mercoledì 12 ottobre 2011

0 Il papà di Giovanna (2008)

Trama: Bologna 1938. Michele Casali (Silvio Orlando) è un insegnante di disegno nella scuola superiore frequentata da sua figlia Giovanna (Alba Rohrwacher), una diciassettenne timida e con grandi problemi relazionali. Suo padre la adora, la protegge dalle delusioni, la cresce in un nido di cristallo nascondendo anche a se stesso il fatto che la figlia in realtà ha problemi mentali che lui non è in grado di risolvere. Nonostante ciò incoraggia un suo alunno a frequentare Giovanna raccomandandogli però di non farla soffrire. Nel frattempo la moglie di Michele, Delia (Francesca Neri), è la prima a non accettare la figlia, sicura che quest’ultima sia gelosa della sua bellezza (ormai quasi sfiorita) e gelosa lei stessa del rapporto simbiotico tra padre e figlia. Una sera Michele trova il suo rasoio pieno di sangue ma fa finta di niente. La tragedia è in atto, infatti a scuola si scopre il cadavere di una ragazza nello spogliatoio della palestra e dopo pochi interrogatori si risale alla stessa Giovanna, la quale confessa di aver ucciso l’amica perché quest’ultima aveva cercato di portarle via il ragazzo. Per la famiglia Casali inizia un periodo lungo e difficile, in quanto la maggior parte dei loro conoscenti finisce per scansarli e trattarli con disprezzo. Michele perde il lavoro. Giovanna nel frattempo viene dichiarata non imputabile perché malata di mente ma allo stesso tempo viene rinchiusa in un manicomio, lontano da Bologna. Solo Michele continua a starle vicino quotidianamente, coltivando il rapporto con l’adorata figlia attraverso alte sbarre che dividono il mondo dei normali da quello dei dichiarati folli. Giovanna chiede spesso quando verrà a trovarla la madre ma Delia non ha nessuna intenzione di andare da lei e inizia ad allontanarsi in via definitiva da una famiglia che non ha mai sentito sua. Intanto gli anni passano e Giovanna finalmente esce dall’ospedale psichiatrico. Michele è sempre al suo fianco e una delle prime sere di libertà la porta al cinematografo dove in modo del tutto casuale incrociano Delia al braccio di un altro uomo..

Commento: il ventennio fascista è la cornice di questa drammatica storia familiare, e così vediamo le lodi al Duce, gli articoli di giornale che sottolineano i momenti cruciali di quella triste epoca, le bombe che uccidono e infine i partigiani che fanno piazza pulita degli ultimi rimasugli del terrore. Tutto ciò è estremamente funzionale alla storia perché in questo modo vediamo come chi contasse veramente nella società del tempo fossero le famiglie legate politicamente al Duce, come la polizia avesse libero accesso laddove il comune cittadino trovava porte sbarrate, la tremenda vita dei malati di mente all’interno delle carceri e dei sanatori. Tutto ciò si traduce in viva emozione nello spettatore che assiste alle vicende del povero e onesto Michele, colpevole di trattare la figlia come il bene più prezioso della sua vita dopo aver preso amaramente atto dell’assoluta mancanza di amore da parte della moglie, non tanto segretamente innamorata del suo migliore amico. Delia è un personaggio negativo alla massima potenza, è la madre snaturata, la moglie che disprezza il marito, la donna che rimpiange la sua passata bellezza e che imputa le colpe della sua vita insoddisfacente a Michele, che in realtà la ama e la desidera con tutta l’anima. Delia sposa Michele per avere la sicurezza di uno stipendio e di una casa ma presto si pente perché vorrebbe accanto a se un uomo che la facesse sentire sempre bella e giovane, un uomo come Sergio (Ezio Greggio), il loro vicino di casa e amico da sempre. Michele e Giovanna sanno e vedono, tacciono a se stessi e agli altri e metabolizzano il dispiacere chi con l’amore verso una figlia, chi con l’uccisione di una ragazza che tanto ricorda la propria madre.

VOTO 7,5 Pollice in su     

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