lunedì 26 dicembre 2011

4 X–Factor 5. Pagelle Sesta Puntata

Antonella – The world in not enough: per me una delle esibizioni migliori della prima manche. Bella prova in particolar modo sulle parti alte. Verso la fine ha sfiorato più volte una bella steccata ma si è ripresa con la solita sicurezza. Molto molto bene…peccato per quell’orrendo tatuaggio sul bicipite che smonta un po’ il personaggio quasi etereo che sta venendo fuori dopo sei settimane di limatura radicale. VOTO 8

Francesca – The house of the rising sun: finalmente un percorso che ha un senso. Uno schiaffo per chi ha etichettato questa ragazza come un nerd senza futuro nel mondo della musica. La sua timbrica è talmente internazionale che ci si domanda perché ci sia ancora una gara per decretare un vincitore. Sarò fanatica ma per me questa ragazzina di appena 16 anni ha delle potenzialità che non ha nessun altro ad X Factor 5 e meriterebbe la vittoria. Senza ombra di dubbio. VOTO 8,5

Moderni – Diamonds are a girl’s best friend: nessuno lo ricorda ma in realtà durante i provini I Moderni non erano divertenti, non creavano le solite scenette stile Aqua. Ciò sta a significare che sono stati modellati e rimodellati per dargli un’identità che non è la loro. Per carità, la cosa sembra funzionare visto che vanno avanti anche a questo giro. La prima esibizione è tutto sommato dignitosa con un inserto di Cara Ti Amo del loro mentore e una bella steccata finale. Mah, sufficienti. VOTO 6

Jessica – Un anno d’amore: devo dire che riascoltata in cuffia l’esibizione ne guadagna e parecchio. Al primo ascolto infatti mi sembrava che ci fossero state parecchie imperfezioni e invece l’intonazione è perfetta così come l’intenzione. Come direbbe Elio, Jessica è stata credibilissima. Forse una prova difficile se non impossibile ma portata a casa con il solito stile Jessica, interpretazione  a 360 gradi e teatralità a piene mani. VOTO 6,5

Vincenzo – Suspicious mind: Morgan gli costruisce assurdamente una strada lastricata di brani in inglese che secondo me sono lontani mille miglia dal mondo cantautorale di questo gnomo genovese. Il timbro un po’ confidenziale sembra aiutarlo ma in realtà mancano i polmoni, la pronuncia e in generale il carisma. Esibizione così così, forse troppo alta scuola per il pubblico giustamente pop della trasmissione. VOTO 6

Nicole – Cry me a river: rossetto da vecchia batt..a che non c’entra un cavolo con una ragazzina per giunta timida. A parte questo piccolo ma fastidioso dettaglio, l’esibizione è vibrante, di gran classe, perfetta in un piccolo jazz club anni ‘30. La cosa migliore vista finora nelle tante performance un po’ banali di Nicole. La ragazza ha uno stile e una timbrica adatta a brani classici ma chissà se la Mona lo accetterà o vorrà farne una Lady Gaga con il vestito da badessa. VOTO 8,5

Nicole – Ain’t nobody: brano poco conosciuto tranne a quelli della generazione anni ‘80. Cantato maluccio. Si continua sulla strada danzereccia voluta dalla Mona ma secondo me non gradita alla ragazza che dopo un’esibizione elegante e perfetta, deve indossare nuovamente i panni della cantante che balla per giunta con una forte tracheite. Male male male, ma solo Arisa ha il coraggio di notarlo. Forse a volte Nicole gradirebbe delle critiche ma nessuno osa farle, chissà mai perché, forse hanno paura di frantumare la sua aura di cristallo di Boemia. Le auguro di trovare un autore che le cucia addosso un brano classico o il suo futuro nel mondo della musica non sarà molto lungo. VOTO 5

Jessica – We don’t need another hero: mitica colonna sonora di Mad Max. Assolutamente proibitivo soprattutto se non supportato da una grande voce. Jessica non è fatta per brani che necessitano di un’enorme estensione vocale, ma per pezzi che si possono interpretare, su cui si può giocare. Il brano della Turner è per grandi voci e Jessica ne esce con le ossa frantumate. Poverina ma non è colpa sua. VOTO 4,5

Moderni – Don’t go breaking my heart: un altro pezzo giocoso per il gruppo meno credibile della storia di questo programma. Cercano di starci dentro con le faccette e le mossette ma le voci falliscono di molti metri il bersaglio. La voce femminile continua ad essere la nota dolente dell’intera situazione, stonata, calante, crescente, un vero disastro amici vicini e lontani. VOTO 4,5

Francesca – You shook me all night long: stasera è la sua sera e si vede, ma soprattutto si sente. Ci mette tutto quello che ha ma si capisce che sta utilizzando solo il 20% delle sue potenzialità ed è già una Ferrari che sfreccia per rettilinei deserti visto che i suoi compagni d’avventura stanno ancora ai blocchi di partenza. Il rock è la sua strada e ha solo 16 anni. VOTO 9

Antonella – Disincanto: sarò l’unica insieme ad Arisa ma io la canzone di Mango la conosco. Ciò nonostante penso che i brani di Mango siano adatti solo alla sua particolarissima voce, capace di giravolte allucinanti sulla scala musicale e in grado di creare atmosfere di un altro pianeta. Antonella la canta in modo abbastanza banale tranne verso la fine, dove ci regala delle variazioni spettacolari. VOTO 6,5

        

venerdì 23 dicembre 2011

2 Mucchio d’ossa (1998)

Mucchio d’ossa è un romanzo di ampio respiro che generalmente viene considerato come la prima opera di King apprezzata dalla critica. Questo è un dettaglio di nessuna importanza per un vero appassionato dell’opera omnia del Genio del Maine che sicuramente annovera questo particolare romanzo tra i fiori all’occhiello della propria libreria dell’orrore. Non è una storia di terrore ma d’amore, di segreti e di fantasmi, sicuramente tre ingredienti appetibili per una fascia ampia di lettori che una volta letta la prima pagina non potranno fare altro che continuare la corsa fino all’ultima pagina, col fiato corto e un po’ di occhi lucidi.

Il romanzo ha al suo centro Mike Noonan, uno scrittore  (cosa abbastanza comune nei libri di King) che in un giorno afoso perde la sua adorata moglie Jo, colpita da un infarto mentre usciva da un negozio. Mike smette di scrivere ma soprattutto smette di vivere, incapace di superare il lutto e di riaprirsi al mondo. La notte viene perseguitato da incubi che riguardano la sua villa nel Maine e così, impaurito ma anche incuriosito, decide di tornare al TR per affrontare i suoi timori e con la speranza di ritrovare la sua vena creativa. Una volta arrivato capisce che la casa ha qualcosa che non va, infatti cominciano a manifestarsi episodi sovrannaturali che gli fanno pensare che lì con lui sia presente Jo ma ben presto capisce che in realtà la villa è infestata da presenze a lui ostili. La cosa lo spaventa ma gli dà anche modo di comunicare con la moglie defunta che cerca in ogni modo di fargli capire che intorno alla piccola comunità di villaggio (apparentemente ospitale) c’è un aura malvagia che racchiude un terribile segreto, tenuto tale per 100 anni e trasmesso di padre in figlio come un tacito e tragico patto. Mike capisce che Jo prima di morire (e all’insaputa del marito) era venuta a conoscenza di una storia del passato che l’aveva fatta fuggire e mai più ritornare in quei luoghi prima tanto amati e poi improvvisamente temuti. Nel frattempo Mike conosce Mattie, una ragazza del luogo rimasta anche lei vedova dopo la morte accidentale del giovane marito. Mattie ha una bambina che si chiama Kyra che si affeziona subito a Mike e i tre sembrano aver ritrovato la felicità persa da tempo. Purtroppo nessuno in paese sembra accettare la situazione, soprattutto Max Devore il nonno della piccola che trascina la nuora in tribunale per ottenere la custodia della bambina. Mike a quel punto interviene a difesa delle due e riesce a spuntarla grazie ad un giovane avvocato newyorchese e all’improvvisa morte del vecchio. Le cose però non migliorano se non all’apparenza, infatti la tragedia è alle porte…

Il romanzo come dicevo più su è coinvolgente oltre ogni possibile immaginazione sia perché supportato da una narrazione eccezionale sia perché la storia si svela poco a poco mantenendo sempre alto il senso di attesa e la curiosità di veder svelati i vari segreti disseminati in più parti del romanzo. Si cammina mano nella mano con Mike, con i peli dritti per il suono della campanella di Bunter o per quelli del friggiferogo che continuano a creare messaggi con le calamite, messaggi che solo in parte vengono compresi dallo scrittore. Persino l’improvvisa vena creativa che lo spinge a riutilizzare la vecchia IBM non è altro che un piccolo aiuto della moglie per arrivare alla soluzione. Mike non ci arriva subito perché è un essere umano, è uno di noi. Uno che si spaventa ma che allo stesso tempo ha una curiosità tale che rimane saldamente ancorato ad una casa infestata e pericolosa. Ama la moglie e la moglie ama lui, tanto da proteggerlo come può dal Male che lo vorrebbe portare a compiere un gesto efferato. Jo cerca di fargli sentire la sua presenza nel modo classico dei fantasmi, con spostamenti di oggetti o con l’audio del televisore che improvvisamente si alza, o col suono della campanella dell’alce impagliato che per Mike e Jo era la premessa al fare l’amore. Tutto è amore e morte, ma soprattutto amore. L’amore di una moglie morta prematuramente verso un marito che non riesce a vivere senza di lei, l’amore di una madre verso un figlio barbaramente ucciso che si esplica in una tremenda maledizione secolare, l’amore di una giovane madre per il suo piccolo soldatino.

Ci si può solo commuovere a leggere questo bellissimo romanzo che è anche una storia di fantasmi. Però a differenza di Shining che viaggia più o meno sullo stesso binario, c’è più sentimento e speranza. Il lettore riesce senza problemi a immedesimarsi in Mike, cosa impossibile con Jack Torrance, un uomo violento e con i semi della follia già germogliati prima del suo ingresso nell’Overlook Hotel. Lì c’era la volontà di paralizzare dalla paura il lettore, qui c’è il desiderio più umano di fargli vivere un’avventura con una rete elastica sotto. Nessun pericolo di non dormire più per notti intere ma solo sano desiderio di vedere come va a finire, anzi anche con un certo dispiacere di arrivare all’ultima pagina.

Da un punto di vista tecnico tutto funziona perfettamente, il finale è funzionale alla storia e non lascia l’amaro in bocca così come spesso accade nei romanzi kinghiani. Nessun ragno o creatura ridicola. Tutto è perfetto. Abbiamo un finale sovrannaturale e uno reale, giusto per non dispiacere nessuno. Un romanzo che rimane nel cuore.

VOTO 10   

lunedì 19 dicembre 2011

1 La rivincita di Natale (2004)

I seguiti dei film belli difficilmente eguagliano i loro precursori, neanche se lasci intatto il cast. Questo film ne è un esempio lampante. Premetto che ho visto le due pellicole (“Regalo di Natale” e “La rivincita di Natale”) una via l’altra. La prima nel pomeriggio e la seconda in serata, curiosa di vedere come erano cambiate le vite dei protagonisti e desiderosa di immergermi per la seconda volta nell’atmosfera quasi thriller di una chilometrica partita a poker. La delusione è stata immediata. Spiego i motivi cercando di essere chiara e obiettiva.

La trama scricchiola parecchio. Nel primo film Franco partecipa alla partita perché aveva un bisogno assoluto di liquidi, Lele per pubblicare un libro, Ugo perché senza lavoro, Stefano per accontentare gli amici e l’avvocato Santelia per dare la stoccata finale a Franco. Tutti avevano più o meno dei validi motivi, mentre in questo seguito scopriamo che Franco è diventato uno degli uomini più ricchi della Lombardia, Lele e Ugo sono due disperati in combutta con il re dei bari e Santelia vive serenamente la sua vita in quel di Lamezia. Il film però punta tutto sulla rivincita che sembra rodere da anni Franco, ancora incapace di digerire la sconfitta di una notte di Natale di quasi vent’anni prima. Parte allora per Bologna con la scusa di andare a trovare Lele (finto malato di tumore) ma con l’intenzione di ricreare la situazione dell’86, cosa che riesce a fare. Ma in tutto questo, la partita viene circoscritta agli ultimi 30 minuti di girato, con il risultato che il pathos non riesce a crearsi così come l’acme che prelude al colpo di scena (in realtà telefonato).

Il film non rende l’atmosfera emozionale e coinvolgente presente nel primo film dove il tutto si svolge nell’arco di una notte, dove con pochi accenni vengono tratteggiate le personalità dei protagonisti: Lele il critico cinematografico di film di serie b che non riceve dal giornale in cui lavora neanche il panettone con lo spumante, Ugo che fa il venditore in televisione, Stefano il raffinato che si scoprirà essere gay, Franco che ha sposato una donna che non ama e che continua a ricordare il suo primo amore e infine Santelia che mangia solo patate lesse scondite e bollenti e che ha un debole per le donne. Era bellissimo il racconto realistico di 5 uomini senza una vita che tentano di cambiare la propria grigia esistenza con una partita a poker giocata nella notte in cui si dovrebbe stare con le proprie famiglie. C’erano le portate già cucinate comprate in una rosticceria che venivano consumate nella mezzora di pausa tra una mano e l’altra, la governante che prima di andar via doveva fare l’albero di Natale, gli auguri alla mezzanotte, c’erano le confidenze e i ricordi, le telefonate al fisso con la rotella per comporre i numeri, c’erano le lire e delle poste in gioco accettabili fino all’ultima mano dove iniziavano le puntate vertiginose. Insomma era un modo per accompagnare per mano lo spettatore da dettagli gustosi e funzionali anche al periodo in cui si svolge il film fino all’apice, facendolo accomodare in una sedia nella stessa stanza in cui si svolgeva la partita.

Nel sequel tutto questo si è perso, in realtà non sembrerebbe neppure Natale. Il contorno poi subissa il nucleo del film, rendendo il tutto poco immediato e alquanto indigesto. A molti però questo film è piaciuto e mi chiedo perché. In fondo anche il cast sembra stanco e con poco smalto. Abatantuono non è in palla e Haber fa Haber. Carlo delle Piane cerca di fare qualcosa in più ma anche il suo fare misterioso è scomparso, sostituito da una strana e paradossale solidarietà con un uomo che ha ridotto sul lastrico e che ha trascorso gli ultimi vent’anni a odiarlo.

Molto deludente.

VOTO 5   

0 Regalo di Natale (1986)

Vigilia di Natale. Bologna. Lele, Ugo, Stefano e Franco, quattro amici di lunga data che non si vedono da anni decidono di organizzare una partita a poker coinvolgendo anche un ricco ed eccentrico avvocato, anche lui maniaco del gioco e classico pollo da spennare.

Ugo organizza la serata dicendo a Lele e Stefano che vuole approfittarne per ricucire i rapporti con Franco, visto che i due non si parlano da quando Ugo si è portato a letto quella che all’epoca era la moglie dell’amico. E’ proprio lui a trovare il misterioso avvocato e a convincerlo a partecipare al torneo, sfruttando la sua sua passione per le carte e il suo desiderio di imparare i trucchi del gioco da Franco, il più bravo tra di loro. Franco dopo un attimo di esitazione accetta, soprattutto perché in crisi con la sua attività lavorativa.

I cinque si riuniscono in una villa di proprietà di una conoscente assente per le ferie e iniziano la partita stabilendo che si concluderà entro le 4 e 30 del mattino. Inizialmente Franco vince a ripetizione, complice la sfortuna dell’avvocato, poi proprio quando si sta arrivando alla fine della serata succede l’imprevedibile….

Questo film di Pupi Avati è eccezionale, intramontabile. Il cast è di altissimo livello, con un Carlo delle Piane credibilissimo nella parte del falso perdente e un Diego Abatantuono ai suoi massimi livelli. Non da meno Alessandro Haber, nella classica parte dell’uomo un po’ sfigato ma buono.

Certamente è un film che fa venire il nervoso, soprattutto quando si svela il terribile trabocchetto finale e il conseguente colpo di scena, quest’ultimo amaro ma da Oscar.

La sensazione che si ricava è di una notte lunghissima, fatta di fumo di mille sigarette e di bicchieri con un fondo di whiskey. Una notte in cui l’amicizia è in realtà tradimento e dove i ricordi, quelli brutti e quelli belli, si mescolano insieme in un caleidoscopio di emozioni e nostalgia per una vita felice ormai sfumata. Non trovo nessun difetto a questo capolavoro, meritevole di un posto d’onore tra i film più belli della storia del cinema italiano.

VOTO 10

1 X–Factor 5. Pagelle Quinta Puntata

Jessica – Sally: il brano era decisamente difficile, anche un po’ inflazionato da troppe cover al femminile ma si intuiva già dalle prove che la funambolica Jessica l’avrebbe fatto suo. Come Marco Carta, soprattutto agli esordi, non riesce a scalzare l’accento sardo dal fraseggio (e lo dice una sarda), ma ovviamente è un difetto che si può eliminare col tempo. L’esibizione è molto suggestiva e drammatica, con un uso dei toni alti molto bello. Non ci sono stati difetti di intonazione ma l’ho preferita in altri brani. VOTO 7

I Moderni – Fuck You: io continuo a chiedermi con insistenza e perplessità cosa ci stiano a fare in un talent show visto che non hanno talento, hanno gravi problemi di intonazione e hanno in odio i microfoni. Dopo due settimane, la donna del gruppo torna a steccare alla grande coinvolgendo nella tragedia il resto della band. Il brano era orrendo e l’intenzione finto aggressiva non è stato apprezzata da nessuno se non da parte di qualcuno a casa che gli ha fatto un bel regalo di Natale anticipato. VOTO 4,5

Valerio – Un bimbo sul leone: il brano era sconosciuto, fatto apposta per farlo andare al ballottaggio finale. Non è mai stato amato dal suo giudice perché troppo lontano da quell’ermetismo che è usato come moneta di scambio tra maestro e discepolo. Il ragazzo invece ha potenzialità enormi avendo una voce bella e potente e una gran voglia di mettersi in gioco. Il brano aveva una percentuale altissima di parti basse (marchio di fabbrica di Celentano), vera bestia nera di Valerio che però se l’è cavata benissimo. C’è stato qualche problema di intonazione nel passaggio dalle parti basse a quelle alte, ma mi è piaciuto tanto il carattere. Nel ballottaggio sceglie Labyrinth che canta piuttosto male ed esce al primo turno dimostrando o di non avere molti parenti a casa o di non piacere al pubblico. VOTO: 7

Antonella – Missing: sapevo che prima o poi le sarebbe stato assegnato questo brano perché le si cuce addosso in maniera pazzesca. La sua strada per me è quella del brit pop perché con tutta probabilità avrebbe grande successo anche al di fuori dei confini italiani. Stasera canta con la solita raffinatezza e con molta precisione. Dovrebbe crederci ancora di più magari sporcando un po’ le sue esibizioni. Comunque brava. VOTO 7,5

Francesca – Confusa e felice: un altro tentativo della Ventura di buttare fuori la più talentuosa di tutto il gruppo. Ma come si fa ad assegnare un brano della Consoli a chiunque che non sia la Consoli? E’ un delitto e castigo praticamente. Francesca che ormai ha capito che le sue rimostranze producono effetti tragici su se stessa, decide di tacere e cantare, tanto c’è la Mona matrigna che regala la caramellina del concerto dei Red Hot per indorare l’amarissima pillola. Come al solito comunque l’esibizione è sontuosa e piena di carattere, particolarmente riuscita nella parte più rockettara. VOTO 8

Vincenzo – Time: non ci credo ancora ma è il sopravvissuto dei tre in ballottaggio. Si salva quello che non ha alcun interesse al pop commerciale, che poi è il fine ultimo di trasmissioni come questa. L’ho trovato profondamente ingiusto ma era chiaro che non potevano lasciare Morgan senza concorrenti, probabilmente per contratto o per tacito accordo. L’esibizione era orrenda con tremendi problemi di fiato e intonazione. VOTO 4,5

Nicole – Io non lascio traccia: il trucco della Ventura con questa antiquata ragazza sta nel farla andare avanti assegnandole solo brani che sono in classifica. Un asso nella manica di uno squallore inaudito. Nicole avrebbe voglia di cantare solo Celine Dion, Mariah Carey o Whitney Houston, ma questo non avverrà mai perché la Mona sa benissimo che uscirebbe al primo giro. Ma se uno vuole cantare una certa cosa perché lo devi indirizzare verso altre destinazioni? Comunque il brano era difficilissimo e non è stato cantato bene. Non basta avere il vocione per interpretare un brano dei Negramaro. VOTO 5

Claudio – Una poesia anche per te: purtroppo per lui offre le cose migliori solo in fase di ballottaggio quando ormai è troppo tardi. L’esibizione di stasera è stata francamente imbarazzante con stonature continue e una performance che non mi ha convinto per niente. La sua uscita è responsabilità in primis di Arisa e poi del gioco sporchissimo della Ventura a cui non piace Vincenzo ma ancor meno Arisa. VOTO 4,5  

lunedì 12 dicembre 2011

2 Gli anni spezzati (1981)

Un film terribile, crudo, ricco di amarezza nei confronti del tremendo eccidio di soldati australiani che avvenne a Gallipoli nel corso della Prima Guerra Mondiale.

I protagonisti sono due ragazzi che nel tempo libero si cimentano nelle corse di atletica nei loro piccoli paesi provincia. Un giorno, invogliati dai titoli dei quotidiani che inneggiano al reclutamento di nuovi soldati che aiutino l’esercito inglese nella battaglia contro i Turchi, decidono di arruolarsi, chi con una convinzione profondamente radicata dentro di sé, chi per non abbandonare gli amici, chi per semplice spirito d’avventura.

Così se nei primi momenti sembra tutto un grande gioco divertente, un momento dopo la morte o il ferimento dei propri compagni trasforma tutto in un incubo dove non sopravvive nessuno.

Mel Gibson, giovanissimo e scapestrato, è già un attore promettente, capace di passare da ruoli leggeri a ruoli tremendamente drammatici, come in questo caso.

Un film sul passaggio dalla spensieratezza della gioventù all’età adulta. Da vedere assolutamente.

VOTO 8

venerdì 9 dicembre 2011

0 Ciao piccola stella….non ti dimenticherò mai

Oggi è un giorno brutto….oggi sei andata via…a piccoli passi verso il cielo. In tutti questi mesi ho cercato di non pensare a quello che stavi passando, a quel male che uccide i sogni, le speranze, la luce. All’inizio ho sperato, pregato, pianto, poi in tutti noi poveri miseri esseri umani arriva quella cosa bruttissima che si chiama rassegnazione. E’ quello il momento in cui si spegne anche l’ultima luce e inizi a convincerti che la cosa migliore sarebbe una morte veloce, un piccolo ma deciso soffio su quella fiamma così debole.

Ma sono egoista, così come chi vuole talmente bene che non riesce a immaginare le proprie giornate senza la certezza di saperti lì, a pochi passi, ancora viva, ancora qui presente, sempre più stanca ma presente.

Undici anni fa una parte di me è morta e non è vero che le ferite si rimarginano perché in realtà i dolori, quelli grandi, rimangono dentro di noi, pronti a riaprirsi come ferite purulente. E il dolore è sempre lo stesso, forse anche più forte. Ho ripensato a quando la tragedia mi ha toccato da vicino e non ero pronta, perché pronte non si è mai quando una malattia ti porta via qualcuno che ami più di te stessa.

All’improvviso ecco che lo spettro della tragedia ritorna, anche questa volta senza preavviso…ed è come precipitare di nuovo in un buco nero. Stavolta la persona più toccata da questa orrenda cosa non sono io (nonostante il mio dolore sia lancinante) ma la donna incredibile che ti ha cresciuto, amato e che ha trovato in te quella compagna di vita che ha reso meno solitarie le sue giornate. Vi ho conosciuto ormai quasi dieci anni fa ed è stato amore a prima vista. Amore, proprio io che ho la cordialità di un mazzo di rovi..ma a volte i miracoli accadono e così siete state le uniche due persone in questo palazzo di stronzi con cui mi faceva piacere trattenermi a parlare. Tu con quel manto nero morbidissimo e lo sguardo dolce come il miele e lei, la tua compagna di vita, con quegli occhi sempre un po’ tristi ma cordiali. Tu e lei per me eravate una famiglia piccolissima ma felice, un’isola di pura bellezza in un oceano di letame. Per me, che sono così timida da sembrare stronza, era meraviglioso incontrarvi felici nelle vostre passeggiate domenicali e sognavo che questa magia vi accompagnasse per sempre.

La solitudine è una cosa orribile, lo so perché ho vissuto 3/4 della mia vita a guardare il mondo attraverso i vetri di casa mia o nello schermo di un televisore. Ho sempre saputo, guardando la tua padrona, che si trattava di una donna con ferite così profonde dentro da rimbalzare fuori e segnare in modo indelebile il suo viso senza un’età precisa. Proprio per questo era stupendo vedere come un sorriso apriva il suo volto ogni volta che guardava in basso verso quei tuoi occhietti così rotondi. Quello era amore, anzi è amore, un amore che non finisce mai neanche quando nel nostro mondo di plastica si spengono le luci…perché i sentimenti forti, i legami autentici rimangono saldi anche quando la morte cerca di spazzarli via. Io lo so che tu continuerai a starle vicina perché sai che ha bisogno di te, perché sai che in questo momento vorrebbe solo raggiungerti e continuare il vostro percorso insieme. Sei lì anche se lei non ti può vedere, ma sente senz’altro la tua presenza e questo le darà un grande conforto e un grande dolore insieme. Lo so perché è stato così anche per me quando Sheila è andata via lasciandomi un vuoto dentro che niente è mai riuscito a colmare.

L’ultimo ricordo che ho di te è stato il tuo ultimo saluto pochi giorni fa, quando sei entrata per la prima volta in casa mia e hai potuto finalmente toglierti la curiosità di vedere il mio grande terrazzo. Ti ho potuto accarezzare e salutarti senza sapere che era l’ultima volta che lo avrei fatto.

Mi manchi un sacco, sto piangendo in modo incontrollabile e ancora non so se sia per ciò che ti è successo o per il pensiero di sapere esattamente cosa sta provando in questo momento chi è rimasto senza di te. Vorrei fare qualunque cosa ma non c’è niente che io possa fare se non sperare che sia forte abbastanza da superare questo brutto momento.

Dicono che adesso sei in un posto meraviglioso, io ne sono sicura. Adesso non stai più male, sei in pace e probabilmente sei felice come quando mi vedevi e scodinzolavi.

Ti voglio bene Nanà, non ti dimenticherò mai…

1 X–Factor 5. Pagelle Quarta Puntata

CAFE MARGOT – SONO SENZA PAURA: sembra incredibile che siano state eliminate visto che per quanto mi riguarda erano tra i cavalli di razza di questa edizione. Ecco cosa succede ad assegnare un brano bruttino e per di più semi sconosciuto. Tra l’altro c’era tutto quello che serviva: una bella scenografia e un’interpretazione convincente. Ma le voci dov’erano? Loro non hanno responsabilità, la mannaia la farei cadere su Elio o sull’autore del brano. Peccato. VOTO 5

FRANCESCA – HIGHER GROUND: finalmente un brano nelle corde di Francesca, il diamante grezzo delle under. Spettacolo!!!! Io l’ho trovata innanzitutto bellissima, per niente goffa e veramente sicura di sé. Sembrava in tutto è per tutto una professionista e questo dimostra che finora le scelte musicali della Mona sono state penalizzanti e inspiegabili. Non era un capriccio della ragazza, ma semplicemente lo sfogo di chi giustamente sa di non poter dare il meglio di sé in qualcosa che non fa parte del suo stile. Basta con l’idea stupida che tutti debbano saper cantare tutto. Brava Francesca, intonata, perfetta e rock. VOTO 10

CLAUDIO – MI SEI SCOPPIATO DENTRO IL CUORE: apprezzabilissima la scelta di non volgere al femminile il testo della canzone…è ora di finirla con questi stratagemmi da benpensanti. Un brano, giustamente, va rispettato nella sua matrice originaria. Per il resto penso che Claudio abbia una voce da brani in inglese, ma è giusto che anche lui ogni tanto venga accontentato. Secondo me non è consapevole delle sue potenzialità che sono enormi e questa esecuzione lo dimostra. Bello l’arrangiamento. Devo dire che la sensazione è che Claudio senta tantissimo questo brano. Non so perché ma mi ha ricordato tantissimo Tiziano Ferro. VOTO 7

JESSICA – FOLLE CITTA’: nelle prove mi ha stupito enormemente, vediamo come se la cava in diretta…Sembra una canzone cucita addosso a lei e per una volta do ragione alla Ventura quando in settimana ha detto che la canta meglio della sua interprete originaria cioè Loredana Bertè. Jessica per me offre la sua migliore performance dall’inizio del programma, canta benissimo senza imprecisioni, interpreta con la voce, col corpo, con lo sguardo un brano per niente facile dando la sensazione di aver trovato la sua personalissima quadratura del cerchio. Fantascienza pura. VOTO 9,5

VALERIO – CIGARETTES AND COFFEE: Valerio questa settimana mi ha sorpreso per svariati motivi ma tralasciando quelli umani, passerò direttamente a quelli artistici. Mi è piaciuto il suo innamoramento istintivo e immediato per un brano che non conosceva e ancora di più la sua scelta (osteggiata dal suo vocal coach) di interpretarlo nella diretta di stasera. Vincente anche l’idea di Morgan (che in fondo in fondo di look sembra intendersene più di Tomassini) di farlo vestire da giovane e non da libro cuore come era stato pensato all’inizio dallo stylist coreografo. Divertente la scomparsa della pelliccia corporea di Valerio, evidentemente antiestetica per lo sguardo della telecamera. Allora, l’impressione è che la facesse meglio in prova e senza base. L’ho sentito troppo crescente nella parte iniziale e un po’ a fiato corto nell’inseguimento della base. Peccato. VOTO 6

ANTONELLA – MAD ABOUT YOU: ennesimo brano di classe per questi occhi di ghiaccio. Questa per me è la sua strada e penso che Arisa l’abbia capito dall’inizio di questa avventura. Cosa dire? Il brano lo canta perfettamente nella strofa iniziale e perde totalmente il controllo della voce nell’inciso. Per me l’altalena non è stata una grande idea. In ogni caso non è stata la sua miglior prova. VOTO 6

NICOLE – HEAVEN: la prima della classe alle prese con l’ennesimo brano dell’ultim’ora. Devo dire che la Folli e la Ventura devono aver visto qualcosa in questa ragazza, un percorso che all’inizio sarebbe stato impensabile. Sembra nata per cantare brani dance che le permettano anche di muoversi sul palco. Voce perfetta, bei movimenti. Sembrava un video musicale. Brava. VOTO 8

I MODERNI – BACK IT UP: è evidente che non hanno spiegato all’ultimo sulla destra che doveva muoversi anche lui e possibilmente a tempo con gli altri. Le voci assolutamente calanti e poco pochissime convinte. Per me troppo concentrati sulla coreografia e poco sulla musica e il canto. Diciamo non una buona performance, molto scarsi. Questo gruppo ha delle potenzialità che si perdono inevitabilmente con l’inserimento di una base sotto le loro voci. Il free style è meglio farlo su un palco di provincia piuttosto che su un palcoscenico televisivo. VOTO 5

         

mercoledì 7 dicembre 2011

2 I Puffi (2011)

Immagino che chi ha visto questo film al cinema abbia potuto ampiamente godere di un efficacissimo 3D che io posso solo immaginare avendo visto I Puffi in un semplice schermo televisivo.

Com’è questo ibrido? Perché di ibrido si tratta visto che abbiamo sia personaggi in carne e ossa che creature provenienti direttamente dal mondo dei computer. Certo sono lontanissimi i tempi affascinanti dei primi esperimenti di questa tecnica. Come non ricordare con nostalgia Chi ha incastrato Roger Rabbit o andando ancora più lontano Mary Poppins? La poesia ahimè è finita amici vicini e lontani.

Non ho apprezzato fino in fondo la scelta di abbandonare il mondo dei cartoni animati e far precipitare tramite un misterioso vortice le celeberrime creature alte due mele o poco più nel mondo degli esseri umani. Sarà che sono talmente affezionata all’anime e ai personaggini da collezione che mi sembra un delitto trasformare la bidimensionalità in una mostruosa ipertecnologica tridimensionalità da urlo. Inoltre se valutiamo bene la trama è proprio una gran merdata: puffi persi a New York, puffi che devono attendere la luna blu perché il passaggio si riapra e perché questo possa avvenire hanno bisogno di incantesimi puffosi contenuti udite udite in un vecchio libro dei fumetti di Peyo. In più nell’impresa sono aiutati da un’improbabile coppia di sposini che non sembra stupirsi più di tanto dell’esistenza degli ometti (più Puffetta) blu. Tutto finisce a tarallucci e vino e buon pro ci faccia. Dimenticavo, ovviamente non mancano Gargamella e Birba. Il primo è sostanzialmente una caricatura del vero Gargamella (per me non gli assomiglia per niente) e il secondo (scopro con sorpresa che trattasi di maschio) invece è formidabile: un gatto vero con espressioni impossibili, ovviamente frutto di qualche manipolazione informatica. Carina anche la scena in cui scopriamo perché al gatto manca un triangolino d’orecchio..

A me i visi dei Puffi non sono piaciuti per niente, sembrano dei mostri con occhi e nasi enormi, di bello e tradizionale sono rimaste solo le voci dei doppiatori originari. Il che non è poco. Diciamo che è un film bello da guardare ma poca cosa a livello di contenuti. Divertenti però alcune battute, come per esempio: Figlio di puffa o dove Puffo siamo. Un po’ sacrileghe ma divertenti.

VOTO 6,5

venerdì 2 dicembre 2011

0 X–Factor 5. Pagelle Terza Puntata

Antonella – Strict Machine: che forte questa ragazza, umanamente e artisticamente. Ha esordito nelle vesti di un omino con gli occhi chiari ed è diventata in poche settimane una donna con un certo fascino, una creatura androgina proveniente da un lontanissimo pianeta. Un po’ Sinead O’Connor, un po’ Natalie Imbruglia. La trovo sempre più internazionale e perciò esportabile all’estero, un cavallo di razza. Tecnicamente è pressoché perfetta anche se il pezzo (un tantino mediocre) non le ha permesso di esprimersi al meglio e soprattutto il tacco alto l’ha messa in seria difficoltà. VOTO 7

Davide – Never Be Alone: ha una gran voglia di sperimentare ed è un dolcissimo ragazzo. Stavolta, grazie anche ad un microfono che distorce la voce (idea grandiosa), offre un’esibizione di grande impatto, presentandosi sul palco con un nuovo taglio di capelli più fashion e in un groviglio di ballerini. Bellissimo l’arrangiamento anni 80 e in generale tutto il pacchetto messo in piedi da Tomassini, Morgan e Davide. Pelle d’oca. VOTO 9,5

Nicole – Born this way: nel filmato precedente all’esibizione scopriamo con un ohhhhhhhhh di meraviglia che l’idolo di Nicole è Giorgia. Ma dai?? Non l’avrei mai detto. Ok, lo ammetto, a me la timbrica di questa ragazza mi pialla gli zebedei. E’ vecchio vecchio vecchissimo. Perfino Giorgia ha cambiato un po’ il suo stile. La performance di stasera però mi ha convinto maggiormente rispetto alla puntata scorsa. Innanzitutto era intonata e poi è riuscita a stare sul palco in modo convincente, mostrando di avere anche una certa dimestichezza col ballo. VOTO 6,5

Café Margot – Crying at the discoteque: canzone portata al successo negli anni 90 dagli Alcazar, niente di che a livello dance e piuttosto monotona. Avrei preferito se Elio avesse continuato il percorso qualitativo e originale intrapreso la settimana scorsa. E poi: non togliete mai più gli occhialoni all’urlatrice del duo. Siete matti?? E’ come togliere la coperta a Linus. Niente, stasera le ho trovate molli molli come una pallina di Didò. Peccato. VOTO 5,5

Vincenzo – Miss you: prima di tutto questo non è un brano dance, secondo Vincenzo proprio non si può vedere. E’ un uomo senza collo. Ma c’è di peggio: è un tipo piuttosto antipatico e pieno di sé. Ha una timbrica che spremi spremi non può portare a niente, se non a imitare Lauzi o i cantautori della scuola genovese. E’ un personaggio piuttosto che una persona: cappello in testa, barba lunga, abiti sdruciti. Nella performance di stasera si concede anche delle libertà da uomo navigato, come la pacca sul sedere di una ballerina abbastanza disgustata. Non so, il suo modo di cantare è sempre ugualmente noioso e ripetitivo. Non mi piace. VOTO 5

Jessica – Slave to the rhythm: la ragazza ama le sfide e stasera si cimenta con un pezzo raffinato e difficile di Grace Jones. Mi è piaciuto tanto scoprire che sa pure suonare la chitarra, cosa non comune per una donna in generale e per una ragazza di quell’età in particolare. Ha anche un grande cuore, cosa che non guasta mai. Sul palco ci sta come a casa sua, è un vero animale da palcoscenico e anche se l’inglese non è dei migliori riesce comunque a portare la pagnotta a casa con un’interpretazione credibilissima. VOTO 7

Valerio – The Look of love: pezzone anni 80 per il più timido e insicuro di questa edizione. Ragazzi mi ha veramente stupito tantissimo. Ha ballato veramente bene, cosa poco importante in realtà ma fondamentale per sciogliersi un po’, ma soprattutto si è divertito e ha cantato sempre con un gran sorriso stampato in faccia, sintomo di una sicurezza che lentamente sta iniziando a far sua. La sua timbrica risulta perfetta per il genere anni 80. Promosso a pieni voti. VOTO 9,5

Moderni – Judas: un altro pezzo di Lady Gaga…che palle ma non c’era niente di diverso a livello dance?? Stasera mi ricordano gli Aqua e non è un complimento. Mmh mi dispiace ma la sensazione copia di mille riassunti non mi garba tanto. VOTO 5

Francesca – Tainted Love: povera Francesca, in piena rotta di collisione con la terribile Mona nazionalpopolare. Anche a sto giro le piazza un brano monocorde sapendo bene che non si adatta alle enormi qualità vocali della ragazza. Più un accanimento che una cura all’insicurezza di Francesca. Bello comunque il gioco dei microfoni. L’esecuzione è discreta nonostante sia come far andare una Ferrari in un rettilineo di città con mille semafori rossi. VOTO 6

Claudio – If I ever feel better:  Claudione alle prese con l’odiato inglese e con fraseggi davvero complessi. Ha una timbrica eccezionale, immagino cosa potrebbe fare con un brano dei Metallica. Tranne qualche incertezza nelle fasi iniziali, canta veramente bene, offrendo anche un bello spettacolo su e giù dal palco. Bravo, VOTO 7          

mercoledì 30 novembre 2011

0 Settimo cielo (2008)

Ho guardato questo film con sentimenti contrastanti.

Inizialmente sono quasi stata presa da conati di vomito a vedere tante scene di sesso tra anziani barbogi con battagli ingrigiti che sventolavano all’aria. Guardavo e volevo essere altrove. Non potevo credere che qualcuno si fosse preso la briga di spendere la cifra (considerevole) di un biglietto per vedere una nefandezza simile al cinema. La protagonista è una sarta in età ragguardevole che con la scusa di sistemare l’orlo di un pantalone ci dà dentro più volte col nonnetto di 76 anni, ma in realtà non disdegna neanche una sgroppatina col suo compagno di una vita, praticamente una stampella sfiatata.

La sensazione successiva alla nausea è stata la curiosità di vedere come andava a finire questo dramma teutonico. Fortunatamente il sesso tra anziani va scemando, se non consideriamo Inge la sarta che si trastulla in un solitario nella vasca di casa. Da quel momento inizia la tragedia. Il marito compagno, infatti, riceve la sgradita notizia che qualcun’altro si ingroppa la moglie e diciamo che non la prende tanto bene. Capiamo infatti che si suicida. Inge si dispera ma intanto non rinuncia al nuovo compagno di merende e così finisce la storia.

Il film è stato pure accolto positivamente dalla critica e questo spiega perché a me invece non è piaciuto proprio. Lo stile è quasi da pièce teatrale con pochi ambienti e dialoghi rarefatti, una telecamera spia le azioni dei protagonisti come un occhio indiscreto all’interno della casa mettendosi alle spalle degli attori o soffermandosi su primi piani silenziosi ma intensi. Roba da intenditori insomma.

VOTO 5

domenica 27 novembre 2011

0 A casa per Natale (1998)

Jake frequenta l’università della California insieme alla sua ragazza Allie (Jessica Biel). La cosa che più detesta è tornare a casa per Natale soprattutto da quando il padre ha risposato un’altra donna dopo la morte della madre di Jake. Quest’anno però suo padre gli ha promesso una Porsche se tornerà a casa entro le 18 del 24 dicembre…peccato che il viaggio verso New York sia parecchio lungo. Jake, però, la mattina della partenza si risveglia vestito da Babbo Natale in pieno deserto, senza un soldo in tasca e molto molto lontano da casa. A quel punto inizia per il ragazzo un lungo viaggio on the road dalla west alla east cost.

Che dire di questo film? Sicuramente non si tratta di una pietra miliare nella storia dei film di tematica natalizia e neppure nella storia delle commedie americane. Non si ride a meno di non avere 12 anni e uno scarso senso dell’umorismo. Sul finale poi diventa una caramella dolciastra e un tantino nauseante con tutto quel florilegio di buoni sentimenti che si concretizzano nella famigliola finalmente riunita dopo tanti anni.

Se ne può fare a meno volendo ma se proprio cercate un film per i pomeriggi di Natale, questo film si fa tutto sommato vedere.

VOTO 5,5

sabato 26 novembre 2011

0 Death Note

Ma quanto è bello questo strabiliante anime??? E dire che non lo conoscevo e senza saperlo un pomeriggio di due settimane fa ho scoperto una meravigliosa opera d’arte. E’ raro che si trovi di questi tempi un prodotto così ben fatto nella trama e nel comparto tecnico: grafica da urlo così come una colonna sonora fatta di brani heavy metal e musica gregoriana. E’ stata una graditissima sorpresa che a dire la verità è stata capace di mettermi un’angoscia addosso che non mi ha lasciato in pace fino all’ultimo ansiogeno fotogramma.

La storia ha come oggetto i quaderni della morte, ossia i Death Note, proprietà degli Shinigami (dei della morte) che però ogni tanto li perdono nel mondo con la conseguenza che spesso capitano tra le mani di esseri umani, incapaci di utilizzarli con criterio. E’ proprio quello che succede a Ryuk, un golosissimo mangiatore di mele non che shinigami, che perde il suo Death Note. Il quaderno infatti cade nel cortile di una scuola superiore giapponese e viene notato da Light, un ragazzo intelligente ma particolarmente chiuso e sfiduciato nei confronti della società. Questi, dopo aver capito di cosa si tratta inizia a provare la sua veridicità scrivendo il nome di un criminale sulle pagine intonse del quaderno. Infatti proprio nel risvolto di copertina sono presenti alcune istruzioni o regole che spiegano ciò che è lecito o illecito fare con il potere dato dalla proprietà del Death Note. Se si scrive il nome di una persona di cui si ha impresso anche il volto, questa morirà nel giro di 40 secondi per un arresto cardiaco, mentre se si vuole far sì che la persona in questione muoia in altri fantasiosi modi, bisogna scrivere dettagliatamente i particolari della morte entro un certo lasso di tempo. Light vede morire la persona che ha scelto e inizia a convincersi di avere nelle mani lo strumento per migliorare il mondo. Così uccide decine e poi centinaia di criminali nel buio della sua camera, con la sola compagnia di Ryuk e di un televisore sempre acceso sul notiziario locale. Ovviamente la cosa assume una risonanza mondiale e la polizia inizia a interessarsi al caso, chiedendo l’aiuto del più geniale investigatore del mondo, il misterioso L. Questi, dai pochi indizi a disposizione, riesce a capire che l’assassino dev’essere qualcuno che ha accesso alle informazioni della polizia e che ha un limitato periodo di tempo per dedicarsi alle uccisioni. Da qui consegue che si tratta di un parente di uno degli agenti e probabilmente uno studente. I suoi sospetti ricadono quasi immediatamente su Light e da qui inizia la competizione silenziosa tra L e Light, il primo che vuole a tutti costi smascherarlo e il secondo che cerca di sviare le indagini attraverso stratagemmi sempre più elaborati..

Devo dire che la serie è perfetta ma sicuramente perde tantissimo quando uno dei personaggi principali ci lascia anticipatamente, rovinando un po’ la prosecuzione della storia  che a mio parere risulta un po’ più fredda e meno magnetica. Inizialmente infatti c’è un’atmosfera quasi intimista dove è facile immedesimarsi in questo ragazzo che trova un oggetto magico da cui viene totalmente rapito. Inizialmente probabilmente non c’è neanche un grande ideale che lo guida ma semplicemente la curiosità e l’esaltazione di fare qualcosa di grande e pericoloso nel chiuso della sua stanza, senza che la famiglia possa minimamente sospettare qualcosa. Quando poi le maglie si stringono sempre più intorno a lui, invece di rinunciare decide di portare avanti la sua follia, immaginando un mondo senza più nessuno che lo ostacoli.

E’ molto riduttivo parlare di un’opera come questa in poche frasi, bisognerebbe vederlo e assaporarlo come un buon rosso da meditazione.

VOTO 10  

0 Renegade un osso troppo duro (1987)

Luke (Terence Hill) attraversa l’America con la sua Jeep e il cavallo Joe Brown. Un giorno, il suo amico Moose rinchiuso ingiustamente in carcere gli affida il figlio adolescente Matt (Ross Hill), in modo che possa accompagnarlo fino al terreno che ha vinto al gioco. Luke non sembra molto entusiasta soprattutto per il carattere ribelle del ragazzo, inizialmente ostile alla sua presenza. Piano piano però lungo le strade polverose d’America riusciranno a creare una bella amicizia.

Il film è una pellicola senza pretese ma anche molto godibile se non si dà molto peso ai tanti luoghi comuni sulla società americana disseminati per tutti i 90 minuti. Diciamo che è la classica commedia alla Terence Hill senza Bud Spencer sostituito dal figlio dello stesso Hill, tragicamente scomparso pochi anni dopo le riprese del film. Ecco, penso che sia un film che trova il suo lato migliore nell’amore che traspare dagli occhi di Terence Hill mentre guarda un figlio che non sa che perderà tra non molto. Certo, a parte il lato drammatico della cosa, c’è da dire che il ragazzo non prometteva tanto a livello recitativo. L’ho trovato molto statico e impacciato, quasi costretto a fare qualcosa che non gli apparteneva. Ci sono molti ragazzini, persino bambini, che alla loro prima esperienza come attori si mostrano subito dei veri fenomeni, questo non è il caso del povero Ross.

In ogni caso ci pensa il padre a risollevare le sorti del film con le classiche scazzottate e le gag che si ripetono per tutta la durata del film. La trama è molto lineare con qualche spruzzata di Walker Texas Rangers, comunità Amish, centauri barbuti e sceriffi obesi. Un filmetto per ragazzini anni 80.

VOTO 6-- 

venerdì 25 novembre 2011

0 X Factor 5. Pagelle Seconda Puntata

Claudio – The Dog Days are over: sembra sempre più l’orsetto del cuore dell’edizione di quest’anno. Un buono con la voce roca. I gesti coreografici suggeriti da Tommassini non mi convincono, sembra una marionetta mossa da fili invisibili. Non si possono snaturare troppo le persone o finisci per creare delle caricature senza futuro al di là del talent show. L’interpretazione comunque è buona, ma non memorabile. VOTO 6,5

Jessica – Il messaggio: un altro pezzo del passato per questa strana ragazza. Stavolta si cimenta in un brano di Alice che sinceramente non conoscevo. Diciamo che la sua dote più evidente è l’interpretazione, sempre sofferta e sopra le righe. Sembrerebbe molto più vecchia della sua età, sia per il trucco troppo pesante (da correggere quanto prima) che per la presenza scenica da donna matura. La voce è particolare, a volte calante, a volte sorprendentemente potente e intonata. Mi ricorda un modo di cantare molto Castrocaro, artigianale, grezzo. Comunque se sgrossata di tanti difetti può arrivare in alto perché portatrice sana di originalità e follia. VOTO 6

Davide – Jealous Guy: stavolta canta abbastanza bene anche se secondo me non ha futuro come artista, troppo simile a un fenomeno da baraccone piuttosto che ad un aspirante cantante. La timbrica sarebbe anche interessante ma non controlla bene la voce risultando in alcuni punti parecchio calante. Senza infamia e senza lode. VOTO 6

Le 5 – Single Ladies: le sopravvissute (in modo immeritato) della prima puntata tentano di cambiare il repertorio con un pezzo di Beyoncé. Come far cantare Lady Gaga a Orietta Berti. Modernizzate per l’occasione, vanno anche bene negli assoli per poi finire a terra con le parti armoniche. Poco talento, fuori contesto. VOTO 4,5

Francesca – La guerra è finita: per me è la più talentuosa del gruppo under donne ma inspiegabilmente è la meno coccolata dalla Ventura. L’hanno accusata di essere goffa come se questo avesse importanza ai fini di una futura carriera da cantante. Il pezzo dei Baustelle certo non è un regalo ma un tentativo sottile di farla cadere visto che non premia le belle voci come quella di Francesca. E’ un testo da interpretare più che da cantare. Qualche imprecisione qua e là. VOTO 6

Vincenzo – Ritornerai: l’avevo accusato di assomigliare a Lauzi nel modo di cantare ed ecco che questa volta giusto per non sbagliare gli viene assegnato giustappunto uno dei suoi brani. Sembra un modo di Morgan di far cacciare via i suoi mediocri cantanti. Anche stavolta un arrangiamento in chiave moderna che però non toglie la sensazione palese che questo hobbit è il figlio segreto del fu Bruno. Una cover senza sugo. VOTO 5

I Moderni – I gotta feeling: se qualcuno aveva il dubbio che si rifacessero a qualcuno, stavolta il dubbio diventa una certezza assodata. I cloni brutti dei Black Eyed Peace. La donna continua ad essere stonatissima, inascoltabile. Belle le armonizzazioni e la base. Stavolta se la caverebbero bene se non fosse per la parte femminile. VOTO 6,5

Valerio – Don’t let me be misunderstood: che ricordi revival questo pezzo. Penso che questo ragazzo non solo sia estremamente timido e insicuro ma anche poco sveglio in generale. Un pesciolino in mezzo agli squali dello show biz. Non ha una bella voce originale, non ha un timbro interessante, sembra non crederci fino in fondo e questo si riflette totalmente nelle sue esibizioni, troppo simili a caffè allungato. VOTO 5,5

Le Cafe Margot – Ssh!: brano molto bello per il gruppo con il nome più decente della categoria di Elio. Molto sul pezzo, intonatissime e gustosamente teatrali. Liberatesi della timbrica alla Zilli, trionfano tra tutti i loro colleghi di X Factor 5. Eccezionali, mature per un disco e per un buon successo se supportate da un agente discografico che le lasci esattamente come sono. VOTO 10

Nicole – La differenza tra me e te: pezzo recentissimo per la più classic tra i partecipanti a questa edizione. Partiamo col dire che la versione originale non mi piace mentre questa versione femminile com’è? Parte iniziale parlata bruttina (non a tempo), parte cantata più che calante. Pessima esibizione. La ragazza lodata alla prima uscita a questo giro va strigliata a dovere visto che offre senza ombra di dubbio la performance peggiore della serata. VOTO 4

 

 

 

   

lunedì 21 novembre 2011

0 Il maratoneta (1976)

Anni 70. New York. Babe è un universitario ebreo con la passione della maratona. Un giorno però la sua vita tranquilla e ordinaria viene scombussolata dalla morte del fratello ucciso dai sicari di un reduce nazista. Da questo momento in poi la vita del ragazzo viene stravolta totalmente da una serie di situazioni tremende in cui viene suo malgrado a trovarsi. La certezza che si fa lentamente e tragicamente strada dentro di lui è che non si può fidare più di nessuno, né della sua ragazza né della polizia.

Film eccezionale sotto ogni punto di vista. Viene difficile anche incasellarlo totalmente nel genere drammatico perché in realtà ha un tratto marcatamente thriller, basti pensare all’ansia che instilla nello spettatore già dalle prime placide sequenze. Un ragazzo con un grosso trauma familiare alle spalle che distrattamente vive la vita quotidiana, perso in una tesi capace secondo lui di riscattare la morte del padre. Non sa molto della vita, vive in un monolocale disordinato e trascorre le sue giornate a correre e sperare di migliorare il suo tempo per la grande maratona della Big Apple. Poi succede qualcosa. Si innamora della donna sbagliata e ritrova solo per poche ore un fratello che in realtà non conosceva neppure. Finisce torturato da un dentista nazista e riesce a scappare proprio grazie alla sua corsa, uccide per non essere ucciso e si vendica in modo analogo a come hanno fatto con lui i suoi aguzzini.

Le emozioni che suscitano film come questi sono difficili da spiegare, bisognerebbe spendere due ore della propria vita per assaporare in prima persona ogni fotogramma e ogni battuta del film. Hoffman è giovane e maturo allo stesso tempo, perfetto per un ruolo controverso come questo. Offre una meravigliosa prova così come il temibile e irriconoscibile Olivier.

Bellissimo

VOTO 9,5

domenica 20 novembre 2011

0 Topolino e la magia del Natale (1999)

Per molti anni sotto l’albero di Natale non mancavo mai di trovare un home video di sapore natalizio targato Disney e se la memoria non mi inganna “Topolino e la magia del Natale” è stata l’ultima videocassetta che ho ricevuto. Ricordo che era tradizione nella mia famiglia riunirsi in salone per guardare tutti insieme il nuovo cartone animato subito dopo il pranzo di Natale. Che fantastici ricordi!

Certo questo cartone animato non è il massimo sulla piazza. Innanzitutto i disegni sono dozzinali e appartengono ad un periodo molto recente rispetto alla grande scuola Disney degli anni 30 40 50. Si tratta di tre episodi con protagonisti tutti i personaggi più noti della grande famiglia Disney:

1) il primo episodio (a mio parere il più godibile) vede protagonisti Qui, Quo e Qua che rivivono continuamente il giorno di Natale fino a che capiscono che la magia del 25 dicembre sta proprio nel fatto che si tratta di un giorno unico e giustamente atteso;

2) il secondo episodio parla di quella cosa atroce che capita ad ogni bambino del mondo, il momento crudele in cui qualcuno ti rivela che Babbo Natale non esiste. I protagonisti sono Pippo e il figlio Max. Scopriranno dopo una lunga notte insonne che invece il buon omone con la barba bianca esiste eccome;

3) il terzo episodio parla di Minnie e Topolino che pur in ristrettezze economiche vogliono comunque farsi un bel regalo di Natale reciproco. Alla fine ci riusciranno ma capiranno che la cosa più importante è il pensiero piuttosto che il regalo in se stesso.

Insomma parliamo di buoni sentimenti e tanta retorica, una serie di luoghi comuni che a un bambino non interessano più di tanto. Sembra più che altro l’invenzione di un adulto che soffre perché non sente più dentro di sé lo spirito del Natale e cerca con un triplice espediente di cavare fuori dal suo animo ormai sopito la magia del titolo del cartone animato. Ricordo che già allora non mi era piaciuto e mi aveva messo una gran tristezza, avrei preferito un cartone animato più divertente e meno melodrammatico. In ogni caso in giro c’è  qualcosa di meglio per chi desidera vivere un po’ di magia natalizia in piena regola, un titolo a caso Polar Express, meraviglia per gli occhi e per l’animo.

VOTO 5

venerdì 18 novembre 2011

2 X–Factor 5. Pagelle Prima Puntata

Nicole – And I’m telling you I’m not going: look meno da suorina che nella fase dei provini. La voce la trovo abbastanza antiquata, roba da vecchi fans della Houston, Carey e di tutte quelle ugole gorgheggianti che furoreggiano negli Stati Uniti e che qua in Italia son passate di moda dai tempi della Giorgia di E poi. Emoziona la vecchia nonna e delle orecchie non avvezze a timbriche più originali. Scolastica ma indubbiamente intonata. Voto: 6,5

Café Margot – 50 mila: al primo ascolto risultavano essere il gruppo vocale più promettente della scalcagnata combriccola dell’Elio, ma domandina…PERCHE’ SCOPIAZZARE NINA ZILLI???? Detesto le imitazioni di chi già imita qualcun’altro. La giudico come un’offesa alla musica e alla creatività. Che dire? Certo non le puoi accusare di essere stonate ma di certo non sono da lodare. Voto: 5

Claudio – My Immortal: il mio preferito durante i provini ma non si può chiedere ad una persona di cantare questo genere di pezzi a meno che non lo vuoi far fuori da subito. Inglese pessimo. Esecuzione bella anche se troppo ricalcata sull’originale. Originale comunque l’interpretazione maschile su toni bassi di un pezzo che nell’originale tocca note irraggiungibili. Bravo. Voto: 6,5

Vincenzo – Azzurro: lo gnomo da giardino con la barba da cantante confidenziale. Odio la sua barba, il cappellino e il modo di cantare alla Lauzi. L’arrangiamento lo aiuta in modo plateale e la furbizia di Morgan Morgano è quasi penosa. A me non ha colpito per niente, anche l’intonazione mancava. Voto: 5

Francesca – Someone like you: l’asso nella manica numero due per quell’ignorantona della Mona, anche se sicuramente più interessante di Nicole. Timbrica originale, belle variazioni. Leggero graffiato che sporca in modo gradevole l’esecuzione. Già matura per un disco. La migliore fino a questo momento. Voto: 7

Rahma – Street life: canzone straordinaria, sciccosissima e cantata veramente bene. Non pensavo visto che avevo trovato questa ragazza molto deludente e un tantino sopravvalutata. Certo ci sono numerose imprecisioni ma il compito non era facilissimo. Voto: 6,5

Valerio – Misfit: che faccia da sfigato signore e signor, perché anche se gli avete messo i capelli indietro non cambia niente sempre un soggettone rimane. Una delle scelte più banali di tutta la storia di Morgan a X – Factor. Stonato e timbrica che fa il verso ai cantanti degli anni 80. Bah…non memorabile. Mi è piaciuta solo la canzone. Voto: 5

I Moderni – Un’overdose d’amore: il cambio nome è proprio una cosa orripilante. Elio ma che combini??? Comprereste mai il cd di un gruppo chiamato I Moderni? Io no. Anche questi arrivano comunque in ritardo di minimo 15 anni. Un modo di cantare che suona come una cacofonia di voci che svolgono malissimo il loro compito. La voce femminile è pessima. Esecuzione brutta. Voto: 4,5

Antonella – What else is there?: la uoma di questa edizione, a prima vista passata avanti solo per l’aspetto non convenzionale che per ragioni di merito. Viene molto femminilizzata in occasione della prima serata e canta pure bene. Bell’impatto con la telecamera, ha un look molto internazionale e una timbrica gradevole. Brava. Voto: 7,5

Jessica – Caffè nero bollente: la folle di X Factor 5 porta sul palco il pezzo cantato ai provini. Certo è inquietante ma perlomeno è una scelta meno convenzionale delle altre sue compagne di squadra. A parer mio spacca di brutto. E’ talmente diversa da tutti gli altri che capisci subito che andrà molto avanti perché non a tutti piacciono le voci perfette. C’è da dire che nella sua esuberanza è anche parecchio intonata. Una sorpresa. Voto: 7,5

Davide – My Way: a me non sembra molto normale. Ha una faccia raccolta in 4 centimetri cubici. E’ la scelta di Morgan che ho capito meno perché non ha mai cantato veramente bene. Interpreta molto ma canta maluccio. Gli viene cucito addosso un arrangiamento da gay pride che è l’unica cosa che sembra funzionare. Voto: 5

Le 5 – Birdland: ennesima scelta sballata di Elio e ennesimo nome orrendo scelto da Elio. Non abbiamo ancora capito che i gruppi vocali vanno bene giusto per i programmi di Paolo Limiti? Noiose noiosissime, andrebbero bene per un coro gospel in qualche chiesa ma non in una trasmissione commerciale come questa. Banali. Voto: 5

 

 

        

giovedì 17 novembre 2011

0 Io e Marilyn (2009)

 

Mamma mia che film sconclusionato! Per me è stata un po’ la conferma che Pieraccioni è troppo sopravvalutato come regista. Continuo a dargli il merito di aver creato dal nulla quella bellissima commedia che è “Il Ciclone” ma sinceramente è troppo poco per considerare le sue opere come capolavori.

Il film parte anche bene tutto sommato, con alcune scene che fanno veramente ridere e sfregarsi le mani pregustando il resto della portata ma poi improvvisamente tutto si sgonfia insieme all’attenzione dello spettatore più smaliziato. Cosa c’entra Marilyn Monroe con la storia di un povero disgraziato disperato perché ha perso la moglie circense, innamoratasi ormai del capo circo napoletano? Non c’è pathos ma non c’è nemmeno una costruzione dell’intreccio che sia stata veramente pensata e realizzata a dovere. Tutto sommato sarebbe stato meglio giocarsi tutto con l’uomo che parla da solo piuttosto che infilarci in mezzo una storia che si regge su un castello di plastilina.

Devo dire che i primi dieci minuti sono fatti molto bene. Si respira tutta l’aria meravigliosa delle commedie toscane, con la classica compagnia di amici e un’atmosfera famigliare. Ecco, in questo Pieraccioni è un vero maestro, ed è su questa strada che dovrebbe continuare il suo percorso lasciando perdere idee senza costrutto che rendono i suoi lavori poco appetibili per chi non è un suo accanito ammiratore.

La recitazione è su di un livello superiore per quel che riguarda Rocco Papaleo e non mi è dispiaciuto neppure Ceccherini, tutto il resto del cast sembra essere stato preso in blocco da qualche film di Vanzina o di Parenti, in primis Biagio Izzo seguito a ruota dalla pessima prova offerta da Barbara Tabita, per non parlare di Marilyn Suzie Kennedy.

VOTO 4,5 

martedì 15 novembre 2011

0 Il più grande spettacolo dopo il week end

Lunedì 14 Novembre 2011 è avvenuto un miracolo. Sono riuscita dopo tempo immemorabile a vedere fino a oltre la mezzanotte un programma televisivo…e senza sforzo, senza pinze che mi tenessero sollevate le palpebre, senza dosi industriali di caffè Lavazza. Solo con la gradevolezza di un programma proveniente da un altro lontanissimo pianeta. GRAZIE FIORELLO!!

Non so se qualcuno ha in mente la scena del film Ratatouille, quella in cui il critico gastronomico assaggia la pietanza preparata dal topino e rivive in un istante i ricordi belli dell’infanzia. Ecco per me la sensazione è stata la stessa. Ho come fatto un salto indietro di 20 anni e mi sono ritrovata in quella magica atmosfera dei grandi varietà del passato: Fantastico e Carramba per esempio . Ho provato quel piacere dimenticato di aspettare quel determinato giorno della settimana per accomodarti sul divano di casa, schiacciare 1 sul telecomando e goderti 3 ore di diretta fatta con tutti i crismi.

Ho riso tutta la sera, in particolar modo sui classici racconti di vita vissuta di Fiorello e sulla sua magnifica caricatura di Morgan Morgano. I resoconti della sua vita da padre di una diciottenne erano talmente realistici che ho rivisto mio padre che mi veniva a prendere fuori dalla discoteca con addosso mezzo pigiama e la palpebra pesante. E’ stato esilarante e nostalgico. Un regalo inaspettato da uno che non conosci ma per cui sarà un piacere e un onore aprire la porta di casa per altre tre settimane, sicuramente gradevoli e capaci di svecchiare la televisione odierna. Sì la vera magia di questo programma è il fatto che tutto sommato è un prodotto che strizza l’occhio alla televisione di un tempo ma allo stesso modo ti fa capire senza volerlo veramente che la televisione che ci propinano da qualche anno a questa parte ha snaturato la società, lobotomizzandola e togliendole il piacere della risata, del sorriso, della sorpresa dell’ospite che non ti aspetti, dell’attesa della fine della pubblicità per assaporare il resto del menu.

Sarebbe bello se questo programma potesse essere un modello per tanti altri progetti futuri, soprattutto in Rai visto che Merdaset è senza speranza. Abbiamo bisogno di aria pulita, basta talk show e opinionisti.

Grande Fiore!!!

giovedì 10 novembre 2011

0 D’Artagnan e i moschettieri del re (1987)

Ecco l’ennesimo esempio di cartone animato che ho praticamente ignorato quando ero piccola e che ha finito per conquistarmi ora che di anni ne ho 34. Forse è proprio questa la magia di certi anime, riescono a catturarti in fasi diverse della vita e per motivazioni diverse.

Questo serie è composta da ben 52 episodi che prendono ispirazione dal capolavoro di Dumas e che raccontano le vicende di D’Artagnan un ragazzo di Guascogna che sognava di diventare moschettiere alla corte del re di Francia. Si tratta di un cartone animato che segue un filo logico perciò ogni puntata è legata strettamente a quella precedente, dando così ampio respiro alla trama. I nuclei principali della storia sono essenzialmente due: la collana della regina e maschera di ferro. Sicuramente a me è piaciuta molto di più la seconda parte della storia, avventurosa, commovente e rivelatrice, oltre ad essere una vera gioia per gli occhi.

I personaggi sono meravigliosi ma la mia preferita è sicuramente l’affascinante Milady, un personaggio totalmente inedito che fa una tragica fine espiando così i peccati commessi durante la sua misteriosa vita.

Bellissimo e consigliatissimo

VOTO 8

mercoledì 9 novembre 2011

0 Quelle due (1961)

E’ un film assolutamente spiazzante soprattutto considerata l’epoca in cui è stato girato. Una storia di omosessualità latente che coinvolge una donna e siamo solo negli anni 60!!! Devo dire che il film è molto bello e delicato, regala una recitazione da paura e soprattutto il regista non sembra mostrare nessun timore nell’affrontare una tematica così difficile. Cazzo è difficile ai nostri tempi, figuriamoci 50 anni fa.

La storia si svolge in una sorta di collegio per ragazzine ricche gestito da due giovani donne: Martha (Shirley MacLine) e Karen (Audrey Hepburn). Tutto sembra procedere bene e in armonia ma l’atmosfera si sfalda appena compare sulla scena il fidanzato di Karen, il medico Joe. Martha infatti non lo sopporta (e tutti noi saremmo pronti a giurare che si tratti di un atteggiamento da innamorata gelosa) e lo tratta con sufficienza e malanimo, in particolar modo quando scopre che i due hanno deciso di sposarsi. Purtroppo allo scoppio d’ira che segue fa da pubblico non richiesto un manipolo di ragazzine che non perde tempo e lo va a rivelare alla peggiore di loro, una ragazzina viziata che ingigantendo le cose sentite fa arrivare tutto alle orecchie della nonna che non perde tempo e ritira la nipote dalla scuola, così come tutti gli altri genitori. Karen e Martha perdono tutto, ma quest’ultima però trova dentro di sé la consapevolezza di ciò che prova realmente per l’amica e arriva a ciò proprio spinta dalle accuse della gente. Lei infatti non aveva mai saputo dare un nome a ciò che provava per Karen nonostante l’amore per lei fosse doloroso e sempre più pressante.

Le due sono ormai allontanate e disprezzate dalla società, marchiate a fuoco dai pregiudizi della gente nonostante in realtà tra di loro non sia mai avvenuto niente. Karen decide di lasciare Joe perché vede in lui il seme del dubbio nonostante sia follemente innamorato di lei. A questo punto Matha decide di aprirsi con l’amica e di rivelarle tutto ciò che ha sempre provato per lei. La confessione però avrà una conseguenza tragica..

VOTO 7,5 Pollice in su

sabato 5 novembre 2011

0 Terre desolate–Stephen King (1991)

Terre desolate è il terzo episodio della serie La Torre Nera ed è un signor romanzo. Certo, un romanzo complesso, intricato, assolutamente incomprensibile per chi non ha seguito il lento e graduale percorso che ha portato alla formazione del Ka-tet composto da Roland di Gilead, Susannah Dean, Eddie Dean, Jake e Oy. Insomma il libro può essere apprezzato solo da chi si è avventurato nello strano mondo del pistolero almeno a partire dal precedente episodio intitolato La Chiamata dei Tre. Se questa conditio sine qua non viene rispettata, allora si è davvero pronti per il lungo viaggio alla ricerca della fantomatica Torre Nera, chiodo fisso di Roland ultimo pistolero in un mondo che è andato avanti, degradandosi, corrompendosi e mostrando un volto sottostante fatto di cimeli del passato, interpretabili come resti di una civiltà del tutto simile alla nostra.

Nel libro precedente tre porte poste lungo una spiaggia popolata da aramostre avevano permesso a Roland di trasportare nel suo mondo  il tossicodipendente Eddie e  Susannah una ragazza di colore (schizofrenica) costretta su una sedia a rotelle. Entrambi infatti erano funzionali e necessari al pistolero per la sua ricerca della Torre Nera. I due ragazzi newyorkesi venivano da due decenni diversi, Eddie dagli anni 80 e Susannah dagli anni 60. Manca però ancora un personaggio perché il viaggio possa veramente avere inizio, e questi non è altri che Jake, un ragazzino di New York che ha già bazzicato questa strana realtà parallela ma che vive la strana situazione di sdoppiamento data dal fatto di essere morto nel mondo di Roland ma di essere vivo nel suo. Questa follia potrà finire solo nel momento in cui Jake farà ritorno nel Medio Mondo, evento che avviene proprio in Terre Desolate.

L’elemento realmente affascinante di questa serie (andata via via rovinandosi dal quinto episodio in poi) è proprio questo strano collegamento tra il mondo di Roland e la Terra che si manifesta copioso a mano a mano che i tre personaggi provenienti dal nostro pianeta si fondono sempre più col tessuto connettivo del Medio Mondo. Mentre nel secondo episodio i cosiddetti terrestri continuano a stupirsi delle stranezze del mondo del pistolero, in questo libro sembrano ormai aver preso confidenza sia con la desolazione che li circonda sia con il fatto di diventare essi stessi pistoleri e perciò consapevoli di una missione da svolgere, una missione di cui però loro sono solo strumenti e non protagonisti. La ricerca è qualcosa che li affascina ma che non capiscono del tutto, la accettano così come hanno ormai metabolizzato il fatto di non poter mai più tornare indietro alla loro vita precedente. Ormai amano quello strano posto e ricordano con pochi sprazzi di nostalgia la vita nella Grande Mela, pronti a tutto per accompagnare Roland fino alla fine del Vettore. Il viaggio si mostra subito lungo e periglioso e i tre affrontano continui ostacoli guidati solo dal pensiero di andare avanti, succeda quel che succeda.

Il romanzo a differenza del precedente ha parecchie corrispondenze tra i due mondi, alcune davvero fondamentali nella prosecuzione della storia: la Rosa in particolar modo, una rosa che è l’elemento chiave di tutta la serie e che qui viene solo presentata ma di cui si percepisce la grande potenza pur essendo apparentemente solo un semplice fiore in un campo abbandonato di New York. Sono tutti elementi che devono essere tenuti in grande considerazione da chi vuole continuare a leggere la storia perché diventeranno maledettamente complicati nei libri successivi, molto più macchinosi e meno immediati di questo romanzo.

Ciò che colpisce è la grandezza di King nel narrare con semplicità e scorrevolezza un’accozzaglia di assurdità ma che hanno alla fine una logica stringente. Come non capire infatti che la città di Lud non è altro che una New York in un’era post bellica? O che il Medio Mondo potrebbe essere la Terra tra milioni di anni? La serie della Torre Nera nei suoi episodi iniziali, ma soprattutto in questo romanzo, è un’ipotesi su come potrebbe diventare il nostro pianeta dopo una guerra nucleare. Questo ovviamente è il mio parere ma è anche una chiave di lettura tra le mille che si possono trovare. E’ questo il bello di questa fantastica avventura: un intreccio complesso e una ricchezza di simboli strabiliante. C’è tutto: l’ironia, la violenza, l’avventura, la superstizione, la speranza, la rassegnazione. Non manca niente. Non riesco a trovargli un difetto. Mentre La chiamata dei tre era un libro che cercava ancora il contatto con la realtà del nostro mondo, questo invece molla l’ancora e punta verso la follia ed è impossibile non farsi travolgere da questo fiume in piena.

Un gioiello che aveva un grave difetto: un finale in media res. Terribile per chi leggeva il romanzo nella sua prima edizione e doveva aspettare un ipotetico libro futuro (è il mio caso) ma ormai superato dai lettori dell’ultima ora che possono contare su tutta la serie al completo.

VOTO 10

venerdì 4 novembre 2011

0 Buon Natale Pinocchio (2002)

Siamo davanti ad un mediometraggio di 45 minuti circa incentrato sul burattino di legno più famoso al mondo, Pinocchio. Il Pinocchio protagonista è quello nipponico dell’anime Le Avventure di Pinocchio, celeberrimo per chi come me è stato bambino negli anni 80.

La storia è tragica e lacrimevole oltre che abbastanza sconclusionata. I tempi narrativi sono fantasiosi: una notte di Natale praticamente lunga un anno viste le peripezie capitate al povero bambino di legno, costretto a farsi una bella sfacchinata fin su alla montagna dove si trovano le magiche erbe capaci di guarire tutti i bambini malati dello strano paese in cui è capitato insieme al babbo Geppetto, al Gatto e la Volpe (misteriosamente diventati buoni), a Tina (la sorella immaginaria visto che nel libro di Collodi non esiste) e l’immancabile Topo (inventato di sana pianta anche lui ma presente anche nell’anime).

Tutti piangono. Perché hanno fame, perché sono su una sedia a rotelle, perché i gendarmi gli vogliono bruciare le bambole, insomma per mille motivi diversi e stralunati. Il cartone animato come dicevo è assurdo e abbastanza lento, fumoso, melodrammatico e buonista (alla fine la fatina come un Gesù bambino in tulle gli concede di diventare un bambino vero) dove i simboli cristiani sono utilizzati un po’ come capita…vedi per esempio i crocifissi appesi all’albero di Natale e il reverendo più simile ad un pope o a un sacerdote che a un prete.

Come film d’animazione natalizio è molto debole e poco adatto ad un pubblico che si vuole divertire o semplicemente star sereno. Angosciante e tutto sommato inutile.

VOTO 4,5

martedì 1 novembre 2011

0 Giuro che ti amo (1986)

Ogni volta che mi imbatto in un film di Nino D’Angelo ritorno come d’incanto ai primi anni 90 quando Rete 4 non faceva che replicare i suoi musicarelli nelle lunghe serate d’estate. Per me sono sempre stati momenti di divertimento puro perché è sempre stato davvero impossibile prenderli sul serio. Rappresentano però dei veri cult movie che chissà magari ai loro tempi facevano anche dei buoni incassi al botteghino. In fondo negli anni 80 Nino D’Angelo era davvero molto popolare e apprezzato anche al di là della Campania.

Nei film di D’Angelo (in questo caso anche regista, nientemeno) c’è uno schema che si ripete continuamente. Innanzitutto il protagonista si chiama sempre e solo Nino (giusto per non confondere le acque) ed è sempre un poveraccio che sbarca il lunario nei modi più miserrimi. In Giuro che ti amo per esempio fa il pescatore di Procida. Inoltre è sempre un rubacuori nonostante il suo aspetto tutto fuorché piacente con quell’improbabile caschetto biondo e l’altezza di un muretto a secco. Ma il suo interesse è sempre rivolto alla bionda Roberta Olivieri, compagna di gran parte dei suoi film, la cui verve è pari a quella di un mitile. Nei film poi non manca mai il dramma di sottofondo alla storia d’amore, spesso contrastata ma sempre destinata al più classico degli happy end. Non manca mai neppure la serata in discoteca in cui è possibile ammirare i look più orrendi dell’epoca, influenzati senz’altro dalla moda del momento ma anche da quel kitch partenopeo che non guasta mai.

Sono film sempliciotti che vengono oltre modo appesantiti ma anche resi più ridicoli dalla colonna sonora rappresentata ovviamente dalle canzoni di Nino che fanno da coronamento ai momenti cruciali della storia.

Parlando in maniera specifica di questo film in particolare, si può affermare tranquillamente che risponde in toto alle componenti principali dei canovacci dei vari film di D’Angelo, con la grossa novità del discorso sulla camorra che a onor del vero è il punto focale della storia nonostante il titolo sentimentale. Da segnalare la presenza di un giovanissimo Marco Vivio, diventato in seguito un bravo doppiatore e di Bombolo che recita il suo ultimo film prima della tragica morte avvenuta l’anno dopo.

In ogni caso il film non è tra i migliori di Nino e neppure tra i più divertenti.

VOTO 4,5

0 Ritorno dal Paradiso (2001)

Parliamoci chiaro: non stiamo parlando di un film epocale ma semplicemente della più classica commedia americana sulle sorti dell’essere umano dopo la dipartita. Quanti film a stelle e strisce ci hanno raccontato il ritorno dal regno dei cieli di anime destinate a compiere qualche bella impresa sulla Terra? Una miriade e non tutti con risultati apprezzabili. Talvolta zuccherosi talvolta irriverenti talvolta dozzinali.

Questo “Down to Earth” è un film che prova a far ridere senza riuscirci veramente. Il protagonista è Lance, giovane di colore con la mania del cabaret che muore schiacciato da un camion mentre sta guardando una bella ragazza. Gli angeli si rendono conto di aver commesso un errore e decidono di farlo ritornare sulla Terra dapprima in un corpo temporaneo (un ricchissimo uomo bianco dal cuore di pietra e il portafogli pieno) e poi in via definitiva nei panni di un altro afro americano.

Tutto questo sa di vecchio e di già visto mille volte. Niente migliora la situazione tanto meno l’attore che veste i panni di Lance, Chris Rock, un emulo di Eddie Murphy ma con poche carte da giocare. Insomma se nonostante tutto volete vedere l’ennesima puntata del morto che ritorna, questo film aggiungerà poco o niente alla vostra cineteca mentale. Tutt’al più un’ora e mezzo di dialoghi banalissimi e situazioni che anticiperete col pensiero senza bisogno di essere chiaroveggenti.

Inutile e noiosetto

VOTO 5 Pollice in giù

lunedì 31 ottobre 2011

0 Lezioni di cioccolato (2007)

In una domenica mattina uggiosa ho potuto perdermi in 90 minuti di semplicità, sorrisi e buona recitazione che rappresentano poi il quid di questa bella prova con protagonista assoluto Luca Argentero, nei panni di un geometra interessato all’immagine, al guadagno e al proprio benessere fino a quando non si vede costretto a indossare i panni “scomodi” di un immigrato egiziano per evitare una denuncia penale per mancanza di sicurezza nel suo cantiere edile.

Il film si potrebbe definire come una commedia leggera leggera, senza inutili volgarità e con battute a volte fulminanti. Non è un premio Oscar o un Leone d’oro ma è pur sempre un prodotto italiano ben fatto e che fa divertire una fascia di pubblico veramente ampia, dal bambino all’anziano passando ovviamente per il pubblico femminile che non può non apprezzare un Argentero in grande spolvero.

Dispiace sapere che ai botteghini la pellicola non ha fatto il botto soprattutto perché a me ha ricordato molto le più recenti commedie francesi che con eleganza e buoni dialoghi riescono davvero a sorpassare ormai di gran lunga il cinema americano, ottenendo anche un buon riscontro negli incassi. Sarà che ormai noi italiani ci siamo abituati alle put….e di Natale e non riusciamo più ad apprezzare ciò che di semplice e pulito ci offrono registi meno conosciuti ma con delle buone idee nel cassetto, sarà quel che sarà a me questo film è piaciuto tantissimo.

Lodevole e graditissimo anche il piccolo cameo di Rolando Ravello, davvero un mostro nella recitazione, capace di passare senza soluzione di continuità dalle parti comiche a quelle più drammatiche riuscendo benissimo in entrambe. Talento vero.

VOTO 7    

venerdì 21 ottobre 2011

1 X–Factor 5 Audizioni (Pagelle Prima puntata)

Alessandro Cattelan: finalmente un presentatore che conosce davvero la musica e i tempi televisivi. Ciao ciao Facchinetti non ci mancherai VOTO 8

Arisa: scelta strana e perciò forse fenomenale. Umile, forse un po’ sulle sue ma attenta a svolgere bene il compitino iniziale del si o del no. In rodaggio VOTO 6,5

Morgan: come giudicare Morgan? E’ sempre lo stesso, con un po’ d’acciacchi e i capelli verdi ma sempre lui. Nella fase iniziale risulta un po’ defilato ma pronto a far sentire il suo marchio da guastafeste e anche un po’ stronzo VOTO 6,5

Elio: meno rigido dell’anno scorso e più rilassato nei giudizi negativi, consapevole di non avere affianco Tatangelo e company. Antipatico. VOTO 5

Simona Ventura: si vede che la trasmissione le mancava e infatti è la più gasata dell’intero cast, non ancora del tutto consapevole che il palcoscenico non è quello del grande pubblico ma solo quello risicato degli abbonati sky VOTO 5  

Valerio: ragazzino imberbe e timidino (fastidiosamente spinto nella fossa dei leoni dalla mamma manager) ma dalla voce promettente. Acerbissimo ma con ampi margini di miglioramento. Grande entusiasmo da parte dei 4 giudici che un po’ troppo bonariamente regalano 4 si. VOTO 6,5

Giuseppe (Ilio): vecchio in tutto anche nell’entusiasmo da animatore turistico, ne possiamo fare a meno. Penoso 4 no secchi VOTO 1

Grazia: vetusta 42enne scappata da qualche sanatorio. 2 si 2 no VOTO 1

Francesco: chi chi chi ca…o ti ha mandato qui? VOTO 1

Free Chords: ancora i gruppi vocali? ma dai non se ne può più. Cantano una versione plagio di Rosso Relativo, comprese le stecche dal vivo di Tiziano Ferro. Il membro femminile è il tasto veramente dolente del gruppo. Inspiegabile entusiasmo dei giudici. 4 scontati SI VOTO 5

Jeremy: sotto effetto stono? Mah. Sicuramente ipercritico nei confronti dell’intero genere umano per avere solo 16 anni. Fa quasi paura, funereo. Scelta musicale complessa, matura, Redemption Song. Affascinante, intimista, mi ha colpito 4 si VOTO 8

Siria: mi fa pensare ad una delle accompagnatrici del nostro premier. Cavallona senza speranza. Voce tutta di gola, impersonale, sentita mille volte così come l’inflazionatissima Think. La penso esattamente come Morgan. Riesce a far infuriare la Ventura e non è bene. 2 si 2 no VOTO 4

Alessandra: grezza forte 4 no VOTO 1

Soyana: stonata ma molto però 4 no VOTO SOTTO ZERO

Tania: look androgino, voce già sentita da cui non si potrebbe trarre niente. Vuole fare il personaggione ma non si può passare solo per il look. 4 si immeritati VOTO 4

Just: poveracci questi Jalisse 2011. Eppure vanno avanti. 4 si VOTO 4

Walter: aspetto da muratore padano. Ci parla della crisi lavorativa e musicale con una padronanza del palco che fa infuriare Morgan che lo accusa di fascismo. La scena sa un po’ di finto ma facciamo finta di crederci…L’abbraccio finale di Morgan non l’ho capito. 4 no VOTO 1 per la figura barbina e meno 1000 per l’intonazione non pervenuta

Vincenzo: strano personaggio con gli occhiali da sole e la faccia da bamboccio con la barba. Voce sfiatata. Per me un cappellino alla moda e la barba da intellettuale non fanno un artista. 4 si. VOTO 4

Antonella: voce e look anni 90. 4 si VOTO 5

Michele: coreografo che vuole passare per rendere la figlia orgogliosa di lui..si è mai sentito qualcosa di così idiota al di fuori del GF. Schifo perenne ma inspiegabilmente va avanti 4 si. VOTO 3

Fiocco di neve: siamo alla Corrida? Nel tempo in cui non è occupata a fare il cristallo, vince concorsi letterari. Sembra una presa in giro e forse lo è ma avendo conosciuto nella vita reale molti matti travestiti da persone apparentemente normali, potrei credere che la ragazza non è consapevole di essere fuori di testa. 2 no 2 si VOTO 4

Ramona: dalla Transilvania con una parlantina a dir poco fastidiosa. Stonata. 4 no VOTO 0

Giulio Montagna: anche questo sembra che abbia sbagliato programma ma viene trattato meglio di altri suoi colleghi…sarà l’inventiva, la faccia tosta, l’originalità? A me ha comunicato tanto e ancora mi chiedo se ho bevuto. Dimostra di avere anche grande cultura musicale. 3 si 1 no (come al solito la Ventura non capisce na mazza) VOTO 7

Francesca: 16enne femmina che sceglie i Led Zeppelin. Potente. Fantastica. Mi è piaciuta assai. 4 si VOTO 8

Marco Negri: non è tanto giusto ma è quasi commovente nel ricordare la nonna che non c’è più. Depresso, deprimente, voce calante. Esprime il grigio dell’esistenza e nonostante ciò passa avanti. 3 si 1 no VOTO 4

Consuelo Lalla: la sorella cattiva. Voce come tante. Convinta di un talento che non ha. 2 si 2 no. VOTO 4

Marysol Lallai: la sorella buona. Tutti fanno finta di non sapere niente per creare il dramma in mondovisione. La voce la trovo interessante, esprime personalità. Un po’ troppo sopra le righe. Proposta imprevista di Morgan: formare un duo tra sorelle. Giudizio sospeso per entrambe. VOTO 6 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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