sabato 27 marzo 2010

0 007 Casino Royale

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James Bond l’ho sempre associato a Sean Connery, tanto è vero che non ho mai visto (sinora) altri film dell’agente segreto con licenza di uccidere. Penso che il fondo si sia toccato con Timothy Dalton ma anche Pierce Brosnan in quanto a poca credibilità non scherzava per niente. Spaghetti senza condimento, facce di gomma senza charme. Poi è arrivato Daniel Craig, praticamente uno sconosciuto. Lo guardavo nei giornali e dicevo “minchia che faccia da russo, questo potrebbe giusto fare da testimonial per le mine antiuomo”. Non mi spiegavo il successo del film in questione e non avevo neanche il minimo prurito di vederlo poi per puro caso, in un pomeriggio noioso, ecco che mi trovo davanti allo schermo con pregiudizi grandi come una casa e con l’unica curiosità di vedere quanto è inutile la Murino e in quanti secondi sparisce di scena. Diciamo che dopo 30 secondi ero incollata alla sedia con una tensione inverosimile e con la bavetta alla bocca, segno di evidente piacere cinefilo, diciamo pure un orgasmo tantrico in piena regola. La storia è tratta da uno dei tanti romanzi di Ian Fleming, quindi soliti brutti ceffi pieni di soldi e potere e con difetti fisici orripilanti, sparatorie, inseguimenti, colpi di scena a ripetizione e personaggi credibili e bastardi sino in fondo. Ma in tutto questo chi è che domina? ovviamente il nuovo James, Daniel Craig. Più uno stuntman che un uomo normale, capace di acrobazie ai limiti della fisica e di battute veramente memorabili. Riesce a sfuggire alla morte per poi tornare tranquillamente ad una partita di poker, si innamora ma sa essere anche inesorabile, sorride raramente ma quando lo fa capisci che è davvero un poliedrico, un attore vero e con tutte ma veramente tutte le carte in regola per continuare a portare avanti la leggenda dell’agente segreto britannico. Per me lui è quello definitivo, almeno finchè l’età glielo consentirà. Non c’è un minuto nel film in cui si può prendere un po’ di fiato, è tutta una veloce corsa verso un finale che non ti aspetti ma che si incasella perfettamente nella categoria di film di 007. Lo consiglio vivamente a tutti, un’esperienza come poche dove trova spazio anche molta Italia, sia per le ambientazioni che per gli attori (Giannini e Santamaria, poco pregnanti ai fini della trama ma comunque efficienti). Un plauso particolare alla Bond Girl Eva Green, donna di classe e di una bellezza non banale. Attrice intensa e perfetta nel ruolo, in grande sintonia con Craig. Insomma non perdetelo.

Voto 10 

mercoledì 17 marzo 2010

0 002 Agenti Segretissimi

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Ci sono certi film che partono come cazzate e finiscono come cazzate ma nel mezzo fanno ridere sul serio. Questo film del 1964 è proprio così. Abbiamo Ciccio e Franco che interpretano due ladruncoli scemotti che vengono ingaggiati (a loro insaputa) da un’organizzazione segreta per celare una falsa formula che interessa ai Russi. La formula viene impiantata in un dente del povero Franco e poi i 2 vengono spediti in Costa Azzurra. Qui ne succedono di tutti i colori come in ogni buona commedia degli equivoci. Le gag si sprecano, così come i doppi sensi salaci e le donne in desabillè. I due se la cavano sempre sino al tragicomico finale che chiude un’ottantina di minuti buoni per un pomeriggio spensierato. Non è un brutto film, infatti la regia è affidata a Lucio Fulci che si specializzerà poi in tutt’altro genere, cioè l’horror anni 70. I due mattatori siciliani funzionano a meraviglia e riescono a far soprassedere su una recitazione generale ai minimi storici, con doppiaggi e dialoghi a dir poco ridicoli. Niente di più di una commedia di grana grossissima che sfrutta il contemporaneo successo dello 007 originale e che ai suoi tempi incassò quasi quanto le pellicole più altisonanti. Consigliato agli estimatori e a chi vuol prendersi una pausa dai filmoni di alta scuola.

Voto 7  

sabato 13 marzo 2010

1 Alice in Wonderland (2010)

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Ricordo che quando ho visto il trailer di questo film per la prima volta sono rimasta estasiata e con una pazza voglia di indossare gli occhialetti 3D per immergermi nelle incredibili atmosfere generate dalla sapiente fusione tra il genio di Carrol e quello di Burton. Il giorno è finalmente arrivato: venerdì sera con i pop corn alla mano e gli occhiali 3d già pronti all’uso, eccomi comodamente seduta insieme ad altri 100 ad assistere ad una nuova magia. Il film inizia, Alice ha effettivamente un aspetto molto burtiano e poco Carroliano, anche perchè nel libro la protagonista (al di là delle follie) è una ragazzina molto educata, molto vittoriana e molto insopportabile per il suo estremo attaccamento all’etichetta del tempo. Non fa che correggere qualunque personaggio strampalato che incontri nel suo pazzo viaggio solo perchè non si conforma al galateo della società anglosassone. Nel film abbiamo invece una ragazza molto poco incline agli obblighi, alle buone maniere e a tutto ciò che ci si aspetta da una giovane donna in età da marito. E’ da anni ossessionata da incubi legati alla sua precedente esperienza nel Paese delle Meraviglie che la convincono di essere pazza nonostante le rassicurazioni del padre in merito al fatto “che i pazzi sono spesso i migliori”. Nel romanzo il padre di Alice non esiste praticamente, se c’è è una figura comunque assolutamente marginale che non necessitava di essere citata nel film…anche perchè risulta tutto sommato abbastanza banale e buonista. Ho odiato l’Alice del romanzo proprio per la sua insopportabile vena polemica e pedante, mentre la straordinaria Mia Wasikowska mi ha colpito sia per il suo viso gotico e allo stesso modo moderno, che per una recitazione veramente convincente e di carattere. I personaggi di fantasia sono estremamente ben realizzati e strizzano l’occhio ma non troppo da vicino al gioiello di animazione Disney: il Brucaliffo è saggio ma non più interessato alla sua altezza, cosa che invece è decisamente caratteristica nel romanzo e nel cartone animato (si arrabbiava tantissimo per le allusioni alla sua bassa statura), lo Stregatto (in realtà il Gatto del Cheshire) è meraviglioso ma non ha più quel ruolo guida così importante all’interno della storia, il Bianconiglio non è più interessato al tempo che passa troppo in fretta, Panco Pinco e Pinco Panco sono rimasti grazie a Dio quasi inalterati, il Ghiro è troppo sveglio e chissà perchè femmina, la Lepre Marzolina svolge benissimo il suo lavoro di pazzoide. Veniamo ora ai grandi personaggi. La Regina di Cuori è interpretata da una grandiosa Helena Bonham Carter che rispecchia perfettamente la crudeltà e la vanità del personaggio del romanzo, il suo viso così particolare è stato utilizzato magistralmente da Tim Burton che ne ha amplificato ulteriormente le potenzialità dotandola di una bassa statura e di una testa sproporzionata al resto del corpo. Fantastica! Non mi è piaciuto il fatto che nel film le teste venissero veramente tagliate cosa che nel romanzo non accade mai, tutti riescono a sfuggire alla condanna perchè la Regina spesso si dimentica di farle eseguire. Troppa crudezza? Mah, direi solo che a me la scelta non ha fatto impazzire così come la morte del Re di Cuori per decapitazione per un capriccio della Regina. La Regina Bianca è interpretata dalla giovane Anne Hathaway che se vogliamo è abbastanza azzeccata come scelta visto che effettivamente il personaggio che interpreta è alquanto svagato e poco incline alla violenza. Veniamo al Cappellaio Matto. Nel romanzo il suo ruolo è decisamente marginale, è il protagonista di un solo capitolo e fa qualche apparizione qua e là senza però lasciare più di tanto il segno. Nel nostro immaginario però ha assunto un ruolo da protagonista tanto che Burton ha scelto il suo braccio destro Johnny Depp per rivestirne il ruolo. Cosa si può dire se non che la sua interpretazione è come sempre strabiliante e originale? Diciamo che con la sua apparizione il film si è improvvisamente acceso dopo una buona mezzora di lentezza cosmica. Non è il protagonista eppure allo stesso modo lo è. Depp trasforma la figura del Cappellaio Matto dandogli un cuore, un cervello e tanto coraggio. Nel romanzo il Cappellaio è solo uno dei tanti matti, è colui che non fa che porre indovinelli a cui non c’è soluzione, è il fissato del the e continua inesorabilmente a rinchiudere il Ghiro nella teiera. Non ama Alice e anzi la trova strana, più strana di lui. Non è un personaggio positivo, è un pusillanime che vive un eterno the delle 5 continuando a scalare di posto a mano a mano che le tazzine si sporcano, obbligando gli altri convitati a fare lo stesso. La storia narrata nel film è un ritorno al Paese delle Meraviglie che attende di essere salvato dal pericolo del Ciciarampa, una creatura alata che appartiene alla Regina di Cuori. L’unica che può sconfiggerlo, secondo l’oracolo, è Alice, cosa che infatti puntualmente accade come in ogni buon Harry Potter. Peccato che non sia un film del maghetto ma di una ragazza che nel libro non impugna mai un’arma. Trascurabile dettaglio in un epoca in cui si vuole per forza infilare in un film la classica battaglia finale. Il senso qual è? Nessuno, perchè se Alice non fosse ritornata il Ciciarampa non sarebbe mai arrivato, non era un mondo da salvare perchè è un mondo dove non esistono i concetti di bene o male, tutti ripetono gli stessi gesti ogni giorno ed è solo la presenza della ragazza che porta scompiglio nel mondo della fantasia. Alice decide di andar via dal Paese delle Meraviglie nonostante sembra quasi che abbia trovato nel Cappellaio il suo uomo ideale (e qui vi ho detto tutto) e non lo fa perchè pensa che sia tutta fantasia, lo fa perchè ha deciso di prendere il comando della sua vita facendo però intendere che ritornerà, stavolta senza dimenticare nessuno dei suoi amici.

Ci sarebbe molto da dire. Vorrei prima di tutto dire questo: se non avete mai letto il romanzo o se questo non vi fosse piaciuto allora questo film è da 10 perchè è un film fantasy molto ben fatto, con tanta azione e sentimento, se al contrario avete amato molto il romanzo questo film non fa per voi soprattutto perchè noterete mille e più incongruenze lungo tutta la pellicola. Per dircela tutta, il cartone animato è molto più rispettoso nei confronti della fonte: la follia, l’aggressività, il non sense, tutto rispecchia in modo fedele il romanzo, cosa che manca totalmente nel film. La sensazione che ho avuto è la stessa provata con La Fabbrica di Cioccolato, tutto molto bello a livello di colori, effetti speciali e recitazione ma grossi deficit nei confronti dei predecessori. Tim Burton è un maestro nella creazione di pellicole totalmente originali mentre difetta tanto nelle trasposizioni di romanzi….è un peccato perchè lo ritengo uno dei migliori.

Un altro discorso merita il 3D. Secondo me questo film tutto sommato poteva farne a meno così come Avatar mentre era assolutamente necessario per A Christmas Carol. Il 3D con l’animazione va perfettamente a nozze mentre stenta un po’ con i film con attori in carne e ossa. Poi chissà magari è una mia impressione e molta gente mi riempirà di insulti ma fa niente, è quello che penso.

In conclusione, a me il film al di là di tutto mi ha deluso parecchio ma penso che meriti la visione anche solo per godersi la recitazione veramente superlativa della Carter e di Depp e la morbidezza dello Stregatto.

Voto 7

venerdì 5 marzo 2010

0 Mi ricordo. Parte II

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1. Mi ricordo quando esisteva la satira in televisione, ma forse mi sono fumata qualcosa e sto sparando cazzate.

2. Mi ricordo quando l’amica del cuore ti scriveva le lettere e te le dava a mano raccomandandoti di leggerle a casa. Ora c’è Facebook o Msn. Minchia se son vecchia.

3. Mi ricordo quando partecipare ad un gioco telefonico costava il prezzo di un’interurbana e non 1 euro.

4. Mi ricordo quando qualsiasi italiano avrebbe sparato a vista se avesse visto un qualunque Filiberto poggiare il calcagno sul suolo italico.

5. Mi ricordo quando Rai Uno era il canale dei grandi film e di Fantastico, Rai Due il canale delle soap americane e di Raffaella Carrà, Rai Tre era come ora, Rete 4 era il canale della Rossetti e delle telenovele, Canale 5 il canale dei quiz e Italia 1 il canale di Bim Bum Bam e dei telefilm fighi.

6. Mi ricordo quando se non compravi Sorrisi e Canzoni non potevi sapere i programmi e le trame della settimana successiva.

7. Mi ricordo quando trasmettevano ancora i film dell’orrore e ti gasavi all’idea, poi qualcuno del Moige ha fatto casino e son scomparsi ma le tette e i culi son rimasti perchè meglio una polluzione notturna (ancor meglio se di papà) di un incubo. Più sano, dicono.

8. Mi ricordo quando passavano a benedirti la casa, ora mi sa che si scoraggiano all’idea di farsi 5 piani di scale o di ascensore e benedicono dal portone di ingresso.

9. Mi ricordo quando durante la confessione il prete ti chiedeva se avevi visto film porno, se bestemmiavi, se dicevi parolacce, se ti titillavi e chi più ne ha più ne metta. Avevi 10 anni e già ti stava indicando la via da seguire.

10. Mi ricordo quando ogni volta chiedevo Ken e mi portavano a casa Big Jim perchè costava meno e perchè “ma dai che tanto è la stessa cosa cambia solo il colore di capelli”.

11. Mi ricordo di aver fatto 20 esercitazioni di guida e mai che mi abbiano insegnato un parcheggio in retromarcia. Motivo per il quale ho passato 10 anni a cercarmi parcheggi a spina di pesce.

12. Mi ricordo quando non mangiavo verdura e finivo per cagare marmo dopo svariati tentativi andati a vuoto.

   

mercoledì 3 marzo 2010

1 Esame di letteratura latina medievale

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Il mio aspetto fino a ieri era più o meno questo. Poi ho dato l’esame e sono andata in polvere direttamente. L’esame era letteratura latina che se proprio lo vogliamo dire non è propriamente una cazzata. Preparato in due settimane di sudore, acido gastrico, nervoso corrosivo e cadaveri sulla mia strada. Uso queste righe per scusarmi con le persone a cui ho stracciato le palle con discorsi quali “basta cazzo mollo tutto”, “morirò, mi disintegrerò prima di riuscire ad aprire bocca”, “se non prendo 30 il mondo è fatto a cazzo di bue”, “mi accontento anche di un 18”. Mi scusi soprattutto lei, donna dalle spalle larghe e dalle palle rinforzate con piombo fuso, ripagherò con un cinema e un barattolo di pop corn medio, so che apprezzerà.

Tornando all’esame non so se sia stato peggio scoprire che in fondo fondo ero in un reparto geriatrico con colleghi dai 70 in su o aspettare dalle 8 alle 13 con la vescica talmente gonfia da essere trasparente. I primi 3 sono andati bene: il vecchio col cappello e 10 lauree, la figlia mongolfiera e la madre dirigibile. Poi è stata tutta una fase calante, tra una che invece di dire barbari diceva i barbarici, che non riusciva a mettere in fila 3 parole 3 ma che ha preso 27. Poi un’altra che doveva sostenere il suo primissimo esame e non ha voluto nessuno dentro, si è sprangata dentro con la prof e l’assistente e ne è uscita un’ora dopo con una faccia da morto dicendo che aveva preso 20. Lì ho iniziato a perdere certezze ma fortunatamente anche tensione visto che passate 4 ore davanti ad una porta il minimo che può capitare è che ti spacchi i maroni e fanculo alle 2 settimane sotto torchio. Poi è toccato all’altro settantenne che manco sapeva che esame stava per dare ma ha preso 28 e poi a ME. Entro col mio giubbotto ancora su nonostante i circa 30 gradi della facoltà (quando ho deciso di toglierlo ho pensato che la maglia con le pecorelle e l’ascella pezzata non fosse propriamente indicata e ho deciso di perdere 1 o 2 chili dentro il mio conbipel imbottito). Mi siedo, prendo qualcosa da stringere durante l’esame, cioè una penna e poi aspetto. Inizia e tutto o quasi va bene, il quasi è la domandina del cazzo, quella proprio fatta per trovare la falla, quella che la risposta la sa solo Dio. Fatto sta che alla fine mi ha messo 30. Alleluia.

P.s.: continuo a pensare che l’enjambement sia una figura retorica.

0 Punti di vista dal futuro

lettere

Se ti volti indietro riesci a vedere quanta strada hai fatto? Non mi rispondere tanto lo so che tu non sei precisamente quel tipo di persona che perde tempo a darsi una sbirciata dietro le spalle. Avanti sempre avanti come una supposta di glicerina sparata su per il culo dalla mano di uno che ha solo voglia di cagare in fretta. Tu sei così, perversamente, fottutamente sopra le righe di un quaderno tutto sommato ordinario, uno di quei quaderni da supermercato che stanno in pacchi da 4. Se ti guardo da qua ti vedo su un’altalena che tra un po’ si staccherà ma mica te lo vado a dire, aspetto solo quel bel rumore sordo di un culo che infrange i suoi sogni di gloria su un solco di terra polverosa e battuta da migliaia di piedi di mocciosi col moccolo al naso.

Angeli con capelli biondo platino, angeli grassi con troppi orecchini, quegli angeli senza ali ma con jeans stretti e pance trasbordanti, con quelle frasi che dovrebbero lasciare un segno sulla superficie di un pianeta con poca terra ferma e troppo mare, abitato da centinaia di abitanti che corrono una staffetta con in mano un candelotto di dinamite. Non arrivano mai prima che quello esploda, guardano pezzi di osso e carne viva al posto delle loro mani ma come poveri stronzi sorridono e continuano a correre dietro una carota che non prenderanno mai. Questi angeli che in realtà non sono angeli ma si fanno chiamare così, arrivano quando ricevono il gran segnale di dio che in realtà non è dio ma è un acrobata da circo che fa volteggiare troppi piatti in una volta. Parlo di qualcuno che conosco perchè in fondo in quel pianeta grande come uno sputo ci capitiamo tutti prima o poi, possiamo farci un soggiorno di una settimana, di due mesi, di 50 anni ma prima o poi ci si sveglia con i postumi di un festino andato peggio che male.

Sto pianeta lo osservo senza bisogno di cannocchiale perchè se allungo un dito posso sentire le rughe che presenta la superficie, sento che in alcuni punti si sta spezzando e non rido e non piango. Mangio pop corn e bevo birra alla salute di chi si è rotto il pacco di far parte di una compagnia di burattini tenuti su da fili sempre più lisi. Scorreggio su tutto ciò che non mi piace e vivo tra una semina e l’altra, tra una mungitura di vacca e un uovo d’oro, poi se proprio mi va di culo trovo il pezzo da collezione che mi mancava e godo di 5 taniche di benzina per i giorni successivi.

        

 

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