martedì 29 settembre 2009

3 Michael Jackson Dossier. Ken Paisli



Il libro in questione non l’ho comprato di mia spontanea volontà ma mi è stato regalato da mia mamma che sa quanto adori Michael Jackson, quanto abbia sofferto per la sua scomparsa e quanto mi piacciano le biografie. Una premessa importante perché sapevo già che questo libro non è quel che si dice una classica biografia che parte dalla nascita e arriva sino alla morte, toccando punti importanti della vita del protagonista.
Sapevo che si trattava di un libro, incentrato soprattutto sui processi che hanno costellato gli ultimi anni di vita di Jacko. Non ho mai creduto a nessuna delle accuse che gli sono state mosse dai vari ragazzini, imbeccati da madri e padri interessati ad un ritorno economico piuttosto che a dire la verità e non mandare in frantumi un uomo già fragile. Per questo motivo non ero interessata a sapere i vari retroscena di una vicenda squallida e buona solo per ingrossare i portafogli della stampa scandalistica e delle suddette famiglie di accusatori.
Nonostante ciò l’ho letto perché un regalo è un regalo e non lo si può mettere da una parte a prendere polvere senza neanche provare a vedere di che si tratti. La prima critica che devo muovere è per la casa editrice, Chinaski Edizioni. Ok che non navigate nell’oro della Mondadori o della Sperling, ma cazzo un po’ di cura nel fare le cose non guasterebbe. Errori di stampa numerosi e difficoltà immensa a girare le pagine. Tutto di qualità più che scadente. Inoltre, per chi non lo sapesse, si tratta di una biografia edita precedentemente alla morte di Michael che è stata, chiaramente, riedita con l’aggiunta di un capitolo che si sofferma sulle ipotesi della causa del decesso. L’autore, Ken Paisli, è molto preciso nella ricostruzione dei fatti e per buona parte della narrazione non si espone in prima persona con giudizi di merito. Lo fa esclusivamente nella parte finale chiarendoci il fatto che lui sta dalla parte di Jackson o che comunque non si capacita di come dei genitori possano aver lasciato i figli da soli con una persona che era già stata accusata di pedofilia. Tutto ciò gli puzza di falso e io mi associo totalmente.
Passando al libro in sé e per sé: diciamo che vi è una piccola parte dedicata necessariamente alla vita artistica di Michael, dai suoi primi successi con i Jackson 5 al grande boom di Thriller sino all’ultimo album di inediti Invincible. Nella parte finale c’è spazio anche per le recensioni di tutti i suoi album. La parte centrale è tutta dedicata ai processi, freddamente descritti in ogni loro parte, dall’inizio alla fine. Questa parte personalmente l’ho trovata parecchio pesante e abbastanza ripetitiva ma penso che a molte persone che non conoscono la vicende e vogliono saperne di più risulterà molto utile. Il capitolo finale, quello dedicato alla morte, è interessante solo per le ipotesi che vengono elaborate da Paisli: suicidio assistito per uscire di scena alla grande soprattutto considerato che secondo molti Michael non era più in grado di cantare e ballare e non avrebbe mai potuto reggere un tour di 50 date (evidentemente falsa come dichiarazione a vedere i vari filmati delle prove e soprattutto considerato il film in uscita a breve nelle sale cinematografiche di tutto il mondo); omicidio per incamerare i beni presenti e futuri dell’artista (a mio parere molto debole come ipotesi); Michael è vivo e ha inscenato la sua morte per godersi la pace interiore ed economica in qualche punticino sperduto del globo, secondo Paisli questa tesi sarebbe avvalorata dalla mancanza di foto del cadavere, situazione senza precedenti visto che esistono immagini di tutti gli artisti morti in circostanze poco chiare, da Cobain a Prestley.
Le mie considerazioni finali sono che, per una persona che conosce abbastanza Jackson, questo libro non aggiunge niente di nuovo e probabilmente non è neanche la biografia definitiva visto che ancora non è stato chiarito niente rispetto alla morte. Io sarei stata molto più interessata da aspetti della sua vita che hanno rapito la mia attenzione quando ero più piccola nei lontanissimi anni 80, tipo l’uso del guanto, l’abbigliamento particolarissimo, le leggende metropolitane, insomma la simbologia che ha fatto di Michael un icona pop in tutto il mondo. Sarebbe stato interessante sapere qualcosa di più anche rispetto alle sue decennali amicizie con Liz Taylor e Brooke Shildes e i suoi rapporti con i familiari. Di tutto questo invece c’è poco o niente.
Leggere questo libro mi ha fatto un’enorme tristezza, anche sapere che alla fine era stato costretto a vendere la leggendaria Neverland, perdendo per sempre il suo piccolo regno costruito in una vita di sacrifici e solitudine.

3 sentenze:

elix ha detto...

Ho appena finito di leggere Michael Jackson Dossier e l'ho trovato molto interessante. Finalmente una fonte d'informazione oggettiva e ben calibrata sulla vita di una persona su cui si veramente detto tutto e l'incontrario di tutto: chiunque sulla terra (ad esclusione forse di qualche remota popolazione indigena di chissà quale continente)sa certamente rispondere alla domanda "chi è Michael jackson?", nessuno è effettivamente in grado di fornire una risposta certa rispetto a qualsiasi altro interrogativo che riguardi la sua vita. Da questo punto divista il libro è innovativo, non cadendo nella volgarità di inutili, presunti dettagli che a nessuno è dato conoscere. In altre parole, un libro diverso dalle " solite cose" che circolano ovunque su Michael Jackson,un valore aggiunto alla generale e dilagante ignoranza.
Un libro che affronta in gran parte la storia dei processi che hanno segnato la vita di questo artista; non una storia qualunque,non una storia raccontata da chiunque, ma la storia che emerge dagli atti del processo. Forse l'unica risposta certa (sia pure di certezza processuale si tratti)di cui il mondo, nolente o volente, può e deve accontentarsi: Michael Jackson è stato assolto, perchè nessuna prova, nessuna testimonianza è valsa a supportare le accuse ed il verdetto di condanna nei suoi confronti.
Se poi Michael jackson fosse in realtà un uomo sociologicamente e psicologicamente anomalo ed instabile (e la lettura del libro qualche indicazione per farci un'idea in merito ce la dà, sempre nell'oggettività dei riscontri)è un'altra cosa, ma questo è un altro capitolo.

Luis ha detto...

"...una vita di sacrifici e sofferenze?" mmmh... sofferenze forse... ok, ma più per la natura psicologicamente instabile del soggetto, che per effettive 'disgrazie'. Sacrifici è una parola che trovo difficilissimo accostare a Michael Jackson.

Io sono sempre stato un suo immenso fan... da quando andavo alle elementari, e sono ancora convinto che fino a Dangerous la sua musica abbia ancora un qualcosa che difficilmente le popstar di adesso potranno raggiungere ed eclissare.
Ma è stato sufficiente vedere quel documentario sulla sua vita quotidiana (quello trasmesso su italia 1 anni or sono e poi riesumato di recente solo per catturare share, sfruttando tapinamente la sua scomparsa) a farmi capire senza l'ombra di ogni dubbio che il buonsenso per Michael Jackson era andato in pensione da un po'. Hai presente, nel documentario, quando entrava in quel negozio di suppellettili esclusivissime di Las Vegas, chiuso per la giornata solo per la sua presenza, dove indicava a vista ciò che voleva comprare al suo 'team' (voglio quello... e quello... e quello ancora, a caso), e sovente la risposta dei collaboratori era "Quello lo hai già Michael". "Ah".
Oggetti di costi esorbitanti che poi giacevano ancora imballati nei magazzini di Neverland. Salvo poi morire indebitato fino al collo e costretto a vendere il "piccolo regno costruito con una vita di sacrifici e sofferenze".

Perchè non ha lasciato TUTTO, ma TUTTO in eredità a qualche associazione umanitaria in Africa? Perchè ha fatto penzolare i suoi figli dalla finestra per farli vedere ai fan, a Monaco, salvo poi riciclare una balla colossale dicendo che si trattava di bambolotti?

La sua personalità è sempre stata molto, troppo controversa. Ci sta che fosse un soggetto fragile, ci sta che abbia avuto un'infanzia orribile, o che non ne abbia avuta una affatto. Ma ha sempre giocato troppo con il vittimismo. Tutti che l'hanno con lui... tutti che lo hanno bombardato, tra critiche, falsità, processi, accuse... Nessuno che capisce i suoi problemi, nessuno che lo aiuta a lenire le sue sofferenze. Mi ricorda qualcuno qui 'de noantri... che a colpi di 'campagne mediatiche della stampa di sinistra' ormai ci darebbe a bere qualsiasi malefatta.

Non ha mai fatto un gesto coerente in vita sua Michael Jackson.

..^^FoRSe YeSs FoRsE No^^.. ha detto...

Non posso giudicare l'uomo, soprattutto quando l'uomo in questione era in balìa da 20 anni di tranquillanti, antidolorifici e intrugli vari. Conoscevo e amavo l'Artista, simbolo di un'epoca che non c'è più. Hai ragione a dire che il suo talento si è spento dopo Dangerous, ma a chiunque sarebbe venuta meno l'ispirazione dopo anni di processi basati su dichiarazioni fasulle. Ricordo bene il documentario di cui parli e mi ha fatto solo un'immensa tristezza. Si è fatto dilaniare da un giornalista che ha sfruttato la sua immensa ingenuità. Non era un uomo che amava parlare, la sua vita era la musica e i suoi fan. Il resto del mondo l'ha massacrato. I gesti più grandi verso le persone bisognose li ha fatti lui, nessuno di noi conosce le sue disposizioni testamentarie o la beneficenza che ha fatto o non ha fatto nel corso della vita. Con il progetto USA FOR AFRICA ha creato il concetto stesso di musica socialmente utile. Non era un essere umano, era un Simbolo, un Mito, una Stella destinata a non spegnersi mai. Nessuno sarà mai come lui.

 

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