sabato 28 dicembre 2013

2 The amazing Spider-Man (2012)

A 10 anni esatti dallo Spider Man diretto dai Sam Raimi ecco spuntare dal cilindro un cosiddetto reboot che riscrive interamente la storia del celebre supereroe della Marvel.

Non sono un'esperta del fumetto ma ricordo bene le sensazioni positive alla visione della trilogia curata da Raimi (un regista fantastico) e quando ho saputo dell'uscita di un nuovo Spider Man mi sono chiesta che senso potesse avere, soprattutto alla luce dell'enorme successo riscosso dai tre film di cui sopra, per non parlare del poco tempo trascorso dalla conclusione del terzo.

Bene, ora che scrivo le mie impressioni dopo i titoli di coda di The Amazing Spider Man mi faccio la stessa domanda di quasi due anni fa. Intendiamoci, il film è veramente molto curato e godibile con effetti speciali incredibili e con sequenze meravigliose in quel di New York ma mi ha lasciato quasi fredda. Cosa manca? Un po' tutto credo. Innanzitutto l'aspetto "fumettoso" che invece era molto evidente nei film diretti da Sam Raimi (uno che sguazza da più di trent'anni nell'universo fantastico). 

Il cast poi mi ha lasciato davvero con l'amaro in bocca. Partiamo da Andrew Garfield: sarà quel che sarà ma a me non mi ha dato per niente l'impressione del nerd imbranato (compito che invece è stato svolto alla perfezione da Tobey Maguire). E' un fighetto anche con gli occhiali da vista per non parlare della zazzera fintamente ribelle e lo skateboard sotto braccio. Insomma potrebbe avere successo anche senza mutazioni genetiche.  E la sua arroganza è fastidiosa dall'inizio alla fine del film.
Passiamo a Emma Stone che interpreta Gwen, la ragazza di Peter Parker. Direi che non ha nessuna intensità nè tantomeno credibilità, ha la faccia da attrice televisiva. Ho preferito mille volte Kirsten Durst, bella di una bellezza eterea, intensa, vera. E poi come dimenticare lo storico bacio tra Spider Man e Mary Jane??? Dai!!
Il resto del cast non mi ha detto niente. Sally Field è brava ma mi ha ricordato troppo il personaggio che ha interpretato per anni in Brothers and Sisters.
E poi manca il grandissimo James Franco.

Insomma si è capito che questo film non mi ha convinto per niente e che preferisco di gran lunga il suo predecessore ma ripeto: non si tratta di un brutto film. Diciamo che lo consiglierei a chi si accinge per la prima volta a seguire le gesta di Spider Man.

Voto 6 

sabato 21 dicembre 2013

0 Scusa mi piace tuo padre (2012)

Filmettino di matrice natalizia che vede al centro i problemi personali di due famiglie che vivono nello stesso quartiere e si frequentano da vent'anni. Il padre di una delle due famiglie intreccia una relazione con la figlia ventiquatrenne del suo migliore amico e da qui partono mille conseguenze dal sapore dolce amaro.

Non è una commedia e non è un film drammatico. Non si ride e non si piange. Più che altro ci si annoia dall'inizio alla fine.

Mi è sembrata quasi un'esaltazione delle separazioni come mezzo per scoprire il proprio io: il padre fedifrago scopre l'amore per le giovani donne, la madre tradita scopre che c'è qualcosa di meglio dell'occuparsi dei cori natalizi, i vicini rinverdiscono il sesso stantio con oggetti elettrici e le figlie di entrambe le famiglie trovano la propria strada, una come cameriera in un ristorante a Roma e l'altra come stilista fallita.

Un film decisamente brutto.

Voto 4

venerdì 20 dicembre 2013

0 Diana la storia segreta di Lady D (2013)

Il film è un mediocre biopic sugli ultimi anni di vita di Lady Di. Il regista Hirscbiegel decide di puntare l'occhio della telecamera sull'amore segreto della principessa triste, un cardiochirurgo pakistano di nome Hasnat Khan. La loro relazione, segreta ai più, è descritta in uno dei tanti libri legati alla ormai leggendaria figura di Diana e viene qui elaborata in modo piuttosto scontato e quasi televisivo.
 
Naomi Watts è la cosa migliore di tutto il film, non tanto per la (poca) somiglianza con l'originale quanto per l'apprezzabile impegno nel difficilissimo compito di interpretare il personaggio praticamente più noto del XX secolo. In alcune sequenze è stata addirittura commovente: mi riferisco in particolar modo alla scena nella quale Hasnat decide di lasciarla. Naveen Andrews (Hasnat Khan) sembra più a suo agio sull'isola di Lost piuttosto che nei panni di un medico pakistano che muove i suoi primi passi sul grande schermo.
 
Il film è freddissimo e lento, direi un'ottima occasione sprecata sull'altare del prurito gossipparo di un certo tipo di produttore cinematografico. Diana è un personaggio troppo importante e carismatico per ridurla ad una donnetta che soffre per un amore di cui alla fine non sappiamo niente, neppure se esistesse o meno.
 
Alla fine del film si ha la netta sensazione di aver assistito ad un brutto esempio di cinema, dozzinale, poco attento alla ricostruzione degli eventi, superficiale e poco rispettoso nei confronti di una donna amata dal mondo intero.
 
Voto 4

domenica 15 dicembre 2013

0 Hard Candy (2005)

Film sul tema scottante della pedofilia online interpretato da una giovanissima e alquanto androgina Ellen Page e da un asettico e imbarazzato Patrick Wilson, rispettivamente la "tredicenne adescata" e il "lupo cattivo".
In realtà la Page ricopre il ruolo della vendicatrice di tante coetanee molestate dal viscido over 30. Infatti dopo essere riuscita a farsi invitare a casa dal pedofilo inizia il suo personale gioco del gatto col topo arrivando alla tortura fisica e psicologica dell'uomo costretto alla fine a suicidarsi per nascondere il suo oscuro segreto.
 
Il film è lento come una tortura in pieno stile ed è tutto basato sull'inquadratura incalzante sui volti dei due protagonisti lasciando davvero poco spazio all'azione vera e propria che a conti fatti non esiste. Molto teatrale ma anche poco incisivo, direi molto trascurato nella descrizione del mostro. Questo elemento è molto importante perché la mia impressione (e penso non solo la mia) sul personaggio interpretato da Wilson non è negativa all'ennesima potenza perché il regista non si è minimamente curato di mostrarne il lato oscuro, tutto quello che sappiamo sulle sue morbose inclinazioni lo evinciamo solo dalle parole della Page che certo non interpreta un personaggio molto equilibrato. 
 
Ho trovato il film abbastanza incolore e privo di vera tensione, quasi disegnato intorno alla Page e alla sua falsa innocenza. Evitabile.
 
Voto 5  

martedì 10 dicembre 2013

0 Rischio a due (2005)

Brandon (Matthew McConaughey)è un ex giocatore di football americano che dopo un grave infortunio decide di lavorare come consulente in un piccolo centro scommesse. La sua abilità viene presto notata da Walther (Al Pacino) il proprietario di un importante centro scommesse di New York che gli propone di diventare la sua punta di diamante. Brandon conosce così la bella vita e il lusso, dimenticandosi le sue origini umili ma oneste. Inoltre ben presto anche i suoi pronostici iniziano a non essere più vincenti arrivando a rovinare decine di scommettitori, primo fra tutti lo stesso Walther, preda di una vera e propria dipendenza fisica che non gli permette di dire mai basta, a scapito della sua salute e della sua famiglia. Brandon capisce che è giunto il momento di tornare a casa ma non prima di aver sistemato almeno in parte la drammatica situazione in cui si trova il suo ex capo.
 
Il film mi ha ricordato Wall Street sia per i contenuti che per il rapporto sempre più simbiotico tra il senior e il junior, tra l'uomo d'affari e il giovanotto di belle speranze. Il risultato forse non è altrettanto immortale ma non si può di certo negare che questo non sia un film molto bello e ben recitato. McConaughey mi ha molto colpito soprattutto perché per la prima volta l'ho visto recitare veramente e che dire di Al Pacino? Qualunque copione abbia davanti lo rende spettacolare e trascinante. 
 
Voto 7 

sabato 7 dicembre 2013

0 Una moglie bellissima (2007)

Questo film potrebbe essere sintetizzato con una sola frase: Proposta indecente in salsa toscana.
 
Mariano (Leonardo Pieraccioni) e Miranda (Laura Torrisi) sono una coppia felicemente sposata che vede la propria vita cambiare quando la donna viene notata da un fotografo (Gabriel Garko) che le propone di posare nuda per un importante calendario. Venutolo a sapere, Mariano convince la moglie a rifiutare ma quando viene proposto loro un assegno molto più sostanzioso decide di accettare sperando in questo modo di poter finalmente acquistare un locale dove poter svolgere in maniera più tranquilla e serena la sua attività di fruttivendolo. Inizialmente tutto procede bene fino a quando Miranda cede alle attenzioni sempre più incalzanti di Andrea (l'aitante fotografo) arrivando a tradire più volte Mariano che in modo abbastanza banale (cercando una ricetta nella borsa della moglie trova invece una lettera d'amore di Andrea) scopre tutto. I due si lasciano. Mariano è distrutto e depresso incapace di realizzare che la sua vita così semplice e felice sia cambiata per sempre, mentre Miranda conduce una vita superficiale al seguito di Andrea. La donna però scopre che il suo compagno la tradisce e decide di lasciarlo scappando via in macchina pur essendo ubriaca. Ha un brutto incidente e per questo motivo viene chiamato Mariano legalmente ancora suo marito. Lui si precipita da lei e i due riprendono dopo un lungo anno la loro storia d'amore.
 
I film di Pieraccioni sono sempre molto amari pur nella loro patina di leggerezza e battute alla toscana. Hanno quasi sempre al centro una figura maschile un po' sfigata ma capace di intenerire le donne più belle e questo antieroe subisce sempre qualche sfiga dalla vita che cambia tutte le carte in tavola. Certo, il lieto fine non manca mai ma sempre con una sorta di chiusa amarognola. In questo caso abbiamo la sequenza finale di Mariano e Miranda che mangiano un semplice panino con la porchetta mentre guardano il tramonto e immaginano il loro figlio non ancora nato. A me sembra che nessuno dei due sia veramente contento: Mariano perché ha accettato di ricostruire il suo matrimonio sotterrando sotto il tappeto il tradimento della moglie e Miranda perché ha accettato di tornare col marito solo perché il suo nuovo compagno la tradiva o per un debito di riconoscenza.
 
Tutto questo ne fa un film non scontato e piacevole dove brilla soprattutto la bella Laura Torrisi al suo vero e proprio esordio come attrice. Mi ha colpito per l'immediatezza con cui è riuscita a entrare nel piccolo mondo toscano di Pieraccioni, quello fatto di provincia, situazioni surreali e accento toscano tirato al massimo. Divertente e meno sboccato del solito anche Ceccherini, scontatissimo Garko e perfettamente inutile Papaleo.
 
Voto 6,5


 

0 Come fu che Babbo Natale sposò la Befana - Andrea Vitali

Questo breve romanzo dal titolo così curioso (e aggiungerei furbissimo visto il periodo natalizio ormai alle porte) è una sorta di favoletta per grandi e piccini. In realtà infatti ha due chiavi di lettura che ne fanno un libro per tutte le età: noi grandi ne apprezziamo l'ironia e la descrizione di come anche certi cuori induriti possano sgelarsi grazie alla magia del Natale, mentre i più piccoli possono (forse) apprezzare le indagini di Tom, Carmine e Rebecca riguardo all'esistenza di Babbo Natale.

La scrittura e lo stile di Vitali (che confesso di non conoscere per niente) mi hanno ricordato molto da vicino Gianni Rodari soprattutto per l'uso di cognomi e soprannomi ironici e onomatopeici che spesso fanno riferimento a caratteristiche del personaggio. Anche la ricerca (qui a volte forzata) dell'ironia è un tratto che lo avvicina al celebre scrittore per l'infanzia.

Il mio parere rispetto a questo libro non è del tutto positivo. Parte in quarta per poi arenarsi dopo poche pagine. L'idea iniziale (Tom torna dalla scuola con la classica domanda da bambino che inizia ad avere qualche dubbio per colpa di qualche coetaneo: Babbo Natale esiste veramente?) non viene elaborata a dovere finendo per essere scartata per lasciare spazio alla storia d'amore tra colui che viene dai bambini scambiato per Babbo Natale e Clotilde la domestica di casa Stecchetti (definita Befana dalla padrona di casa in un momento di rabbia). 

Il ritmo è blando, messo in secondo piano rispetto alla ricerca di uno stile forzatamente intimista e poetico. 

Il tutto sembra davvero un'operazione commerciale che certamente frutterà molti proventi allo scrittore e alla sua casa editrice ma che lascerà abbastanza delusi coloro che riceveranno in dono un romanzo così debole e facilmente dimenticabile.

Voto 5

mercoledì 4 dicembre 2013

1 Giorni contati (1999)

Film sul Diavolo con protagonista Arnold Schwarzenegger nei panni di un ex poliziotto incazzato con stesso e con Dio per non aver potuto evitare la morte della figlioletta e della moglie, uccise barbaramente da gente che aveva un conto in sospeso con Jericho (questo è il biblico nome di Schwarzy nella finzione cinematografica). Ma Dio ha un progetto più grande su di lui e infatti lo coinvolge in una storia demoniaca ponendolo come protettore e custode di una ragazza di vent'anni scelta come sposa e madre dal Diavolo in persona (stavolta nei panni abbastanza stravaganti di Gabriel Byrne, uno che di solito recita la parte dell'eroe buono).
Jericho con un vero e proprio arsenale di armi di ogni genere combatterà fino alla mezzanotte del 31 Dicembre 1999 per evitare che Satana riesca ad accoppiarsi con la ragazza. 
 
In questo film c'è un po' di tutto:
 
- l'ansia per l'avvento del 2000 (ore ci fa sorridere ma all'epoca eravamo davvero un po' tutti preoccupati)
- il Vaticano, descritto sempre come un po' infingardo e non molto vicino a Dio (e qui gli esempi di film simili si sprecano)
- il poliziotto ubriacone e dal passato tragico che trova la sua redenzione in un atto fortemente eroico
- New York nello splendore delle sue eterne luci e nell'oscurità dei meandri della sua metropolitana
 
L'elemento chiave sta nel fatto che la trama è quella di un horror virante nel thriller ma di fatto è un action alla Arnold Schwarzenegger con tanto di sparatorie, acrobazie e scazzottate. Non suscita nè paura nè tensione, è semplicemente uno spettacolo per gli occhi e per il cuore di tutti noi che amiamo questo attorone forzuto, buono e sempre fottutamente eroico. In questo film si mantiene ancora benissimo ed è un peccato che abbia perso tanto tempo per fare (male) il governatore della California. Da poco ho visto al cinema Escape Plan e vederlo abbastanza invecchiato mi ha lasciato molta amarezza per questo quando mi capita per le mani uno dei suoi vecchi film è come una piccola festa. Grande merito va ovviamente al suo mitico doppiatore Alessandro Rossi.
 
Non è il film più bello della storia del cinema ma si lascia guardare.
 
Voto 6,5   

venerdì 29 novembre 2013

0 La favola del Principe Schiaccianoci (1990)

Con l'approssimarsi del Natale sento sempre la necessità di pescare fuori dal cilindro qualche film impolverato dagli anni ma ancora capace di sprigionare magia e cosa c'è di più natalizio e magico de La favola del Principe Schiaccianoci
 
Premetto che non avevo mai visto il film né il balletto, non conoscevo la storia ma sono innamorata pazza fin da bambina delle musiche composte dal grandissimo Cajkovskij (merito di alcuni celeberrimi film di animazione della Disney, come Fantasia).  Il mio approccio quindi è stato del tutto privo di pregiudizi. 
Il film appartiene ad un'epoca piuttosto lontana e datata da un punto di vista strettamente tecnologico e difatti non ha retto per niente bene il passare del tempo mostrando innumerevoli pecche che però giustamente passano in secondo piano rispetto alla storia.
 
Devo ammettere che se avessi visto questo film da bambina avrei avuto un giudizio molto differente rispetto a quello che ho in questo momento, alla veneranda età di 36 anni. Ne sarei rimasta molto affascinata perché sarei rimasta piacevolmente fulminata da vari elementi: l'ambientazione natalizia in primis, i regali sotto l'albero, la meraviglia dei giocattoli che prendono vita allo scoccare della mezzanotte. Mi sarebbe rimasto il ricordo di una bella favola e non questa grande amarezza che invece mi ha colto del tutto alla sprovvista.
 
La storia si svolge nell'Ottocento e ha per protagonista Clara, una ragazzina alla soglia dell'adolescenza, che durante la Vigilia di Natale riceve in dono dallo zio Drosselmeyer un soldatino schiaccianoci intorno al quale aleggia una strana storia. Il giocattolo prima di essere tale era un ragazzo che per dispetto di una regina Topo aveva perso le sue fattezze umane per diventare uno schiaccianoci. Clara se ne affeziona e la notte stessa scopre che sia il Principe Schiaccianoci che i suoi vecchi giocattoli (ormai chiusi in un armadio) prendono vita e vengono chiamati alla guerra dall'arrivo del Topo Re (figlio della topo regina), un perfido roditore che ha da sempre in odio il povero ragazzo. Una volta sconfitto il topaccio tutti i giocattoli e la stessa Clara partono per il Regno dei Dolci dove Fritz (questo è il nome dello schiaccianoci) chiede alla ragazza di rimanere con lui per sempre ma lei pur a malincuore rifiuta e decide di tornare nel mondo reale per crescere e vivere la sua vita.
 
Ecco, quando diventi grande leggi, interpreti le storie, le favole, i cartoni animati in un modo del tutto differente rispetto a quando eri piccolo e ingenuo. Questa storia praticamente segna il passaggio dall'età della fanciullezza a quella della vita adulta, dai Natali ricchi di giocattoli e aspettative, a quelli del ricordo e dei regali da grandi. Persino la mamma di Clara mentre vede la sua bambina che si emoziona ancora per aver ricevuto in dono una bambola, capisce che sarà l'ultimo giocattolo che riceverà perchè il Natale successivo avrà nuove esigenze come per esempio un bel vestito elegante. Anche il rifiuto a rimanere piccola per sempre insieme ai suoi giocattoli segna questo fisiologico passaggio che tutti noi abbiamo vissuto nella nostra vita. Non ricordo quando ho ricevuto l'ultimo giocattolo (ma non da moltissimo visto che sono un'appassionata di videogiochi) ma so che già dall'anno successivo ho iniziato a sentire sempre meno magia nell'approcciarmi alle feste natalizie. Per questo ho sentito quasi una stretta al cuore nel vedere questo film. Non sarei mai potuta essere Clara perché al suo posto avrei sicuramente scelto di rimanere per sempre insieme ai miei amatissimi giocattoli...da piccola ho sempre sperato che qualcuno di loro (soprattutto la mia adorata scimmietta Joli Coeur) prendesse vita e giocasse con me. Non ho mai avuto la fregola di crescere e ho sempre detestato ricevere abbigliamento in regalo, anche adesso che sono grande. Sono andata fuori tema ma insomma quello che volevo dire è che questo film invece che regalarmi un po' di magia e spensieratezza mi ha messo addosso un quintale di nostalgia.
 
Voto 6   

giovedì 28 novembre 2013

2 Wolfman (2010)

Ammetto il mio debole per gli horror ambientati nell'Ottocento perciò quando mi sono trovata di fronte a questo remake ho veramente fatto i salti di gioia anche perchè si tratta di un film veramente molto bello.
 
La vicenda vede come protagonista Lawrence Talbot, un giovane attore di successo discendente di una nobile famiglia inglese costretto a tornare nella sua vecchia magione a causa della prematura scomparsa di suo fratello Ben, fatto a pezzi da una misteriosa creatura. In breve tempo Lawrence si mette alla caccia del mostro ma viene morsicato da quest'ultimo. Da quel momento avviene in lui un cambiamento inquietante che si manifesta in modo plateale durante una notte di luna piena: l'uomo si trasforma in licantropo e inizia a splatterare molti rappresentanti della piccola e becera comunità del luogo, asserragliatisi presso la villa dei Talbot con l'intento di uccidere la bestia. Il giorno dopo Lawrence, stordito e ignaro di tutto, viene preso in consegna dalle forze dell'ordine (col beneplacito del padre John) che lo rinchiudono in manicomio per sottoporlo ad orribili torture volte a dimostrare la sua schizofrenia. Durante l'infernale soggiorno Lawrence riceve la visita di suo padre che gli rivela la propria identità di licantropo in quanto anche lui anni prima era stato ferito da un uomo lupo. Così ci viene rivelata l'identità dell'oscura presenza che per anni aveva massacrato gli uomini del villaggio, compresa la stessa madre di Lawrence e Ben.  La sete di vendetta si impossessa così di Lawrence che una volta fuggito dal sanatorio si mette alla ricerca del padre per porre fine alla sua pericolosa esistenza.

Avevo qualche dubbio sull'efficacia di Benicio del Toro nei panni di un uomo del XIX secolo e invece ammetto di esserne rimasta piacevolmente colpita. Solita prova di buon livello di Anthony Hopkins anche se sembra sempre che interpreti la stessa parte da disturbato mentale. L'unica donna del cast, Emily Blunt, svolge bene il ruolo di fanciulla svenevole di quei tempi con un unico piccolo sussulto sul finale. 
Bei paesaggi e ottima ricostruzione degli ambienti e della società del tempo.
Trucco non tanto dissimile dall'Uomo Lupo di decenni fa e non è un complimento. Notevole solo la fase di trasformazione.

Voto 7
 

mercoledì 27 novembre 2013

0 Riding the bullet (2004)

Il film è tratto da un racconto lungo del mio mitico Stephen King, un racconto tra l'altro molto bello e inquietante, caratteristiche mantenute in parte anche da questa trasposizione cinematografica.
La storia si svolge negli anni 60 e vede come protagonista Alan, un giovane universitario preda da sempre di crisi depressive e in perenne stato di paranoia. Il ragazzo ha trascorso gran parte della sua vita al fianco della madre, una donna forte rimasta vedova giovanissima a causa della prematura scomparsa del marito nonché padre di Alan. Un pomeriggio quest ultimo riceve la telefonata di una vicina che lo avvisa dell'improvviso ictus della madre. Alan decide di mettersi in viaggio per raggiungere l'ospedale dov'è ricoverata la mamma e chissà perchè decide di fare l'autostop. I passaggi che riesce a racimolare non sono davvero granchè, ricordo soprattutto un vecchione che continua a tirarsi il pacco per via di un'ernia ma il peggiore di tutti è sicuramente George Straub, l'enigmatico conducente di una macchina sportiva che si rivelerà essere un morto che cammina. Il simpatico zombie (con il volto putrefatto di David Arquette) obbliga Alan a scegliere tra la sua morte e quella della madre. Il ragazzo dopo molte resistenze decide di salvare se stesso e giunge in ospedale con la certezza di aver decretato la morte della sua genitrice ma in realtà Straub regala alla donnna altri tre anni di vita in modo che i due possano passare ancora del tempo felice insieme e che soprattutto questo tempo possa servire ad Alan per apprezzare meglio la vita che gli è stata concessa (proprio lui che fin da bambino sogna di morire giovane e che all'inizio del film arriva persino al tentativo di suicidarsi).

Il film non è né bello né brutto. E' un film lento, psicologico, fatto soprattutto di continui flash back e pensieri espressi mentalmente e vocalmente dallo stesso Alan (un modo abbastanza artigianale di rendere la complessa impronta psicologica del racconto che se non ricordo male è scritto in prima persona). L'impatto è molto televisivo piuttosto che cinematografico ma c'è di buono che è stato rispettato quasi in toto il racconto originale. Ricordo che quest'ultimo mi aveva molto spaventato e regalato molti momenti di pura angoscia mentre il film raramente riesce a strappare un brivido di paura. Dà l'idea di un film antiquato da un punto di vista strettamente tecnico e stupisce vedere che invece è datato 2004. La recitazione latita abbastanza. Tutto sommato mediocre.

Voto 5,5 

giovedì 21 novembre 2013

2 Il giorno degli zombie (1985)

Terzo capitolo della celeberrima saga zombesca firmata Romero
Stavolta lo sparuto gruppo di survivors umani è formato da militari e scienziati, tutti stipati in un bunker nel sottosuolo e con l'unica consolazione di un elicottero in un mondo di superficie ormai dominato totalmente dai morti viventi. I militari odiano gli scienziati perché li considerano inutili e pericolosi in quanto questi ultimi studiano alcuni esemplari di zombie per cercare di capire il motivo della loro trasformazione mettendo a rischio l'intera micro comunità sotterranea. Soprattutto il dottor Logan sembra aver perso totalmente la testa nel tentativo (a dire il vero abbastanza riuscito) di addomesticare un non morto cercando di far riemergere dal suo subconscio un contatto con la sua vita precedente attraverso l'uso di oggetti quali un rasoio, un libro o uno spazzolino da denti. La situazione precipita quando all'ennesima cattura di due esemplari zombie una parte del gruppo umano soccombe tanto da costringere i militari a tentare la fuga lasciando al loro destino gli scienziati rimasti. Nel giro di poco tempo la ferocia degli zombie (che per la prima volta scopriamo avere una durata media di 15 anni di esistenza dopo la trasformazione in carne morta) si scatena spazzando via quasi tutti i sopravvissuti. Solo tre persone riescono a salvarsi trovando rifugio in un'isola deserta.
 
Ricordo ancora il terrore che mi avvolse in una coltre di ghiaccio alla visione di Zombie, il secondo film di Romero, quello che si svolge in un centro commerciale. Ricordo soprattutto quel senso di impotenza e di claustrofobia che pervadeva l'intera pellicola e che si risvegliava in me allo spegnere delle luci nel momento di chiudere gli occhi e prepararsi (inutilmente) a dormire. Ho sempre avuto paura degli zombie, delle loro facce scarnificate, del loro incedere lento, barcollante ma implacabile. E ho sempre avuto seri problemi a vedere da sola un film con protagonisti questi poco simpatici personaggi. Negli ultimi quindici anni abbiamo visto tutti la svolta presa dai film che hanno fatto la loro fortuna sulla carne purulenta, per esempio Resident Evil che ha creato una nuova chiave di lettura: non più morti che ritornano in vita ma zombie frutto di inquietanti esperimenti scientifici. Con Alice/Milla è stato introdotto il protagonista eroe, quello che con abilità e agilità fuori dal comune riesce sempre ad avere la meglio su orde di zombie. Insomma diciamo che si è tolta una gran fetta di inquietudine e realismo ai film horror con protagonisti i morti viventi.
 
Tornando a Romero e più precisamente a questo film mi viene da pensare che il creatore degli zombie non era tanto interessato al perché il mondo si fosse trasformato in un gran carnaio e infatti non ci viene spiegato in nessuna sequenza o dialogo del film. Romero era interessato a descrivere le dinamiche che nascono nel momento in cui il fattore X dell'esistenza umana è la sopravvivenza e la convivenza tra persone diverse e per certi aspetti nemiche (perché separate da due concezioni opposte del mondo, da una parte la logica militarista del soldato, dall'altra la curiosità scientifica del medico). 
 
C'è tanta politica in questo film e una forte critica nei confronti della scienza e del militarismo. Del resto viene fatto perire chi rappresenta il Male: la scienza malata e la violenza illogica. Sopravvive la logica e l'umanità rappresentata dai tre personaggi meno coinvolti nelle dinamiche delle due opposte fazioni. E gli zombie? Diciamo che hanno un'importanza secondaria in questo strano film e spesso vengono mostrati in chiave quasi comica togliendo loro quella parte spaventosa che ne ha decretato il successo tra gli appassionati. Sono descritti come degli idioti, ovviamente dei pericolosi idioti. Solo verso il finale ritroviamo quel sano (o insano) gusto dell'orrido che tanto piace a George Romero. La sequenza del massacro dell'odioso capitano Rhodes è talmente splatter che ho avuto problemi a trattenere un conato di vomito. E' una scena orribile e molto realistica che da sola vale il prezzo del biglietto e che giustifica l'antico divieto americano ai minori di 18 anni. 
 
Non è il mio film preferito di Romero e non posso considerarlo un capolavoro perché secondo me non riesce a dare veramente l'idea della solitudine e di un mondo che è morto. E' troppo concentrato sugli screzi tra i due gruppi umani e poco interessato a ciò che accade nel resto del mondo. Lo consiglierei agli appassionati perché anche tecnicamente risente di tutti i suoi anni, persino il trucco degli zombie è abbastanza scadente. Ritmo lento con un'accelerata finale.
 
Voto 6  
    

mercoledì 20 novembre 2013

0 Yuppies 2 (1986)

A volte sento l'insopprimibile quanto masochistica esigenza di farmi male con qualche commedia italiana anni Ottanta ed ecco spiegata la recensione di questo pessimo film intitolato Yuppies 2. Il primo film diretto dai fratelli Vanzina lo ricordo vagamente ma non mi sembra di poter dire che fosse proprio inguardabile, sicuramente era molto più attinente al mondo degli yuppies anni Ottanta e raccontava in modo abbastanza preciso la famosa Milano da bere e l'ammirazione smodata dei giovani rampanti per l'Avvocato Agnelli e per tutto ciò che era stile e denaro. 
Questo film invece si limita a rimettere davanti alla macchina da presa i quattro protagonisti interpretati dalle icone anni ottanta De Sica, Boldi, Calà e Greggio e ad allontanarli dallo spirito originario del primo Yuppies per fargli prendere una direzione volgarotta all'ennesima potenza e per di più priva di una qualsivoglia logica.  Non è molto chiaro neanche che mestiere svolgano i quattro mentre nel primo film questo era un elemento fondamentale. Sappiamo solo che Calà ha un'agenzia pubblicitaria ed è costretto a sfiancanti sessioni sessuali per far rimanere incinta la moglie (una stranamente bruttina Federica Moro), Greggio ha la fissa per una donna di successo interpretata da Athina Cenci, Boldi è in continua lotta con la gelosia della moglie e De Sica viene abbordato da una ragazza russa di cui non ci viene detto niente. Insomma un pentolone di luoghi comuni e intrecci privi di senso.
Oldoini del resto è uno che si è cimentato malissimo con un paio di Vacanze di Natale che difficilmente si fanno ricordare, tranne appunto per le volgarità. Questo film è noioso, per niente divertente e buono forse per il macero. Non bastano un paio di nudi o qualche battutaccia per fare una commedia.   
Voto 4

domenica 17 novembre 2013

1 White oleander (2002)

Astrid viene affidata ai servizi sociali in seguito alla condanna al carcere della madre accusata di aver ucciso il suo amante avvelenandolo con l'oleandro bianco. Da questo momento per la ragazza inizia un percorso durissimo fatto di affidamenti a famiglie non sempre amorevoli e colloqui con una madre distante e incapace di dimostrarle il suo affetto, troppo concentrata su se stessa.
 
Il film ha un cast femminile di tutto rispetto: una grande Michelle Pfeiffer nel ruolo della madre snaturata, Robin Wright madre affidataria dalla sbronza facile, Renée Zellweger dolcissima quanto fragile e una giovane e praticamente sconosciuta Alison Lohman che ricopre un ruolo difficilissimo e intenso. Basta la presenza di tre icone di Hollywood per fare di questo film un capolavoro? Sicuramente no, un capolavoro è un complimento troppo generoso per White Oleander ma si può tranquillamente affermare che si tratta di un bel film introspettivo che presenta in alcune parti un ritmo lentissimo ma che si riscatta con dialoghi intensi e un'ottima vena recitativa da parte di quasi tutto il cast. 
Il regista lavora molto sull'immagine come a voler rimarcare la vena artistica delle due protagoniste e certo non offre un quadro meraviglioso dell'universo maschile descritto come traditore, fedifrago e promiscuo. Anche le donne non subiscono un trattamento migliore ma a loro vengono perlomeno offerte delle giustificazioni. 
Non ho un giudizio totalmente positivo su questo film ma non saprei spiegare precisamente il perché, sicuramente mi ha messo addosso una certa dose di pessimismo cosmico.
 
Voto 6 

sabato 16 novembre 2013

0 Il figlio di Chucky (2004)

Ultimo capitolo della saga di Chucky. Il film precedente si era concluso con la nascita del figlio della mitica bambola assassina e dalle prime immagini sembrava essere un feroce mostriciattolo, figlio di degno padre ma all'inizio de Il figlio di Chucky scopriamo che in realtà è un vero pezzo di pane. Il povero ragazzino lavora a Londra come pupazzo ventriloquo al soldo di un lurido individuo ma ben presto si mette alla ricerca dei suoi genitori che invece si trovano a Hollywood sul set di un film che ha come interprete principale Jennifer Tilly. La famiglia si riunisce con grande dispendio di dialoghi tanto assurdi quanto divertenti e decide di reincarnarsi in tre esseri umani. Gli omicidi si susseguono tra scene splatter e discussioni famigliari fino ad un finale rocambolesco dove capiamo che la reincarnazione è al fine riuscita ma non per tutta la famiglia.
Il film ricalca molto La sposa di Chucky staccandosi totalmente dai primi tre episodi e cavalca il successo dato dalla coppia di sposi gommosi con risultati effettivamente comici. La speranza è che si sia giunti alla fine perché credo si sia davvero raschiato il fondo del barile.
Solo per estimatori.
Voto 5,5 

venerdì 15 novembre 2013

1 La sposa di Chucky (1998)

Quarto episodio della saga di Chucky la bambola assassina. Stavolta il terribile e sboccato pupazzo viene riportato in vita dalla sua storica fidanzata Tiffany che dopo 10 anni dalla morte del suo uomo decide di recuperare i suoi gommosi resti per riportarlo tra i viventi. Chiaramente l'impresa riesce ma stavolta il nuovo regista, Ronny Yu, decide di aumentare il carico imbastendo la geniale trovata di trasformare la bionda Tiffany in una bambola che possa essere la nuova compagna per Chucky. I due però non volendo vivere una vita da bambole pensano bene di andare in cerca di due giovani esseri umani che possano contenere le loro anime dannate. Trovano così Jessy e Jade due adolescenti di provincia che li scarrozzano fino al cimitero dove riposano le spoglie umane di Chucky e dove si trova il medaglione che consentirebbe il trasferimento delle loro anime. Ovviamente il cammino è disseminato di morti truculente e originali ma anche di divertenti assurdità come il sesso tra Chucky e Tiffany, argomento finora inesplorato nei precedenti film sulla bambola assassina.
Questo film si pone su un gradino più alto rispetto al terzo episodio soprattutto per l'originalità dello script, ma anche per una regia di discreto livello e per i dialoghi a volte divertentissimi tra Chucky e Tiffany. Ecco l'elemento di forte rottura rispetto al passato è l'attenzione rivolta totalmente alla vicenda delle due bambole che rubano totalmente la scena al cast umano. La paura invece è scomparsa ma si capisce che non è più l'elemento imprescindibile di questa saga che è ormai interamente rivolta verso la ricerca dell'ironia e della gag a scapito di tutto ciò che dovrebbe incasellare questo film nel genere horror. Ad un neofita questo film apparirà brutto, stupido e inguardabile ma per gli appassionati è una di quelle pietre miliari che vanno viste per completare la propria collezione orrorifica anni Ottanta e Novanta. 
Una nota di merito anche per la soundtrack.
Voto 6,5

giovedì 14 novembre 2013

2 La bambola assassina 3 (1991)

Come nella migliore tradizione horror anni 80 e 90 un film di successo merita quantomeno due o tre sequel e pazienza se questi spesso e volentieri risultano essere delle ciofeche pazzesche. Anzi, per essere onesti, la Bambola assassina 2 aveva molti meriti se non altro per il tentativo da parte del regista di tenere un minimo di tensione nello spettatore e di creare una storia degna di essere vista. La Bambola assassina 3 invece non è un film bensì una schifezza totale.
Come al solito Chucky non muore mai veramente e così anche dopo una fusione a 1000 gradi centigradi avvenuta nel secondo film eccolo ritornare alle sue condizioni originarie di bambolotto del tipo Good Guys, ovviamente sempre più incazzato con il mondo per essere ancora intrappolato dentro un giocattolo dopo una vita da strangolatore umano. Si mette come al solito alla ricerca dell'odiato ma necessario Andy, il ragazzino che l'ha fatto fuori per ben due volte e che gli serve per incarnarsi in un corpo umano. Dove sarà mai sto benedetto ragazzo? Ma che domande! Ovviamente in una scuola militare che possa raddrizzargli la schiena dopo aver sparato tante cavolate su una presunta bambola assassina. Le morti si susseguono con una generosa dose di sbadigli e la storia si avvia verso la conclusione con un imbarazzante serie di sequenze degne del peggior telefilm anni Novanta.
Avevamo veramente bisogno di questo film? Io mi sbilancio e dico NO.
Voto 2

mercoledì 13 novembre 2013

1 Innamorarsi a Manhattan (2006)

New York. Gabe un undicenne dal taglio poco moderno si innamora di una sua coetanea di nome Rosemary, sua compagna nel corso di karate. 
 
Il film è tutto qui. Non si tratta di una commedia ma neanche di un film drammatico, potremmo incasellarlo nel genere sentimentale anche se l'età dei protagonisti stride abbastanza con questa scelta. E' un Karate Kid senza Miyagi, è un Big senza il salto nel tempo, è un'imitazione pallidissima di Papà ho trovato un amico. Non è un brutto film intendiamoci ma assomiglia terribilmente ad altri cento. Forse l'unico elemento di novità è quel modo di descrivere l'innamoramento attraverso gli occhi e le parole di un undicenne: il desiderio e la paura del primo bacio, la sofferenza per la prima litigata, il sentirsi dire che non si è pronti per l'amore, e via dicendo.
Il film è semplicemente carino e si fa notare per la presenza di Josh Hutcherson, nuova stellina di Hollywood per la sua interpretazione (certo non memorabile) di Peeta negli Hunger Games cinematografici. 
 
Voto 6  

lunedì 11 novembre 2013

0 Shining - serie tv (1997)

Da grande appassionata di Stephen King ho sempre cercato di recuperare tutti i film e le serie tv tratte dai suoi romanzi anche se ahimé spesso ne sono rimasta profondamente delusa soprattutto per la loro bassa qualità e la poca attinenza con l'originale. La versione di Shining realizzata dal grande Kubrick è ovviamente su di un altro pianeta e non sto certo a spiegarne i motivi. Penso sia il film dell'orrore più bello della storia del cinema mondiale sia per le atmosfere claustrofobiche dell'Overlook che per l'immortale interpretazione di Jack Nicholson nei panni scomodi e pazzoidi di Jack Torrance. Leggendo qua e là scopro che Stephen King non rimase assolutamente soddisfatto da questa versione che secondo lui non rendeva giustizia al suo libro, lasciando fuori dalla storia troppi elementi importanti presenti tra le pagine del romanzo. Fu questo il motivo che lo spinse a produrre una mini serie televisiva che riprendesse le redini del romanzo riuscendo (almeno nelle intenzioni) a farne una resa pressoché identica. 
La serie si compone di tre episodi della lunghezza di 85 minuti circa ciascuno. La prima impressione non è stata delle migliori soprattutto per quel che riguarda il cast: tutte facce molto televisive e un Danny veramente inguardabile con quei labbroni intorno a denti da castoro e una recitazione degna della peggior Shirley Temple di antesignana memoria. Non ho gradito neanche il fatto che venisse mostrato fisicamente anche Tony, l'amico soprannaturale di Danny, che nel film di Kubrick è molto più inquietante proprio per il fatto che viene (mi sembra) mostrato in modo molto indefinito. Avrei molto da dire anche sulla location che negli esterni non rende per niente giustizia al romanzo mentre negli interni se la gioca ad armi pari con la versione Kubrick. 
In ogni caso nella prima puntata sembra che tutto proceda nel solito modo un po' troppo televisivo: dialoghi compassati, buone maniere e nessun effetto speciale. Non buona neanche la discutibile scelta di fare di Grady (il precedente guardiano) un uomo solo. Sappiamo tutti che aveva una famiglia che venne sterminata durante quell'inverno ma di tutto questo non viene fatto cenno ed è un peccato ma rappresenta l'ennesimo punto a favore di Kubrick che con le gemelle fantasma è riuscito a terrorizzarci per molti anni. 
Le cose fortunatamente cambiano dal secondo episodio dove si dà finalmente largo spazio agli effetti speciali ma soprattutto ad un grande reparto trucco che rende la donna della 217 molto ma molto spaventosa. La pazzia che si insinua sempre più in Jack Torrance è molto ben resa così come la presenza sempre più concreta dei fantasmi dell'albergo. 
Dico la verità, a me questa serie è piaciuta molto e penso che ce ne fosse bisogno perché seppure romanzo e film si equivalgono a livello di bellezza, il secondo è una visione troppo personale da parte del regista che inevitabilmente ha dovuto tagliare molte parti del libro per poter realizzare una riduzione cinematografica. Io consiglio la visione di questa serie a tutti coloro che si sono innamorati del romanzo e che si sono sentiti delusi dalla versione del 1980, per tutti gli altri suggerisco di essere clementi e di non fare paragoni con l'immortale opera di Kubrick, sicuramente inavvicinabile e di cui speriamo non venga mai fatto un remake.
  

sabato 9 novembre 2013

1 The reader - A voce alta (2008)

Berlino, anni 50. Michael, un adolescente colpito da scarlattina, viene soccorso da una donna sulla trentina mentre sta tornando a casa sotto la pioggia battente. Mesi dopo i due si rincontrano e iniziano un'intensa relazione fatta inizialmente di sesso e poi di letture a voce alta da parte del ragazzo. Dopo qualche tempo Anna (così si chiama la donna) lascia il suo appartamento senza avvertire Michael che mai smetterà di pensare a lei. Trascorsi diversi anni, il ragazzo, ora studente di giurisprudenza, partecipa come spettatore al processo contro alcune donne sospettate di aver mandato a morte centinaia di persone durante la seconda guerra mondiale. Tra le imputate scorge Anna che viene in seguito condannata all'ergastolo. Dopo vent'anni Michael trova il coraggio di spedirle delle cassette in cui lui legge i libri che l'avevano tanto colpita nel periodo della loro relazione. Questo commuove la donna che vorrebbe tanto rivederlo ma Michael è combattuto tra i sentimenti per Anna e la repulsione per ciò che la donna ha commesso anni prima. Quando alla fine i due si rincontrano Anna è ormai una donna anziana e piegata dal carcere, consapevole di non aver nessuna speranza con il suo antico amore e così prende la tragica decisione di togliersi la vita.
 
Il film è bellissimo, soprattutto per la magnifica prova offerta da Kate Winslet, un'attrice che raramente ha ceduto ai riflettori di Hollywood preferendo film complessi, difficili e a volte di nicchia. La parte che riveste in The reader è incredibilmente ardua per una donna dall'aspetto bellissimo che deve abbandonare l'estetica per ricoprire il ruolo di una donna anonima, fragile, ma allo stesso tempo terribile. La storia è semplice, delicata e terribile come spesso capita quando si parla di Olocausto. Si parte con l'amore e si finisce con la morte. Il regista tenta forse l'impossibile ossia dimostrare come anche il più crudele assassino in fondo abbia una sua umanità. Non so se ci riesca veramente, penso che il punto forte di questo film sia soprattutto la parte (corposa) dedicata all'amore di Michael per Anna, un amore come percorso di iniziazione ma anche come un'ossessione che supera i decenni. Michael forse non è più innamorato ma sa che deve ad Anna qualcosa, soprattutto per aver scelto di non salvarla dall'ergastolo scegliendo di non dichiarare alla corte che la donna non sapeva nè leggere nè scrivere.
 
Voto 8  

0 X-Factor 2013. Terza puntata. Pagelle

Ape Escape "Smells like teen spirit": brano epoca per noi ragazzi degli anni 90 che per la prima volta assaporavamo un periodo storico privo di etichette e griffe. I tre campani compiono il solito lavoro di destrutturazione sul pezzo e realizzano una versione nu rock con i soliti inserti rap (di cui per inciso non ho capito una sola parola). Non male. Voto 6
 
Fabio "Everybody hurts": stavolta l'ironia viene lasciata nel loft per far spazio al semplice cantare e il risultato è discreto da un punto di vista tecnico ma abbastanza anonimo sul piano interpretativo. Abbastanza inquietante la presenza silente  dei concorrenti alle spalle di Fabio ma non sarà l'unico errore di messa in scena di Tomassini in questa terza serata. Voto 6
 
Gaia "I'll stand by you": non ci siamo neppure stavolta. Si percepiscono tante imperfezioni sul piano vocale. La presenza scenica non può più bastare. Voto 5,5
 
Alan "Black hole sun": doveva mostrarsi arrabbiato ma più che altro ha tirato fuori la solita espressione triste e abbattuta. Interpretazione fredda, anonima, piatta. Va via con l'impressione di non essere mai salito sul palco dall'inizio del programma. Voto 5
 
Valentina "Ghetto supastar": tanta energia su un brano non facilissimo. All'inizio risulta un pochino fuori tempo ma poi recupera molto bene cimentandosi in una strofa rap. Voto 6,5
 
Michele "Cieli neri": canzone abbastanza sconosciuta dei Bluvertigo. Disarmonica come è nello stile di Morgan. Michele ci mette la solita interpretazione delicata, intimista e intelligente. Per la terza volta bravissimo. Voto 7
 
Aba "Why": ma come si può affermare che questa stonata è la concorrente più brava della terza edizione?? Errori a ripetizione, anonima, insomma veramente un disastro su un brano immortale. Voto 4,5
 
Andrea "Digging in the dirt": finalmente sentiamo la voce senza campionamenti. Sufficientemente bravo per essere considerato intonato ma poca roba in un programma che cerca il talento vero. Voto 6
 
Violetta "Friday I'm in love": torna l'ukulele e l'esibizione ci guadagna. Il suo stile è riconoscibilissimo e potrebbe avere successo anche all'estero. Brava ma sempre glaciale e dubito che si possa fare qualcosa per risolvere il problema. Voto 6,5
 
Street clerks "Baby one more time": il momento peggiore dell'intera serata. Hanno compiuto un vero disastro. A volte si dovrebbe rispettare maggiormente la versione originale invece di distruggerla. In ogni caso pessimi. Voto 3
 
Roberta "All the she wants": altro brano d'epoca cantato malissimo. Urlato, appiattito, umiliato. Voto: 4,5
 
     
 
  
 
 

venerdì 8 novembre 2013

0 Identità sospette (2006)

Cinque uomini si risvegliano in un edificio apparentemente abbandonato da cui è impossibile uscire. Nessuno di loro conosce la propria identità nè il motivo per il quale si trova lì in quanto tutti sono preda di una temporanea amnesia causata dall'inalazione di un gas fuoriuscito da una bombola. L'unica certezza che hanno (grazie all'ascolto di una telefonata alla quale risponde uno dei cinque) è che tre di loro sono gli aguzzini e due le persone rapite.
 
Il film sembra in tutto e per tutto un vero e proprio "tv movie": dialoghi banali, recitazione non pervenuta, doppiaggio mediocre. Forse, ma dico forse, l'unico elemento positivo è il colpo di scena finale.
 
Voto 4 

martedì 5 novembre 2013

0 SuxBad (2007)

Seth ed Evan sono due liceali alle prese con gli ultimi mesi che li dividono dal grande ingresso all'università. Entrambi, ma soprattutto Seth, vorrebbero vivere al più presto la loro prima volta in modo da arrivare all'università con una certa esperienza "sul campo". L'occasione viene loro offerta da una festa organizzata da una compagna di scuola..
Il film è demenziale come è solito quando si parla di argomenti riguardanti il sesso liceale. I personaggi sono chiaramente nerd perchè altrimenti, secondo gli americani, difficilmente scapperà la risata allo spettatore in piena pubertà. I dialoghi sono ricchi di volgarità come mai prima d'ora mi era capitato di vedere e di sentire e non fanno per niente ridere. Forse scappa qualche sorriso in situazioni che niente hanno a che vedere col sesso ma forse potrebbe dipendere dall'età di chi si approccia a questo genere di film spazzatura: il massimo per il brufoloso il minimo per l'over 30. Il regista tenta anche un ultimo colpo di coda intimistico quando sembra voler far intendere che una sola notte ha snebbiato il cervello del sessuomane Seth rendendolo un po' più simile ad un comune essere umano che ad un pervertito. 
Voto 5

0 A baby and I

Anime anni 90 con protagonista una famiglia composta da tre persone: Toshio, Midori e il loro papà. Come è abbastanza usuale nella cultura drammatica di certi anime la mamma è morta in tragiche circostanze e così i tre devono barcamenarsi tra le mille difficoltà quotidiane: scuola, pulizia della casa, educazione, lavoro etc..
Inizialmente la serie ha una connottazione molto drammatica e se vogliamo piuttosto realistica in quanto Toshio improvvisamente orfano di sua madre deve sobbarcarsi l'educazione e la cura del piccolissimo Midori, un bambino piuttosto capriccioso e indomabile. Toshio è anch'esso un bambino che frequenta ancora le elementari ma ha un senso del dovere fortissimo che lo spinge a rifiutare i continui inviti dei suoi amichetti ai giochi del dopo scuola. Toshio va tutti i giorni a prendere Midori all'uscita dell'asilo e trascorre tutto il giorno con lui fino a quando il papà torna dal lavoro a tarda sera. 
Con il passare delle puntate e l'avanzare della storia la famiglia trova una sua armonia che li porta a volersi un bene dell'anima e a superare la perdita della mamma. 
Insomma è un anime abbastanza particolare che personalmente è riuscito a commuovermi e a farmi riflettere. 
Voto 7

0 Stranded - Naufraghi (2002)

Una navicella spaziale proveniente dalla Terra e diretta verso Marte subisce una grave avaria finendo per schiantarsi sulla superficie del Pianeta Rosso. Al suo interno sopravvivono solo 5 membri dell'equipaggio che dopo aver fatto vari calcoli capiscono che le risorse disponibili all'interno dell'astronave bastano solo per due di loro. La decisione è presto presa: tre astronauti dovranno lasciare la sicurezza della navicella per aggirarsi su Marte fino all'esaurimento delle scorte di ossigeno. La situazione sembra ormai stabilizzata ma accade l'imprevisto...due dei tre sfortunati astronauti raggiungono un luogo con aria respirabile che molti millenni prima era abitato da alieni molto simili all'uomo. I guai raggiungono invece la navicella che ha un'altra avaria che le fa perdere ossigeno ad una velocità impressionante così da costringere i due astronauti ad abbandonarla per raggiungere l'ultima sopravvissuta e iniziare la loro vita marziana nei pressi dell'unica superficie lacustre di Marte.
Avventura spaziale in salsa iberica. Il film non è male anche se il ritmo è davvero blando tanto da dare la sensazione iniziale di un intento quasi documentaristico da parte della regista, poi fortunatamente un minimo di colpo di scena riesce a risvegliare l'interesse sopito dello spettatore abbastanza sconcertato da dialoghi spesso privi di senso. La sensazione comunque è che Prometheus debba qualcosa a questo film semi sconosciuto, soprattutto nella sua parte più "aliena" e "archeologica". 
Voto 6,5 

venerdì 1 novembre 2013

0 X-Factor 2013. Seconda puntata. Pagelle

Street Clerks "Nice che dice": peggiorati rispetto alla prima puntata. La loro esibizione è stata abbastanza incolore e al contrario della Ventura non ho sentito delle grandi armonizzazioni, anzi direi che in molti punti hanno sfasato proprio. De gustibus...Voto 5,5
Gaia "Bitch": poco controllo della voce e nessuna tenuta delle note basse, peccato. Si salva con la solita padronanza del palco da artista consumata. Voto 5,5
Alan "Don't let me be misunderstood": canzone che nella versione dei Santa Esmeralda si porta dietro di sè tanti ricordi di serate revival in discoteca e che in questa versione tira fuori un'estrema drammaticità. Alan mi ha stupito, la sua esibizione ha mostrato classe, eleganza e tanto stile. Il migliore. Voto 7,5
Michele "See Emily Play": si è capito che è il cavallo vincente di questa edizione, di fatti come Chiara e Mengoni (ai loro tempi) non sbaglia un colpo e dimostra molto bene di aver capito che fidarsi di Morgan è l'unica strada per arrivare fino in fondo alla gara. Timbro interessantissimo. Voto 7
Fabio "Basket case": non è il suo genere ma se la cava con l'ironia. Non mi è piaciuta la strofa iniziale modificata troppo nell'arrangiamento mentre ho trovato buono l'inciso. Non sarebbe male iniziare ad affidargli qualcosa di più vicino al suo stile da cantautore. Voto 6
Violetta "Le tasche piene di sassi": coverizzare Jovanotti è impossibile e questa esibizione lo dimostra ampiamente. Lei potenzialmente è molto brava e talentuosa ma questa non è assolutamente la sua cifra. La vocalità viene in secondo piano in qualunque canzone di Jovanotti e di fatti sentiamo Violetta parlare, sussurrare e non cantare. Non è stata convincente neanche la parte interpretativa, forse per la giovane età. Rimandata. Voto 5,5
Free Boys "Let me Entertain You": anche truccati da Kiss non riescono a piacere al pubblico che immediatamente boccia la loro presunta somiglianza con gli One Direction. Devo dire la verità, a volte il pubblico è esageratamente crudele e pieno di pregiudizi perché onestamente non li ho trovati peggio di tanti altri che sono ancora in gara. Escono dimostrando che l'era boy band in Italia si è conclusa con i Ragazzi Italiani nei lontani anni 90. Voto 6
Aba "Lover to love": continua a non convincermi. E' abbastanza gelida e incolore. Ha una voce potente ma con poco controllo. Non riesce a sciogliersi e a mostrarsi. Forse è giunto il momento di un brano in italiano. Voto 5,5
Andrea "Another brick in the wall": brano veramente troppo ambizioso per un uno che ha nei suoi numeri solo il bit box. La voce non è niente di speciale, il look è da rivedere totalmente, personalità zero. Mortifica un brano immortale ma inspiegabilmente è ancora lì. Voto 4,5
Roberta "Trouble": bella voce colpevolemente fatta fuori da Mika. Torna in gara e merita il passaggio al prossimo turno. Talento vero. Voto 7
Ape escape "Luce": con loro è come stare su di un'altalena. Una volta esprimono un grosso potenziale, la volta successiva toppano miseramente. Questo è il secondo caso. A me la loro versione di Luce non è piaciuta per niente. Il vocalist non ha tenuto in piedi una sola nota e gli altri due si sono limitati a due rime banalissime. Confido in un pronto miglioramento. Voto 5
Valentina "Raggamuffin": voce veramente bella ma personalità pochissima. Non ha un suo stile riconoscibile. Canta bene, direi in modo impeccabile ma senza anima. Voto 6
 
 
 
 
 
 
 
 
 

martedì 29 ottobre 2013

0 Se ti mordo sei mio (1985)

Ogni tanto è d'obbligo concedersi un film anni 80 anche se, come in questo caso, si dovesse trattare di una minchiata pazzesca (mi si perdoni il francesismo ma quando ce vò ce vò).
Okay, siamo nel pieno dei favolosi Ottanta, alle prese con una commediola horror con protagonista un giovanissimo Jim Carrey nella parte di un adolescente vergine assediato da una conturbante vampiressa bisognosa di sangue proveniente dalle zone basse del ragazzo in quanto in quell'area anatomica risiedono le potenzialità sessuali necessarie per mantenerla sempre giovane e fresca come una rosa appena colta. 
Il tutto si svolge nella più classica ambientazione americana di quegli anni: scuola superiore, drive in e belle case di lusso. 
Il film non convince e non fa ridere. L'unica sequenza abbastanza riuscita è quella della coreografia (molto Footloose e Grease) durante il classico ballo studentesco in occasione, guarda caso, di Halloween. Tutto il resto è un "pasticciaccio brutto" dove il finale che segna il rito di passaggio dalla verginità alla perdita di quest'ultima è davvero penosissimo. 
Il sesso (si intende parlato e non mostrato) è una tematica costante nella produzione cinematografica americana come se il mondo dell'adolescenza girasse interamente intorno a questo argomento. La verginità è vista sempre come un fardello pesantissimo che divide in modo netto gli sfigati dai popolari e in questo caso il fatto che il protagonista sia un 18enne vergine lo rende una specie di mosca bianca nel mondo luccicoso degli anni 80.
Insomma il film onestamente non merita una seconda visione.
Voto 4

venerdì 25 ottobre 2013

0 X-Factor 2013. Pagelle Prima puntata

Prima di lanciarmi nelle consuete pagelle devo assolutamente sottolineare la bellissima esperienza "visiva" dell'intero programma che ha fatto passi da gigante nell'arco di poco tempo. La regia ha reso le tre ore di live show un vero e proprio spettacolo per gli occhi e per la mente, ritmo a palla, assolutamente nessun punto morto (se non per le canoniche spiegazioni sul modo di televotare) e finalmente commenti succinti e veloci. 
Bello il look della Ventura. Finalmente un taglio di capelli che la rende più giovane e persino carina togliendole quell'aspetto da vecchia megera con il lifting fatto male. 
Mika deve assolutamente sforzarsi di ampliare il suo vocabolario di italiano che al momento si assesta sul banale andante.
Morgan orrendo in biondo platino.
Elio è sempre Elio (e non è un complimento).
Gaia "Seven nation army": molto molto bene. Voce possente, look migliorato rispetto ai provini, assoluta padronanza del palco. Voto 7,5
Andrea "Clint Eastwood": non mi è piaciuto ma penso che la colpa sia da imputare alla scelta del brano in effetti poco duttile a rivisitazioni. Voto 5
Free Boys "Baby can I hold you": ennesimo tentativo di creare una boy band maschile in salsa italica. Il terzo innesto in effetti dà al duo un qualcosina in più soprattutto in termini di intonazione. Il tentativo di riempire la casella vuota sarebbe anche valido ma la scelta di un brano così soft non li premia. Voci quasi intonate ma per ora sembrano solo la fotocopia di altri cento. Voto 6
Fabio "Sotto casa": il ragazzo ha una voce interessantissima ma il brano che gli tocca portare sul palco è davvero orribile, almeno dal mio punto di vista. Max Gazzè evidentemente ha due bei polmoni che gli permettono di tenere il ritmo che a Fabio invece sfugge miseramente. Occasione mancata. Voto 5
Valentina "Where is the love": brava, intonata, bella voce. Voto 6,5
Alan "Creep": ho solo una parola per commentare questa esibizione, "scolastica". Non regala niente non toglie niente. Voto 6
Michele "Carte da decifrare": direttamente da Hogwarts ecco Harry Potter a X Factor 2013. Scherzi a parte, Michele mi ha veramente colpito sia da un punto di vista interpretativo che da un punto di vista tecnico. Ai provini non mi aveva convinto invece stavolta, forse grazie ad un brano particolarmente nelle sue corde, riesce addirittura a emozionarmi. Bravo. Voto 7,5
Aba "You oughta know": innanzitutto io rivedrei la scelta del nome che è davvero orrendo. In ogni caso, si vede chiaramente che la ragazza vuole assolutamente sfondare nel mondo dello spettacolo ma forse, e dico forse, non basta un bel faccino per arrivare ai piani alti. La voce è convenzionale ai massimi livelli. Voto 6
Street clerks "Wake me up": molto british sia nell'aspetto che nello stile. Diciamo che nella loro categoria sono quelli con maggior esperienza e con più presenza scenica ma questo non vuol dire niente. A me personalmente non hanno smosso un solo pelo delle braccia e questa loro sicurezza devo dire che mi dà anche abbastanza fastidio (così come i loro commenti denigratori ai provini nei confronti di qualche altro concorrente). Presuntuosetti. Voto 6
Lorenzo "Se sapessi come fai": per me non sarebbe mai dovuto accedere neanche alle fasi finali dei provini e prova ne è il fatto che è stato subitamente eliminato da una giuria finalmente obiettiva (almento in questa prima puntata). L'anello da bovino al naso è quanto di più trasgressivo ci possa offrire questo trionfo di banalità formato under 24. Persino le sue scelte in fase di ballottaggio sono veramente da latte alle ginocchia. Voto 5
Viò "Let her go": ma perché cambiarle il nome? Ennesima scelta altamente discutibile. La ragazza non è certo il massimo della simpatia, sa di essere brava, bella, talentuosa ma purtroppo (o per fortuna) è brava veramente e così risulta essere già dalla sua prima comparsa sul palco dei provini uno dei cavalli vincenti di questa edizione. Voto 7
Ape escape "Burn it down": gruppo stravagante ma stranamente piacevole nella scelta di qualcosa di assolutamente sperimentale ossia uno stile che unisca il rock al rap. Forse la loro esibizione non li ha premiati ma hanno un grosso potenziale che spero si possa esprimere meglio nelle prossime puntate. Voto 6,5                

giovedì 24 ottobre 2013

0 Se devo essere sincera (2004)

Adelaide (Luciana Littizzetto) è la protagonista di questa commedia incentrata sul matrimonio e il tradimento. Sposata da 11 anni con Renzo e madre di Livia, trascorre le sue monotone giornate tra la sua professione di insegnante e la passione per i libri gialli. Un giorno una sua collega viene trovata uccisa e così Adelaide durante un interrogatorio conosce Gaetano (Neri Marcorè) un commissario di polizia con il quale inizia una storia clandestina. Dopo qualche tempo Renzo intuisce che la moglie nasconde una tresca e inizia così a capire quanto ne sia ancora innamorato nonostante lui stesso sia un marito fedifrago. 
Il film è molto carino e divertente ma bisogna essere onesti e ammettere che la sua fortuna è dovuta alla presenza davvero scoppiettante e pregnante di Lucianina, bravissima attrice cinematografica e televisiva, sempre capace di stupire anche al di fuori del suo celeberrimo quarto d'ora a Che tempo che fa. 
Voto 7

martedì 22 ottobre 2013

0 Radiazioni bx distruzione uomo (1957)

Che film straordinario!!
Scott è un giovane marito che mentre è in barca con la sua dolce mogliettina viene letteralmente "attraversato" da una strana nebbia che si scoprirà essere radioattiva e capace di rimpicciolire il pover'uomo sino a dimensioni pari a quelle di un insetto. Presto Scott diventa un vero e proprio caso clinico e nonostante i vari tentativi medici di fissarne le dimensioni, egli continua a ridursi fino ad essere costretto a vivere in una casa di bambole. Da qui viene sloggiato dal gatto di casa che diventa per lui una vera e propria minaccia di morte e così per sfuggirgli cade giù fino alla cantina dove intraprende una lotta per la sopravvivenza con una mostruosa tarantola.
E' un film di fantascienza eccezionale per i suoi tempi, uno di quegli esempi di cinema in bianco e nero che fa ancora innamorare nonostante i nostri sensi siano ormai quasi assuefatti all'uso di effetti speciali sempre più mirabolanti e freddi. Qui tutto è reso magistralmente senza l'uso di computer grafica e Scott sembra davvero un mini uomo in un mondo di giganti. Il bianco e nero non disturba ma anzi rende il tutto ancora più gradevole e certo ci sono cose che fanno sorridere come la presenza di una tarantola all'interno di una qualsiasi cantina americana ma accidenti anche questo rende questo film un vero cult per gli appassionati di fantascienza.
Certo film successivi come Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi devono aver attinto a piene mani da questo primissimo esempio di rimpicciolimento umano.
Ottimo
Voto 7,5
 

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