martedì 27 agosto 2013

0 Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966)

Il film è tratto da una celebre pieces teatrale ed è interpretato da due veri mostri sacri della cinematografia mondiale: Richard Burton ed Elizabeth Taylor. I due attori rivestono il ruolo di George e Marta, una coppia di quarantenni che vivono una perenne lotta intestina tra le mura domestiche. George (un uomo che si porta alle spalle la morte misteriosa di entrambi i genitori, forse uccisi da lui stesso) è un docente universitario che ha sposato Marta, la figlia del rettore, una donna aggressiva, annoiata e perennemente attaccata alla bottiglia. Una notte al ritorno da una festa ricevono la visita di una giovane coppia che viene coinvolta nel loro gioco al massacro.
Penso che il punto forte di tutto il film sia l'elemento recitativo, i dialoghi serrati, la forza dei corpi e delle espressioni facciali. Per fare questo non basta essere attori, bisogna essere Liz Taylor e Richard Burton. Entrambi entrano totalmente nella follia dei loro personaggi, la Taylor come donna aggressiva, fragile e ossessionata dalla convinzione di avere un figlio mai nato, Burton apparentemente come uomo medio, piatto e schiavo della moglie ma in realtà folle quanto lei e altrettanto caustico nelle espressioni verbali.
E' un film molto impegnativo e basato più che altro sullo studio della psicologia umana, non c'è azione vera e propria e gli eventi si svolgono nell'arco di una notte. Per palati fini e per chi vuole ammirare due veri mostri sacri del grande schermo.
Voto 8

mercoledì 21 agosto 2013

2 Bianca come il latte, rossa come il sangue - Alessandro D'Avenia

Ho scelto di immergermi in questo romanzo in modo molto casuale, unicamente spinta dal desiderio di trovare nuova compagnia in questa estate per me così triste e desolata. Avevo bisogno di leggerezza ma anche di profondità e il destino mi ha messo tra le mani questa storia scritta con semplicità da un autore italiano che non conoscevo. Non sapevo neppure che ne fosse stato tratto un film e mi sono sinceramente chiesta come l'autore abbia accettato di dare l'okay alla trasposizione cinematografica del suo romanzo che ha la sua forza proprio nell'immagine che ognuno di noi elabora nella sua mente. Non è una storia fatta di azioni ma soprattutto di pensieri e per me è un delitto trasformare questi pensieri in azione filmica.
La storia si svolge lungo l'arco di un anno scolastico (strasbordando fino al settembre successivo) e ha per protagonista Leo, un sedicenne dai capelli indomabili (perciò il doppio significato di Leo come nome proprio, ma anche come leone) che ama perdutamente una sua compagna di classe che si chiama Beatrice, una ragazza dai bei capelli rossi e dagli occhi verdi. Leo frequenta il liceo classico, ama il calcetto, suonare la chitarra, condividere le sue emozioni con la sua migliore amica Silvia (segretamente innamorata di lui) e sfuggire al bianco, per lui il colore della paura e della tristezza. La sua vita così spensierata e piena di sogni cambia improvvisamente con la notizia della malattia di Beatrice, affetta da una grave forma di leucemia. Leo cerca di cambiare l'ineluttabile donando il suo stesso sangue alla ragazza e riuscendo finalmente a dichiararle il suo amore. Non vado avanti per non rovinare la sorpresa a chi ancora non ha letto il libro ma che ha intenzione di farlo quanto prima.
Devo dire che non ho mai pianto quanto mi è capitato di fare durante la lettura di questo romanzo. Ovviamente c'è un motivo perché non credo che avrei avuto la stessa straziante reazione se fossi stata ignara di cosa significhi la parola leucemia e perdere qualcuno che amavi (e che nel tuo cuore amerai per sempre) a causa di questa malattia bastarda. Quasi un mese fa è morta la mia povera gattina malata di leucemia e gravemente anemica nonostante una trasfusione e tanti piccoli segnali di un lento miglioramento. Molti penseranno che la morte di un animale non abbia lo stesso significato della morte di un essere umano ma a me non interessa perché so quello che ho provato e quello che sto provando nel mio cuore. Leggere questo romanzo mi ha aperto delle ferite profondissime ma sono contenta di averlo fatto perché un libro capace di leggerti dentro in questa maniera è un libro prezioso. 
Il romanzo è ricchissimo di frasi molto belle e significative che ti verrebbe da copiare e appuntare da qualche parte proprio perché senti che sono maledettamente vere, come se lo scrittore ti avesse letto dentro l'anima. Ho trovato invece troppo ridondanti e poco credibili i discorsi dei genitori di Leo. Anche il personaggio del supplente (quasi un Robin Williams in L'Attimo fuggente) è troppo perfetto, troppo letterario per avvicinarsi al mondo reale ma capisco la sua funzione all'interno della storia e mi sento di giustificare l'autore.
Alla fine dei conti è un romanzo che parla di amore, morte, sogni e vita perciò pur nella sua brevità è come un compendio di tutto quello che ci rende uomini e proprio per questo, nel suo piccolo, è un gran bel libro. Gli adolescenti non lo comprenderanno del tutto ma piacerà sicuramente a chi ha alle spalle già un bel po' di vita vissuta.
Voto 8    

martedì 20 agosto 2013

1 Ammazzavampiri (1985)

I film horror Anni 80 sono strani nel senso che ispirano sempre un sentimento di nostalgia anche quando si tratta di cag..e pazzesche, come in questo (quasi) demenziale caso. Questo perché noi over 30 che un po' di quell'epoca ce l'abbiamo tatuata nel cuore non riusciamo ad essere totalmente cattivi verso film che nel bene o nel male hanno fatto storia. Del resto i film horror venivano ancora trasmessi nella nostra vecchia e gloriosa televisione analogica senza la deleteria presenza del Moige che nel corso degli anni ci ha portato via tanta libertà (soprattutto da un punto di vista cinematografico). Avevamo magari  fratelli o sorelle più grandi che riuscivano a stare svegli per vedere la mitica trasmissione presentata da Zio Tibia che introduceva sempre qualche bella perla horrorifica. Io ero piccola e avevo una fifa matta di tutto ciò che incuteva terrore ma già da adolescente ho colmato parecchie lacune, per fortuna non tutte così da lasciarmi ancora qualche bella chicca anni 70 e 80. Questo film per esempio non l'avevo mai visto nonostante il titolo sia abbastanza celebre anche per chi non è un appassionato del genere. 
Come si intuisce dal titolo il tema portante è quello dei vampiri che ha dato numerosissimi frutti da Nosferatu in poi, con risultati non sempre apprezzabili ma comunque per certi versi sempre affascinanti. In questo caso il protagonista è il giovane Charlie, un ragazzo tutto latte e film horror, uno che preferisce la visione di Ore d'orrore piuttosto che fare sesso con la sua ragazza. Un giorno scopre che il suo nuovo vicino di casa è un affascinante quanto terribile vampiro che presto cercherà di eliminare lui, il suo amico ammazzavampiri (il conduttore della trasmissione preferita di Charlie) e di fare sua la fidanzatina di Charlie che gli ricorda (sai che novità) il suo amore perduto secoli prima. 
La trama non è granché ma bisogna ammettere che l'elemento di qualità secondo me sta nel trucco che per l'epoca era veramente all'avanguardia. I vampiri del film passano da un bell'aspetto fisico alla mostruosità più assoluta grazie a tanti effetti speciali che ora come ora possono apparire grezzi ma che all'epoca dovevano costare tempo, fatica e denaro. 
Non siamo davanti ad un capolavoro, intendiamoci, anzi si tratta di un filmetto abbastanza piatto se si esclude il finale scoppiettante e qualche gag vetusta ma abbastanza divertente. Non manca come al solito un finale non finale che sembra presagire un sequel che in realtà è stato fatto oltre ad un recente (quanto inutile) remake con protagonista Colin Farrell (Il vampiro della porta accanto). 
Voto 6

domenica 18 agosto 2013

0 Dracula's legacy (2000)

Ennesima (liberissima) trasposizione cinematografica del celeberrimo romanzo di Bram Stoker "Dracula". La storia si svolge ai nostri giorni nella città di Londra e a New Orleans. La bara del Conte è ben custodita da Van Helsing (sopravvissuto grazie alla ciclica auto iniezione di sangue vampiresco) in una sorta di bunker da cui però viene trafugata da un manipolo di ladruncoli. Questi però vengono tutti uccisi durante la trasvolata verso l'America e così Dracula riesce a raggiungere New Orleans alla ricerca della figlia di Van Helsing, Mary, l'unica donna con cui vorrebbe trascorrere l'eternità in quanto portatrice del suo stesso sangue infetto. A dargli la caccia partono sia il vecchio Van Helsing (fatto fuori in quattro e quattro otto) che il suo aiutante Simon. Durante le ricerche Mary e Simon riescono a scoprire la vera identità di Dracula e il motivo per cui non è possibile ucciderlo tramite i mezzi canonici (l'argento, la luce, la decapitazione). In realtà egli non è altri che Giuda, colui che tradì Cristo per trenta denari (d'argento) e che non riuscì ad uccidersi perché Dio volle la sua dannazione eterna.
Il film non è male, ha sicuramente un buon ritmo e un'originalità di fondo che lo rende diverso da altri sconclusionati film draculeschi. Il cast è abbastanza adeguato anche se Dracula è fin troppo belloccio per incutere anche solo una parvenza di terrore. Unica nota di demerito i dialoghi, a volte veramente ridicoli. 
Voto 6,5

sabato 17 agosto 2013

1 The messengers (2007)

Horror modestissimo sotto ogni punto di vista. 
La solita famigliola si trasferisce da una grande città in una landa desolata in modo da permettere al papà (che ha appena perso il lavoro) di coltivare girasoli. Peccato che la nuova lugubrissima casa sia infestata dai fantasmi dei precedenti abitanti, morti in circostanze misteriose (ecco forse l'unico elemento di rilievo è dato dalla sequenza iniziale che è volutamente ambigua in modo da creare false aspettative nello spettatore). Inizialmente le anime inquiete si mostrano solo alla figlia adolescente (una giovane e sempre poco credibile Kristen Stewart) e al suo fratellino piccolo. Ovviamente i genitori non credono ad una sola parola della loro squinternata figlia degenere (la polizia le ha sequestrato la patente per guida pericolosa) e così i fenomeni paranormali progrediscono fino all'apice finale che ci spiega meglio perché i fantasmi siano così alterati. 
Ho trovato questo film un mediocre mix di molti altri degni predecessori, non ultimo Shining, soprattutto nel tentativo fallitissimo di clonare Jack Nicholson con quella faccia da pera di John Corbett. Gli effetti speciali sono pochi e non molto affascinanti, diciamo che si poteva fare molto ma molto di più. In ogni caso la tensione latita e la paura è un concetto troppo esagerato per un film come questo. Anzi in più di un'occasione mi è capitato di sbadigliare e di guardare l'orologio per vedere quanto mancasse alla fine di questo strazio. Insomma bocciato.
Voto 5

0 Lo Hobbit - JRR Tolkien

Mi sono imbattuta in questo romanzo molto prima che Hollywood decidesse di trasformarlo in una nuova trilogia cinematografica ma ammetto di averlo letto dopo un paio d'anni che prendeva polvere su uno scaffale della mia libreria. Il motivo è banale e immagino per molti sacrilego: non ho una buona opinione sulle doti narrative del gran vecchio Tolkien. La mia esperienza proveniva chiaramente da Il Signore degli Anelli che ha dato poi origine a quell'esercito di cloni che fanno bella mostra di sé in qualsiasi libreria presente nel tessuto urbano e oltre. 
Il signore degli Anelli è pallosissimo. Questo è stato il mio commento alla fine di quella mastodontica lettura che non mi ha lasciato niente di niente. Mi sono sempre chiesta come si potessero apprezzare quelle lunghissime poesie o canzoni in rima (e non) elaborate dall'elfo o dall'hobbit di turno per sottolineare un particolare momento della storia, o quelle descrizioni minuziosissime delle inevitabili guerre tra creature del male e del bene, gli assedi a città cinte da mura, le frequenti crisi di identità del lagnosissimo Frodo, eccetera eccetera eccetera..
Lo stile ampolloso e autoreferenziale di Tolkien è insopportabile. Questo pensavo e questo tuttora penso relativamente al Signore degli Anelli. Ma il discorso cambia del tutto se parliamo de Lo Hobbit, che tra l'altro è stato scritto svariati anni prima rispetto al suo più celebre successore. 
L'elemento più evidente è il cambio di registro espressivo e narrativo. Se nel Signore degli Anelli il linguaggio è ricco di costruzioni linguistiche complesse e pieno di arcaismi, qui invece si fa semplice e scorrevolissimo. Il motivo è dei più semplici infatti il romanzo si rivolge ai bambini e necessariamente dev'essere immediato e facilmente comprensibile. 
La storia vede al centro Bilbo Baggins che viene coinvolto, suo malgrado, in una grande e pericolosa avventura affianco ad un gruppo di nani, interessati a tornare in possesso del loro tesoro sequestrato da lunghi anni da Smog, un terribile drago alato che vive nella Montagna solitaria, un tempo regno dei nani. L'avventura è ricca di colpi di scena e di umorismo intelligente. Compare anche il vecchio Gandalf che però ha un ruolo veramente marginale. La storia ci spiega anche come Bilbo è entrato in possesso sia dell'Anello che della spada Pungolo, che tanto spazio avranno nel romanzone successivo. 
Sono rimasta molto colpita dall'eccezionale immediatezza del libro che è scritto talmente bene da riuscire alla grande anche come fiaba narrata a voce a bambini che non sanno ancora leggere. 
Voto 7

giovedì 15 agosto 2013

0 Quando il grezzo va al mare

La spiaggia libera è il luogo dove si ammassano le bestie a due gambe una volta che si aprono inevitabilmente le gabbie delle periferie cittadine. Classismo? Non lo so, dico solo che oggettivamente è più facile trovare un grezzo fuori da uno stabilimento piuttosto che nella grande massa umana che popola il pubblico arenile. Il problema è che non tutti abbiamo la possibilità di pagare uno sdraio un ombrellone e in generale la tessera per farci i cazzi nostri nel nostro metro quadro di libertà. Perciò ecco che ogni giorno mi tocca assistere a qualche siparietto degno dei peggiori bar di Caracas. Oggi, giorno di Ferragosto ossia il trionfo del carnaio estivo, seduta sulla mia seggiolina a fare due parole crociate ecco che vengo assalita dalla terribile puzza di sigarette di classe MABM (merda a buon mercato). Frammenti di cenere volano allegramente sul mio corpo mentre scopro che dietro di me si è stanziata la famiglia Trucida con padre iper tatuato, rasato, panciuto, madre giovane con accento elegante come una macchia di merda su una tovaglia bianca, tre figli maschi di diversa età ma con uguale grado di rompimento di coglioni (il più piccolo ha pure fatto una pisciata a due centimetri dal telo mare di qualcuno nonostante la presenza di bagni pubblici a soli venti metri di distanza). Poi c'era altro parentame di uguale etnia, tutti rasati e con la Nazionale sempre accesa così da marcare bene il territorio...non sia mai che qualcuno si azzardasse a protestare (la mattina prima una signora ha rischiato di essere buttata in mare solo per aver detto che non gradiva l'odore di sigaretta). Il nano di casa (brutto come un cesso) ha continuato a frignare per due ore di seguito e non parliamo di un bambino di un anno ma di uno di almeno quattro che avrebbe già dovuto imparare l'educazione da un pezzo. Uno non può fracassare le palle per un capriccio e tu genitore hai l'obbligo morale di farlo tacere, almeno fuori dal vostro tugurio con annessa parabola SKY. Il padre tatuato con abbinato boxer militare dava di gomito al fratello perché il figlio di mezzo secondo lui ci stava provando con una ragazzina. Tutto questo con finissimi commenti sul fondoschiena della tipa in questione che avrà avuto tredici anni al massimo. In queste famiglie la donna è un'incubatrice e poi si parla dei paesi musulmani...povera Italia!
















martedì 13 agosto 2013

0 Frontiers - Ai confini dell'inferno (2007)

Ancora una volta i registi francesi dimostrano come il cinema d'oltralpe sia un fiore all'occhiello della cinematografia mondiale. Frontiers è un film thriller/horror magistrale, realizzato con intelligenza e originalità. Siamo in Francia in un futuro distopico dove prevalgono le forze di estrema destra. Un gruppo di amici decide di lasciare Parigi per rifugiarsi in Olanda ma nel bel mezzo del viaggio finisce in una casa abitata da una famiglia neo nazista che dopo averli attirati con l'inganno, li uccide uno ad uno in quanto esempio di razza impura. Solo Yasmine (incinta di tre mesi) viene risparmiata ma solo perché in quanto donna in età fertile può preservare la razza e portare avanti la discendenza della famiglia. 
Molti accusano il film di essere troppo truculento e di rifarsi spudoratamente a produzioni precedenti come i vari Saw e Hostel. Non sono assolutamente d'accordo. Innanzitutto la violenza presente nel film non è fine a se stessa ma ha un senso in quanto ogni morte non è (come accade per esempio in Saw) fulminea, ma anzi viene prolungata come nel gioco del gatto col topo, creando suspence e tensione ai massimi livelli. Ogni tanto ho avuto bisogno di tapparmi gli occhi ma questo accresce solo il senso di realismo che pervade ogni singola sequenza di questo film. Il realismo è molto evidente anche nelle azioni di Yasmine che non è una wonder woman come accade nelle produzioni americane (prendiamo Resident Evil per esempio), ma è una donna disperata che riesce a eliminare i suoi carcerieri non con mosse da karateka o calci volanti al rallentatore ma solo con la forza data dallo choc e dalla voglia di sopravvivere nonostante tutto. 
Molto ben studiata anche la famiglia di pazzi con a capo il vecchio nazista (il "padre") che molto si discosta dai ceppi famigliari distorti che troviamo per esempio in Non aprite quella porta. Il regista non cerca di stupire attraverso la rappresentazione delle mostruosità fisiche nate dall'incesto, tutti (o quasi) i componenti della famiglia hanno un aspetto normale e quelli che non ce l'hanno sono solo citati e praticamente non si vedono mai. E' insomma un horror molto visivo ma anche attento a qualcosa di meno pragmatico come per esempio la caratterizzazione dei personaggi, tutti mossi da motivazioni personali forti e non semplici stereotipi come nel cinema Usa. 
Bello anche il finale che dice ma non dice.
Voto 7,5

lunedì 12 agosto 2013

0 Cenerentola e gli 007 nani (2007)

Premessa importante: i nani del titolo hanno una parte veramente marginale e questo si spiega con l'assurda scelta da parte della distribuzione italiana di cambiare sempre (o quasi) i titoli originali. 
Il film è per molti aspetti originale in quanto mostra come in realtà il lieto fine delle fiabe che noi tutti conosciamo sia frutto delle azioni di un mago preposto al controllo dell'andamento delle fiabe stesse. Egli (molto ispirato alla figura del Merlino de La spada nella roccia) all'interno di un'alta torre di un castello fiabesco controlla che la bilancia del Bene e del Male sia sempre in equilibrio, facendosi aiutare da due buffi personaggi, Mambo e Munk. Quando il mago parte in vacanza in Scozia la situazione precipita in quanto la matrigna di Cenerentola ruba lo scettro del potere a Mambo e Munk e stravolge l'andamento di tutte le fiabe, facendo convergere l'ago della bilancia verso il Male. A questo punto spetta a un'atipica Cenerentola dai capelli cortissimi e al servo di corte Rick (da sempre innamorato di lei) rimettere la situazione a posto. 
L'originalità finisce qui infatti ormai siamo abituati a vedere stravolgere i canoni delle fiabe disneyane. Shrek è stato il primo celebre esempio di come si possa trasformare l'orco in principe e il principe in idiota. Ne abbiamo riso nel primo film fino ad averne piene le tasche nell'ultimo, autocelebrativo e noiosissimo episodio. Qui si ride di meno e si mantiene un certo rispetto nei confronti degli originali (bella la scelta di introdurre un personaggio così poco noto come Tremotino). I cattivi non sono poi così cattivi e i buoni sono meno buoni di come si potrebbe pensare. 
Non mi è piaciuta la grafica che ricorda troppo da vicino i filmazzi televisivi di Barbie principessa, bellissimo (come sempre) il doppiaggio italiano che è talmente ben fatto da permettere di capire la storia anche chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dai diversi registri espressivi e dalle intonazioni di voce.
Non è un capolavoro ma piacerà tanto ai bambini.
Voto 6

giovedì 8 agosto 2013

0 The hitcher (2007)

Quanto sangue scorre sulle strade d'America? A fiumi se si contano i film incentrati su pazzi al volante o su strani autostoppisti come in questo (mediocrissimo) caso. Il film non offre davvero niente di nuovo: due fidanzati on the road vengono perseguitati da un tizio con l'auto in panne che incontrano in una notte piovosa. L'uomo, apparentemente normale, in realtà si rivela essere un pazzo sanguinario che ama uccidere, massacrare, torturare ma che ha come unico desiderio quello di morire (peccato che nessuno lungo tutto il film abbia le palle di sparargli un bel confetto in mezzo alla testa). 
Come insegnano gli ultimi dieci anni di action, survival horror, thriller e splatter, l'unico personaggio dotato di un minimo di eroismo è la donna, sempre abbigliata come una sopravvissuta sexy con tanto di stivale, pantaloncino slabbrato e maglietta aderente. Lei vive, il fidanzato scemotto muore.
I dialoghi sono ridicoli come vuole la scuola dei filmetti thriller adolescenziali, il cast è abbastanza penoso e la trama seppur interessante si snoda in maniera lenta, incoerente e noiosa.
Voto 5

0 The Jackal (1997)

Classico film d'azione americano anni 90: tanto ritmo, eroe e antieroe, inseguimenti nella metro, Russia cattiva America eroica, pochi dialoghi e colpo di scena finale.
Stavolta la parte del cattivo di turno se l'aggiudica Bruce Willis, stronzo e bastardo quanto basta per far risaltare l'eroismo del mite e ancora belloccio Richard Gere, ex terrorista dell'Ira chiamato ad aiutare la Cia nella cattura dell'inafferrabile Jackal (contattato dalla mafia russa per uccidere la first lady americana). 
La trama è assurda così come alcune soluzioni narrative (la scena della metro dove Gere si salva in mezzo a due metropolitane che corrono in direzioni opposte è francamente impossibile) ma gli americani sono maestri nel creare un plot godibile che si lascia guardare dall'inizio alla fine senza remore e soprattutto senza sbadigli. Piacevole e senza impegno.
Voto 6,5

domenica 4 agosto 2013

0 Solitary man (2009)

Devo dire che mi fa un po' senso vedere Michael Douglas nella parte del vecchietto arrappato e con problemi cardiaci. Okay che è stato a lungo malato di cancro ma un figone come lui meritava dei ruoli meno penosi di questo...nei miei ricordi lui è il grandissimo stronzo di Wall Street, impeccabile e sempre sul pezzo. Non so come mai gli attori di Hollywood si prestino a recitare ruoli così impietosi una volta superata la boa dei 50 anni. Sembra quasi lo scotto da pagare per continuare a lavorare e non è bello. Questa "polvere di stelle" mi fa tanta tristezza e vorrei tanto rivedere Michael (che proprio oggi si è separato da sua moglie) in ruoli davvero cazzutissimi. 
Questo film non è brutto per carità ma in realtà non aggiunge niente di nuovo al tema "la caduta dei giganti". Inoltre il sesso come tema portante non è granché.
Voto 5,5
 

La finestra sul cortile Copyright © 2011 - |- Template created by O Pregador - |- Powered by Blogger Templates