venerdì 18 febbraio 2011

0 Pagelle Terza Serata Sanremo 2011

Gianni Morandi – Rinascimento: proprio pochi giorni fa leggevo su internet la triste vicenda di Gianni Bella e non ci potevo credere. Soprattutto non potevo credere a quanto è squallido il mondo dei media che dimentica personaggi che in un modo o nell’altro hanno dato il loro contributo alla nostra musica italiana. Morandi era realmente commosso e ha cantato in modo per me favoloso. Il brano è bellissimo, se avesse partecipato a questa edizione probabilmente avrebbe vinto. Le firme di Mogol e Bella si riconoscono in ogni nota e parola. Piccolo capolavoro. Voto: 9

Anna Tatangelo – Mamma: avrei scommesso che questo brano l’avrebbe scelto lei, la più nazional popolare dei 14 big in gara. Mi è molto piaciuto il look scelto per stasera, retrò e raffinato. Tutto il resto? Beh questo è decisamente un brano che avrebbe meritato una voce più potente e soprattutto maschile. Diciamo che ho trovato spiacevole il Tatangelo Style di cui è intriso tutto il pezzo riarrangiato alla D’Alessio. Direi banale e mal cantato. Festeggia comunque più avanti nella serata quando viene ripescata. Voto: 5

Patty Pravo – Mille lire al mese: allora diciamolo ai 4 venti. La voce della Pravo è fastidiosa oltre ogni immaginazione. Che si sistemi la dentiera o che si decida a scandire tutte le consonanti perché altrimenti risulta impossibile distinguere in quel biascicare da caramella in bocca una singola frase di senso compiuto. Eternamente irritante. Voto: 1

Anna Oxa – O sole mio: difficile riconoscere O sole mio nella psichedelica robaccia cantata dalla non modesta Oxa. Sentivo in un’intervista rilasciata in seguito alla sua definitiva eliminazione da Sanremo che la signora ha già troppe statuette sugli scaffali di casa e che quindi è chiaro che lei non partecipava alla gara per vincere. A parte che la svolta psyco thriller non piace a nessuno ma pure la lezione prendi e porta a casa proprio non si può sentire. Fuori contesto. Voto: 1

Madonia – La notte dell’addio: ancora non ho capito che cazzo c’è venuto a fare Battiato al festival. Manco oggi canta ma passa direttamente alla direzione dell’orchestra. Sembra decisamente evitare il contatto umano, le luci e i riflettori. Atteggiamento elitario che non ci piace eh no decisamente no. Peccato perché il brano risulta finora quello meglio interpretato. Misura e qualità. Voto: 7

Tricarico – l’Italiano: dopo il tentativo (peraltro riuscito) di Cristicchi con l’Italiano Nero, cover in chiave antirazzista di questo pezzo di storia, ecco Tricarico cimentarsi in qualcosa che gli sta larga larga addosso. Non è un cantante ironico, questo è il suo modo di cantare ed è questo il suo più grande difetto. Perciò tutti facciamo una ola quando interviene a puntellare di nuovo il tendone Cutugno che dopo la malattia si ripresenta in scena con una faccia che scoppia di salute e un atteggiamento che ricorda il Toto battagliero di tanti anni fa. Complimenti a lui e una pacchetta sulla spalla a Tricarico che ci ha provato ma non gli è andata bene. Voto: 6

Nathalie – Il mio canto libero: eccoci proiettati di nuovo ad X – Factor. Ma che c’entra questo brano con l’unità d’Italia? Forse la poco modesta Giannitrapani non era in grado di cimentarsi in qualcosa di meno popolare. Difficile capire i meccanismi di un contesto come questo. Quello che risulta chiarissimo è che questa cantante si esprime meglio nelle cover piuttosto che nei suoi brani. Non ha talento, non ha una voce particolare, non ha stile, non ha niente che possa far pensare ad una brillante carriera futura. Voto: 6

Giusy Ferreri – Il cielo in una stanza: purtroppo si torna ai singhiozzi dopo la breve pausa dell’inedito che porta in gara. E’ un modo di cantare che irrita le orecchie e il sistema nervoso e che soprattutto rovina una delle più belle canzoni della musica italiana (che però anche in questo caso non c’entra niente con l’unità d’Italia). Bah che dire? Niente da ricordare, anche qui si riconosce l’impronta X – Factor e non è un complimento. Voto: 5

Van De Sfroos – Viva L’Italia: bella canzone di De Gregori rispolverata in un’occasione unica come questa. Cantata meravigliosamente da quest’uomo che dimostra di sapersi esprimere musicalmente e interpretativamente anche con qualcosa che non sia il dialetto comasco. Bella voce. Voto: 7,5

Roberto Vecchioni – O surdato innamorato: il professore sceglie un brano napoletano conosciuto a livello mondiale, popolare quanto basta per coinvolgere il finora rigido pubblico seduto sulle poltroncine (compreso quel gufo destroide di Masi). Un’esibizione che continua a confermare che questo è il festival di Vecchioni. Vincerà o non vincerà ma comunque moralmente è suo il nome da appuntare alla giacchetta poco vistosa di questo Festival 2011. Voto: 7,5

Albano – Va pensiero: per lui non è una novità cantare questo pezzo di storia e infatti lo si sente in ogni nota e in ogni strofa che esce dalla sua ugola potente. L’esibizione è di quelle che conquistano tutti gli italiani che vivono all’estero e anche buona parte di quelli che vivono in patria. Esibizione poco riuscita ma anche lui si consola con il ripescaggio . Voto: 7

Luca Barbarossa, Emma e i Modà, Max Pezzali: 6 politico per tutti ma ancora inguardabile il look di Pezzali (cravatta orrida, sembrava un playmobil). Arisa canta meglio di lui ma anch’essa pur avendo cambiato in parte il look non riesce a sfuggire all’effetto maschera di carnevale con quel naso importante che si ritrova. Il generoso decolletè non riesce del tutto a sviare l’attenzione su questo non piccolo particolare.

Micaela – Fuoco e cenere: a me la canzone è piaciuta pur non essendo un’amante dei brani troppo strazianti. Ha quel marchio di fabbrica sanremese che ricorda tante cantanti passate da qua e diventate poi pezzi da 90: Pausini, Giorgia per fare due nomi. Ovviamente il paragone non è calzante ma la base del suo modo di cantare è quello. Voce bella e potente. Non piacerà a chi cerca sempre la novità, ma a volte bisogna apprezzare anche una bella timbrica. Passa agevolmente il turno. Voto: 6,5

Btwins – Mi rubi l’amore: erano tra i miei favoriti ma qualcosa non ha funzionato, sarà il gemello brutto che non sa cantare, sarà che l’intonazione non c’era quasi, sarà che tutto è più facile in sala di registrazione, sarà che di Sonhora ne abbiamo già visti due, sarà quel che sarà se ne tornano a casa. Inaspettatamente. Voto: 5,5

Roberto Amadè – Come pioggia: la canzone è brutta, lui non fa niente per migliorare la situazione e ci si chiede come abbia fatto a passare alla finale. Mistero. Voto: 4

Marco Menichini – Tra tegole e cielo: era senz’altro migliore degli altri due ma non ce l’ha fatta. Oddio il brano ricorda qualcosa di già sentito mille volte a Sanremo ma poveretto non era malaccio. Voto: 6

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