E’ Vigilia anche quest’anno. 365 giorni ad aspettare questo momento per poi arrivare alle 21.25 del 24 dicembre con lo stomaco già pieno e un rutto mal trattenuto tra le labbra. Eh sì ho già finito di cenare. Ogni anno a casa mia siamo sempre di meno: questa volta io e i miei abbiamo composto la Trilogia dell’Antinatale. Pigiama, pantofola, piatti semplici e poco numerosi e tanta troppa voglia di tornare ognuno al proprio loculo quotidiano. Alla veneranda età di 32 anni ho capito e assimilato un concetto importante: lo Spirito del Natale finisce nel momento stesso in cui le persone che ti circondano fanno diventare una festa un’abitudine sempre più priva di senso. Sono anni che mi rimbocco le maniche per mantenere in vita una tradizione a cui devo i giorni più belli della mia infanzia. Stavolta avevo le batterie ultra scariche e in tutta sincerità è la prima volta che mi capita di pensare : “Cazzo Non vedo l’ora che sia il 27”. Ho osservato tutto, dal Comune di Cagliari che ha deciso di non spendere il becco di un quattrino per le luminarie, al privato cittadino che piuttosto che spostare due scatoloni decide di non fare l’albero, ai negozi vuoti di gente, all’assoluta assenza di film di tema zuccherosamente natalizi in tv. Tutta Italia dice No al Natale. Io non faccio parte di questo sistema, ho sempre adorato questo periodo dell’anno, non ho mai sopportato chi detestava queste 2 settimane di buoni sentimenti e abbuffate. Poi è capitato quello che immagino capiti un po’ a tutti: all’improvviso e senza preavviso lo spirito del natale è sparito. Ho provato a recuperarlo ma penso che sia qualcosa che una volta che è andato via, non ritorna più. Dentro ho solo questa enorme nostalgia di momenti che mi hanno accompagnato per tanto tempo: l’attesa per i regali, la gioia nel vedere la famiglia riunita, lo splendore della tavola, mia nonna che cucinava prelibatezze insieme a quella che allora era la mia zia preferita, le palpebre sempre più pesanti verso le 23 e che magicamente si spalancavano nel corso della notte per l’eccitazione dell’apertura regali del 25 mattina, la mattina a casa di mia nonna con altri regali da scartare e tanti auguri da fare, le interminabili partite pomeridiane a Monopoli, le Tombolate, gli scontri a fuoco a Risiko, tutta quella frutta secca che ti faceva ruttare per due giorni di seguito, gli sms che continuavano ad arrivare per tutto il 24 e il 25, il film di Disney al cinema e tutto ma proprio tutto quello che ora non c’è più. Penso che le cose che più di tutte hanno distrutto il mio concetto di Natale sia stata la morte dei miei nonni e la consapevolezza che i legami di sangue si spezzano come niente una volta che il patriarca di famiglia passa a miglior vita. Ricordo grandi tavolate di parenti, tutti con quella ipocrisia tipica di chi tutto sommato può fare a meno di te per il resto dell’anno. Questi sono stati i Natali successivi a quelli buoni, li classificherei come un tentativo mal riuscito di creare atmosfere natalizie che non ci appartenevano. Sono durati pochissimo, ma ricordo bene il mio disagio e le domande inopportune di zie e cugini che non mi conoscevano affatto e che sicuramente non avevano una grande stima di quella ragazzina che amava troppo il nero e che parlava poco, pochissimo. Nonostante ciò anche allora era Natale. Certo, un Natale a mezzo servizio ma sempre Natale. Dopo quelle pantagrueliche cene andavo in terrazzo a fumare di nascosto dai parenti e nel freddo della notte ero comunque felice. Gli anni hanno cambiato parecchio le carte in tavola. Ci sono stati gli anni del cellulare con la casella messaggi intasata e anni come questo che è già tanto sperare in un sms di auguri da parte di quei pochi che hanno ancora il mio numero in rubrica. Non me la prendo, in fondo in fondo non è questo che ha rovinato una festa così ingombrante. Io sono una persona serena, soddisfatta e con molti progetti, non sono l’eterna depressa con una lametta sempre a un millimetro dal polso. La mia vita non si interrompe il 25 dicembre, direi che anzi riprende con più energia dal 26 di dicembre. L’amarezza è un sentimento con cui si impara a convivere con il passare degli anni, soprattutto quando si riesce a relegarlo ad un solo giorno all’anno. E’ un prezzo da pagare sicuramente accettabile. La vita cambia o meglio, sono le persone che hai intorno che iniziano a mutare e a menartela perchè sei ancorato a tradizioni del passato che sono adatte solo a chi ancora non ha la licenza media. Mia sorella ancora mi prende per il culo perchè da bambina avevo detto che avevo visto il profilo di Babbo Natale dietro la tenda. Avevo grande fantasia e capacità di sognare ma quella notte sono sicura di quel che avevo visto. Chissà magari è proprio per questo che mi è rimasta la fissa per il Natale e questa grande nostalgia di un tempo ormai lontano ma che potrebbe essere a portata di mano se la gente la smettesse di dire Ormai è Tardi passami il telecomando che vedo cosa c’è sul 5.
Buon Natale a tutti, a chi mi conosce, a chi sto sul cazzo, a chi ho lasciato qualcosa e soprattutto a chi come me, nonostante tutto, continua a Credere…
2 sentenze:
Nel 2000 avevo scritto questo http://web.tiscali.it/inesistere/natale.html
Un abbraccio
Fabrizio
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