martedì 11 ottobre 2011

4 Rivedere i Robinson e commuoversi…

Oggi, dopo due anni, ho finito di rivedere tutte le puntate dei Robinson e beh la sensazione è stata come di uno strappo doloroso al cuore, come un addio ad un amico d’infanzia che ti saluta per l’ultima volta con un po’ di grigio tra i capelli. Forse qualcuno può trovare questa reazione esagerata ma può trattarsi solo di chi non si è mai appassionato alle vicende di questa splendida famiglia americana. Solo noi ragazzini degli Anni ‘80 sappiamo che magia si creava ogni sera alle 19 quando lo schermo del televisore a tubo catodico ci trasportava nel salotto buono di questa famiglia borghese, composta da papà, mamma e cinque figli. Si rideva (e lo si fa anche a distanza di ben 19 anni dall’ultima stagione) e a volte ci si commuoveva, sapendo che l’indomani sarebbe seguita un’altra puntata ancora. Nel frattempo siamo cresciuti (così come i protagonisti della sit com) e ci siamo sicuramente appassionati ad altri telefilm ma nel cuore non abbiamo mai dimenticato Cliff, Claire, Sandra, Denise, Vanessa, Theo e Rudy e penso che non lo faremo mai.

Ho voluto rivedere tutte le puntate perché avevo bisogno di qualcosa di allegro e poco impegnativo ed è andata a finire che in questo lungo viaggio ho potuto accorgermi di tante cose che magari non avevo notato quando ero piccola e seguivo il telefilm in televisione. Con una visione di insieme come quella che ti permette internet, ti rendi conto di come ci fossero grandi differenze tra le varie stagioni che compongono la sit com. Per esempio la prima puntata della prima stagione è assolutamente differente da tutte le altre, quasi fosse un numero zero per saggiare il gradimento del pubblico a casa e infatti vediamo elementi che spariranno già nel secondo episodio: la casa dei Robinson si presenta molto modesta e buia e anche il linguaggio è molto rozzo ma realistico (non dimenticherò mai uno “stronzate” pronunciato da Cliff in un momento di rabbia) quasi il regista volesse parlare di una famiglia afroamericana inserita nel tessuto (poco elegante) di un quartiere qualunque della grande mela. Persino i figli erano solo quattro. Improvvisamente nella seconda puntata appare la quinta figlia (Sandra la maggiore) e anche la casa diventa molto più lussuosa e ampia, luminosa e confortevole. Nel corso delle stagioni poi avvengono cambiamenti molto più radicali che fanno un po’ scadere il prodotto, come per esempio la scomparsa o ricomparsa di Denise (per motivi di belligeranza con i produttori e per questioni morali, come la sua partecipazione a film dove appare in atteggiamenti “poco Robinson”). Denise per me è il personaggio che più di tutti movimentava in senso positivo la serie e infatti le prime due stagioni si confermano senza dubbio come le più riuscite e le più ricordate tra il pubblico di affezionati spettatori. Farla ricomparire col marito marinaio non è stata una grandissima idea, anzi l’ha spogliata del suo essere così incredibilmente scapestrata ma naturalissima nell’interpretazione di una giovane ribelle. Certo le prime stagioni sono quasi insuperabili perché hanno come preziosa caratteristica il fatto di avere dentro casa tutti i protagonisti della serie. Tutti vivono appassionatamente insieme e allora si può godere delle varie vicende che li vedono protagonisti: le litigate tra Rudy e Vanessa, gli innamoramenti di quest’ultima, Theo e il suo amico Scarafaggio, i fidanzati di Denise, la corte di Alvin a Sandra, le serate romantiche di Claire e Cliff. Inoltre nelle prime stagioni si fa spesso riferimento a temi alquanto spinosi che spariranno in via definitiva nella prosecuzione della serie, come per esempio la droga e le gravidanze indesiderate. Ecco già dalla terza serie tutto sembra sfaldarsi e l’opera di disfacimento continua inesorabile fino alla settima stagione con qualche puntata divertente ma molte altre assolutamente noiose. Inadeguato e tutto sommato inutile l’inserimento della Cugina Pam e poco incisivo quello di Olivia, comunque più simpatica e pungente della piccola Rudy.

L’ottava stagione è assolutamente un qualcosa a parte. Si torna per molti aspetti alla freschezza della prima grande serie ma si capisce anche che tutti hanno una gran voglia di finire questo lunghissimo percorso iniziato ben otto anni prima. La stagione è sostanzialmente dedicata a Theo e infatti le ultime due puntate sono incentrate sulla sua laurea in scienze dell’educazione ma non aspettatevi grandi fuochi artificiali, solo un flashback di Cliff e Theo nella prima stagione e gli ultimi trenta secondi che svelano che in realtà il salotto si affacciava su un grande proscenio pieno di gente e di operatori. Un po’ triste ma sicuramente originale. Sono abbastanza sicura di non aver mai visto l’ultima stagione prima di adesso e forse sono pure contente perché penso che non mi avrebbe fatto molto piacere vedere che in realtà era tutto finto, perfino quella bella grande casa di Manhattan.

I Robinson raccontano il tempo che passa e lo fanno attraverso loro stessi e i loro cambiamenti fisici (bambini o ragazzi che diventano adulti, adulti che diventano un po’ canuti, nascita di nuovi bambini) e lo fanno anche attraverso i vestiti con le mode che cambiano incontrollabilmente (colori sempre più fluo con l’approssimarsi degli anni ‘90 e abbandono delle improbabili tute o degli abiti con spalline di Claire). Non posso dimenticare poi la puntata dedicata a Stevie Wonder o i poster di Michael Jackson o di altri idoli del momento appesi alle pareti della camera di Denise o Vanessa. Tutto ha contribuito a raccontare un decennio con leggerezza ma anche con qualità.

Come al solito W GLI ANNI 80      

4 sentenze:

Anonimo ha detto...

concordo al 100% anche se sono del 2000

monica bozicevich ha detto...

Fantastica descrizione che esprime una inconfondibile sincerità.Adoro i Robinson,giovani o,come dice Clif,vecchi che siano.Non invecchiano certo i loro spunti che trovo assolutamente utili per affrontare la vita,quella vera.Ho la netta impressione che fosse l'intento del geniale Cosby,che ringrazio di cuore per aver condiviso questo suo contagioso punto di vista.Non dimenticherò mai la sua capacità di sottolineare con intelligente"leggerezza",temi impegnativi,insegnandoci che i problemi con i familiari possono essere superati meglio se ridimensionati dall'unione familiare.Americano si,ma con un forte spirito Africano.E cristiano.Guardare qualsiasi serie dei"Robinson"equivale ad essere testimoni di questo grande,bellissimo dono.Del quale non mi stancherò mai.THANK YOU VERY MUCH MR COSBY!

Anonimo ha detto...

Be io non ho vissuto gli anni ottanta ma comunque adoro i robinson dopo che per caso li ho visti su k2

Anonimo ha detto...

rivogliamo i robinson su k2. sono spariti. perche'?

 

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