mercoledì 29 settembre 2010

0 Recensione Wall Street (1987)

Ecco uno di quei film capaci di entrare nell’immaginario collettivo per qualche battuta ad effetto ma soprattutto per la presenza di un grande cast e di uno dei più grandi registri dietro la macchina da presa (Oliver Stone).

Siamo nel pieno degli anni 80, New York, Wall Street. Il giovane Buddy è un semplice broker che sogna in grande, sempre in attesa di quell’unica occasione nella vita che gli farebbe fare il salto di qualità portandolo ai piani alti della società. E’ proprio per questo che il famelico finanziere Gekko trova in lui una facile preda, buona per fare un mucchio di soldi in speculazioni e imbrogli. Gli offre una bella vita fatta di case da favola e donne altrimenti irraggiungibili ma in cambio Buddy deve speculare, vendere e comprare azioni nel momento giusto, sottraendo informazioni private per permettere al suo capo di rimpolpare i suoi guadagni. Buddy scopre ben presto di essere solo un’esca e a quel punto decide di rimediare alle sue azioni ma forse è già troppo tardi..

Michael Douglas grazie a questo film ha vinto tutto: un Oscar, un Donatello e un Golden Globe come miglior attore protagonista. E’ un credibilissimo squalo della finanza che si esprime con frasi entrate nella storia del cinema e nel mondo degli yuppies del tempo. Inutile dire che con la sua imperiosa presenza oscura quasi totalmente il giovanissimo e non molto espressivo Charlie Sheen, qui alla prova con un ruolo un po’ troppo ambizioso per un attore tutto sommato mediocre. Una piccola parte anche per il papà Martin, sicuramente molto più credibile nei panni del padre lavoratore sempre a un passo dalla cassa integrazione. Come non citare poi Daryl Hannah, ben poca cosa all’interno di una pellicola dove non ha alcun peso specifico se non quello della prostituta d’alto bordo.

E’ un film che piace a prescindere, fatto più di caratterizzazioni che di vera azione. Lo si apprezza per l’alto livello di recitazione di Douglas e per gli interrogativi morali che suscita nello spettatore. Meglio essere ricchi e sporchi o poveri in canna ma onesti?

Voto: 8    

1 X-Factor 4. Pagelle Quarta Puntata

Davide Mogavero – Novembre: possibile trasformare un brano originale in uno del tutto convenzionale? Sì, basta cambiare il cantante e l’arrangiamento. Ma soprattutto il sesso dell’interprete. Questo è un brano femminile con contenuti che possono essere frutto esclusivamente delle pene d’amore di una donna. Davide canta bene, non sbaglia la minima virgola, esecuzione perfetta ma…Eh sì stavolta un MA ce lo piazziamo. Secondo me è stata la sua peggior esibizione. Incolore e come dicevo prima fuori contesto. Non impazzisco per la Ferreri ma ammetto che questo pezzo nella sua versione originale è arioso, carico, maturo. Siamo su un altro pianeta. Voto: 6

Manuela Zanier – Bring me to life: inizio col dire che nel 2003 ho consumato i solchi del primo cd degli Evanescence, Fallen e conoscendo bene questo LP posso assicurare che questo era il brano meno adatto per la poca potenza vocale di Manuela. Per cantare questo pezzo devi avere dei polmoni da paura, non la vocina compassata della diva Zanier. Prima strofa con tonalità così basse da risultare percettibili solo se ti mettevi con l’orecchio attaccato alle casse del televisore. Calante, calantissima. Inciso quasi vicino all’originale e qua mi inchino perché effettivamente non me l’aspettavo, ma poi escono di nuovo le magagne e Manuela smargina di brutto cercando di raggiungere note altissime che ovviamente finiscono per spezzare quel poco di voce che le è rimasto. Apprezzabile il coraggio ma meglio dedicarsi a qualcosa di meno complicato, sperando però di non tornare agli anni 60. Voto: 5,5

Effetto Doppler – E la pioggia che va: è evidente che Ruggeri non vuole bene a queste tre inutili creature. Prima gli affida i Queen bloccandogli la crescita e ora una canzone che la maggior parte dei giovani a casa non conosce neanche per sentito dire. Nelle prove dovevano cantare immobili e siccome la cosa non era gradita ai 3 salami perché sostenevano che loro perdono tutto se non possono esprimersi nelle loro coreografie frutto di uno studio attento di tutti i video dei Backstreet Boys, beh allora eccoli liberi di aggirarsi tra il pubblico cercando di creare un’empatia immaginaria con la telecamera. Passando al lato tecnico non posso che completare l’opera di distruzione affermando senza dubbio che questi non sanno cantare. Soprattutto quello con i capelli corti dimostra di essere lì solo per fare numero. Pessimi e finalmente se ne tornano a casa. Voto: 4

Dorina Leka – The best: ovviamente non c’è molto da dire, la Tatangelo deve aver capito che deve lasciar fare a donna Dorina e al maestro Pennino se vuole continuare a far parte di questo programma. Il brano ovviamente calza come un guanto sulla timbrica di Dorina e quando l’esecuzione è pressoché perfetta c’è poco da commentare. Le riesce tutto, anche l’acuto che tanto la metteva in crisi. Voto: 7

Stefano Filipponi – Lady Marmalade: canzone molto inflazionata ma finalmente un brano un po’ più vitale per il povero Stefano, costretto per tre puntate a recitare il ruolo del caso umano che canta le sue disgrazie con la faccia da Pierrot. Ballicchia, canta stonando come suo solito ma con la differenza che stavolta lo fa su un brano difficile. Impreciso ma divertente. Esibizione carina ma siamo lontani anni luce dal talento. Voto: 6,5

Nathalie Giannitrapani – Pazza idea: dopo la Nannini e la Martini ora le tocca pure la Pravo. Un bel tris di donne del panorama italiano che spingono gli ignoranti in giuria a confronti impossibili facendo apparire Nathalie come una semplice esecutrice di cover. Nathalie invece offre un’esibizione sofferta e sporca entrando perfettamente nello spirito del brano, cosa che raramente riescono a fare i suoi colleghi di talent. Le imputano di non aver dato la spinta erotica che era il marchio di fabbrica della Pravo, ma poi se uno fa la copia carbone dell’originale viene bersagliato perché poco originale. Voto: 7

Kymera – Breath: Ruggeri sembra aver capito che strada seguire con i Kymera, ossia assegnargli brani adatti al loro mondo di voci bianche e teatralità. Non sono cantanti bensì artisti a tutto tondo più adatti al mondo del teatro che a quello del mercato discografico. Se uno li giudica secondo queste basi il verdetto finale non può che essere positivo ma siccome siamo in un talent show che si propone di trovare una pop star il discorso non può che essere diverso. Nonostante ciò non si può non ammirare lo spettacolo che mettono su in 2 minuti e mezzo. Vocalmente le pecche sono sempre le stesse, poco controllo della voce e pochissimo studio sull’intonazione. Il tutto si risolve in uno spettacolo originale ma con un falsetto che va sempre fuori tono smantellando quasi tutto ciò che c’è di buono nell’esibizione. Voto: 6

Cassandra Raffaele – You can’t hurry love: cosa si può dire di questo folletto a metà strada tra la Littizzetto e una cantante di razza? Ha umorismo e autoironia, ma soprattutto ha una voce da fuoriclasse che le permette perfino di giocare sul palco, seguendo la coreografia e non perdendo mai l’intonazione. Lei sì che ha l’X-Factor, quello vero però, quello fatto di doti naturali e di studio, di originalità e di conoscenza musicale. Non penso capiterà mai che dica di non conoscere un brano o che si mostri impreparata ad una qualsiasi assegnazione. Stasera conferma il giudizio positivo della scorsa puntata. Solo la giuria non sembra capire ma successe anche con una certa Noemi che poi conquistò le classifiche italiane. Voto: 7

Ruggero Pasquarelli – Per te: la canzone è una delle più brutte di Jovanotti, una delle più lagnose e più frutto di un dovere che di vera ispirazione artistica. Fai un figlio ed è automatico che ci devi scrivere su una canzone, peccato che il risultato di questa formula non sia sempre Avrai di Baglioni. Insomma diciamo che se la Maionchi e la Casale volevano far conoscere il lato intimista di Ruggero avevano un ventaglio di possibilità infinite. Il ragazzo ha solo 17 anni, non è un neo papà e vorrebbe tanto fuggire via da quello sgabello che lo costringe a tenere a bada la sua solita esuberanza. Secondo me non canta neanche male, fa quello che può su una canzone che chiunque canterebbe in questo modo. Una noiosa nenia senza capo né coda. Povero Ruggero, stavolta è davvero incolpevole. Voto: 5,5

Nevruz Joku– Noi ragazzi di oggi: aspettavo con ansia questa esibizione che come il piatto forte di un pranzo tutto sommato banale risolleva gli animi e i nostri spiriti mezzo addormentati. Riesce persino a rendere quasi bella e senz’altro interessante questa orrenda canzone che ha flagellato la mia infanzia. Non so quanto sarà contento Cutugno di questa rivisitazione ma io esulto. A parte che da un punto di vista vocale siamo nei piani alti rispetto ad altre esibizioni andate in onda questa sera. Sono assolutamente convinta che Nevruz abbia una gran voce e spesso le imprecisioni sono più che altro volute. Io comunque non l’ho vissuta come una presa in giro ma piuttosto come un’ironica rivisitazione di un brano convenzionale e di poca sostanza. I ragazzi di oggi sono molto diversi da quelli fasulli (e un po’ anormali) rappresentati da Luis Miguel 25 anni fa. Bellissimo l’arrangiamento rock e grandissimo lo spettacolo messo in piedi da questo turco pazzo. Voto: 8       

   

        

domenica 26 settembre 2010

0 Recensione Resident Evil Afterlife 3D

Quarto capitolo di una saga che ormai ha preso una strada del tutto indipendente dall’omonimo videogioco targato Capcom.

Trama: La protagonista è sempre Alice ma stavolta, dopo un potente antidoto al virus T iniettatole dal malvagio Wesker, perde tutti i suoi poteri da wonder woman e ritorna ad essere un semplice essere umano in cerca di salvezza. Sono passati 4 anni da quando il virus ideato dall’Umbrella Corporation ha invaso il mondo e trasformato l’intera umanità in un esercito di non morti. Alice si dirige fino alle coste canadesi per rispondere ad un messaggio trasmesso su onde radio che indica l’Arcadia come un luogo privo di infezione. Durante il suo viaggio incontra Claire, da cui si era separata mesi prima. La donna le comunica che in quel luogo non c’è più nessuno e insieme decidono di provare a sorvolare Los Angeles alla ricerca di sopravvissuti. Proprio in cima ad un edificio (si scoprirà essere un carcere) vi è un gruppo di persone che chiedono aiuto. Dopo una manovra impossibile le due riescono ad atterrare e si uniscono allo sparuto gruppetto. Da loro ricevono un’importante notizia, ossia il fatto che l’Arcadia in realtà è una grande nave al largo della Città degli Angeli ed è proprio da lì che arrivano i messaggi radio, interrottisi 3 giorni prima. Nel frattempo l’esercito di zombie e di mutanti riesce ad aprirsi un varco nel palazzo e costringe i pochi uomini rimasti a fuggire in direzione del porto. Tra di loro c’è anche Chris, fratello di Claire ed ex agente di polizia. Il viaggio può iniziare…

Commento: non ho mai mancato un appuntamento con questa saga adrenalica, forse un po’ pacchiana ma divertente e a tratti anche emozionante. Stavolta hanno voluto sperimentare il 3D ed il risultato (ovviamente nelle parti più concitate) è di grande impatto. Raramente si può ammirare un uso così appropriato di questa nuova e lucrosa tecnica che durante il 2010 ha spesso mostrato grosse pecche. Insomma, per intenderci non sempre il 3D è stato utilizzato con cognizione di causa (vedi Alice in wonderland dove il 3D è stato un inutile e dispendioso orpello messo apposta per scucire soldi alla gente). Qui, a parte una decina di minuti a palle ferme, il risultato è spettacolare. Pensate che ad un certo punto la testa di un mutante viene fatta a pezzi da un proiettile e brandelli di cervello sembrano attaccarsi agli occhialini 3D. Fantastico!

Passiamo ora al film in sé e per sé. Dunque partiamo col dire che gli ultimi due capitoli erano stati a mio modo di vedere piuttosto deludenti e senza una solida trama, finalizzati esclusivamente a mettere in mostra gli effetti del virus T sulla nostra Alice. Grandi effetti speciali ma poca, pochissima sostanza. Ne ho un ricordo vaghissimo infatti. Ovviamente il primo episodio rimane inarrivabile, soprattutto per chi come me ha passato pomeriggi e notti a saltare sulla sedia davanti ai primi tre episodi del videogioco. Nonostante ciò, questo quarto episodio ridà lustro ad una saga che si era un po’ persa nel tempo e la quantità di persone presenti in sala dopo due settimane dall’uscita conferma il successo della pellicola. La trama è interessante e sensata, i personaggi a loro modo credibili e i vari combattimenti altamente spettacolari. Chiaramente il caposcuola è sempre il vetusto Matrix, con i rallentamenti atti a farti apprezzare il proiettile o l’ascia che sfiora di un millimetro il mostro o l’essere umano. Capriole, arrampicamenti sui muri per darsi la spinta, calci volanti. C’è insomma tutto quello a cui ci hanno abituato e noi diciamo grazie. Come tutti sanno il film parla di zombie ed i paragoni con i capostipiti del genere non si possono fare. Non citiamo Romero e la sua trilogia perché faremmo un torto agli uni e agli altri. E’ infatti ovvio che i film del papà dei non morti nacquero per terrorizzare il pubblico e riescono ancora a farlo, mentre Resident evil ha l’unico scopo di far divertire e farsi ammirare per l’uso degli effetti speciali. Non si ha il senso di claustrofobia ed ineluttabilità di uno Zombie o della Notte dei Morti Viventi. Nessun supereroe tra lo sparuto gruppetto di persone rifugiatesi in un centro commerciale del 1978, qui invece la sicurezza è data da una donna quasi bionica e da armi pesanti. Inoltre differenza a mio modo notevole è il fatto che mentre nei film di Romero si parla di morti tornati in vita, in Resident Evil l’umanità è vittima di un potente virus sfuggito al controllo di una potente azienda. I riferimenti al pericolo di una guerra batteriologica si sprecano. Romero giocava invece con la paura e con l’ansia dello spettatore insinuandogli il dubbio che dal più vicino cimitero si potesse smuovere la terra e apparire una mano decomposta. E’ chiaro che i tempi e i modi sono cambiati. Tutto è diventato molto più rassicurante e finalizzato al divertimento. I film dell’orrore non spaventano più e non si capisce se il motivo sia il fatto che siamo diventati tutti più scafati o semplicemente gli sceneggiatori e i registi non hanno più idee vincenti. Tutto questo discorso per dire che Resident Evil Afterlife è un ottimo film di azione, non è sicuramente un horror, a meno che non lo si voglia far rientrare nel genere splatter. Diverte e non fa rimpiangere i soldi del biglietto, perciò è altamente consigliato agli amanti del genere e a coloro che hanno il pallino del 3D.

Il finale ovviamente fa presagire un prossimo seguito e stavolta non storco il naso perché effettivamente si ha voglia di vedere cosa succederà ai sopravvissuti.

Un ultimo commento per sottolineare la bravura dell’inossidabile Milla Jovovich, ormai assurta al ruolo di eroina affianco all’immortale Sigourney Weaver. Dimenticati i trascorsi della naufraga belloccia in Ritorno alla laguna blu, è diventata nel corso degli anni una vera dura, dallo sguardo intenso e dai muscoli in evidenza. Brava, brava, brava.

Voto: 7,5         

sabato 25 settembre 2010

0 Felicità

Ho passato anni a chiedermi cosa fosse la Felicità, a cercarla in ogni angolo di questo mondo, dietro quei sorrisi di carta che bruciano in fretta dietro parole vuote, ho pensato di averla trovata quelle due o tre volte in cui il cuore mi ha regalato un paio di battiti in più al ritmo canonico del cuore. L’ho sfiorata, l’ho fumata e poi come un anello di fumo è volata via in un pomeriggio qualunque. La Felicità spesso l’ho confusa con un premio partita troppo raro in anni composti da 360 giorni di rabbia, lacrime e punti di domanda. 5 giorni per sognare, 360 per svegliarsi da un incubo.

Ho scritto sulla Felicità, ho vergato chilometri di carta straccia per poi rendermi conto anni dopo che tutto quello che potevo leggere in quel bianco e nero era solo Depressione e Combustione. Su e giù di altalene senza futuro, senza senso. Ma in quel momento ero alla ricerca stralunata di qualcosa di troppo distante e non lo sapevo. Confondevo la felicità con mille cose che non erano nulla.

Ora.

Ora la Felicità non si nomina, la Felicità è qua, seduta sulle mie gambe come un gatto acciambellato che emette un bel ron ron di piacere. L’ho capito dopo aver camminato al buio con un cappellaccio calato sugli occhi e l’andatura sicura come quella di un ubriaco con in mano un fondo di bottiglia di vino scadente.

Ora che dalla mia finestra guardo un piccione spettinato e il cielo è fitto di nuvole, ora che il vento porta con sé i primi sintomi di un autunno precoce, posso dire

sono felice 

venerdì 24 settembre 2010

0 Tempo di test a crocetta

Pure stamattina un fantastico test a risposta multipla, stavolta di Informatica 1. 50 domande del piffero che andavano da che cazzo è il copyright alla quantificazione di un singolo byte. C’erano domande per tutti i gusti, alcune oggettivamente da encefalogramma piatto, altre da perito informatico, tutte francamente inutili per un corso di laurea in materie umanistiche.

Ormai è arrivata l’era della conoscenza nozionistica, dopo anni di Milionario hanno deciso di importare il format anche nelle aule universitarie con buona pace della Gelmini o di qualche altro cogl…e col culo stanziato al Ministero. Tutto questo mi fa rimpiangere sempre più il mio vecchio corso di laurea in Lettere dove ti dovevi fare un mazzo quadro per superare un esame ma i tempi te li stabilivi tu senza questa gran puttanata dei Laboratori, delle 30 ore di lezione obbligatorie e dei tempi ristretti per sostenere 7 esami all’anno.

Inoltre se oggi potevo sperare in un minimo di base di conoscenza informatica, lunedì scorso invece ho dovuto prestarmi alla pantomima del test di inglese. Io sono una merda in inglese, mai fatto in vita mia se si tralascia un anno in terza elementare alla veneranda età di 8 anni. Ho dovuto comunque fare sto test perché in caso contrario non avrei potuto accedere al Laboratorio. Ma se io sono sicura di non saper rispondere alle vostre 60 domande perché diamine devo comunque perdere una mattinata di studio per piazzare una risposta a caso, magari facendo ambarabaciccicoco o passa paperino??

Ragazzi io vengo da un’epoca (anni 80) in cui l’inglese era considerato una lingua di serie B, rispetto al tanto elitario francese. Mi sono dovuta sorbire anni di erre moscia e bocca a culo per niente. Chi cacchio se lo fila il francese ora come ora? A parte che ero uno zero pure in quello perciò non cambia niente. Ma poi la cosa peggiore è stato vedere i risultati: su 150 l’hanno passato in 100. Io e altri 49 esemplari appartenenti a pianeti lontani o epoche giurassiche. Ora tutti questi imberbi conoscono l’inglese come le loro tasche, solamente noi ignorantoni fatichiamo a spingerci oltre un yes o un tenkiuverymach.

Tutto questo gran lavoro di crocette mi ha bruciato due preziose mattinate di studio archeologico. Un’altra bella mattonata da 12 crediti che comprende la conoscenza di 300 immagini più relative sbobinature. Tutto questo per cosa? Per ingrossare le file agli uffici di collocamento o per appendere l’ennesimo titolo alla parete di casa.

mercoledì 22 settembre 2010

0 X-Factor 4. Pagelle Terza Puntata

Ruggero Pasquarelli – Tu vuò fa l’americano: è quello che ha maggior visibilità su Rai Gulp (notoriamente canale dedicato alla fascia d’età prepuberale) e guardandolo in faccia un po’ se ne trova la motivazione. Come al solito dimostra un’età imprecisata tra gli 8 e i 12 anni. Stavolta la Mara gli ha regalato un brano che gli permette di fare quello che più gli piace: cazzeggiare sul palco con quella solita faccia da Topo Gigio. La versione scelta per il Pinolo è quella più recente, e stavolta l’assegnazione paga e paga bene. Per una volta non storco il naso ma anzi mi rendo conto che sto battendo il mio piedino a tempo con la musica ed è un buon segno. La voce di Ruggero stavolta calza il brano come un guanto, in quanto è notorio che si tratta di un pezzo più che altro recitato, ironico e divertente, tutto cibo buono per uno che sa cantare poco ma recitare tanto, tantissimo. Voto: 7

Effetto Doppler – Don’t stop me now: i tre questa settimana si sono distinti per la presunzione, l’ignoranza e il ridicolo. Visto che non emergono da un punto di vista musicale, hanno deciso (molto GiEffecamente parlando o Filippescamente parlando) di dare vita alle sparate ad alzo zero sulla vittima sacrificale, cioè Nevruz. Li detesto, soprattutto quello che qualcuno dice che assomigli a Corona ma che per me ha solo una faccia da cazzo e basta. I portatori sani di zazzera infatti sono insetti senza personalità. Ruggeri gli assegna un brano dei Queen e uno pensa se sotto la calotta cranica abbia ancora materiale grigio o un cervello impiantato dagli alieni di Mistero. Esibizione pessima come previsto. Stonature a go go e ridimensionamento generale da parte di 3/4 della commissione. Voto: 4

Dorina Leka – Un’emozione da poco: questo è un esemplare abbastanza diffuso di antipatia fatta a persona. Ogni volta sono indecisa se odiare di più la D’Alessangelo o il suo frangione con parlata nordico albanese. E’ anche stupida e un po’ deficiente perché continua inesorabilmente a farsi cazziare dalla Tetta che non aspetta altro ovviamente. E poi basta con sta storia del Rock o non Rock. Se partecipi ad una trasmissione pop non è che puoi pretendere ogni volta che ti diano le chitarre da spaccare e i muri da far crollare con quella voce che urla come un’indemoniata. Perché Dorina urla, ormai è palese. Riesce a strepitare anche su questo brano italico e classicheggiante nonostante la D’Alessangelo l’abbia presentata dicendo che questa volta avremmo visto il suo lato zuccheroso e fragile. Voto: 6

Manuela Zanier – I never fall in love again: la pagliacciata della trasfigurazione in Elio o Charlie Chaplin è veramente scadente, tra l’altro toglie l’unica cosa oggettivamente positiva di sta donna, cioè l’aspetto fisico. La canzone è noiosa e lei non solo la rende ancora più lagnosa e agonizzante ma rende nota anche la sua poca propensione per le tonalità basse. Una brutta prova ed è ormai chiaro che l’effetto diva non convince nessuno. Voto: 5

Borghi Bros – Piazza Grande: anche qui il tiro a bersaglio su Nevruz non ha pagato e infatti i due gnoccoloni di Sassuolo se ne tornano incazzosamente a casa. Il brano era debole e loro, seduti sulle sedie in una specie di riproposizione di taverna emiliana, non erano a loro agio, costretti in un’immobilità che non gli appartiene. Quello alto come poteva sopravvivere senza un seppur leggero scuotimento di ricciolo? Cantare cantano ma l’empatia con la gente a casa scarseggia. Voto: 5,5

Davide Mogavero – Feel the earth move: come cadere in piedi senza farsi male. Non conosceva il brano (neanche io a essere sinceri) eppure dà la solita prova forte, convincente, priva di errori. Gli manca il carattere del suo compagno di squadra, rimane più defilato. Lo si vede da quel finto atteggiamento rock con cui afferra e trascina l’asta del microfono, un gesto insegnato, imposto e mal assimilato. Educato e tecnicamente bravo. Voto: 7

Nathalie Giannitrapani – Piccolo uomo: è l’unica che sta veramente facendo progressi, quella che ti dà la certezza che difficilmente sbaglierà una nota o butterà via un brano. Può cantare in italiano o in inglese, roba lenta o roba arrabbiata. Poliedrica e capace di sporcare nel modo giusto un brano delicato come questo. Forse mi è piaciuta di più in altre esibizioni ma anche qui è l’unica a rianimare la gente in studio e a casa. Voto: 7

Kymera – Polvere: sono quelli che hanno meno spazio nei vari day time e il motivo è abbastanza chiaro. Li si vede sempre e solo il giorno del serale e non sai mai che cosa ne uscirà fuori. Questo brano ha un arrangiamento bestiale nella sua versione originale, non ho capito il cambiamento in chiave new age. Non bisogna accontentare i falsetti dei Kymera, anzi è necessario indirizzarli verso tonalità udibili anche da un essere umano. Quello con i capelli lunghi ha una voce terribile, sembra una presa in giro bella e buona. La fortuna è che almeno hanno costretto l’altro a cantare una o due ottave sotto. In complesso senza infamia e senza lode, ma veramente ridicola la sabbietta del gatto che i due si versano addosso reciprocamente. Voto: 6

Stefano Filipponi – Buonanotte fiorellino: pure stavolta un brano vicino alla nenia piuttosto che alla musica quella vera. Ha ragione a lamentarsi. Nonostante ciò stasera regala la prima esibizione davvero bella. Non sbaglia, canta bene e finalmente si può veramente superare l’empasse della balbuzie e apprezzare le qualità vocali. Continua a non piacermi il suo timbro un po’ lagnosetto e bambinesco. Voto: 6,5

Nevruz Joku – Lithium: ecco un brano che mi ha riportato indietro di 14 anni, quando io e le mie amiche ci stordivamo con Nevermind dei Nirvana invece di studiare biologia e italiano. Cosa dire? Nevruz finalmente convince tutti, questo è il suo mondo e anche il suo futuro musicale. Non vedo perché sperimentare su una persona già bella che formata. Comunque una prova di grande impatto e sicurezza. Fuoriclasse. Voto: 7,5

sabato 18 settembre 2010

0 Dylan Dog 159 – Percezioni extrasensoriali

Soggetto e Sceneggiatura: Pasquale Ruju

Disegni: Ugolino Cossu

Trama: Museo di Londra, la polizia è all’inseguimento di un brutale assassino seriale, un certo Keele. Ovviamente immancabile la presenza di Dylan, che riesce miracolosamente a salvarsi dai proiettili di Keele e a ucciderlo a sua volta. Molto del merito va ad una donna sorda presente sulla scena, Clarice, che grazie alle sue doti telepatiche salva la vita all’indagatore dell’incubo. A Londra infatti è in corso un convegno sull’ESP (percezioni extrasensoriali) e i più noti telepatici sono presenti in città. Uno di questi viene ucciso brutalmente da un misterioso uomo mascherato e al momento della morte rivive episodi del suo passato. Subito dopo l’immagine dell’uomo assassinato viene inviata al pc di Clarice insieme ad uno strano messaggio firmato da un certo Benjamin. Un altro Esper viene ucciso e la scena si ripete. Clarice, grazie ai suoi poteri, capisce che l’assassino è a sua volta un Esper che si nutre dei ricordi delle vittime della sua violenza. La polizia intanto riesce a risalire alla linea telefonica da cui partono i file inviati a Clarice. Si tratta del telefono di Boulder, un ciarlatano che fa credere alla gente di avere poteri extrasensoriali. In realtà non è lui l’assassino visto che non ha nessun pc in casa e anche lui, nella sua disperata fuga dagli agenti, viene ucciso dall’uomo mascherato. Poco a poco Dylan riesce a capire che il vero assassino ha un solo grande motivo per sentirsi vicino a Clarice, anche lui è un non udente…

Commento: devo dire che stavolta la trama aveva finalmente un che di nuovo. Niente mostri o fantasia ma solo verità travestita da doti telepatiche. Brutti ricordi che condizionano una vita o che vengono resettati per vivere meglio. Storie diverse pennellate in poche ma efficaci vignette che raccontano più di mille parole. Mi è piaciuto questo albo pur nella sua estrema semplicità e linearità. Non ho notato incoerenze o esagerazioni, tutto aveva un senso. Il finale forse sa tanto di horror anni 80 ma che importa quando tutta la storia ha svolto efficacemente il suo compito? I disegni di Cossu (albo tutto sardo stavolta!) sono discreti anche se non rientrano totalmente nei miei gusti personali.

Voto: 6,5   

mercoledì 15 settembre 2010

0 Recensione W la Foca (1982)

Cosa si può dire di questa trucida pellicola? Per il momento mi pento e mi dolgo di aver perso un’ora e mezza davanti allo schermo a vedere Lory Del Santo ventenne alle prese con superdotati, microdotati, vecchi maiali, dottori col chiodo fisso del sesso e culi in bella mostra.

Le battute poi si sprecano, ovviamente a base di sesso e affini. Inutile dire che non fanno ridere così come le gag, innumerevoli e prive di un filo logico.

La trama non esiste. L’unica certezza che abbiamo è che al centro di tutto c’è l’infermiera Andrea, vincitrice di una foca ad un concorso di bellezza. Il resto è fine a se stesso.

Al momento della sua uscita nelle sale, il film fu non solo vietato ai minori di 18 anni (e questo sì che fa ridere) ma addirittura tolto dalla circolazione dopo sole due settimane. Esagerazione all’italiana visto che nel film non c’è niente di simile ad un amplesso o ad un nudo integrale. Al massimo qualche tetta al vento e qualche culo. Niente di scandaloso.

E’ solo un film stupido molto al di sotto delle varie pellicole di Banfi, Barbara Bouchet e Gloria Guida, che già erano da prendere e buttare. Qui siamo all’antitesi del cinema ma anche della commedia all’italiana che perlomeno offriva delle trame, deboli ma pur sempre trame con un inizio e una fine. Leggo che è stato persino presentato al Festival di Venezia nel 2004. Questo fatto mi dà quasi la certezza di non capire un tubo di cinema.

Voto: 3 

1 X-Factor 4. Pagelle seconda puntata

 

Borghi Bros – Pretty woman: i due presuntuosetti di Sassuolo hanno rotto per una settimana per via di questa canzone. L’hanno sbeffeggiata in ogni modo definendola “trash” e relegandola al ruolo di colonna sonora per matrimoni napoletani. Perché dovete sapere che loro si sentono ROCK, una definizione che un po’ tutti i concorrenti si stanno cucendo addosso senza sapere di che cappero stanno parlando. Se questi fanno rock allora la Tatangelo ha il seno naturale. I fratelli Borghi cantano la versione di Van Halen e come la cantano? Male. Molto male. Inglese pessimo, calanti dall’inizio alla fine e troppo impegnati ad occupare la scena con il classico scuotimento di riccioli e ammiccamento con l’occhio blu. Stavolta l’articolo IL toppa di brutto. Guardate mi voglio rovinare, gli do un 10 per il modo di stare sul palco perché onestamente dimostrano di avere una certa esperienza sul campo ma per quel che riguarda la voce scendiamo ai piani bassi. Voto: 4,5

Davide Mogavero – La luce dell’est: partiamo col dire che mi sono stupita che un ragazzo di 17 anni conoscesse non solo Battisti ma questa canzone di Battisti, così poco conosciuta ai più. Questo ha segnato già un punto a suo favore. Non capisco perché i giudici o gli opinionisti “del nulla” devono sempre rompere sul fatto che certe canzoni non vanno bene per ragazzi giovani. Ma perché bisogna sempre cantare le commercialate di adesso? Molto meglio far crescere artisticamente sia loro che quelli che li guardano da casa. Altrimenti mandiamoli ad Amici e facciamola finita. Passando all’esibizione non posso che dirne bene. La voce graffiata di Davide scivola come burro su un pezzo difficilissimo, fatto di numerose variazioni e con un inciso che non può non emozionare. Mi è piaciuto anche il modo di gestire la parte finale del pezzo (priva di testo come spesso accade nelle canzoni di Battisti) grazie ad un modo intelligente di usare i “na na na” da parte del Davidino. Nonostante le sterili accuse di non emozionare partite dalla D’alessangelo (che invece è la regina delle emozioni soprattutto quando intona “essere una donna non vuol dire riempire una minigonna”) a me ha emozionato. Voto: 7

Dorina Leka – Secretly: in prova la faceva divinamente poi la D’Alessangelo si è messa a dare insani consigli su qualcosa che non conosce, cioè la musica e cosa ne viene fuori? Un disastro. Le stonature non si contano, le crepe nei muri neanche. Brutta prova. Non è colpa sua rendiamogliene atto. Voto: 4

Nevruz Joku – Pugni chiusi: un altro brano stagionato per il nostro turco di fiducia. La scelta non mi è piaciuta così come quella della scorsa settimana ma la sua contentezza al momento dell’assegnazione del brano mi ha tranquillizzato. Penso sinceramente che non lo si stia valorizzando come meriterebbe. Sembra sempre una Ferrari col motore di una vecchia 500. Stavolta comunque ci regala un’esibizione discreta tranne che nella parte iniziale dove sbaglia tutto. E’ la performance di un artista che decide di offrire uno spettacolo a 360 gradi più che la sterile esecuzione di una canzone. Nonostante ciò secondo me siamo molto lontani da quello che potrebbe mostrare questo ragazzone. Voto: 6

Ruggero Pasquarelli – The Great Pretender: la Maionchi e la Casale devono essere impazzite ad affidare un brano cantato dai Queen a questa testa di pinolo dalla gesticolazione incontrollata. Il fatto che Dorina gli vada dietro, rende Dorina peggio di quello che sembra ad una prima occhiata. Ma si può veramente trovare qualcosa di interessante in uno che dimostra 12 anni? Che dire…pessima esibizione. Non ha voce, fatica tantissimo a stare sulle note basse e getta via un brano che neanche conosceva. E’ molto supportato dai giudici perciò nessuno si permette di dire bah rispetto alle numerosissime imprecisioni che hanno costellato la sua esecuzione. Io che invece non devo rendere conto a nessuno dico..Voto: 4,5

Kymera – Shock the monkey: ero molto preoccupata alla vigilia di questa nuova gestazione, perché di parto si tratta quando parliamo di loro due. Non sai mai se riusciranno a stare dentro i margini o manderanno affanculo tutto per amore del falsetto. Stavolta fanno qualcosa di eccezionale, cioè non stonano. Ma non basta, infatti cantano anche bene (ma Monnalisa cerca sempre di strafare e no non va bene). Bello anche l’aspetto coreografico. Mi sono piaciuti ma il carattere lo devono ancora tirare fuori. Voto: 6,5

Manuela Zanier – La spada nel cuore: la diva non diva, l’algida senza cuore di panna, si cimenta con uno dei successi di Patty Pravo (ma anche di Little Tony, non dimentichiamolo). L’impressione è che Elio la stia portando in una direzione sbagliata. Già ha un aspetto stagionato, se le affidi anche brani dell’800 stiamo a posto. Non si può dire che non sia brava, intonata è intonata, ma non ha fiato e soprattutto le manca quel quid che ne farebbe un talento. Io penso che non si rimanga ai margini per caso. Inoltre non mi è piaciuta la sua affermazione sul fatto che “la sua voce sarebbe tra le più interessanti in Italia in questo momento”. Modesta la rossa! Voto: 6

Effetto Doppler – Ti vorrei sollevare: una domanda…ma sono ancora qui questi 3? No perché sono i peggiori in assoluto. Non so se siano peggio le loro zazzere piastrate o le loro voci. Ruggeri doveva aver fatto un trip di Tavernello e anfetamine quando li ha scelti. Brutti, brutti, brutti. Voto: 4,5

Stefano Filipponi – Quanto t’ho amato: questo ogni volta che canta come rimborso spesa ci ha le lacrime dello studio. Potrebbe cantare Lettera a Pinocchio e la gente starebbe col fazzoletto in mano e l’occhio lucido. Ma perché?? A me non comunica niente. Ha la voce tremolante e sui generis. Il fatto che balbetti non c’entra niente con la bravura e il talento: ci siamo capiti? E poi stona, stona sempre. Ruggeri doveva avere più coraggio e dirlo invece di non disturbare le ipocrite masse. Per fortuna che c’è Elio. Voto: 5

Sofia Buconi – Lately: la D’alessangelo volendo facilitare il suo talento di latta cambia la canzone della semi sconosciuta Lene Marlen con un brano di Steve Wonder. La sua voce belante, tremolante e lagnosa trasforma un brano di una bellezza unica in una tragedia greca. Un disastro su tutti i fronti. Fortunatamente sarà proprio grazie a questa strabiliante esibizione oltre che al fatto di far parte della squadra della Tettangelo a buttarla fuori da X Factor. Amen. Voto: 4

Nathalie Giannitrapani – Time is running out: questa è un dannato (in senso buono) turbo diesel. Nessuno immaginava che dietro il suo atteggiamento un po’ fuori dai giochi, dietro a quel suo aspetto da ragazza seduta al primo banco di scuola, ci fosse questa tigre. La volta scorsa mi è piaciuta, stavolta ho proprio goduto dall’inizio alla fine. La migliore esibizione della serata ma forse di tutte le puntate. Voto: 8,5   

 

   

 

 

domenica 12 settembre 2010

4 Extra Factor: il brutto day time di X-Factor 4

Spero con tutto il cuore che qualcuno faccia qualcosa per ripristinare il vecchio Day Time perché questo onestamente non si può vedere, anzi diciamo proprio che fa schifo oltre ad essere una barba pazzesca. Ma avevamo veramente bisogno di sentire le inutili chiacchiere degli “esperti” di musica (ah ah ah ma mi faccia il piascere)?

Benedetta Mazzini che non ha mai svolto un mestiere se non quello di scalda poltrone e figlia di Mina

Cristiano Malgioglio che con il suo italiano sgangherato dovrebbe dedicarsi esclusivamente a comporre perle musicali come “pelame” invece di spaccare la minchia a noi

Pastore che solo perché ha fatto il veejay a Mtv si crede Dio onnipotente conoscitore di ogni singola traccia audio presente sul mercato discografico ma che in realtà è solo un fastidioso brufolo sul culo

Syria uno degli esemplari di scorregge sfiatate del nostro panorama discografico e il suo marito “bombetta” coppia kitch e schif sempre in mezzo agli zebedei.

Ma non dimentichiamo la non trascurabile presenza della lettrice di mail, di cui ignoro provenienza e nome ma che con atteggiamento suino cerca di mostrare un lato erotico che non ha, quella che serpeggia nel back stage per fare l’infiltrata ma che in realtà è lì per dire idiozie e mostrarci il lato più becero dei poveri concorrenti (“dai fai la scimmietta”, “ammicca alla telecamera”, “fai ciao ciao a mamma”, “dì una cazzata qualunque che motivi il mio gettone di presenza”).

E il padrone di casa? Come non notare l’improvvisa trasfigurazione del Facchinetti Figlio in Baudo senza toupé? Direttore d’orchestra spocchioso, finto e falsamente umorista. In realtà ha preso questo atteggiamento perché ormai non c’è più la Ventura che lo trattava come un porta pizze e neanche Morgan capace di farlo apparire per quello che è, cioè l’antitesi dell’uomo con materia grigia e carattere, mero prodotto commerciale, figlio di papi e raccomandato. La mia simpatia nei suoi confronti era già ai minimi storici ma grazie al flirt scopaiolo con “miss poppe mature” si è definitivamente annientata.

Parliamo del programma. Vi ricordate i bei montaggi del meglio del giorno prima con la vita nel loft, le prove e il rapporto con i giudici e i vocal coach? Ok sappiate che non c’è più niente di tutto questo. In 40 minuti di trasmissione si parla del nulla e si commenta il nulla. Pensate solo che l’assegnazione dei brani (momento imprescindibile della trasmissione) è stata mandata in onda il sabato (ma in realtà era avvenuta il mercoledì) ed è stata ridotta a due minuti scarsi in cui si vedono i ragazzi seduti sul divano con davanti il televisore dove compare il faccione del loro giudice che snocciola i titoli dei brani. Ossia hanno annullato il rapporto umano tra giudici e concorrenti. Non vedremo mai più le sane discussioni, le contestazioni, gli entusiasmi o le lacrime di incazzatura o sconforto.

Mi sono molto interrogata su questo punto e mi è venuto un sospetto abbastanza plausibile. Penso che nessuno dei 4 giudici avesse voglia di essere sempre presente, tranne ovviamente nel giorno del serale. Nessuno che avesse voglia di staccarsi dal suo ruolo di cantante per occuparsi di chi cantante lo vuole diventare. Morgan ci viveva con sti ragazzi, qui la D’alessangelo preferisce dare le poppate al figlio piuttosto che timbrare il cartellino per il quale è stata profumatamente pagata. Io penso che sia più o meno così e credo che con tutta probabilità andrà avanti così nonostante gli ascolti stiano precipitando sotto i piedi e nonostante il malcontento diffuso di chi questo programma lo amava davvero. Praticamente vedremo solo l’esibizione del serale senza sapere se ci sono stati miglioramenti o meno. Un prodotto da mangiare e digerire nello spazio di due minuti.

Sparita anche la figura di Luca Tommassini che l’anno scorso aveva fatto molto bene.

Però dovete sapere che la Rai nella sua grande magnanimità ci regala un “bel” quotidiano di mezzora (17.55) su Rai Gulp, canale misconosciuto ma comunque raggiungibile tramite streaming. Io l’ho scoperto per puro caso facendo un giro sui vari forum perché, lo sa solo Dio il motivo, nessuno ha pensato di pubblicizzare la cosa. Tranquilli che però non perdete niente di memorabile visto che se sul 2 abbiamo il figlio di Facchinetti, su Gulp ci spetta democraticamente l’altro figlio dei Pooh, il caro Daniele Battaglia. Neanche qui filmati senza l’intervento di qualche microfono posto sotto il mento dei concorrenti. Infatti il Battaglia intervista per mezzora i vari protagonisti. Roba da vomitarci sopra e spegnere definitivamente la televisione mandando contemporaneamente affanculo tutti.

La televisione è sempre più agli antipodi dei gusti di chi la guarda o perlomeno la vorrebbe guardare.

E NOI PAGHIAMO IL CANONE.       

sabato 11 settembre 2010

2 Recensione Nightmare (2010)

Sono stata molto combattuta sul fatto di vedere o meno questo film. Essendo una cultrice di film horror da una parte non potevo perderlo ma dall’altra neanche considerarlo una pietra miliare del genere visto che si tratta del remake di una delle pellicole più belle e insuperate nella storia del cinema. Ho fatto molta fatica a capire perché abbiano voluto rifare un film che era già perfetto nel suo impianto originario e ora, dopo averlo visto, ancora non ho trovato una risposta valida, se non che si tratti di un’operazione meramente commerciale.

Intendiamoci, non si tratta di un brutto film. Per chi non avesse mai visto il suo predecessore (Nightmare – Dal profondo della notte 1984) questi 95 minuti saranno assolutamente uno spettacolo da non perdere, soprattutto se siete alla ricerca del balzo sulla poltroncina della multisala o se sperate che la ragazza che avete affianco vi si aggrappi al braccio lanciando un urlo. Per coloro che invece hanno amato il primo della serie questo film non offrirà nulla di nuovo se non scomodi paragoni da cui questo “nuovo” Nightmare esce se non con le ossa rotta, almeno contuso.

Ricordate voi che avete vissuto gli anni 80 cosa significava Freddy Krueger? La paura che incuteva quel suo maglioncino a righe, il cappellaccio e gli immancabili artigli? La sua putrida faccia bruciata dalle fiamme? Ma soprattutto la sua macabra ironia? Di questo è rimasto onestamente poco. Rimane senz’altro il maglione, il cappello e le ditina a forma di rasoio. Il nuovo attore (Jackie Earle Haley) che ha sostituito il leggendario Robert Englund nella parte di Freddy non ha niente ma proprio niente che incuta quel terrore che tutti noi ci aspetteremmo. Le ore passate in sala trucco lo avvicinano piuttosto a Voldemort nella saga di Harry Potter. Non è divertente, ma solo mosso da rancore e sete di vendetta. Non escogita grandi trovate per far morire i malcapitati ragazzetti di turno, anzi tutto è molto serio e già visto. Non si sorride mai in questo film, al massimo si sobbalza sulla sedia perché Krueger appare all’improvviso e il volume si alza di botto. Non c’è propriamente angoscia, piuttosto una ricerca dell’effetto splatter un po’ fine a se stessa.

I protagonisti non hanno molta credibilità, diciamo che sono i classici volti rubati al piccolo schermo che hanno due sole espressioni: l’isterismo e il vuoto più totale. Qui però non posso dire niente perché nel 99% dei casi nei film horror i protagonisti non richiedono particolari doti recitative ma solo che urlino il più forte possibile mentre vengono fatti fuori. Però diamine su 4 protagonisti, due muoiono senza sapere neanche il perché e solo ai due rimasti inizia a instillarsi il dubbio che gli incubi centrino con la loro infanzia e iniziano a investigare. Tutto questo ovviamente riduce il film agli ultimi 20 minuti, almeno le parti di vero spessore. E’ li che si capisce come mai Freddy ce l’ha tanto con questi ragazzi. Mi è piaciuta moltissimo la parte in cui c’è la ricostruzione della morte di Krueger, un flash back di grande effetto e drammaticità. Un punto a favore del regista Samuel Bayer, alla sua prima prova sul grande schermo visto che è specializzato nei videoclip (sigh!). Ecco, il film è più vicino ad un video musicale o ad una puntata di Supernatural piuttosto che a un classico dell’Horror.

Cosa c’è di fedele all’originale? La storia a grandi linee è molto simile, tranne che per il fatto che nella pellicola del 1984 Krueger era un assassino di bambini e qui un pedofilo. La reazione dei genitori è però la stessa così come la sua atroce fine. Tutto il resto si riduce ad un prendere spunto e ad un innovare attraverso per esempio l’uso di tecnologie moderne da parte dei protagonisti (pc e cellulari). Questo perché nell’intenzione del regista c’era la volontà di non far invecchiare il suo prodotto tanto da decidere di eliminare le scene in cui i protagonisti giocano a Guitar Hero. Seguendo questo assurdo discorso tutti i film anni 80 in cui gli attori giocano a Space Invaders sono da considerarsi roba ammuffita e pronta al macero. Questo dà la misura del valore del regista, degli sceneggiatori e di chi ha prodotto il film.

Inoltre la fine ovviamente rimanda ad un prossimo film. E io a questo punto mi chiedo se sia possibile rifare daccapo tutta una saga che andava già bene così com’era. Persino Nightmare vecchia maniera ad un certo punto ha risentito della mancanza di idee e si è concluso, perché allora procedere a questa inutile e dannosa operazione. Io ieri ho visto un cinema pressoché vuoto. Eravamo in 10 pur essendo venerdì e pur non essendoci valide alternative nelle altre sale. Il genere horror acchiappa sempre di meno, soprattutto quando si tratta di prodotti usa e getta. In genere si procede con il download o con il noleggio dei dvd per risparmiare i 7 euro dell’ingresso. Questo rende del tutto immotivato un proseguio della storia. Avrebbero semplicemente potuto rifare il look ai vecchi episodi e rimetterli in circolazione sul grande schermo con buona pace di tutti.

Tornando al film. A me è mancata da morire anche la colonna sonora originale, quella sì che ti metteva i brividi e ti trasportava di peso in un’atmosfera decisamente onirica. Qui non si è data importanza neanche a questo.

Comparto attori: come dicevo qualche riga sopra, tutti vengono dal mondo dei telefilm. Tra i più noti: Katie Cassidy (Supernatural e Harper’s island) e Thomas Dekker (Terminator: The Sarah Connor Chronicles).

Un film consigliato soprattutto a chi non avesse visto l’originale con il consiglio di colmare la lacuna al più presto e di trarre poi le debite conclusioni. Per tutti gli altri un film che non aggiunge niente alla cinematografia ma che si lascia comunque vedere.

Voto: 7 ( di fiducia)             

giovedì 9 settembre 2010

0 Recensione Zodiac (2007)

Difficile collocare questo film in un genere preciso. Non è solo un thriller, ma anche un poliziesco vecchia maniera, ha in sé degli spunti di riflessione che lo spingono insomma al di là della banalissima pellicola con al centro un serial killer.

Innanzitutto ci offre uno spaccato fedele (per quanto ne possa sapere io che sono nata solo nel 1977) dell’America in quello spartiacque che si situa tra la fine dei 60 e gli inizi dei 70. Macchinoni squadrati, poliziotti con la sigaretta sempre all’angolo della bocca, cronisti d’assalto piegati su macchine da scrivere, archivi cartacei e quant’altro.

Il film narra dei fatti realmente accaduti. San Francisco. Un uomo che si fa chiamare Zodiac uccide brutalmente una coppia che si era appartata in un luogo poco frequentato, dopo di che si autodenuncia attraverso delle lettere in codice che egli spedisce ai giornali più importanti della città. Naturalmente celandosi dietro il suo strano soprannome. Gli omicidi continuano fino a interrompersi bruscamente. Nel frattempo tre uomini indagano in modo più o meno ufficiale sulla misteriosa identità dell’assassino: il poliziotto Toschi (Mark Ruffalo), il cronista Avery (Robert Downey Jr.) e il vignettista Graysmith (Jake Gyllenhaal). Per tutti loro diventa un’ossessione ma soprattutto per quest’ultimo, sempre più lontano dalla sua vita reale e sempre più impantanato in indagini sotterranee nonostante tutti abbiano ormai abbandonato il caso. In effetti ciò che spinge Graysmith non è il senso della giustizia quanto un’insana curiosità che ha come scopo finale quello di guardare negli occhi Zodiac. Piano piano egli riesce ad arrivare alla vera identità dell’assassino pur non potendolo dimostrare con quelle che ai tempi erano considerate prove schiaccianti ossia le impronte digitali e la perizia calligrafica.

Cos’ha voluto dimostrare o mostrare il regista David Fincher con questa lunghissima pellicola (158 minuti)? Penso che non avesse in mente la classica tipologia di thriller, quella con tanti bei giochini mentali, i cadaveri in bella mostra e l’analisi dettagliata della psicologia del serial killer. Qui nessuno si preoccupa di capire perché quest’uomo arrivi a uccidere. In quei tempi i profiler non esistevano neanche, tutto si basava sulla ricerca di prove indiziarie e se queste non venivano trovate si abbandonava il caso nonostante fosse palese il nome e l’identità dell’assassino (un po’ come da noi, vedi il caso Garlasco).

Questa è la ricostruzione di un caso realmente accaduto. Una ricostruzione che non cerca di angosciare o spaventare lo spettatore, ma solo di mostrargli come si svolgevano le indagini 40 anni fa. Tutto ciò potrebbe non piacere a chi cerca il ritmo e il colpo di scena. Io posso solo dire che ho trovato la recitazione di alto livello, mi ha sorpreso soprattutto Gyllenhaal che solitamente ha la vitalità di un’aringa sotto sale. Robert Downey Jr è sempre lui, con il suo atteggiamento da re del cazzeggio, qui tra l’altro mostra anche uno spaccato della sua vita reale, in quanto pure lui come il suo personaggio per lungo tempo si è lasciato andare lungo il burrascoso sentiero dell’alcol e delle striscioline bianche. Ottimo attore ma in questo film ha tutto sommato una parte minore.

Un buon film, con un finale che dice tante cose: 30 anni per arrivare ad una conclusione che si sarebbe potuta anticipare di qualche decennio. Il mondo è andato avanti così come i metodi di indagine.

Voto: 8

4 Il mio odio per il pomodoro a pezzi

Sinceramente non ricordo quando ho iniziato a schifare il pomodoro a pezzi e le sue disgustose impurità, ma so che quando è successo la mia vita sociale ha avuto un brusco cambiamento. Oddio, non che un essere umano a 6, 7 anni abbia una fitta rete di relazioni sociali o i week end intasati da inviti a cena. Ciò nonostante non è stato facile.

Ricordo solo che questa mia idiosincrasia è stata parecchio influenzata da una mia zia che il pomodoro non lo voleva vedere neanche in figurina. Mangiava la pizza in bianco che diciamocela tutta è proprio la cosa più orrida che esista sulla faccia della terra. Io ci ho provato a mangiare la pizza senza sugo ma mi sono arresa subito. Certo uno potrebbe obiettare che se non riesco a sopportare il pomodoro a pezzi non dovrei mangiare neppure la pizza. La soluzione sta nell’avere il culo di beccare la pizzeria che usa la passata o un pomodoro molto depurato.

La “passata”, questa sconosciuta e bistrattata anomalia del panorama culinario italiano. Tutti fissati con sto cazzo di pelato! Ma se esiste la passata un motivo ci sarà! Vuol dire che non a tutti piace trovarsi nel piatto quell’amalgama di schifezze vegetali. Io quando vado in ristorante ci ho sempre questo gran problema di non poter prendere un primo perché 9 volte su 10 si tratta di pasta con il pomodoro fresco. Poi vabbè minimo minimo se mi trovo in quelle situazioni in cui un rifiuto è impossibile devo procedere con la sapiente arte del ripulisti e se mi va proprio proprio di culo si tratta di pasta corta, perché se ho a che fare con lo spaghetto alzo bandiera bianca. Impossibile depurare la pasta lunga.

Che poi non è che sono viziata, a me vengono proprio le crisi isteriche e la pelle d’oca se mi capita davanti una pietanza imbrattata dal pomodoro. E’ più forte di me. Comincio a sudare freddo e a sbiancare. Mi fa venire il voltastomaco pure l’odore acidissimo del pomodoro. E nonostante ciò ecco che mia madre non fa altro che presentarmi in tavola spaghetti col pomodoro sfracellato, polpette al sugo e semi, melanzane spalmate di bucce. Mia madre mi ama E’ EVIDENTE.

Ma sarò l’unica a pensarla così? 

   

mercoledì 8 settembre 2010

0 X-Factor 4. Pagelle prima puntata

Nathalie Giannitrapani – America: il primo pensiero è stato “se ci fosse stato ancora Morgan questo brano non sarebbe stato gettato via così al primo bagno di folla senza una spiegazione o un bel commento di corredo”. Ovviamente tutti sanno che il pezzo in questione è uno dei più discussi e anticonvenzionali della Nannini, parla infatti di masturbazione femminile. Fate voi insomma. Devo dire però che la piccola rossa che a gioco fermo sembra una qualsiasi anonima creatura terrestre, durante questa esibizione tira fuori gli attributi e lo fa come si deve. Non è educata, non è timida, ma anzi interpreta con trasgressione e potenza un brano difficilissimo sia dal punto di vista tecnico che sociologico. Non ha imprecisioni né sulle note basse che su quelle alte. Dà tutto ma il popolo di X–Factor la premia con un bel calcio nel sedere da cui uscirà però indenne. Voto: 7

Davide Mogavero – I don’t wanna miss a thing: qui siamo al caso opposto rispetto al precedente, infatti siamo davanti al classico brano che si ritrova in tutti i talent italiani. Ma io dico con tutti i brani stupendi degli Aerosmith sempre lo stesso lagnoso e inflazionato pezzo bisogna scegliere??? Parliamo di Davide, parliamo di questo diciassettenne con la faccia da High School  Musical e la voce adulta, vissuta, con un graffiato naturale. Ormai non c’è più da sbagliarsi, su quattro esibizioni (comprese quelle dei provini) non ne ha toppata una. Stasera mostra anche sicurezza sul palco, una tranquillità che non sfocia mai nell’arroganza. Esibizione perfetta, per le emozioni si può ancora aspettare. Voto: 7

Sofia Buconi – Paparazzi: prima, fortunatamente non durante, ma sicuramente anche dopo ci spaccano le padelle con la solita storia del padre zingaro che se n’è andato e chi lo sa dov’è finito. Poi abbiamo la gioiosa notizia che finalmente la Buconi ha incontrato il papino dopo 5 mesi di assenza per cazzeggio o per sfuggire ad una lagnosa figlia e noi DICIAMO GRAZIE TUTTI IN CORO. La tipa è scarsa e lo era anche prima, non si sa bene perché è qua ma sappiamo che in Italia le raccomandazioni hanno un certo peso. Che posso dire? Ha più sicurezza nel passeggiare sul palco col tacco alto piuttosto che nella scala musicale. Voce tremolante, inglese pessimo, fiato non pervenuto. Un disastro e certo la pochezza del brano non l’aiuta e non aiuta noi a sopportarla. Pessima. Voto: 3

Borghi Bros – Eppure soffia: Ruggeri, che è un uomo intelligente, sa bene che se concede ai due fratelli uno di quei brani piacioni che tanto piacciono alle radio e al mercato discografico, li perde per sempre o forse li uccide a livello artistico, bloccandogli la crescita. Perciò fa la scelta coraggiosa di assegnare un brano di Bertoli, svecchiandolo, adattandolo alle nuove generazioni e ai ritmi televisivi. Ha ragione a parlare di canzone d’autore per quanto la cosa non piaccia alla Maionchi o alla superficiale Tatangelo. La scelta è più che premiata visto che i due se la cavano, mostrando anche una certa sicurezza sul palco. Mi è piaciuto tutto, oserei dire che alla fine della fiera si è dimostrata l’esibizione migliore della serata, primo perché non rientrava nei canonici binari e poi perché ha dato movimento ad una prima serata decisamente statica e vecchia. Voto: 8

Nevruz Joku – Se telefonando: non nascondo che è il mio preferito e che avrei preferito che si trovasse nel gruppo di Ruggeri. Almeno lui non gli avrebbe assegnato un brano come questo. Non ho capito la scelta. Lo vogliamo ammazzare artisticamente? Ok allora continuiamo su questa strada. Se telefonando per me è una brutta e vecchia canzone che ha dato già tutto e che non dà la possibilità a Nevruz di mostrare la sua follia unita ad una grande voce rock. Infatti per la prima volta da quando l’ho sentito ha stonato. Non gli do colpe, ha fatto quello che ha potuto. Aspetto di vederlo in qualcosa di più vicino al suo mondo. Voto: 5,5

Ruggero Pasquarelli – A me me piace o’blues: ok si è capito chiaramente che è il preferito della Maionchi e in secondo luogo che non sa cantare altro. Gli è stato assegnato esattamente il brano con cui si è presentato alla prima fase dei provini. A me non sembra giusto ma queste sono opinioni personali. Tra l’altro non la canta neanche da fenomeno, punta tutto sull’esteriorità dell’esibizione, pazienza se la voce non ce l’ha se non per mezza strofa. Non sopporto neanche la sua arroganza. Inutile e spero esca prestissimo. Voto: 5

Effetto Doppler – It’s my life: stanno insieme da poco artisticamente e hanno una gran fissa per i Backstreet Boys. Due fatti che sommati insieme danno come risultato un numero prossimo allo zero. Il brano è furbo perché è conosciuto e piace alle masse. La voce non c’è proprio e la poca che c’è fa rimpiangere l’assenza in casa di due bei tappi per le orecchie. Non esagero, ho risentito la loro esibizione su Youtube e sono inascoltabili. Disastro completo ma bravi nei passettini coreografici alla boy band anni 90. Voto: 3,5

Stefano Filipponi – Notturno: altro brano inflazionatissimo. Se vuoi far commuovere e ingraziarti la gente a casa scegli Notturno e stai a posto. Non la canta male, per carità la voce ce l’ha ma per me sarebbe solo un ottimo corista. Non ha niente di nuovo e quando arriva all’apice dell’emozione inevitabilmente sbaglia qualcosina. In più nessuno gli chiederà mai un parere o un’opinione perché i tempi televisivi non lo consentono. A me sono sembrati tutti falsi tranne Elio che giustamente lo tratta come un qualunque essere umano. La balbuzie non è mica una tragedia dio santissimo. A me personalmente non emoziona. Voto 6

Manuela Zanier – Una ragione di più: premetto che secondo me non è possibile che abbia 34 anni. Dio gliene avrei dato un 38 minimo! Anche lei ha ottenuto un brano nelle sue corde. Cosa si può dire di Manuela Zanier? E’ un’ottima interprete e ha una gran bella voce ma diciamocelo francamente: chi li comprerebbe i suoi dischi? Troppo in là con gli anni per piacere alle nuove generazioni (le uniche che scaricano musica e comprano musica) e troppo poco conosciuta per colpire i più grandicelli. Io la vedrei molto bene nel musical così unirebbe un viso interessante ad una bella voce. Non avrà un futuro molto diverso da Matteo Beccucci che non vendette neppure un disco pur vincendo il programma. Voto: 7

Dorina Leka – Heavy Cross: si definisce rock e ha detto chiaramente che si sente molto lontana dal panorama musicale della Tatangelo. Sta rischiando grosso la ragazza, mi chiedo se sappia che la “D’Alessangelo” è una serpe che si lega tutto al dito. Nonostante ciò Dorina canta bene, aiutata in questo da una voce potente che come sempre non riesce ancora a controllare come si dovrebbe. Niente di trascendentale. Ha svolto bene il compitino ma dovrebbe piantarla di fare la rocker con le ditina alzate. Voto: 6

Kymera – Frozen: eccoli qua i nostri fidanzati. Per scongiurare attacchi missilistici dal Moige la produzione ha optato per una collocazione prossima alla mezzanotte. Manco dovessero copulare in diretta. Il brano è difficilissimo e loro fanno quello che possono. Purtroppo non tanto bene. Il loro falsetto è orrendo, stonano praticamente sempre ma fortunatamente almeno stasera non si guardano. Non mi sono piaciuti e non so come si possano correggere difetti tanto gravi. Bello che siano qui a rappresentare una categoria normalmente bistrattata ma artisticamente non ci siamo proprio. Voto: 4

Alessandra Falconieri – Grazie dei Fior: ma perché questa canzone? La Tatangelo vuole proprio dimostrare di avere gusti attuali. Il brano era brutto e così rimane con l’aggravante di trasformarlo in colonna sonora per un funerale. Inquietante e tristissimo. La cosa non sarebbe grave se non fosse mezzanotte passata e tutti noi non avessimo la palpebra cadente. Povera ragazza. Se sei uscita sai con chi prendertela. Piccolo appunto: nella sfida con Nathalie ha dimostrato ampiamente di essere una cantante triste. Magari un po’ di vitalità in più non sarebbe guastata. Voto: 5    

      

      

     

martedì 7 settembre 2010

0 I concorrenti di X-Factor 4. Pagelle

Ieri, ma in realtà molto prima di ieri, abbiamo finalmente scoperto chi saranno i nuovi concorrenti di X-Factor 4.

CATEGORIA UNDER 24 DONNE

Anna Tatangelo – Adriano Pennino (vocal coach)

1) Alessandra Falconieri: viso acqua e sapone, timidina ma con una voce potente e non convenzionale. Un po’ defilata durante le prime fasi dei provini ha dato una grande prova durante l’ultima e decisiva esibizione. Da tenere d’occhio. 6,5

2) Sofia Buconi: ha una parlantina decisamente fastidiosa così come il suo tentativo di colpire i giudici e la gente a casa con la storia del padre musicista che l’ha abbandonata pochi anni dopo la nascita. Se uno ha come scopo nella vita quello di riallacciare i rapporti con determinate persone non partecipa ad un talent ma a C’è Posta per Te. Passando al lato puramente artistico, la sua voce non ha niente di particolarmente memorabile, anzi nelle ultime prove ha manifestato tutte le sue pecche e i suoi difetti compresa una totale mancanza di controllo della voce. Sul web viene presentata come “figlia d’arte” e come una delle tante “silurate” alle ultime selezioni per Sanremo Giovani. Sopravvalutata. 5

3) Dorina Leka: di origine albanese ma triestina di adozione. Carattere decisamente forte, molto motivata e sicura (forse troppo?) delle sue qualità vocali. Non ha una brutta voce ma non la sa controllare. Sfonda i vetri e i timpani, segno evidente della sua poca confidenza con i microfoni, quelli veri, non quelli del karaoke al sabato in pizzeria. Nonostante ciò la scelta è giusta vista la concorrenza con le armi spuntate. Fracassona. 6

CATEGORIA UNDER 24 UOMINI

Mara Maionchi – Rossana Casale

1) Davide Mogavero: faccia giusta per colpire le ragazzine che certo non si soffermeranno sull’acne giovanile ma andranno oltre, diciamo alla pettinatura e allo stile alla Zac Efron. A parte il mio solito cinismo, dico subito che a me questo ragazzetto pugliese è piaciuto fin dal primo provino. Voce calda e graffiata, adulta, un misto tra Richard Marx e Brian Adams. Una voce esportabile, sicura e soprattutto ben controllata. Non se la tira ed è già tanto in questo mondo di cloni. Sorprendente. 8

2) Ruggero Pasquarelli: la sua scelta era nell’aria dal suo primo “immodesto” apparire sui nostri teleschermi. Qualcuno deve avergli messo in testa di essere il più figo del nostro emisfero e lui, povera testa di pinolo, ci crede, ci crede davvero, supportato in questo ma direi di più “gonfiato” dalla ruspante (per non dire di peggio) Maionchi sempre pronta a “battezzare” nuovi giovani talenti maschili. A me non è piaciuto mi sa che si è capito. E’ troppo in tutto (arrogante, teatrale, esagerato) e molto poco dotato nel settore corde vocali. Ha puntato tutto sull’immagine e poco sulla sostanza ma si sa nel mondo della televisione è questo che conta. Pallone gonfiato. 4

3) Stefano Filipponi: inizialmente ero molto scettica su di lui, non riuscivo a trovare niente di originale tranne la balbuzie. Voce intonata e niente più. Nel provino finale ha dato però il meglio di sé con tanta modestia e un buon controllo della voce. Non ha delle doti vocali esagerate però diciamo che nella sua categoria doveva necessariamente avere un posto in finale, vista la bassa qualità degli altri cantanti. Sono ancora molto perplessa sul connubio balbuzie – trasmissione televisiva. Diesel. 6

CATEGORIA OVER 24

Elio – Alberto Tafuri

1) Manuela Zanier: è la fuoriclasse di questa edizione di X-Factor. Esperta, matura, navigatissima in queste terribili onde del mercato discografico. Continuo a pensare che abbia un viso che spaccherebbe di brutto nel mondo del cinema e infatti scopro che oltre ad essere cantante è anche attrice. Non è simpatica e difficilmente creerà empatia col pubblico a casa. Poco comunicativa dal punto di vista umano. Penso che il vocal coach avrà grosse difficoltà a farsi ascoltare da chi è già formato artisticamente. Vedo la sua partecipazione come un tentativo finale di apparire in televisione e non come un accettare supinamente i consigli di chi la dovrebbe guidare nel percorso della trasmissione. Ma voi vi immaginate la Zaner alle prese con Elio??Elitaria. 7,5

2) Nathalie Giannitrapani: la sua voce non mi è dispiaciuta ma non mi ha neanche fatto balzare fuori dalla mia comoda poltrona in similpelle. Sta in quell’angolo di mondo chiamato “promette ma non mantiene”. Non mi ha trasmesso niente finora, nonostante la drammaticità che mette in ogni sua esibizione, un po’ come la panna da cucina in un ristorante dozzinale. Ascoltandola sul suo spazio Myspace in un brano di 3 minuti e mezzo il mio giudizio non cambia. Sofferente. 6 di incoraggiamento.

3) Nevruz Joku: quest’uomo mi ha dato una botta all’anima fin dal suo primo provino. Ha una voce che viene dal metal e si sente. Graffia fino a far sanguinare. Non lascia requie ma soprattutto non lascia indifferenti. Ha un controllo assoluto della voce, pur salendo su registri altissimi o arrivando al classico urlo heavy, sa quello che fa e lo fa maledettamente bene. Non sarà mai una popstar ma avrà sicuramente tutte le sue prossime tracce audio sul mio lettore mp3. Geniale. 10

CATEGORIA GRUPPI

Enrico Ruggeri – Fabrizio Palermo

1) Effetto Doppler: i classici bellocci di poca sostanza. Va beh bellocci per modo di dire! Non sono stonati ma neanche dei fenomeni. Mi fido però di Ruggeri, uno che se vuole riesce a mettere qualità anche dove non ce n’è mai stata. Rimandati. 5

2) Chimera: ecco il caso dell’anno, anzi voglio esagerare, il CASO DELLA STORIA DELLA TELEVISIONE. Il web stranamente non aveva fatto trapelare la notizia che una coppia omosessuale partecipasse ad un programma televisivo rai ma soprattutto italiano. Che si stia veramente arrivando al crollo dell’attuale governo? Non lo so ma diciamo che la vedo come un’ottima notizia da un punto di vista umano e sociale oltre che mediatico, un po’ meno dal punto di vista artistico. Non mi hanno precisamente colpito in positivo, trovo infatti il falsetto di Belli Capelli un po’ troppo forzato, un misto tra i Bee Gees e i New Trolls. Giustissima la critica di Ruggeri sulla troppa enfasi con la quale i due esibiscono il sentimento che li unisce, infatti è un continuo guardarsi negli occhi che toglie totalmente comunicazione col pubblico a casa, rinchiudendo l’esibizione in un dialogo tra due persone che si fanno i cazzi propri. Potrebbero migliorare ma non credo che la gente a casa sia veramente matura per farli soggiornare per più di una puntata sul palco di X-Factor. Coraggiosi. 6,5

3) Borghi Bros: scopro grazie al web che non sono dei novellini, video su Youtube, siti ufficiali e quant’altro. Sono due fratelli che suonano e cantano insieme, hanno all’attivo un album e piaceranno sicuramente a molte, ma molte donne. Ad ascoltarli nelle loro cose non sono malaccio. Tutto sommato una scelta giusta da parte di Ruggeri. Piacioni. 6,5

     

       

            

 

domenica 5 settembre 2010

0 Dylan Dog 158. Nato per uccidere

Soggetto e sceneggiatura: Pasquale Ruju

Disegni: Maurizio di Vincenzo

Trama: Chris e Ginger Mord (che fantasia signore e signori!!!) sono una coppia specializzata in furti e rapine con una “sana” propensione per l’omicidio. Un giorno Ginger decide di farla finita con questa vitaccia di sangue e inseguimenti e scappa con l’ultimo malloppo dirigendosi verso il nostro Indagatore dell’Incubo a cui rivela degli interessanti retroscena, come per esempio l’esistenza di uno strano personaggio chiamato Number, un vecchio amico di Chris. Number in realtà non è umano, è un essere appartenente alle leggende metropolitane e al mondo del sovrannaturale, è colui che fa quadrare i conti con la morte: quando si muore troppo poco, arriva lui e stringe un patto con un assassino in modo da far quadrare di nuovo il bilancio tra vivi e morti. Ginger ha bisogno di Dylan per salvarsi da Chris, pronto a farle la pelle dopo il voltafaccia della donna. Dopo una serie di indagini, Dylan riesce a scoprire come sia possibile che Chris Mord riesca sempre a sfuggire alla polizia: l’uomo ha una talpa dentro Scotland Yard…

Commento: l’albo che avete sotto mano non si può catalogare nel genere horror in quanto si tratta di un racconto ordinario di matrice poliziesca. Quasi nessun accenno al sovrannaturale. Tutto reale, banale e già visto in molti film di serie B. Un albo privo di senso, ben disegnato per carità, ma comunque privo di pathos. I personaggi, come spesso accade, sono stereotipati all’inverosimile e i momenti che nelle intenzioni dello sceneggiatore dovrebbero risultare drammatici sono in realtà molto melensi. I colpi di scena non esistono, tutto già previsto anche senza avere una sfera di cristallo o un particolare intuito. Decisamente sottotono.

Voto: 5  

venerdì 3 settembre 2010

0 Antwone Fisher (2002)

 A volte capita di imbattersi in film inspiegabilmente poco noti e di doversi soffiare il naso in un fazzoletto lungo i titoli di coda. E’ il caso di questa pellicola che vede come protagonista un giovane molto promettente Derek Luke e come coprotagonista (e nientemeno regista!) il grande Denzel Washington.

La trama è di quelle che lasciano il segno: il giovane marinaio Antwone, viene obbligato dai suoi superiori a seguire alcune sedute psichiatriche dopo aver fatto a pugni con alcuni commilitoni. Dopo un’iniziale resistenza, il ragazzo inizia ad aprirsi col dottor Davenport e a venire a contatto con i suoi segreti più nascosti, le ferite più profonde retaggio di un’infanzia difficile e martoriata dalle violenze e dagli abbandoni. Antwone, infatti, è figlio di due genitori che non ha mai conosciuto in quanto il padre è morto prima della sua nascita e la madre dopo averlo partorito in carcere l’ha abbandonato al suo destino dopo soli due mesi di vita. Il bambino cresce in una casa famiglia dove la madre adottiva lo vessa con continue violenze fisiche e psicologiche chiamandolo spregiatamente negro. La sua vita è costellata da tremendi episodi che ne condizionano poi la vita adulta, infatti le continue molestie sessuali subite da bambino gli impediscono di avere un qualunque contatto con una donna. Tutto questo esplode finalmente dentro il venticinquenne Antwone che decide di voler voltare pagina e migliorare. Lo fa grazie alla bella Cheryl di cui si innamora e ai consigli del dottor Davenport che lo spinge a cercare la sua famiglia di origine, ultimo passo per raggiungere la totale serenità e pace interiore…

Ho trovato la regia di Washington ricca di suggestioni e intimità. Ogni singola sequenza infatti non lascia niente al caso, non è fine a se stessa ma anzi riesce a comunicare un messaggio allo spettatore che si trova a vivere quasi in prima persona i sentimenti e le sensazioni vissute dal protagonista. Per essere la prima prova dietro la macchina da presa, bisogna riconoscere che si tratta di un debutto da fuoriclasse. Stesso dicasi per Derek Luke, una vera sorpresa, un talento di quelli veri, uno che meriterebbe maggior fama di quella che ha. Riesce persino a rubare la scena al veterano Denzel Washington che in questa pellicola mostra un carattere da marines, freddo e autoritario.

E’ un film che parla al cuore e a chi per tanto tempo si è portato dentro qualche ferita di guerra che gli ha impedito di vivere serenamente il proprio presente. Praticamente tutti no?

Il messaggio finale è di una chiarezza disarmante: solo il perdono può renderci veramente liberi. Non posso che condividerlo.

Voto: 9     

0 X-Factor 4. Prime impressioni

Ho avuto modo di vedere (grazie a Youtube, di certo non per merito degli orari da nottambuli della Rai) la prima puntata di X-Factor 4, la prima della trilogia dedicata ai provini. A dire la verità non ho capito il senso né della collocazione notturna in palinsesto né dell’esistenza stessa della trasmissione visto che i nomi dei prescelti sono già notissimi grazie al web. Ormai il disincanto di non sapere le cose si infrange contro le notizie fatte trapelare, neanche tanto velatamente, da siti pomposi e poco professionali che si occupano di televisione. Io dico W chi si fa i c..i propri e andiamo avanti.

La puntata l’ho seguita comunque con attenzione per vedere i grossi o minimi cambiamenti portati dall’assenza di 3/4 del cast dell’anno precedente. In più avevo comunque la curiosità di vedere la qualità generale dei partecipanti.

Partiamo da questo secondo punto: la qualità è prossima allo zero. Parere personalissimo. Sono stati fatti andare avanti personaggi con l’occhiale e la balbuzie probabilmente perché fanno tanto Forrest Gump, biondi platinati che di mestiere fanno le pulizie nei palazzi così “da poter cantare senza che un superiore gli venga a rompere le palle”, due sorelle ultracinquantenni stonate, ridicole e buone per la Corrida. Gli altri non li ricordo. I gruppi poi sono tutti da buttare al macero. L’unica che mi ha colpito e mi ha regalato un brivido è stata Manuela Zaner, reduce da una vecchia edizione del Festival di Sanremo e riciclatasi nel mondo dei talent piuttosto che appendere il microfono al chiodo o dedicarsi alle sagre di paese. Un’algida rossa con una sicurezza vocale e artistica che merita un encomio in mezzo a tanta immondezza che aspira a diventare “la persona più famosa della Terra”. Tra gli altri, a mio modesto avviso, si è distinto anche un tizio con un look e una posa che avrebbe mandato in sollucchero Morgan. Non ricordo il nome ma la bella e interessante voce mentre accennava “Tainted Love”. Staremo a vedere.

Passiamo ora al reparto Giudici.

  Elio: tutti i giornali hanno decantato questa scelta, tutti innamorati dell’artista più che della persona. Perché Elio (come ha scoperto a sue spese la giovane Greta che tentava il provino facendogli ponti d’oro e descrivendolo come un genio e una persona magnifica per poi essere dallo stesso silurata con tanto di pistolotto finale) non è quello del Pippero e della canzone ironica e divertente. Elio è serio. Non ride. Fa una battuta ogni tanto, quello sì, ma diciamo che è lontano mille miglia dal Vitello dai piedi di balsa. Artisticamente si presenta diverso da Morgan, visto che tutti i media tentano il paragone. Si parla di due universi lontani. Morgan è un esperto conoscitore di musica e vede davvero il talento prima che questo sia visibile a tutto il resto del mondo. Elio premia la follia o la stranezza senza preoccuparsi tanto della qualità vocale. Avrà ragione lui? Lo scopriremo strada facendo. Per il momento il mio giudizio non è del tutto positivo.

  Mara Maionchi: lei è la più stanca di tutti. Si vede lontano un miglio che non ne ha più voglia. Si inalbera senza motivo e ride poco rispetto alle rustiche gag che ci regalava fino all’altro ieri. Forse ha scoperto di non saperci tanto fare come discografica e ormai si rifugia nella sicura tranquillità di un posto fisso in Rai. In quattro anni non ha scoperto nessun talento, la sua unica soddisfazione è aver portato alla vittoria Tony Maiello nella scorsa edizione del Festival. Magra consolazione se si pensa a quanti dischi ha poi venduto il suo giovane pupillo. Le Yavanna le ha buttate via senza pensare minimamente di sposare un progetto ad ampio respiro, qualcosa che le portasse fuori dai nostri confini italici, in terre dove gli Elfi che cantano hanno un successo strepitoso. Prima ha tolto loro le orecchie, le ha trattate malissimo per 12 puntate e poi le orecchie gliele ha ridate a fine trasmissione come una severa maestra che requisisce il giocattolo fino alla fine delle lezioni. I Bastard non sono mai stati roba sua, quelli andavano nella loro direzione senza bisogno dei suoi atroci consigli, avevano già la loro conformazione musicale e comunque pure loro non fanno sfracelli a livello di vendite. Insomma un fallimento per una che tanto si vanta di aver scoperto i cantanti più importanti del panorama nazionale. Va benissimo ma diciamo che il fiuto a 60 e passa anni inizia a far cilecca e si vede. Nella prima puntata non ha espresso un giudizio che valga la pena di essere riportato, si è fatta ricordare solo per l’acidità di svariate risposte al vetriolo.

   Anna Tatangelo: nutrivo forti perplessità su di lei ma non per motivi legati al gossip. Musicalmente parlando non è certo una fuoriclasse, non è né autrice né musicista, bensì un’interprete con oneste qualità vocali. A me la Tatangelo non mi è mai dispiaciuta, penso che sia stata gestita malissimo da colui che l’ha prodotta. Poteva essere una nuova Pausini ma ha finito per diventare una Romina Power del 2000 che viene notata e miete successi solo quando duetta con il suo compagno. Non la vedo però come una raccomandata. Nella prima puntata di X Factor si è dimostrata all’altezza del suo compito, motivata, spietata (a volte) e di cuore ma con raziocinio. I suoi sì e i suoi no li ha dati argomentando invece di dire “mi sei piaciuto” “non mi sei piaciuto”. La sua risposta alle accuse di raccomandazione di Milly d’Abbraccio è impagabile “ Quando una persona è niente, l'offesa è zero”. Se volete godervi il video della lite tra le due non avete che da cliccare qui. Apprezzabile anche il vaffa…finale, liberatorio e molto condivisibile. Insomma a me è piaciuta molto, sarà un ottimo giudice, lontana dagli eccessi della Ventura e dalle paturnie della Mori.

    Enrico Ruggeri: per l’occasione si è pure tinto il pizzetto e l’effetto scenico non è il massimo, è un po’ come le tinte della Orfei o di Albano Carrisi. Il mio parere su di lui è un po’ controverso. Gli riconosco la competenza in materia musicale ma allo stesso tempo lo vedo troppo fragilino, molti suoi no sono diventati si per non far del male al provinato o ai colleghi. La personalità stenta a mostrarsi ma mi sono piaciuti molto i suoi commenti, frutto di una lunga esperienza nel campo della musica. La sua presenza darà maggior qualità al programma ma aspetto di vederlo nelle vesti di direttore d’orchestra della sua categoria.        

mercoledì 1 settembre 2010

1 Cicciottella-Loretta Goggi (video+testo)

 

Mia piccola creazione…

 

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