giovedì 5 febbraio 2009

0 Cosa vuol dire vivere


Vivere vuol dire respirare, osservare le cose intorno a noi, pensare nuovi e vecchi pensieri, parlare da soli o con mille persone, camminare tra la gente su nuovi sentieri, nuove vie, fare il giro dell'isolato per comprare il quotidiano o la rivista nell'edicola di fiducia, guidare in piena notte con l'aria fresca dell'estate che ti toglie il sudore dalla pelle, farsi un tuffo al mare, partire per un viaggio, ridere di una cazzata o incazzarsi per una cazzata.
Vivere.
Vivere è mangiare un panino con un bicchiere di vino, farsi una pizza capperi e acciughe il sabato sera, mangiare è sentire i sapori, masticare, ingoiare e gustare.
Mangiare non è un sondino nasogastrico che ti porta nello stomaco un mix di sostanze nutritive combinate in laboratorio.
Vivere non è stare con lo sguardo fisso verso il soffitto asettico di un ospedale mentre camici bianchi ti passano accanto parlando una lingua che per te è solo un suono.
Vivere non è vivere quando il tuo cervello ha smesso di funzionare 17 anni fa dopo un incidente stradale.
Vivere non è sentire mani sconosciute diventate sin troppo conosciute dopo 17 anni che lavano il tuo corpo con spugnature settimanali, quando prima l'intimità delle tue forme di donna era solo tua.
Vorresti dire basta ma molti, troppi ti rubano la parola per dire LEI VUOLE VIVERE, LEI è FELICE PERCHè SENTE LA PRESENZA DI CHI LE VUOLE BENE. Presenza sa di entità ectoplasmica, fantasmi che si aggirano intorno a te, chiusa in un bozzolo di silenzio e solitudine soffocante.
Vorresti dire basta ma i tg, certi quotidiani di indole cristiana mostrano le foto di com'eri 17 anni fa..giovane, bella, in salute e tutti i benpensanti a dire guardate quest'angelo come si fa a tagliarle le ali? come si può uccidere un angelo che vuole continuare a volare secondo la volontà di Dio? Tu sai come sei pur non potendoti vedere, puoi sentire la deformità che ti ha trasformato nell'orribile copia di te stessa e vorresti dire ma cosa ne sapete voi, voi che non mi vedete per quello che sono ma per quello che racconta gente che parla secondo il Verbo di Dio, secondo la propria ridicola visione di vita di gente che va a confessarsi il sabato per peccare la domenica dopo la messa, di gente che siede sulle poltrone del potere con belle e ricche famiglie che li aspetta a casa, con i figli manager, belli, sani, dentature smaglianti e copertine patinate.
Cosa ne sanno loro di cosa vuol dire vivere legati ad un letto in coma irreversibile? non ti risveglierai mai più, vivrai per tanti anni ancora senza sapere più cosa vuol dire un alba, un tramonto.
Questo sarebbe sufficiente per dire basta ad una non vita, una vita artificiale che se non fosse stato per l'alimentazione e l'idratazione FORZATA sarebbe finita tanto tempo fa, nella misericordia di Dio che tutti invocano a sproposito in un momento in cui si dovrebbe stare finalmente zitti.
Io a vedere la gente che si buttava sull'ambulanza dove c'era Eluana mi sono sentita sporca, mi sono vergognata di essere italiana. Io a sentire il Vaticano che protesta per una sentenza che definisce omicidio e toglie la scomunica ad un prete che sostiene che l'olocausto non sia mai esistito, mi sento male, anzi mi inkazzo proprio.
Poi a sentire la gente che dice che la faranno morire di fame mi chiedo se c'è un limite all'ignoranza dilagante in questo paese.
Probabilmente ci sarà sto famoso decreto dell'ultim'ora per bloccare l'adempimento della sentenza sulla sospensione dell'alimentazione forzata e io mi dico quando la smetterà la politica, la Chiesa di entrare in questioni private.
Quanta ipocrisia.
So solo che se mi capitasse di diventare un vegetale preferirei morire e lo vorrebbe chiunque smettiamola di raccontarci ca@@ate.
Eluana, sono con te e con tuo padre, presto tornerai a vivere ma in un mondo migliore...

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