lunedì 31 maggio 2010

0 Recensione The Dome Stephen King

under-the-dome-king Ieri ho finito l’ultima fatica di Stephen, mi è dispiaciuto. Un romanzo così è raro al giorno d’oggi ed è ancor più raro che venga fuori dal mio scrittore preferito, uno che ormai stenta a portare a termine l’OPERA PERFETTA. I suoi ultimi romanzi andavano bene sino al 80% della lettura poi si sgonfiavano miseramente, annientati da finali decisamente poco credibili (due esempi su tutti: Duma Key e La Storia di Lisey).

La Cupola è un romanzo elefante, più di 1000 pagine con decine di personaggi. A guardarlo da fuori ci si spaventa, a guardarlo da dentro con gli occhi che divorano chilometri di pagine, SI GODE di un piacere tantrico. I protagonisti, quelli veri, quelli che catturano la scena, non sono tantissimi ma tutti hanno il loro perchè, persino il piccolo corgi Horace di cui leggiamo i pensieri e l’amore per i pop corn. In questo romanzo si supera il buonismo di kinghiana memoria che vede la sopravvivenza del buono e la morte del cattivo…in questo romanzo crudo e avvincente c’è un numero impressionante di morti, alcune ci fanno esclamare EVVAI, altre ci portano alle lacrime, altre ci lasciano indifferenti. E’ un libro originale e senza un attimo di respiro, ogni pagina porta avanti la storia, senza tempo per riflessioni o flashback, il tempo è il Presente e si vive la tragedia minuto per minuto, sentendo piano piano il respiro corto e i polmoni collassati come se fossimo tutti lì avvolti da questa incredibile calotta trasparente, simili a formiche sotto la lente d’ingrandimento del bambino più grande del mondo. Non è una storia di extraterrestri, non c’è una spiegazione razionale su chi abbia messo la cupola su un paesino del Maine, ognuno può pensare quello che crede. Forse ci sono altri mondi oltre a questo, forse abitati da bambini crudeli che si divertono a vedere che effetto fa imprigionare un micromondo dentro un bicchiere di vetro aspettando che l’aria finisca. Forse la Cupola è la punizione per le colpe dell’uomo e può essere vista come strumento di espiazione e di rinascita per chi riesce a sopravvivere.

Come trovare un difetto ad un romanzo che difetti non ha? Beh, se devo proprio essere cattiva, posso dire che non ho avuto la sensazione che si trattasse di un paese ma di un quartiere molto più piccolo, non ho avuto insomma la sensazione che sotto ci fossero centinaia di persone, ma solo poche decine.

Ma queste sono solo quisquilie rispetto alla perfezione della storia. Del resto non affrontate la lettura pensando che il problema della Cupola sia tutto, quella è solo la cornice, in realtà ciò che conta è la conseguenza di una situazione in cui non c’è via di uscita ma neanche via di entrata per la Legge. Il capetto locale, Rennie, un Berlusconi di provincia, approfitta dell’isolamento dal potere costituito per impadronirsi del paese e dei suoi abitanti circondandosi di giovani scapestrati o nulla facenti, armati di pistola e con il chiodo fisso dello stupro. Una situazione in cui la gente che ha votato Rennie non si rende conto del Male che rappresenta, dove ogni nefandezza viene imputata all’innocente per coprire la verità e le sporcizie del Governo Autarchico e Dittatoriale, insomma a me ha ricordato la realtà politica italiana e questo è un altro punto a suo favore. Peccato che solitamente chi dovrebbe aprire gli occhi sulla realtà non perda tempo a leggere libri ma preferisca Pomeriggio 5 della D’Urso o gli abomini editoriali di Alfonso Signorini.

Il mio consiglio è godetevi questo libro e preparatevi ad un viaggio nel Male più profondo, quello rappresentato dall’Uomo.

Voto 10

lunedì 24 maggio 2010

1 Quel lunedì che non ti aspetti

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Oggi è un lunedì di quelli rari, di quelli che non ti alzi con un diavolo per capello e un vaffanculo tra i denti. Un lunedì così non lo ricordo da tempo, sarà perchè mi sento leggera come una piuma, sarà questo cielo azzurro tipicamente cagliaritano, sarà il pisolino pomeridiano di ieri, sarà quel che sarà ma io mi sento tanto bene da poter cantare a squarciagola COME VA COME VA? TUTTO OK TUTTO OK. W Albano e le sue geniali scelte sintattiche che ben esplicano una giornata e uno stato d’animo coi fiocchi. Ho fatto delle promesse a me stessa e inizio a rispettarle da oggi:

1) Contare sino a 100 prima di dare una testata al muro per il nervoso

2) Non cedere alle lusinghe di un carboidrato sotto forma di biscotto o cornetto algida

3) Fare una bella passeggiata dopo cena e poi 5 piani di scale a piedi

4) Prendere con filosofia e calma zen ogni stronzata che potrebbe capitarmi sotto tiro e credetemi ce ne sono tante che aspettano solo che io ci metta il piede sopra

5) Studiare con razionalità e strategia invece che farmi venire i capelli dritti e le palle fuori dagli occhi per sublimazione da studio

Sì sono decisamente piena di vita nonostante ora abbia nelle orecchie quella lagnosa della Pausini. Ma la storia della musica ci ha veramente guadagnato dalla rima baciata? a vedere gli zeri degli assegni della signorina denti larghi e naso lungo sembra di sì.

Ultima nota di colore e motivo di tripudio: ieri i miei concittadini cagliaritani hanno fischiato e insultato Castelli venuto qui nella mia bella isola per rappresentare la Lega. AH AH AH. Peccato non fosse Bossi, magari Dio completava l’opera che ha lasciato incompiuta qualche anno fa.

Cattiva? no semplicemente io. 

domenica 23 maggio 2010

0 Battiti di tempo (post dell’allegria)

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Il tempo scorre veloce veloce, a me basta aprire un giornale per capirlo (fortunatamente ancora lo specchio mi dice bene :D…!). Guardare le rughe sul volto di qualcuno che ai tempi delle mie prime sbucciature sul ginocchio era giovane e figo beh diciamo che qualche scompenso me lo mette. Gli esempi sarebbero innumerevoli, dal calciatore (Nicola Berti e Giuseppe Giannini sono due damigiane da osteria per esempio e dire che mia sorella aveva pure il poster del “principe” a capo del letto e pensava fosse il più bello al mondo), al cantante (qui non saprei se citare Simon Le Bon e la sua trippa o i Take That e la loro artrite reumatoide) e gli attori naturalmente (mi sa che l’unico sopravvissuto bene nel lungo viaggio dagli anni 80 ai 2000 e oltre è Rob Lowe, uno che è più bello adesso di 30 anni fa).

Il tempo passa ma forse non è poi così veloce come sempre, semplicemente siamo noi che nella fretta di vivere o nella noia dei giorni che ci sembrano banali, perdiamo di vista gli anni che passano. Che filosofa della morte che mi sento! però riflettendoci è proprio così. Io per esempio penso di aver gettato via almeno almeno 8 anni di vita, fortunatamente non tutti in blocco. Ho perso molto tempo ad aspettare qualcosa che non arrivava e l’ho perso nella maniera più banale cioè non salendo sui treni che passavano perchè non erano quel singolo treno per cui avevo pagato il biglietto. Se mi rivedo in quei momenti un po’ mi detesto, con la sigaretta tra le labbra e due auricolari nelle orecchie, con quest’aria falsamente sicura e con i diari sempre pieni di parole come ricordo, eternità, destino, noia, disincanto. Ho dovuto arrivare ai 25 anni per capire che in fondo in fondo la vita presentava molti scenari inaspettati e sicuramente più invitanti del ricordo di 1 anno di vita ad alto voltaggio. Questo 2010 è un anno stranissimo per me perchè continuo imperterrita a guardare ad un passato molto più lontano, quello di quando ero ragazzina e mi mancano moltissime cose che purtroppo non è possibile riavere. E’ un po’ strano rimpiangere situazioni e persone a cui non pensavi da anni, per esempio i miei nonni che se ne sono andati ormai tanto tempo fa e che sarà tremendo dirlo ma non mi sono mancati quasi mai nel corso della vita. Certo, non erano i classici nonni affettuosi che ti stringevano in un abbraccio da soffocamento ogni volta che gli capitavi a tiro o quelli con cui ti faceva piacere stare a parlare. Erano nonni freddi, poco propensi al contatto fisico, presenti ma non adatti ad una bambina molto timida come me. Gli ho voluto comunque molto bene, soprattutto a mio nonno che erano più le volte che non mi riconosceva che quelle in cui si ricordava chi ero. L’ho conosciuto che aveva già avuto un ictus di quelli pesanti perciò diciamo che era normale. Camminava strisciando le pantofole in quel suo eterno pigiama e io non capivo perchè mangiava sempre solo in quel grande salone (che magari se lo rivedo con gli occhi di adesso è minuscolo o semplicemente normale). Ero affettuosa da piccola (non l’orso di adesso per capirci) e ogni volta che tornavo da scuola gli davo un bacio sulla guancia ispida di barba, una volta mi ricordo che aveva la testa china sul piatto e allora non riuscendo a raggiungere la guancia gli avevo dato un bacio sulla fronte…beh mia nonna e la mia giovane zia mi avevano fatto sentire ridicola come se avessi fatto una cosa assurda, non l’ho mai capito ma mi sa che da quella volta non ho più preso iniziative e ho iniziato anche ad essere meno affettuosa. Mia nonna invece me la ricordo per il volume alto del televisore e per la continua fissazione dei fantasmi e delle malattie. Non era una donna ottimista, era capace di fare dei dolci di carnevale buonissimi ma aveva quasi sempre la luna storta. Quella casa me la sogno ancora e non sono mai sogni buoni, ho sempre paura e ora a pensare a quanta malattia e pessimismo ci ho visto dentro un po’ riesco a spigarmene la ragione. Eppure è la stessa casa in cui giocavo con i miei cugini, dove si festeggiavano tutte le date importanti dell’anno, dove ho riso (spesso a bassa voce) e dove ho imparato ad amare i giochi di società come Monopoli, Scarabeo e Risiko. Era la casa del pranzo della domenica e delle mattine d’estate ad aspettare che mia zia finisse di bere il the nel bicchiere di vetro per stiparci nella 500 bianca e andare al mare. E’ anche la stessa casa, però, dove avevo paura di muovermi e dove c’era un poster vecchissimo di Gesù Cristo che ti guardava fisso fisso negli occhi. Che strano pensare che c’è stato un momento in cui varcata quella soglia non ci sono entrata più perchè era arrivato il momento di restituire le chiavi al proprietario del condominio. Una volta morti tutti e due quella porta si è chiusa per sempre dietro alle mie spalle e poi non ricordo più come ho fatto a riabituarmi a giornate diverse da quelle degli ultimi 15 anni, io che di anni ne avevo 16.

E con questo “allegro” post delle rimembranze chiudo per oggi e inizio il mio oggi visto che sono appena le 9 di mattina

sabato 22 maggio 2010

0 Blue Noah

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Blue Noah è un anime datato, risale infatti al 1979 e fu trasmesso in Italia nel 1980 sulla mitica RETE A. Io sinceramente non lo ricordavo, anche perchè all’epoca avevo solo 3 anni, ma ho colmato la lacuna grazie al Tubo che mi ha permesso di apprezzarlo senza pubblicità e senza aspettare invano una sua improbabile rimessa in onda sulle attuali (ridicole e orrende) reti televisive.

La storia è questa: la Terra è stata invasa e quasi distrutta dai Gothamiani, una popolazione aliena (ma dalle fattezze umane) che arriva da un altro sistema solare e che vuole trasferirsi nel nostro Pianeta visto che il loro è in via di morte. Gli esseri umani sopravvissuti sono davvero pochi e tra loro vi è l’equipaggio della Blue Noah, una nave sottomarino dotata di ogni arma e di qualunque cosa sia necessaria alla sopravvivenza umana. E’ guidata dal comandante Domon supportato da un equipaggio esperto e preparato. Il compito della Blue Noah è la salvezza di ciò che è rimasto della Terra ma anche la sconfitta dei Gothamiani.

Gli episodi sono pochi rispetto alla norma, infatti solitamente la media di un qualsiasi anime vola ben al di sopra dei 30 e qui ci fermiamo solo a 27. Non è un male anzi, la serie infatti è ben curata (tranne il doppiaggio italiano che tranne in alcuni casi è veramente da schifo)e soprattutto ha il grande merito di avere un filo conduttore continuo tra un episodio e l’altro. Ci sono alcune puntate lente (soprattutto all’inizio) ma ce ne sono altre emozionanti e commoventi. Certo ci sono molte ingenuità e luoghi comuni ma in complesso è un anime coraggioso e originale nel suo proporsi come un’avventura per la maggior parte marina. Molto affascinante e con una penultima puntata più schock dell’ultima.

Voto 7,5

0 A qualcuno piace caldo (1959)

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Film delizioso con tre protagonisti che non per niente sono rimasti nella storia del cinema, Tony Curtis, Marilyn Monroe e il mitico Jack Lemmon (a cui è andato giustamente l’Oscar). I due uomini sono suonatori rispettivamente di sax e contrabbasso ma riescono a trovar lavoro solo in orchestre che si esibiscono in locali frequentati dalla malavita italoamericana. Un giorno finiscono per essere testimoni di una strage in un garage e scappano via per non essere ammazzati dal Boss di turno. A quel punto decidono di travestirsi da donne ed entrare in un’orchestra femminile che si esibirà in Florida, riuscendo così a scappare per un po’ e sperando intanto di far calmare le acque. Diventano così Josephine e Dafne. Tra le compagne di viaggio conoscono Zucchero, una splendida seppur svampita bionda cantante e suonatrice di ukulele con un debole per il whisky (in epoca di proibizionismo) e per i sassofonisti. Joe si innamora subito di lei e tenta prima di farsela amica per scoprire così che la ragazza, stufa di essere sedotta e abbandonata da i sassofonisti, vorrebbe trovare un uomo ricco e intellettuale. Joe a questo punto tenta l’ennesimo travestimento riuscendo a far credere alla donna di essere il figlio dei proprietari della Shell, perciò ricco sfondato e mentre i due trascorrono una piacevole notte sullo yacht di qualcun’altro, la povera Dafne (alias Jerry) balla il tango con il suo ricco e vecchio spasimante, inconsapevole della sua vera identità…

Il film merita di essere visto e apprezzato in ogni sua parte, dalla recitazione sempre a livelli eccelsi, alle esilaranti espressioni facciali di Lemmon, alle curve e alla bellezza eterna di Marilyn che proprio in questa pellicola canta la celebre I Wanna Be Loved By You. Le battute a doppio senso, così come le continue gag distinguono questo film dai suoi contemporanei, sicuramente più edulcorati e rassicuranti. Billy Wilder del resto è un maestro in tutto questo e la sua mano ci accompagna in scene e dialoghi che ci rimangono nel cuore e nella mente come capolavori di un cinema ormai defunto. Dei tre attori solo Curtis è ancora vivo, Marilyn se n’è andata non molto dopo le riprese di A qualcuno piace caldo e Jack Lemmon è morto nel 2001 mi pare per una grave malattia. Curtis forse è il meno convincente tra i protagonisti, molto ingessato e con poca espressività ma chissà forse è proprio grazie a questo che spiccano ancora di più le doti di re della risata di Lemmon, perfetto nella parte di una donna.

Nelle battute finali, quando il miliardario vuole sposarlo, lui esclama: “Ma sono un uomo!” e quello “Nessuno è perfetto!!”. C’è tutto il film. Godetevelo.

Voto 9  

mercoledì 19 maggio 2010

0 Influenza a maggio, la fortuna è dalla mia

Influenza Eccomi qua con le ossicina doloranti su di un letto sudato da tre notti di battaglie, ahimè non di sesso sfrenato ma di stomaci ribaltati e insonnie gravitazionali. Io che neanche una settimana fa mi vantavo di aver scampato l’influenza A,B,C, suina, ovina o caprina,ebbene proprio io ho beccato la sfigatissima influenza di maggio. Leggo che siamo in 60000 in Italia…sarà possibile che esista una sfiga così grande? e dire che ho trascorso un sabato e una domenica di tutto rispetto tra un bel film al cinema (Notte folle a Manhattan…consigliato a chi vuol farsi 2 risate di quelle buone) e una passeggiata ecologica all’orto botanico di Cagliari. Ho camminato 10 chilometri come ridere nonostante le maledette folate di vento che arrivavano a 60 all’ora, ho mangiato un’ottima pizza (dopo aver espletato le mie necessità fisiologiche in un bagno grande come un francobollo) e sono tornata a casa con l’animo giusto per iniziare il periodo ics (due settimane di tempo per preparare l’ennesimo esame). Vado a letto e mi addormento, ma ZAN ZAN ore 5 occhi sbarrati e strani rumori a livello intestinale. Che succede? ma dai sarà stato il tiramisu della casa, qualche bacillo bastardo sfuggito ad uno dei tanti cuochi tatuati di quella bella pizzeria giù al porto. La prossima volta non mi fregano. E invece la notte diventa giorno e il malessere si trasforma in maledizioni in lingue sconosciute. Il bagno mi vede protagonista e poi verde in faccia e più magra di un chilo mi dirigo diligentemente all’università per la merdosissima ultima (e si scoprirà per altro inutile) lezione di Latino Medievale. Mi trascinavo sui gomiti ma contavo sulla classica pausa delle 10 che mi avrebbe permesso un’evacuazione preventiva verso casa alla velocità consentita da uno stomaco asfaltato e da un intestino ridotto ad un vermicello scotto. La pausa non c’è mai stata. Alla fine però sono miracolosamente riuscita a infilarmi a letto e ho iniziato a delirare per una giornata intera col maledetto termometro PIc Indolor che BIPPAVA per avvisarmi di controllare la temperatura. Un Bip in pieno orecchio ad uno che ad un passo dal vomito non è proprio il massimo della vita, credetemi. La febbre è arrivata a 39,3 e mi ha tenuta sveglia per un’altra notte perchè ogni volta che mi mettevo giù lo stomaco si rovesciava perciò ho trascorso 10 ore seduta a guardare il buio.Che meraviglia! ah dimenticavo di dire che il mio unico nutrimento sono stati 2 spicchi di mela e un omogenizzato il giorno dopo, il che ha fatto un miracolo che un po’ mi ha ripagato delle sofferenze: la pancia è quasi sparita. Ieri è andata un tantino meglio ma oggi decisamente bene. Comunque invidio quelli a cui viene la classica influenza con raffreddore e dolore muscolare. Ma porca eva solo io sono abbonata al virus gastro intestinale? che vaccata! Ora vado a letto sperando nella clemenza dei miei organi deputati alla digestione.

P.S.: ma come cazzo fanno i neonati a mangiare gli omogenizzati? un asse di legno ha decisamente più sapore.

mercoledì 12 maggio 2010

0 48 ore (1982)

 

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Un detenuto fugge di prigione grazie all’aiuto di un suo compare, un gigante indiano con cui si mette poi alla ricerca di una valigia di denaro custodita a San Francisco dall’unico componente della banda rimasto libero. I due prendono in ostaggio la ragazza di quest’ultimo per spingerlo a fare in fretta ma presto si trovano ad avere a che fare con Jack, un  poliziotto dai modi decisamente rudi e Reggie, uno della banda in galera per furto ma libero per sole 48 ore in modo da poter aiutare il detective a trovare i due malfattori e assicurarli alla giustizia.

Siamo nel lontano, lontanissimo 1982. I due protagonisti, Nick Nolte e Eddie Murphy, sono due imberbi giovanotti sui 20 e 30 anni e già questo ci sconvolge a livello emotivo, le automobili sono sullo stile Old America (grandi scatole piatte e squadrate), i cellulari non esistono, le sigarette abbondano e le parolacce pure. E noi diciamo GRAZIE per tutto questo ben di Dio ormai edulcorato da regie asettiche, visi puliti e ben educati e poco coraggio oltre che pochissime idee (per la maggior parte brutte). Dove sono finiti i polizieschi misto humor? perchè si è persa la voglia e il talento di costruire storie credibili (ma non troppo), con protagonisti outsider, con battute capaci di entrare nella storia del cinema? Negli anni 80 i titoli si sprecano basti pensare alla trilogia di Beverly Hills Cop e nei 90 come non ricordare Arma Letale? Che non mi si venga a citare l’ultima fatica di John Travolta perchè siamo lontani anni luce dalla freschezza e coinvolgimento di 48 ore. Parliamo del film in questione? Beh c’è poco da dire e molto da guardare. Impossibile resistere alle battute, ai ritmi sempre altissimi e alla violenza mai fine a se stessa. La storia è semplice perchè è giusto che sia così, ci siamo rotti il pacco degli intrecci complessi e inutili, i due protagonisti sono bastardi per motivi diversi (uno ha la faccia da cattivo ma in fondo è un buono di natura, l’altro ha la faccia da schiaffi ma è anche una testa fina) ed entrambi regalano siparietti da vedere e rivedere su Youtube facendosi sempre qualche bella risata. Nick Nolte è più maturo e ha sicuramente una parte più complessa, è un grande attore che forse il cinema ha messo un po’ da parte e anche lui non ha fatto niente per stare a galla se non drogarsi e mettersi alla guida (se si rivedesse in questo film magari ci vedrebbe qualche segno profetico ma ammirerebbe anche la sua giovanile maestria davanti alla macchina da presa). Eddie Murphy è al suo debutto e, diciamocelo, si vede abbastanza. Un po’ rigido e ai margini per buona parte del film (piccola spalla di un grande mattatore) poi piano piano si fa spazio e riconosciamo le sue espressioni buffe, la mitica risata e la fantozzaggine (ma molto meno rispetto a quello a cui ci abituerà nelle pellicole successive).Eddie Murphy è uno di quegli attori che ha mandato in fumo la sua sfolgorante carriera di attore comico. Era il re della commedia per tutti gli anni 80 e per buona parte dei 90 poi improvvisamente ha fatto scelte incomprensibili che ne hanno molto sminuito il valore. Il ciclo del Professore Matto è onestamente orrendo, così come la Casa dei Fantasmi. E’ uscito totalmente dal circuito dei grandi ma grazie alle magie del dvd e di internet possiamo tornare indietro e recuperare piccoli gioielli come questo. Consigliato praticamente a tutti.

Voto 9  

domenica 9 maggio 2010

0 40 giorni & 40 notti

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Per gli Americani la commedia è composta da due filoni (un po’ come da noi del resto): quella delicata e divertente e quella decisamente volgarotta e priva di humor. Questo film fa ovviamente parte della sottocategoria numero 2. Suoi degni compagni sono American Pie e la saga di Porky’s (vero cult per noi che siamo stati asfaltati dagli anni 80). Se vi aspettate di ridere non riderete, se invece appartenete alla setta “della mano destra” e avete 12 anni, con tutta probabilità non vi verranno molti calli alla mano. Sesso infantile, ossessivo compulsivo, idiota e fine a se stesso….anche se in realtà il sesso non esiste, se ne parla per 90 minuti ma non si fa mai. La trama lo dice: Matt è ossessionato dal sesso senza amore dopo che è stato lasciato dalla sua ragazza, per lui ogni occasione è buona per darci dentro ma finisce sempre che non riesce a concludere perchè il suo chiodo fisso è la donna che non ha più. Decide di rinunciare al sesso per 40 giorni e 40 notti, ma durante questo periodo conosce Erika una ragazza che fa rinascere in lui un sentimento che credeva di aver perso..iniziano i problemi perchè decide di continuare il suo fioretto. Lei si sente rifiutata ma poi decide di accettare la cosa, cosi che ormai vinti dal desiderio animale si dilettano nella trombata con i petali di fiore soffiandoli nei punti tantrici senza toccarsi mai. Già questo meriterebbe un bel lancio del dvd dal quinto piano del mio palazzo, ma porto avanti la visione fino alle estreme conseguenze. Il lieto fine arriva e finalmente posso accantonare questa bruttura priva di senso.

Il film è brutto, pesantemente brutto. La recitazione idem. Non vedo un solo motivo per consigliare un orrore simile. Immagino che a qualcuno sia piaciuto e la cosa è grave, ma del resto de gustibus….

Voto: 4 

venerdì 7 maggio 2010

0 Orizzonti storti

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A volte mi alzo dal letto con i capelli arruffati ma il cuore liscio liscio,

stamattina invece capelli liscissimi e cuore arruffato.

Non sono incazzata,

non sono annoiata,

non sono triste,

mi sento solo

in gabbia

 

Siamo nel 2010,

torno indietro col pensiero ma a volte vedo troppi colori pastello dove invece c’erano soprattutto tinte fosche,

nonostante ciò

mi manca la pelle liscia di mia madre

mi mancano le stelle osservate dalla camera dei miei

e sì mi manca

anche quel balcone bianco bianco dell’estate1993

La vita è strana

ti toglie

ti regala

ma non compensa mai veramente

7 Maggio 2010

giovedì 6 maggio 2010

1 Blue Dragon-Prima Serie

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Anime ispirato all’omonimo videogioco per XBOX 360. Recentissimo (2007), arriva in Italia nel 2009 ed è composto da 51 episodi. La storia racconta le avventure di un gruppo di 6 persone (Zola, Jiro, Shu, Kluke, Bouquet e Marù Marò) capaci di evocare 6 ombre (Pipistrello Assassino, Minotauro, Blue Dragon, Fenice, Ippo e Tigre) in quanto eredi dei leggendari cavalieri della luce. Il sestetto, guidato da Zola, ha come obiettivo la sconfitta di Nene e del suo esercito, colpevoli di voler soggiogare il mondo. Per riuscire nell’impresa scoprono di aver bisogno di ulteriore potere. Il segreto per riuscirci sta nelle 7 pagine che spiegano come i 7 cavalieri (l’ultimo è Nene) riuscirono a sigillare le tenebre e portare la luce nel mondo. Dopo un’affannosa ricerca densa di combattimenti, riescono nell’intento e sconfiggono Nene. Le avventure però non sono ancora finite perchè dietro l’angolo c’è un grande colpo di scena finale quando Zola rivela di aver usato i suoi amici per riportare il mondo nelle tenebre…

Era da tempo immemorabile che non vedevo un anime così ben realizzato (disegni, doppiaggio, caratterizzazione personaggi) ma soprattutto così coinvolgente. Inizialmente o almeno sino al 40esimo episodio sembra di trovarsi davanti al solito cartone animato un po’ sempliciotto poi proprio quando non ci speri più si aprono nuovi scenari che trasformano un andamento narrativo un po’ scontato in un vero e proprio botto finale. Come spesso accade il personaggio principale, Shu, non è quello che cattura le simpatie più grandi (almeno a leggere i commenti su You Tube), così come lo scontroso Jiro, mentre Bouquet, Marumaro e la dolcissima Kluke sono indimenticabili per umorismo, umanità e autoironia.

Il successo avuto dalla serie ha spinto la produzione alla realizzazione di una seconda serie, anch’essa composta da 51 episodi. Penso che stavolta le operazioni di marketing siano da mettere in secondo piano perchè effettivamente si aveva la necessità di capire meglio alcuni fatti lasciati a metà, per esempio la fine di Andropof e Schneider, la scomparsa delle ombre, il futuro dei fantastici 7…insomma c’era un bel po’ di carne al fuoco che era bene sviluppare e che al momento (maggio 2010 sta andando in onda su Italia 1).

Inutile dire che neanche Blue Dragon è stato risparmiato dalla censura italica, tanto è vero che il generoso decolletè di Bouquet è stato fortemente ridimensionato, così come i feroci appetiti sessuali di Marumaro. Prendiamone atto e godiamoci comunque un prodotto veramente di qualità.

Voto: 7,5  

 

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