giovedì 30 aprile 2009

0 Dylan Dog 143. Apocalisse


Soggetto e Sceneggiatura: Tiziano Sclavi
Disegni: Giampiero Casertano
Trama: Dylan si reca in una grande struttura ospedaliera per ritirare le analisi del sangue. Viene mandato in un edificio denominato AS dove sembra che tutto stia per essere smobilitato. All’entrata incontra la sua amica medium, la signora Trelkovski che sviene improvvisamente colta da uno dei suoi terribili presagi. Ripresasi cerca di uscire dal caseggiato per scoprire che è impossibile. Tutti coloro che si trovano dentro sono prigionieri loro malgrado in quanto le porte non si aprono più o se riescono a uscire inspiegabilmente e contro la loro stessa volontà rientrano dentro.
Dylan capisce che l’unico sistema per scappare sta nel farlo da non coscienti, in parole povere dormendo o da svenuti. Velocemente mette in pratica l’idea e si fa dare un cazzotto da uno degli uomini prigionieri per poi farsi scaraventare fuori dalla porta. Il sistema si dimostra efficace, Dylan è fuori, cammina nella notte e intravede un altro edificio della strana zona ospedaliera, entra e si ritrova nuovamente all’interno del caseggiato trappola con tutti i suoi inquilini. Tra questi ultimi, c’è una famiglia composta da 3 persone, marito e moglie tossicodipendenti e Lamby un bambino che parla uno strano linguaggio comprensibile solo ad un altro ragazzino.
Nell’ospedale è stata piazzata una bomba che distruggerebbe l’intera umanità: un virus chiamato Apocalisse. Un prete satanista, prigioniero anch’egli dello strano edificio, possiede il telecomando che farà diffondere il virus nel giro di un’ora…

Commento: l’albo non è uno dei miei favoriti anche se l’idea che ne sta alla base è sicuramente affascinante nel suo essere così incredibilmente onirica…chi non ha mai fatto un incubo in cui non riusciva a scappare da un edificio? Personalmente è uno dei miei incubi più gettonati. Praticamente un topos. Anche il particolare del rientro forzato in una situazione in cui si era convinti di essere usciti è abbastanza familiare a livello onirico..basti pensare a tutte le volte che ho sognato di essermi svegliata invece ero appena entrata in un altro sogno magari ancora più orribile. Diciamo quindi che tutto sommato Sclavi ha il merito o la furbata di sfruttare temi e soggetti comuni a buona parte dei suoi lettori. Non credo che sia una genialata neppure la solita strabusata situazione del gruppo di persone che non si conoscono ma che finiscono a vivere lo stesso incubo e perciò costrette a familiarizzare. Sicuramente è un tema molto caro a Stephen King e a un gran numero di film di genere catastrofico.
Non mi sono piaciute neanche le numerose banalità formato famiglia sempre presenti quando il soggetto e la sceneggiatura sono curati da Sclavi stesso: il mondo marcio, le bruttezze e le bassezze della società, in fondo i mostri siamo noi e altre amenità del genere. Ora, partendo dal presupposto che non amo tantissimo la negatività e il pessimismo all’interno di un fumetto che si presuppone abbia lo scopo di far trascorrere piacevoli ore in situazioni irreali, fantasiose, divertenti o semplicemente lontane dalla realtà quotidiana fatta di lavoro, stress, obblighi vari ed eventuali. Non vedo perché quando prendo in mano un albo mi devo sorbire le paturnie di un uomo che vivendo un momento difficile nella propria vita decide di riversare tutto il suo malanimo nel lavoro.
Voto: 6

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