato spagnolo e latino americano. Avevo infatti notato l’impronta decisamente internazionale del brano ma non avevo ancora intuito l’operazione di marketing, sacrosanta per carità. Il brano comunque riascoltato acquista molti punti ed è impossibile non prevedere un podio per questo duetto. Il testo è banalissimo ma tutto il resto funziona. Voto: 6,5

Davide Van De Sfroos – Yanez: ennesima bella sorpresa di questa edizione. Confermo il giudizio positivo di ieri. Brano freschissimo, si canta, addirittura si balla, che volere di più? Voto: 7,5

Roberto Vecchioni – Chiamami ancora amore: sicuramente è il brano che ha ottenuto più punti sulla carta stampata, in radio e in televisione. Successo a livello di critica ma anche a livello popolare, il che nella tradizione di Sanremo è quasi un non sense. Il testo è di una bellezza rara mentre quello che funziona meno per assurdo è proprio il ritornello, noiosissimo e ridondante. Voto: 7

Giusy Ferreri – Il mare immenso: la ragazza conferma il fatto di avere un caldo bestiale e rinuncia a 3/4 del vestiario. Va bene andiamo avanti. Il brano è molto bello, Giusy canta meglio di ieri, è più sicura e più intonata. La strada che ha intrapreso la porterà più lontano e più in alto rispetto ai brani facili facili e vuoti che l’hanno fatta conoscere al grande pubblico. Voto: 7,5

Serena Abrami – Lontano da tutto: il brano porta la firma di Niccolò Fabi e lo si sente e lo si respira in tutto il brano. Delicato come un alito di vento, elegante senza essere pretenzioso. La voce di Serena (passata quasi per caso da X – Factor) è fresca e nonostante l’emozione ci regala un’esibizione di livello, sporcata da qualche nota non proprio precisa ma che si fa facilmente perdonare vista l’inesperienza. Voto: 7,5

Anansi – Il sole dentro: il giovane rasta con una canzone carinissima non è stato inspiegabilmente capito. E’ un brano che farà sfracelli in radio e arriverà sicuramente fino alla prossima estate. La gente da casa a volte non capisce niente e questo conferma il brutto trend di Sanremo. In questi casi sarebbe giusta la valutazione da parte anche di una giuria tecnica. Sicuramente è stato molto sfortunato a capitare insieme a due pezzi da 90 come la Abrami e Gualazzi. Tanti in bocca a lupo ad Anansi. Voto: 7

Raphael Gualazzi – Follia d’amore: questo brano è bellissimo. Jazz, virtuosismi che non ti aspetti, originalità e talento capace di sconfinare oltre il tricolore e arrivare a palcoscenici  importanti. Internazionale, troppo di classe rispetto a tutti, big e giovani. Una spanna su tutti. Voto: 10

Gabriella Ferrone – Un pezzo d’estate: non è una dei sei giovani che sono arrivati tramite televoto e capisci perché. Il brano è brutto, testo idiota e voce nasale e fasulla. Non ha niente da salvare e infatti se ne torna a casa senza tanti giri di parole. Voto: 5

mercoledì 16 febbraio 2011

0 Pagelle Prima Puntata Sanremo 2011

Giusy Ferreri – Il mare immenso: look ultra trasgressivo, direi esageratamente trasgressivo. Penso che nessuno di noi avesse veramente voglia di sapere come fosse fatto il suo ombelico.Passiamo al brano. La svolta è avvenuta: addio Amy Winehouse e vocalizzi da mal di pancia e benvenute chitarre elettriche e stile originale. Diciamo che in qualche momento mi è stato impossibile non notare una leggera emulazione di Patty Pravo, ma per il resto ho apprezzato un po’ tutto. Il brano al primo ascolto è abbastanza ostico, anche perché la ragazza un po’ svirgola sul fraseggio iniziale ma si riprende e capisci che alla radio conquisterà il suo sacrosanto posto al sole. Pezzo da scoprire e apprezzare. Voto: 7  

Luca Barbarossa – Fino in fondo: il non giovane Barbarossa decide di giocarsi la carta furbetta del duetto insieme ad una sconosciuta ispanica di nome Raquel del Rosario. Luca Barbarossa mancava da un po’ al Festival e sinceramente mi sono sempre chiesta perché in quanto in passato (e lo specifico perché il presente ahimè è un’altra storia) aveva portato brani di una bellezza quasi struggente. Un talento mai esploso. Ora con i suoi capelli grigi e quella faccia più o meno uguale, capisce che forse il tempo è maturo per tornare al grande pubblico, ma con quali risultati? Il brano ha qualcosa di marcatamente internazionale, poco sanremese ma molto radiofonico. Ricorda qualcosa di già sentito che al momento mi sfugge. Non è un pezzo difficile ma con poca sostanza. C’è chi ha voluto vedere quel su su su, giù giù giù come un richiamo alla copulazione. Chi lo ha solamente pensato non può che essere un idiota ma si sa che la carta stampata pullula di creature monocellulari, perciò non diamoci peso. A me il brano non è piaciuto. Voto: 5,5

Roberto Vecchioni – Chiamami ancora amore: il professore si stacca dai brani precedenti con un colpo d’ala potente come un uragano. Testo bellissimo e coraggioso, fin troppo pretenzioso e importante per svendersi ad una kermesse che non premia mai la poca melodia e la grande sostanza. Per certi versi ricorda certi brani che passati da Sanremo sono diventati pezzi di storia musicale, come Perdere l’amore di Ranieri. Arrivati alla chetichella, sono esplosi nel giro di pochi giorni. Ripeto, un brano difficilissimo che quasi certamente si aggiudicherà il premio della critica. Voto: 8

Anna Tatangelo – Bastardo: la signora d’Alessio porta a Sanremo un brano scopiazzato nelle strofe da Fotoromanza della Nannini e nell’inciso da uno dei brani dei Negramaro. Fa abbastanza ridere sia il look misogino che la svolta finto rock che ha schifato per tutta la sua triste esperienza a X – Factor. E’ un brano trash che spero non nutra false speranze di vittoria. La sensazione è di una mossa strategica compiuta dai due coniugi per rialzare le quotazioni in ribasso di entrambi. Poi la firma al brano della Tatangelo si vede solo in una cosa, cioè nel titolo, in quanto che io sappia Gigi d’Alessio non ha mai fatto concessioni all’insulto vero e proprio ma al sano giro di parole per trovare la rima baciata, mentre la signorina zero peli sulla lingua ci ha mostrato in più occasioni di conoscere abbastanza bene la lingua del porto. Eliminata. Voto: 4

La crus – Io confesso: anche io confesso, cioè che non li conosco se non di nome. Quei capelli pel di carota non aiutano a concentrarsi sul brano ma passiamo oltre e cerchiamo di capire cosa possiamo dire di questo brano. La musica è molto bella (la vedrei bene in uno di quei vecchi film di 007), ma in fondo in fondo è tutto quello che rimane di un brano privo di carattere se non nell’inciso facile facile. Cantabile quanto basta per andare avanti. La voce della cantante lirica è un po’ come un inutile orpello che non aggiunge e non toglie. Voto: 6

Max Pezzali – Il mio secondo tempo: ci sarebbe molto da dire ma mi limiterò a qualche piccolo appunto. La mise scelta per la serata andava forse bene per un meeting di pastori o per una sagra del prosciutto in emilia, di certo non per una prima serata di Rai Uno ma neanche per un pomeriggio su Telelombardia. Le gambe a salsiccia e a ics non sono mai cambiate nel corso di quasi 20 anni. Quando poi inizia a cantare vengo presa proprio da una risata incontrollabile perché proprio non si può vedere quella faccia vissuta e invecchiata che fa uscire dall’ugola e successivamente dalla bocca quel modo di cantare giovanilistico che aveva tra l’altro già abbandonato da almeno almeno una decina d’anni, decidendo di sposare negli ultimi album delle tonalità bassissime e quasi funeree. Io personalmente l’ho trovato di un ridicolo pesante, un vecchio che fa il giovane in una parodia mal riuscita di se stesso, con quegli occhi che si spalancano e sembrano uscire dalle orbite come quei vecchi portachiavi con la scimmia che se la schiacciavi tirava fuori gli occhi. Il brano è ultra radiofonico, ricorda 1000 brani del suo passato e perciò risulta orecchiabilissimo. Corre per la vittoria. Voto: 6,5  

Davide Van De Sfroos – Yanez: non lo conoscevo e devo dire che mi ha colpito positivamente. La musica è bella, ha ritmo e dà un po’ di vita ad un Festival che stava precipitando nelle note di un requiem. La vena folk è molto ben riuscita, il testo è originale e molto carino (magari non sarebbe stato male mettere dei sottotitoli per far apprezzare a tutti un brano che merita). Voto: 7

Anna Oxa – La mia anima d’uomo: bellissima come sempre, con un look sempre nuovo e con un solo difetto, cioè la voglia di strafare. Che io ricordi l’ultimo suo pezzo cantabile ed ascoltabile è stato Senza Pietà che infatti manco a farlo apposta aveva stravinto. Questa donna non ha capito che se canta qualcosa di comprensibile e con una melodia può vincere tutto quello che c’è da vincere, se canta per gli alieni, compreranno solo gli alieni. Io non ho capito neanche mezza parola del brano, non mi aspettavo niente di diverso da quello che ho sentito e perciò non mi stupisco della sua provvisoria eliminazione dalla gara. Voto: 4

Tricarico - Tre colori: il brano non è suo e si sente. E’ un brano duro, denso di significati, ben inserito nel contesto dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Si denunciano le atrocità della guerra con un brano delicato come una carezza, elegante e perciò non capibile da tutti. Meriterebbe un premio della critica che con tutta probabilità non arriverà. Voto: 7

Emma Marrone e Modà – Arriverà: ecco i più chiacchierati di questa edizione. Note iniziali scopiazzate da Vieni da me delle Vibrazioni (diciamo che non mi sorprende conoscendo le canzoni dei Modà). Le note negative sono tutte nell’interpretazione esageratamente recitata di ogni singola parola del brano. Le note positive sono in tutto il resto. Il brano è radiofonico, commerciale, facile, piacevole per orecchie di ottantenni e tredicenni con tutto quello che sta in mezzo. Avvolgente e furbo. Giustamente furbo perché se uno vuole vincere sceglie la canzone sanremese (e questa è la più sanremese di tutte). Voto: 7,5

Luca Madonia e Franco Battiato – L’alieno: ecco l’altro pezzo da 90 dopo Vecchioni. La melodia è ultra targata Battiato, il marchio di fabbrica brilla come un’insegna fucsia. Il brano è piacevole quanto basta per sapere che girerà nelle radio senza tanti problemi. Bella la voce di Madonia e ancora di più quella di Battiato che entra nel vivo del brano solo nelle battute finali. Voto: 7

Patty Pravo – Il vento e le rose: dopo l’alieno cantato, ecco l’alieno in carne e ossa. L’eleganza c’è sempre, pazienza per il bisturi e il botulino visto che fanno ormai parte della sua natura più elfica che umana. Il brano alle mie orecchie risulta noioso ma potrebbe piacere sulla distanza come un motore diesel. In fondo in fondo le sue canzoni sono sempre uguali. Il massimo per molti estimatori, il minimo per altrettanti detrattori o come me semplicemente indifferenti. Voto: 6

Nathalie – Vivo sospesa: la signorina ha perso molti punti di simpatia dopo la fantomatica intervista a Vanity Fair ma qui signori giudichiamo la musica e perciò mi limiterò a questo. Dopo l’inedito di X – Factor viene confermata l’impronta un po’ celtica (almeno nell’impianto musicale), il testo è banale ma il brano nel suo complesso strizza l’occhio al commerciale nonostante le dichiarazioni indipendentiste e underground della signorina Giannitrapani. Il pezzo alla lunga distanza risulta noiosetto ma il giudizio potrebbe cambiare ad un ascolto radiofonico. Voto: 6,5

Albano – Amanda è libera: l’inossidabile dalla chioma tinta non manca neanche quest’anno e siccome fa parte dei 14 in gara bisogna pur ascoltare il suo brano e darne un imparziale giudizio. Il brano è di denuncia e già questo alza il punteggio base visto che ci eravamo un po’ stufati di amori cantati e straziati. La musica è molto bella così come la melodia in generale. Il brano merita più di quel che ci potrebbe dire il pregiudizio su quest’uomo che non si è mai fatto veramente amare. Bravo Albano. Voto: 7,5

martedì 8 febbraio 2011

0 Dottorato di ricerca. Test di ammissione

Oggi è un giorno così strano che potrei definirlo senza tanti giri di parole come un giorno di merda Annoiato. Tutto è iniziato quando a fine dicembre è capitato tra i miei piedi incasinati un bando di concorso per l’ammissione ad un Dottorato di Ricerca in Storia. Era uno di quei classici periodi in cui vuoi solo appiccare fuoco ai tomi universitari e rifugiarti in un eremo con un pc, un paio di auricolari e con le palle libere da costrizioni accademiche o obblighi morali. Poi ecco che salta fuori dal cilindro quella carta che aspettavi da una vita, quella che ti mancava per piazzare una fottutissima scala reale, quella che mette un punto e a capo nelle tue aspirazioni personali.

Che dire…la mia faccia davanti a quel pdf era più o meno questa Basito. Ho macinato pensieri e li ho di volta in volta resettati per poi riprenderli in mano. Alla fine per un senso di dovere verso tutti tranne che verso la sottoscritta nella persona di me me medesima ho deciso di partecipare e fanculo se il tempo a disposizione per ripassare 500 anni di storia era un mesetto scarso. Naturalmente nel bando non c’era nessun tipo di indicazione in merito al modo di prepararsi, che so un elenco di testi, un minimo di accenno alle tracce degli anni precedenti. Insomma la classica scatola chiusa dove o prendi tutto o molli tutto, senza vie di mezzo.

Ho fatto il possibile e l’impossibile pur di arrivare al fatidico giorno con un’infarinatura passabile. Due settimane prima hanno comunicato che il colloquio sarebbe stato la mattina dopo della scritto. E’ stato quello il momento in cui ho iniziato ad alzare bandiera bianca. Io sono una persona che ha bisogno di almeno una settimana per avviare una connessione decente tra il materiale immagazzinato in un tomo di 1000 pagine e il mio personale centro del linguaggio. Detto in parole povere: ho bisogno di ripetere e ripetere e ripetere. Lo scritto è un altro paio di maniche, lo scritto ti permette di organizzare in solitudine un discorso e dare il meglio di te in un italiano elegante forbito. Va beh fatto sta che ho comunque deciso di provare lo scritto anche solo per capire i meccanismi di un concorso pubblico. E allora eccomi lì seduta al secondo banco di un’aula sconosciuta, pronta a consegnare tutto e andar via nel momento esatto in cui la lettura della traccia avrebbe smontato tutto il mio fragile castello di carte.

Stranamente è uscita una traccia che mi ha spalancato un mondo o almeno un mondo che poteva riempire più di mezza paginetta. A quel punto ho fatto qualcosa che non tutti avrebbero fatto, o almeno non l’avrebbe fatto chi come me sapeva di non voler poi affrontare l’orale: insomma ho deciso di dare comunque il meglio di me e ho scritto tutto quello che mi veniva in mente mentre i banchi intorno a me svanivano sostituiti da una nebbia fumosa. Eravamo in 20, c’era gente che salutava i professori che erano in commissione, c’erano facce da spillo con gli occhiali e il contratto in un ente pubblico che avevano già tutte le dritte sulle modalità di svolgimento della prova orale. C’erano scogli insormontabili ed è stato più o meno là che ho mollato la presa e che le mie 4 pagine firmate e timbrate sono diventate un mero esercizio di stile e non più un 50% di un concorso pubblico.

Ho un difetto: se mi sento impreparata non riesco a lottare e gettarmi nella mischia come in una rissa nel peggior bar di Caracas. Non so sgomitare, non so prendere per il naso i docenti, non so gonfiare discorsi vuoti per farli apparire densi di contenuti. Ho comunque consegnato e mi sono portata dentro un’ansia inutile per 24 ore, cioè finché non sono andata a vedere la graduatoria affissa alla porta di uno dei docenti della commissione. Sono passata. Ero una dei 12 sopravvissuti alla temibile prova che vede ogni anno più trombati che ammessi. Ero appena nella media che permetteva l’accesso al colloquio. Ho rinunciato.

Sapete, a volte si sente parlare di treni che vanno presi al momento perché poi non ritornano ma nessuno parla di quei treni che vorresti prendere ma non puoi perché ti hanno messo un gradino troppo alto per salirci. Stamattina ho pensato a cosa significava rinunciare e a cosa significava gettarsi allo sbaraglio. Sulla bilancia c’era da una parte la soddisfazione personale e dall’altra la consapevolezza che avrei fatto la classica figura marrone perché se 11 hanno un progetto di ricerca e tu hai solo la tua presenza c’è poco da ragionarci su. E’ stata una scelta massacrante soprattutto quando hai queste pressioni che si manifestano con le grandi speranze di chi ti ha generato che non riesce minimamente a capire il tuo disagio e il tuo malessere. Che vede un portone laddove c’è un uscio per i 7 nani con la raccomandazione in tasca.

Cosa dire? Spero vivamente che la vita possa ricompensarmi di qualcosa che ho sognato per un bel po’ di tempo ma che non si è totalmente realizzato. Sul web comunque è pieno di testimonianze di dottorandi che si sono amaramente pentiti di aver iniziato una strada fatta solo di energie sprecate, stipendi non pervenuti e docenti che mettono il proprio nome sui tuoi lavori.

 

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