giovedì 18 giugno 2009

0 Recensione Acqua e Sapone





Regia: Carlo Verdone

Cast: Carlo Verdone, Natasha Hovey, Florinda Bolkan, Elena Fabrizi, Fabrizio Bracconeri

Durata: 109 min.

Anno di produzione: 1983

Trama: Rolando Ferrazza lavora come bidello in un convento nonostante una laurea ottenuta a pieni voti. Un giorno però arriva una telefonata che gli cambia la vita: Wilma, madre di Sandy una giovane modella americana, vorrebbe che il celeberrimo Padre Spinetti impartisse lezioni private alla figlia che si trova a Roma per posare per alcune importanti agenzie pubblicitarie.

Rolando, stufo di aspettare il suo momento, decide di prendere il posto di Spinetti travestendosi da prete e presentandosi nella grande villa dei Walsh dove lo attende per di più un lauto stipendio settimanale. Inizialmente tutto procede per il meglio, ma poi Sandy scopre la sua vera identità e incuriosita, chiede a Rolando di farle vivere qualche pomeriggio di spensieratezza, lontano dalla madre manager, sempre attenta alla sua linea e poco incline alle distrazioni. Rolando piano piano inizia a innamorarsi di questa sedicenne chiusa in una gabbia di vetro e vive con lei dei bei momenti al cinema, al mare e in ristorante a strafogarsi di cibo.

Arriva il giorno che Sandy, stufa della sua vita da reclusa, scappa e arriva a casa di Rolando. Qui vive la sua prima volta con lui che nel frattempo, vinta la timidezza, le confessa il suo amore. La paura, la confusione o forse la sua giovane età la spingono allora a tornare dalla madre che finalmente sembra aver capito i suoi errori e le sue mancanze nei confronti della figlia.

A Rolando non resta altro che osservare il cielo e vedere un aereo che vola verso l'America mentre le note di Donna Bambina degli Stadio accompagnano i titoli di coda

Commento: quarto film di Carlo Verdone con al centro vari temi ancora di grande attualità.

Il laureato costretto, per tirare avanti, a svolgere mansioni lontane dal proprio percorso di studi.

La ragazzina che viene violentemente spinta nel mondo dello spettacolo, della moda o del gossip da una madre maggiormente interessata alla notorietà che a inculcare valori forti nella propria progenie.

L'italiano medio in tutte le sue varianti: il vicino amico un po' rompiballe sempre alla ricerca dell'ennesima donna da abbordare (Fabrizio Bracconeri, in carne e ancora lontano dai Ragazzi della Terza C e da Forum). La nonna con problemi di stitichezza ma con il cervello fino (una strepitosa sora Lella). Un clero rigido, acido e classista. Eccetera, eccetera, eccetera.

Il film si presenta meno brillante rispetto ad altri precedenti capolavori di Mastro Carlo (Bianco, Rosso e Verdone, Un Sacco Bello, Borotalco). Le espressioni facciali, le nevrosi, l'insicurezza tipiche dei personaggi interpretati da Verdone sono tutte presenti ma con meno spazio alla risata e alla situazione leggera. Tutto sembra essere mangiato, se non proprio divorato dal mondo effimero e luccicante della Moda, così potentemente presente negli anni 80, epoca dell'immagine e dell'apparenza. La protagonista, Natasha Hovey, è sempre un po' svagata e poco presente sulla scena e tende chissà perchè a coinvolgere nella sua apatia anche Carlo Verdone, di solito grande mattatore in tutti i suoi film.

Sarà la giovane età o il tema delicato, ma sembra proprio che stavolta il regista non abbia voluto calcare troppo la mano. Persino la storia d'amore è talmente delicata e accennata che sembra quasi che in realtà non sia successo niente nonostante ci sia stata la prima volta di Sandy. Una prima volta che viene vissuta in modo romantico e dolce da Rolando, pronto da quel momento in poi a stare per sempre affianco alla ragazza per cui ha perso totalmente la testa, mentre per Sandy è stato quasi un atto meccanico, breve e insapore.

Lui trentenne innamorato, lei sedicenne in vena di provare emozioni e situazioni nuove che al momento di rendere solida e tangibile la relazione con un uomo che in un primo momento ha suscitato la sua curiosità, decide di fare marcia indietro e tornare in famiglia, riscoprendosi bambina invece che donna.

Un film amaro per certi versi, come in realtà sono un po' tutte le pellicole di Verdone. Lui esce sempre sconfitto, non esiste lieto fine per i protagonisti delle sue commedie. Rolando tornerà dalla nonna, troverà probabilmente un altro umile lavoro (visto che è stato pure licenziato da bidello) e berrà il suo latte mattutino nella rassegnazione di una vita senza stimoli.

Un film carino ma niente più.

Voto: 6


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