giovedì 13 agosto 2009

0 La mia Domenica anni 80



Anche se siamo di giovedì mi è venuta voglia di scrivere qualcosa sulla Domenica, ma non una domenica a caso...la mitica, almeno nei miei ricordi, Domenica degli anni 80.

Gli anni 80 per me significano l'infanzia e forse è anche per questo che li vedo sempre ammantati di una luce particolare, per sempre magici anche se magari al tempo che li ho vissuti mi sono sembrati una cag__a. Così è la vita: ciò che non c'è più è sempre più bello di quello che hai nel presente...filosofia di vita altamente positiva e ottimista, l'ideale in una mattinata estiva con l'odore di pioggia che sale dal terreno.

Torniamo a noi.

La domenica era bellissima non come ora che tutti stiamo un po' a smarronarci e a pensare tristemente che l'indomani si tornerà al lavoro o a scuola o all'università. La domenica si viveva dall'inizio alla fine e solo verso l'ora di andare a letto iniziavi a brontolare pensando alla routine del giorno dopo. Per esempio io ero sempre terrorizzata all'idea del lunedì a scuola perchè alle elementari avevo il cagheggio per la mia maestra che era simile ad un ufficiale delle SS. Ecco perchè la domenica era una figata: non c'era scuola innanzitutto.

La domenica iniziava sempre verso le 9 e qualcosa..non sono mai stata una che si alzava tardi e sarebbe stato anche difficile con mia madre che ha sempre avuto un tono di voce uguale a quello di una giovane aquila che si lancia su una preda di buon mattino e ha sempre avuto l'abitudine di accendere il televisore durante la sacra preparazione del caffè Lavazza. Insomma volente o nolente alle 9 e 15 ero giù dal letto e da quel momento iniziavano i preparativi per la MESSA. Eh sì in quei lontani tempi andavo ancora alla funzione domenicale e non rischiavo di essere fulminata dopo aver poggiato il piede all'interno delle sacre mura. Ero una brava bambina che già allora odiava la messa ma che era costretta ad andarci per via del benedettissimo catechismo. Nella mia chiesa non sfuggivano mai le assenze e le presenze e perciò se il mercoledì non volevi essere svergognato dovevi per forza di cose andare a messa la domenica o il sabato sera (che per me era la funzione dei vecchi).

Mi ha sempre messo un senso di ansia quell'odore di incenso, i momenti di raccoglimento (dove io non sapevo mai a che cacchio pensare e mi strizzavo il cervello per farmi venire un pensiero triste), le strette di mano con i vicini di banco che non conoscevi e non sapevi se la mano te l'avrebbero data oppure no. Non lo so la messa è la cosa più triste che ci sia. Penso a chi fa la comunione e ha questa espressione contrita e trafitta da mille spade avvelenate mentre secondo me e forse anche secondo Cristo dovrebbe avere un bel sorriso e l'animo più leggero. Chissà quanti dietro quella finta costrizione nascondono tante porcherie e ti danno a intendere che sono illuminati dalla luce di Dio attraverso una falsa confessione e un pezzo di pane che si incolla al palato.

A parte questa digressione, ricordo bene che il momento che preferivo era quello in cui sentivo le parole "andate in pace" e finalmente si usciva dal buio per entrare nella luce di una bella mattinata di sole su di un cielo azzurrissimo. Mia madre comprava i giornali e poi si andava a casa della mia nonna materna per i saluti settimanali. Questa è una cosa che mi è piaciuta sino a che è stata la classica riunione familiare con tutti i miei cugini e i miei zii. Si giocava e si rideva e poi c'erano i millenari confetti gelosamente custoditi da mia nonna in un immenso contenitore di porcellana. Ce n'erano di tutti i colori ma la cosa veramente forte era che non sapevi a quando risalivano, potevano anche essere quelli del battesimo di qualcuno di noi o di una delle mie zie, la più giovane delle quali allora aveva sui 25 anni. Tirate voi le conclusioni.

Dopo di ciò c'era finalmente il pranzo che si svolgeva sempre o quasi a casa dei miei nonni paterni dove abitava anche la mia zia preferita. Il loro appartamento si trovava nel mio condominio perciò si può dire che erano più le volte che stavo dai miei nonni che a casa mia. Adoravo quella casa pur avendo un gran timore, aveva tanti spazi scuri e poi c'erano le storie di fantasmi di mia zia e di mia nonna su inquietanti presenze che si aggiravano nella notte per i corridoi della casa. Per un bambino non c'è niente di più spaventoso ma allo stesso tempo eccitante, perciò era automatico che io fossi sempre lì anche se molto contribuiva la presenza di un gatto, Prince. Era la gattina di mia zia, scelta da me e luce dei miei occhi. Una persiana cincillà morbida e dolce ma timidissima. L'amavo e ogni volta era una gioia rivederla e poter affondare la mano in quel pelo stupendo. Bhe la domenica c'era pure lei insieme al resto della famiglia.

Ora sembrerà assurdo ma io come prima portata mi ricordo solo gli spaghetti ai granchi che erano la super specialità di mia zia e che poi mio padre ha tentato di imitare nel corso degli anni. Io adoravo quel sugo perchè mia zia aveva la mia stessa idiosincrasia per il pomodoro a pezzi perciò usava esclusivamente la passata con mia grandissima gioia. Poi facevo ridere tutti perchè pretendevo che il sugo fosse da MASCHI e non da finocchi o da femmina. Questo voleva dire che doveva essere bello piccantino altrimenti ero convinta che non sapesse di niente. Un altro classico erano i ravioli e poi il maialetto o l'agnello arrosto..tutte cose che ho accuratamente tolto dal mio menu (tranne i ravioli) perchè non ne sopporto più l'odore, perchè non le digerisco e perchè mi dispiace per gli animali (ormai mi sono ridotta all'hamburger, al wurstel e raramente al pollo).

Ciò che aspettavo era il momento del dessert...cioè il mega vassoio di paste e pasticcini che mia zia comprava nel bar sotto casa quando ancora era un luogo frequentabile e non un ricettacolo di cinghiali a due gambe. Per un bambino (ma anche per me a 32 anni) era il paradiso vedere tutte le varietà possibili di bignè, di dolci, di pasticcini al cioccolato. Ecco devo dire che negli anni non c'è più stato un vassoio di dolci che abbia colpito la mia fantasia e i miei sensi allo stesso modo. Il gusto e il sapore non sono più gli stessi, tutto sa un po' di industriale e alla fine ti passa la voglia di mangiare dolci che sanno di finto.

Mentre pranzavamo si guardava sempre Domenica In ai tempi di Boncompagni e anche questa è una cosa che mi manca terribilmente. Ho sempre trovato quelle edizioni come le migliori in assoluto: semplici, giovanili, familiari e rassicuranti senza essere pallose. C'erano le ragazze vestite tutte uguali con i jeans e una maglietta bianca, c'erano le compilation e il cruciverbone ( e mia madre si attaccava al telefono di casa per prendere la linea e tentare la fortuna...ma non c'è mai riuscita in tanti anni). C'erano le imitazioni di Sabani, le stronzate della Laurito, la sensualità della Fennec e il giovanissimo Pupo che con l'acconciatura a scodella cantava ogni domenica Gelato al Cioccolato. Era un contenitore che durava tantissime ore e che alla fine era condotto da una persona sola ma non ti rompevi mai le palle. Dalle 14 alle 20 era una festa e quando passavano i titoli di coda ti dispiaceva sempre un po'.

Il calcio? c'era c'era ma non esistevano Sky, Mediaset premium o Dahlia. C'era la radiolina e Tutto il calcio minuto per minuto oppure semplicemente andavi allo stadio. I risultati li davano in sovraimpressione in televisione non come ora che sei costretto a mettere sul televideo per scoprire se ti devi incazzare o sei puoi gioire. Tutta questione di diritti televisivi...mah!

Alle 18 c'era il mitico 90 minuto con la buonanima Paolo Valenti malamente sostituito negli anni da Maffei e da mille altri. Era una trasmissione lineare e semplice: schedina, servizi brevi con le immagini dei gol e delle azioni importanti, commento finale, intervista e ritorno in studio per lanciare il servizio successivo, titoli di coda con i gol più belli. Era così bello e povero, senza giri di miliardi e con tutto ciò che serviva. Ora ci riempiono di moviole, di opinionisti del nulla, di interviste, di dietrologie da due soldi.

La domenica continuava la sera dopocena con Drive In, il massimo della comicità e la ciliegina sulla torta di una domenica sempre speciale. Un bel po' di risate con il Tenerone, la Carrà, Pippo Baudo e Katia Ricciarelli, il Giumbotto, il Paninaro e quel cogl_e di Pier Silvio Berlusconi che stava seduto al tavolino a ridere a comando come tutti quegli altri ragazzi con le pettinature anni 80 e le felpe Best Company. I tempi della presidenza Mediaset erano lontanissimi e tutti eravamo felici senza avere un intrattenitore sulle navi da crociera come premier. In fondo Berlusconi ci stava anche simpatico nel suo essere invisibile e proprietario di 3 canali che offrivano degli ottimi prodotti televisivi. Non sapevamo chi c__o fosse e stavamo da Dio.

La domenica finiva che erano al massimo le 23 e tutti si andava a letto contenti e senza ulcere.

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