lunedì 7 maggio 2012

0 Hotel Dusk–Room 215 (Nds)

Hotel Dusk Room 215 è a prima vista una delle più classiche avventure “punta e clicca” solo che al posto del mouse dobbiamo affidarci allo stylus del nostro fedele Nds (che effettivamente svolge egregiamente il suo compito).

Il gioco sembrerebbe un avventura grafica sui generis finché non si superano i primi minuti di gioco e allora ci si rende conto di trovarsi davanti a qualcosa di diverso che potrebbe risultare sgradito a molti cultori e a tantissimi videogiocatori poco disposti a sorbirsi intere fasi di dialogo e di interrogatori serrati. Il tutto però è abbastanza funzionale alla trama visto che impersoniamo Kyle Hyde, un ex poliziotto della polizia di New York diventato agente di commercio per superare il trauma di essere stato tradito dal suo compagno di squadra, Bradley. Proprio quest’ultimo è il chiodo fisso di Kyle che non ha mai rinunciato alla possibilità di rintracciarlo per avere finalmente una risposta ai suoi perché. In ogni caso, l’agenzia dell’ex sbirro ha prenotato per lui una stanza in una catapecchia di albergo chiamato Hotel Dusk perché proprio lì Kyle deve recuperare due oggetti richiesti dalla clientela dell’agenzia stessa. Da qui capiamo che dietro le mentite spoglie di un semplice rappresentante si cela un abile procacciatore di oggetti smarriti. In questo caso si tratta di una rivista e di una strana scatoletta rossa che si trovano da qualche parte nell’albergo. A Kyle viene data proprio la camera 215 del titolo che secondo una diceria popolare avvererebbe i desideri di chi ha la fortuna di soggiornarci. Nella prosecuzione della storia vediamo come in realtà l’albergo celi moltissimi segreti e sia in realtà un luogo in cui tutti gli ospiti sono legati tra di loro da fili apparentemente invisibili ma che messi insieme formano un’immagine complessa che piano piano si svelerà davanti ai nostri occhi.

 

Il gioco è diviso in capitoli (10) dove ognuno copre un segmento del giorno fino ad arrivare alla mattina del giorno dopo. Per superare ogni capitolo/livello sarà fondamentale compiere ricerche all’interno dell’albergo, utilizzare gli oggetti che troviamo o che già possediamo (spesso con mini giochi dove è fondamentale utilizzare il pennino in modo fantasioso) e infine parlare parlare e ancora parlare, anzi diciamo pure che per superare indenni un capitolo bisognerà fare le domande e le supposizioni giuste se non si vuole incorrere in un tremendo Game Over che avrà come conseguenza la lettura di tutte le sezioni di dialogo che ci hanno portato fino a quel punto. La presenza di un Game Over è un elemento di forte novità in un’avventura grafica e a mio parere non particolarmente gradevole in quanto come ho appena detto si concretizza dopo un banale errore nella scelta della domanda da porre all’interlocutore. Infatti, a volte la scelta è abbastanza ovvia e logica, a volte è lasciata al caso e non dettata da elementi raccolti durante il nostro peregrinare nell’hotel in cerca di informazioni. Per il resto, la trama fa acqua da tutte le parti e si presenta oltre modo stravagante (vedi soprattutto le storie dei singoli ospiti dell’Hotel Dusk), non coinvolge se non a brevi tratti nelle sequenze di matrice esplorativa o quando ci viene richiesto di risolvere dei (semplici) puzzle.

La storia si svolge negli anni ‘70 e in effetti sono pochi gli elementi che ci fanno capire questo, tratto tipico dei giochi nipponici poco interessati ad una ricostruzione fedelissima degli ambienti e più interessati all’intreccio e ai lunghissimi dialoghi. Sotto l’aspetto puramente tecnico il gioco è molto stilizzato con però un’interessante scelta di rendere i personaggi simili a fumetti in bianco e nero. La grafica è spartana ma chiara ed è ciò che si richiede ad un gioco come questo.

Sotto il comparto sonoro diciamo che le musichette sono all’inizio carine e divertenti poi diventano semplicemente fastidiose. Ognuna è associata ad un personaggio e ad una particolare situazione e se vogliamo le possiamo scegliere come accompagnamento musicale nel bar dell’albergo grazie all’uso di un juke box.

La longevità è ai minimi termini nel senso che non ci sono ostacoli insormontabili e inoltre la storia si svolge in un ambiente piuttosto ridotto evitando i classici giri a vuoto tipici dei punta e clicca. Diciamo che nel giro di una decina di ore avrete risolto il caso avendo la netta sensazione che comunque non tutto sia stato chiarito.

In conclusione Hotel Dusk non è malaccio ma presenta molte falle, promette ma finisce per non mantenere ma è comunque un buon prodotto per trascorrere in modo diverso qualche ora sul divano o sdraiati a letto. Assolutamente sconsigliato a chi non ha pazienza.

VOTO 6,5      

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