lunedì 8 giugno 2009

0 Recensione Cell, Stephen King (2006, 503 p)


Trama: siamo negli anni 2000 e ormai i cellulari sono una realtà piuttosto diffusa, economici, facili da usare e alla portata di tutti, giovani e vecchi. Un giorno, però, in una normale mattina di sole scoppia il pandemonio. Tutti coloro che erano al cellulare per un motivo o per un altro vengono colpiti, anzi aggrediti dall'Impulso.
Di cosa si tratta in realtà? nessuno sembra saperlo, ma si ipotizza che possa trattarsi di una nuova e tecnologica arma creata da qualche scienziato del governo e inavvertitamente sfuggita al controllo. I sintomi? azzeramento del cervello. Gli uomini, le donne e i bambini che da questo momento vengono definiti Cellulati, sono ormai più simili a degli Zombie che ad egli esseri umani. Sono pazzi, con lo sguardo vuoto, una propensione smodata per gli snack e gli ortaggi e soprattutto guidati da una violentà aggressività prima verso i non cellulati, o normali, e poi verso i loro simili.
Amano la musica smielata e la usano come ninna nanna per le loro lunghe notti di sonno, cosicchè i Normali sono costretti a vivere le ore notturne e a dormire di giorno, quando le strade diventanto mattatoi.
I protagonisti del romanzo sono il disegnatore Clay, l'omosessuale Tom e la giovane Alice. Tre persone che devono affrontare la nuova realtà e il nuovo modo in cui è cambiato il mondo..prima unendosi a perfetti sconosciuti e poi iniziando a prendere confidenza con le armi, unica difesa contro i Cellulati. I tre iniziano il loro cammino verso una zona libera dalle pericolose frequenze dei cellulari, una zona dove le barre del segnale stanno stabilmente sullo zero. Nel cammino incontreranno nuovi amici, ma anche pericoli e morte...
Commento: Cell è uno dei romanzi che fa parte della fase più recente dell'estro scrittorio del grande Stephen. Una fase vuota di idee, un po' ripetitiva e col fiato corto rispetto ai gioielli della collezione anni 70, 80 e parte dei 90. Forse Cell è l'esempio di come l'orrore di King non mostri più i denti ma solo unghie smussate e qualche sbadiglio. I suoi ultimi romanzi sono un po' il risultato di mancanza di idee e di psicologia spicciola...a me personalmente questo in particolare mi ha colpito in negativo per alcuni aspetti.
1) La piattezza dei protagonisti. Lui di solito è uno dei migliori nel delineare i personaggi e nel creargli uno spessore tale da permettere immediatamente al lettore di affezionari ad ognuno di essi oppure di arrivare ad un odio viscerale nei confronti di uno di essi. Questa capacità non è da tutti. In Cell abbiamo il trionfo degli stereotipi: il disegnatore separato ma padre affettuoso, il gay col gatto, la ragazzina isterica e il giovanotto esperto di pc. Dimenticavo: verso il finale c'è anche l'immancabile donna gravida.
2) I Cellulati stessi: perchè decidere di farne dei mentecatti? un po' troppo facile l'equazione cellulari = demenza...Un po' troppo banalotta come idea, un po' troppo da bacchettone piuttosto che da scrittore di horror. La tecnologia come concetto di morte è più vicina alla Chiesa che ad un autore di libri.
3) Tutto il romanzo è costellato di richiami ad altri romanzi o racconti, ma nel senso che sembra a volte che King si immetta in strade già battute e ne esca a fatica perchè molto papabili. Tutta la situazione ricorda molto da vicino l'Ombra dello Scorpione. Ecco un romanzo eccezionale e che partiva da una critica forte e sacrosanta contro certe nefandezze create e mal nascoste dal governo americano che si scatenano, per un errore umano, contro il genere umano arrivando quasi ad annientarlo totalmente. Ottima idea negli anni 70, ma ora il Virus (Captain Trips) si è trasformato malamente nell'Impulso. Direi che non ci siamo proprio.
Per qualche aspetto il romanzo mi ha ricordato anche la novella La Nebbia, soprattutto per il rapporto di simbiosi tra Clay e suo figlio (con una moglie lasciata totalmente in balia del suo triste destino) e per la presenza di fanatiche religiose.
4) Certe scelte a livello di trama che non ho condiviso nel modo più assoluto, mi riferisco in particolar modo alla morte di uno dei protagonisti. Ingiustificata e ingiustificabile, soprattutto perchè si trattava del personaggio sino a quel momento più forte e meno scontato.
5) Il Finale aperto. Terribile e sintomo tangibile e gravissimo di mancanza assoluta di idee
Voto: 6 perchè infondo è un romanzo che ha uno stile inconfondibile, lo stile Kinghiano per eccellenza, fatto di tutto quello che lo ha reso Re per tutti coloro, come me, che lo amano da sempre nonostante passi falsi come questo. Direi una lettura onesta, con un inizio difficilotto e poco scorrevole e con un proseguio senza infamia e senza lode

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