lunedì 15 febbraio 2010

0 Recensione Avatar

 

Domenica sera, giorno di San Valentino, indecisione massima davanti al tabellone dei film: Paranormal Activity e rischio di non dormire più per il resto della vita o Avatar, pellicolonun-primo-poster-usa-per-il-film-avatar-126212e stroncato dalla critica perchè troppo freddo e artificiale? Propendo per il secondo nonostante l’orario di programmazione veramente infelice: 22.30. Siamo in tanti, io ho il mio bel cestino di pop corn e gli occhialini 3D. Sono pronta. Mentre sgranocchio maledicendo il sale e le mie labbra screpolate inizia lo spettacolo. Stavolta la pubblicità l’hanno ridotta ai minimi termini per fortuna, e vista l’ora (22.45) rendiamo tutti grazie.

Siamo nel 2154. Base spaziale gestita da terrestri su pianeta alieno e boscoso Pandora. Gli Umani, assetati di denaro, sono interessati ad un cristallo ferroso, l’unobtanium presente in grosse quantità sotto la superficie del pianeta. Pandora però è abitato dai Na’vi, alieni dalla pelle blu, alti e in stretto contatto con la natura che li circonda grazie anche alla possibilità di unirsi intimamente ad essa attraverso dei filamenti (non saprei come altro definirli) presenti nella loro capigliatura. Gli esseri umani, che non possono respirare l’aria di Pandora, utilizzano degli Avatar del tutto simili ai Na’vi per poter stabilire un contatto con essi. I Na’vi artificiali sono una combinazione di genoma umano e alieno, motivo per il quale possono essere impersonati e guidati solo da chi ha donato il proprio dna. Entrando in una sorta di camera iperbarica, il sistema nervoso degli esseri umani viene trasferito automaticamente nei loro avatar che in questo modo possono muoversi, parlare, interagire con lo spazio circostante, in una parola vivere. Questo tipo di esperienza coinvolge solo ricercatori e scienziati (il cui capo è una straordinaria Sigourney Weaver) ma ad un certo punto, viene introdotto nel programma l’ex militare disabile Jack Sully, gemello di uno scienziato morto in tragiche circostanze e per cui era già stato creato un avatar. Avendo lo stesso genoma, Sully è l’unico che può guidarlo. Per lui il primo ingresso nel corpo del suo alter ego corrisponde ad una vera e propria esplosione di emozioni perchè può finalmente tornare a camminare, nonostante nella sua vita reale sia sulla sedia a rotelle. Sully, durante la sua prima missione, entra in contatto causalmente con una Na’vi, Neytiri che viene in seguito incaricata dal capo del villaggio (suo padre) di istruire in tutto il giovane e inesperto Jack proprio perchè sembra che la natura Madre di quei luoghi abbia sentito in lui una forte dose di sacralità. Solo se Jack riuscirà a diventare uno di loro potrà essere lasciato in vita e accettato come parte del popolo. Inizialmente Jack sfrutta la situazione per dare importanti informazioni al colonnello Quaritch, incaricato dell’eventuale sgombero della popolazione se questa non vorrà lasciare il luogo che presenta un’enorme quantità di materiale prezioso per le fonti energetiche terrestri. Ma Jack, giorno dopo giorno, si sente sempre più parte di Pandora e fatica sempre di più a tornare alle sue spoglie terrestri che sente come un inutile fardello rispetto alla libertà offertagli dal suo essere Na’vi. In più inizia ad innamorarsi di Neytiri. Arriva il giorno in cui Jack entra ufficialmente nel popolo Na’vi ma nello stesso momento Quaritch decide di farla finita con la diplomazia e scatena un attacco violento contro quello che per i Na’vi è l’albero sacro, centro della vita del pianeta. Jack non riesce ad impedire il disastro e viene anzi ritenuto colpevole di aver causato tutto questo, fingendosi quello che non era. A questo punto decide di aiutare quello che ormai è il suo popolo contro i terrestri, implorando anche l’aiuto di quella dea madre che l’aveva accolto da subito come uno dei suoi figli. La battaglia inizia, molti muoiono per difendere la propria patria ma alla fine sarà proprio il popolo Na’vi a liberarsi della molesta presenza terrestre e riacquistando faticosamente la propria autonomia. E Jack? Jack, nelle sue due forme (umana e Na’vi) viene condotto sino al luogo della cerimonia sacra dove la Dea deciderà quale delle sue nature sopravvivrà. Tra i Na’vi si usa dire che nella vita si nasce due volte e così è per Jack che abbandona per sempre la sua esistenza da essere umano risvegliandosi in quello che è ormai il suo vero corpo, quello di Na’vi.

Inutile dire che non mi sono assolutamente resa conto della tanto criticata lunghezza del film, inutile aggiungere che tutte le accuse di freddezza lanciate a questo film sono puttanate belle e buone, e ovviamente da chi potevano provenire se non dai critici cinematografici che sono progettati geneticamente per stroncare i costosi film americani e per incensare le merdate provenienti da paesi che spesso finiscono in bekistan, girate con una cinepresa a mano e con un’inquadratura fissa e tre parole in tre ore e mezza di pellicola. La freddezza dove sta? nell’uso degli effetti speciali? vogliamo dire che il 3D è da boicottare perchè distrugge il cinema italiano che non potrà mai competere con costi così elevati nonostante i contenuti di gran lunga più profondi? a parer mio, al di là dei costi superiori c’è anche da tenere conto dei contenuti e dei messaggi che si vogliono dare. Il cinema italiano si masturba da 20 anni a questa parte con i drammi sentimentali, con le coppie in crisi e con una recitazione che definire enfatica e poco naturale è dire poco. Poi abbiamo il linguaggio scurrile, la scopata che non guasta mai e il finale che fatichi a comprendere. Il messaggio è spesso criptico se non proprio pessimista a livelli da suicidio. Il film americano ti dà un prodotto che è bello da vedere e lascia significati schietti, assimilabili anche da un bambino e costruttivi. Avatar ha voluto ribadire come l’uomo sia bastardo e preso unicamente dal proprio interesse personale. Messaggio semplice ma efficace. Messaggio numero 2: la Natura va rispettata e non violentata. Cosa c’è di più importante di questo?

Bellissimo film.

Voto: 10   

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