mercoledì 5 ottobre 2011

0 Quando Alice ruppe lo specchio (1988)

Il film racconta la storia di Lester Person un vedovo che ha un gran debole per le scommesse e che non avendo i soldi per poterle mettere in pratica ha bisogno di procurarsi liquidi. Trovarsi un lavoro costa troppa fatica e perciò il nostro uomo protende per l’adescamento (tramite annunci per cuori solitari) di ricche vedove che hanno una gran fregola di fornicare allegramente. Le donne, tutte orrende, chi con i baffi e la barba, chi con il labbro leporino, chi con qualche altro difetto rivoltante, cadono nella trappola e finiscono tutte morte ammazzate. Lester infatti, oltre ad essere un fissato delle corse di cavalli, è anche un pazzo assassino, cannibale (succosa la scena iniziale in cui si cuoce una bella bistecca di coscia di donna mentre ascolta i risultati della corsa) e anche schizofrenico (sente la sua stessa voce contraffatta che come un novello grillo parlante lo ammonisce a stare più attento prima di essere scoperto dalla polizia). Lester non uccide perché è pazzo o per un movente logico ma per soddisfare la sua voglia di giocare d’azzardo.

Il regista, Lucio Fulci, confeziona un horror che vorrebbe strizzare l’occhio a Dario Argento ma ahimè ciò che ottiene è un misto tra una delle pellicole grottesche di Tinto Brass e un film comico con una base musicale e delle gag niente male che ne sottolineano la goliardia. Non ho capito quali fossero le intenzioni del regista. Già all’inizio la sensazione non è stata proprio positiva con quella telecamera traballante che segue i movimenti del protagonista e che ci introduce nella cantina dove riposa il corpo nudo di una delle sue vittime. Tentativo terribile di trasmettere tensione che si concretizza nello spettatore solo con una brutta sensazione di mal di mare. La sensazione in ogni caso è più di un certo dilettantismo tecnico piuttosto che di un effetto voluto. Mi ha persino stupito scoprire che la pellicola si collochi alla fine degli anni ottanta, in quanto lo stile ricorda tantissimo il thriller italiano a cavallo tra i ‘70 e gli ‘80. Certo l’idea di ambientare la storia negli Stati Uniti fa molto spaghetti western, Dario Argento e film con Bud Spencer e Terence Hill. Una fissa tutta italiana di cui mi sfugge il senso in quanto rende la pellicola ancora meno credibile di quello che già è.

Molte scene sono oltremodo ridicole: la seconda vittima che non si decide a ingerire la dose di sonnifero che Lester continua a versare nel bicchiere di champagne (in realtà un brutto spumante economico) e che nonostante mezza testa sfondata continua a scappare fino a che Lester non le infila la testa nel forno fino a farla liquefare (sarà un fenomeno possibile? ho i miei dubbi). Oppure il vagabondo che viene letteralmente spiaccicato sotto le ruote di una macchina ma che miracolosamente si salva tanto da rivelare l’identikit del suo aggressore. La vittima che morta soffocata da una frustino viene collocata sul sedile del passeggero e tenuta ferma dalla cintura di sicurezza ma che nonostante ciò continua a cadere a faccia in avanti (non ci ricorda forse Week end col morto???). Avrei da citare altri esempi ma mi limiterò a questi.

A volte capita di rivalutare a distanza di anni dei lavori che di primo acchito erano stati stroncati dalla critica ma in questo caso non c’è davvero niente da salvare. Diciamo che gli italiani non sono mai stati bravi a creare thriller memorabili nonostante ci abbiano provato a più riprese (e Fulci è uno dei registi che più si è cimentato nell’impresa) e nonostante molti ritengano Dario Argento un maestro nel suo genere. A mio modesto avviso Argento ha il merito di aver creato tensione con i pochi mezzi che aveva e che ha a disposizione ma rimane comunque molti gradini sotto i suoi contemporanei d’oltre oceano. Fulci è proprio bocciato senza appello, prende di qui e di là, mescola il tutto e crea un mix che non sa di niente, se non di fregatura.

Comunque se volete farvi due risate questo film fa per voi.

P.s.: mi sto ancora arrovellando sul senso del titolo ma non riesco a trovare una risposta  se non quella che anche questo è stato un tentativo di creare aspettativa laddove non c’è proprio niente. Insomma una citazione che stona come una risata in un film horror.

VOTO 4 Pollice in giù    

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