mercoledì 21 maggio 2014

0 A 30 secondi dalla fine (1985)

La storia vede al centro Manny e Buck, due evasi della prigione di massima sicurezza di Stone Heaven (in Alaska). Uno è in là con gli anni, duro come il ghiaccio e determinato a farla in barba per l'ennesima volta al direttore del carcere (l'inflessibile Ranken, un bastardo di prima categoria), l'altro è un ragazzo solare, pimpante e desideroso di far colpo sul suo mito, lo stesso Manny. I due riescono a salire su un treno in partenza ma il destino è contro di loro perché il macchinista muore colto da un infarto e il treno inizia la sua folle corsa tra i paesaggi di ghiaccio dell'Alaska.

Il film è un vero gioiello che può essere apprezzato sia dai grandi cultori di cinema che dagli spettatori dell'ultima ora, magari in cerca di avventura, suspence e grandissima recitazione.
Mentre la prima parte corrisponde al filone classico e un po' abusato della vita carceraria, la seconda si concentra molto di più sui due protagonisti, mettendone in luce i risvolti psicologici in modo semplice ma magistrale. Manny, interpretato da un grandissimo Jon Voight, è un tipo impenetrabile mentre Buck (un bravissimo Eric Roberts, ancora lontano dalle deludenti apparizioni in telefilm e fiction) sa bene cosa vuole, cioè fare una grande rapina che lo sistemi per la vita e gli permetta di vivere nel lusso a Las Vegas. Sogni, solo sogni per un duro come Manny che sa bene che la vita è diversa da come la immaginano i giovani. La vita è accettare un misero lavoro e cercare di ricostruire la propria dignità di uomo. Lui non lo può più fare ma Buck sì, ma Buck è ancora troppo ingenuo per capire ciò. Sarà il folle viaggio sul treno a fargli apprezzare il vero valore della vita.

Si potrebbero spendere molte più parole per un film come questo ma penso che basti la sua visione per annoverarlo tra i più bei film degli ultimi trent'anni.

Voto: 8

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