domenica 4 settembre 2011

0 L’apparenza inganna (2000)

Da qualche anno sono giunta alla conclusione che i francesi siano diventati dei veri maestri nel genere commedia, proprio loro che per tanto tempo ci hanno fracassato gli attributi con quei film minimalisti e drammatici, degni di nota solo per le numerose scene di sesso.

E invece….guarda qua che commedia ti serve su un piatto d’argento Monsieur Francis Veber: la storia di un impiegato considerato da tutti un mattone che per non perdere il lavoro si finge gay, riuscendo in questo modo a diventare polo di interesse per tutti coloro che prima lo avevano disprezzato o peggio ancora ignorato. Come sintetizza lui stesso verso la fine del film “da quando sono gay ho finalmente imparato ad essere uomo”. Bellissimo no? Una di quelle massime che solo un omosessuale può veramente capire.

Il ragionier Pignon è interpretato da un fantastico Daniel Auteuil che riesce con una naturalezza incredibile a interpretare un gay senza farne una macchietta. Pignon è un uomo timido e se sei timido in un mondo di squali è come rischiare di morire dilaniato ad ogni giro di lancetta. E’ separato dall’amatissima (e stronzissima) moglie da ben due anni ma non riesce a smettere di pensare a lei, tanto da chiamarla in continuazione e ad averne come risultato un telefono che squilla costantemente a vuoto perché dall’altra parte non hanno voglia di parlare con il solito “mattone”, definizione che gli è stata elegantemente affibbiata sia dalla ex moglie che dal figlio adolescente. Il giorno che arriva la notizia dell’imminente licenziamento, Pignon decide di farla finita buttandosi dal balcone di casa ma lo salva in extremis il suo nuovo vicino, che sentita la sua storia, gli propone di fingersi gay per evitare il licenziamento. Prepara per lui un fotomontaggio dove si vede Pignon a culo scoperto mentre flirta con un maschione in pelle nera in un locale equivoco, dopo di che invia il tutto all’azienda di Pignon. Il presidente ovviamente non se la sente più di licenziarlo e lo reintroduce in azienda mentre nel frattempo le foto circolano creando molto clamore e reazioni inaspettate da parte dei colleghi di Pignon. In breve tempo quest’ultimo riesce a creare intorno a sé un’attenzione e un interesse mai avuti prima, diventando più sicuro e riuscendo finalmente a conquistare anche suo figlio dopo che questi lo vede sfilare ad una parata del Gay Pride. Padre e figlio si godono così una canna insieme mentre mangiano i loro classici spaghetti alla piratesca, mai stati così buoni in tanti anni di triste monotonia. Nel tripudio finale Pignon riesce persino a innamorarsi di nuovo ma di una donna diversa e meno rigida, una sua collega di lavoro che riesce a fargli dimenticare la moglie, liquidata in un memorabile pranzo al ristorante.

Questo film insegna a tutti coloro che realizzano commedie, soprattutto ai registi italiani, come si possa creare una pellicola sull’omosessualità senza scadere nelle classiche volgarità o luoghi comuni. Si ride e ancor più spesso si sorride, ma meglio ancora si gode di 90 minuti di ottima recitazione (tra cui un sorprendente Depardieu, nei panni del collega macho che odia i gay ma che finisce quasi per innamorarsi di Pignon) e di tanta eleganza.

VOTO 9  

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