venerdì 3 settembre 2010

0 Antwone Fisher (2002)

 A volte capita di imbattersi in film inspiegabilmente poco noti e di doversi soffiare il naso in un fazzoletto lungo i titoli di coda. E’ il caso di questa pellicola che vede come protagonista un giovane molto promettente Derek Luke e come coprotagonista (e nientemeno regista!) il grande Denzel Washington.

La trama è di quelle che lasciano il segno: il giovane marinaio Antwone, viene obbligato dai suoi superiori a seguire alcune sedute psichiatriche dopo aver fatto a pugni con alcuni commilitoni. Dopo un’iniziale resistenza, il ragazzo inizia ad aprirsi col dottor Davenport e a venire a contatto con i suoi segreti più nascosti, le ferite più profonde retaggio di un’infanzia difficile e martoriata dalle violenze e dagli abbandoni. Antwone, infatti, è figlio di due genitori che non ha mai conosciuto in quanto il padre è morto prima della sua nascita e la madre dopo averlo partorito in carcere l’ha abbandonato al suo destino dopo soli due mesi di vita. Il bambino cresce in una casa famiglia dove la madre adottiva lo vessa con continue violenze fisiche e psicologiche chiamandolo spregiatamente negro. La sua vita è costellata da tremendi episodi che ne condizionano poi la vita adulta, infatti le continue molestie sessuali subite da bambino gli impediscono di avere un qualunque contatto con una donna. Tutto questo esplode finalmente dentro il venticinquenne Antwone che decide di voler voltare pagina e migliorare. Lo fa grazie alla bella Cheryl di cui si innamora e ai consigli del dottor Davenport che lo spinge a cercare la sua famiglia di origine, ultimo passo per raggiungere la totale serenità e pace interiore…

Ho trovato la regia di Washington ricca di suggestioni e intimità. Ogni singola sequenza infatti non lascia niente al caso, non è fine a se stessa ma anzi riesce a comunicare un messaggio allo spettatore che si trova a vivere quasi in prima persona i sentimenti e le sensazioni vissute dal protagonista. Per essere la prima prova dietro la macchina da presa, bisogna riconoscere che si tratta di un debutto da fuoriclasse. Stesso dicasi per Derek Luke, una vera sorpresa, un talento di quelli veri, uno che meriterebbe maggior fama di quella che ha. Riesce persino a rubare la scena al veterano Denzel Washington che in questa pellicola mostra un carattere da marines, freddo e autoritario.

E’ un film che parla al cuore e a chi per tanto tempo si è portato dentro qualche ferita di guerra che gli ha impedito di vivere serenamente il proprio presente. Praticamente tutti no?

Il messaggio finale è di una chiarezza disarmante: solo il perdono può renderci veramente liberi. Non posso che condividerlo.

Voto: 9     

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