mercoledì 27 novembre 2013

0 Riding the bullet (2004)

Il film è tratto da un racconto lungo del mio mitico Stephen King, un racconto tra l'altro molto bello e inquietante, caratteristiche mantenute in parte anche da questa trasposizione cinematografica.
La storia si svolge negli anni 60 e vede come protagonista Alan, un giovane universitario preda da sempre di crisi depressive e in perenne stato di paranoia. Il ragazzo ha trascorso gran parte della sua vita al fianco della madre, una donna forte rimasta vedova giovanissima a causa della prematura scomparsa del marito nonché padre di Alan. Un pomeriggio quest ultimo riceve la telefonata di una vicina che lo avvisa dell'improvviso ictus della madre. Alan decide di mettersi in viaggio per raggiungere l'ospedale dov'è ricoverata la mamma e chissà perchè decide di fare l'autostop. I passaggi che riesce a racimolare non sono davvero granchè, ricordo soprattutto un vecchione che continua a tirarsi il pacco per via di un'ernia ma il peggiore di tutti è sicuramente George Straub, l'enigmatico conducente di una macchina sportiva che si rivelerà essere un morto che cammina. Il simpatico zombie (con il volto putrefatto di David Arquette) obbliga Alan a scegliere tra la sua morte e quella della madre. Il ragazzo dopo molte resistenze decide di salvare se stesso e giunge in ospedale con la certezza di aver decretato la morte della sua genitrice ma in realtà Straub regala alla donnna altri tre anni di vita in modo che i due possano passare ancora del tempo felice insieme e che soprattutto questo tempo possa servire ad Alan per apprezzare meglio la vita che gli è stata concessa (proprio lui che fin da bambino sogna di morire giovane e che all'inizio del film arriva persino al tentativo di suicidarsi).

Il film non è né bello né brutto. E' un film lento, psicologico, fatto soprattutto di continui flash back e pensieri espressi mentalmente e vocalmente dallo stesso Alan (un modo abbastanza artigianale di rendere la complessa impronta psicologica del racconto che se non ricordo male è scritto in prima persona). L'impatto è molto televisivo piuttosto che cinematografico ma c'è di buono che è stato rispettato quasi in toto il racconto originale. Ricordo che quest'ultimo mi aveva molto spaventato e regalato molti momenti di pura angoscia mentre il film raramente riesce a strappare un brivido di paura. Dà l'idea di un film antiquato da un punto di vista strettamente tecnico e stupisce vedere che invece è datato 2004. La recitazione latita abbastanza. Tutto sommato mediocre.

Voto 5,5 

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