venerdì 23 ottobre 2009

0 Autunno

Per me Autunno vuol dire elementari, cioè Ricordi delle Elementari. Disegni di acini d'uva, di castagne ancora chiuse nel riccio e di melagrane. E poi brani edificanti contenuti in quei libri che ci seguivano dal primo giorno di scuola sino all'ultimo. Chissà perchè mia madre li aveva buttati...mi sarei commossa o sarei morta di risate. L'autunno degli anni 80 era sempre freddo, o almeno io nei miei ricordi lo rivivo così. Maglione sotto il grembiule blu scuro e stivaletti anti pioggia rossi. La pioggia dietro le finestre e quella vecchia maestrina che ci fulminava con lo sguardo o con qualche parola tagliente uscita dalle sue labbra eternamente strette, se per caso il nostro sguardo si spostava dalla sua faccia di zitella alla vita lì fuori.
Erano autunni di alfabeti da imparare o di scritture da far rientrare in righe sempre più sottili. (Ho adorato i quaderni della terza elementare, quelli con la riga stretta stretta). Autunno di catechismo alle 7 di sera e di panino al pomeriggio davanti a Bim Bum Bam. L'attesa per lo Zecchino d'Oro. Gli astucci che avevano sempre resti di grafite e tracce di pastello e che avevano sempre quel forte odore di matita oltre a una gomma rossa e blu durissima e capace di bucare la carta. La cartella sulle spalle fedele compagna di mattinate interminabili che non ricordo più dove mettevamo durante le ore di lezione. Il segno della croce prima dell'inizio della lezione e il classismo dell'alzata in piedi (silenziosa e coordinata) all'ingresso di un maestro o del signor direttore. Ricorderò sempre la maestra che ci raccomandava di non alzarci MAI per i bidelli perchè nella scala sociale erano ad un gradino troppo basso per meritare simili riverenze. Sarebbe bastato un buongiorno.
Era una maestra classista e se penso all'autunno penso a lei, donna dai colletti ben chiusi e dai capelli grigi cortissimi, quasi del tutto monacali. Guidava una Uno Blu che al solo apparire mi faceva drizzare i capelli sulla nuca. Il primo giorno di scuola aveva chiesto a tutti se il nostro papà (che per me era babbo) fosse semplice signore o dottore. Io mi ero sbagliata e avevo detto dottore perchè cosa ne sa uno di sette anni se il genitore è diplomato o laureato. Quando aveva scoperto l'errore mi aveva umiliato davanti a tutti ma quella era solo la prima di tante altre umiliazioni vissute in 5 anni di scuola. 5 autunni che sembravano 50.
L'autunno era bello in famiglia, si indossava una tuta usata, scarpe da tennis vissute e si andava per funghi e castagne. Odore di terra e vita segreta. Era facile credere alle creature del bosco, alle favole ascoltate alla sera prima di addormentarsi e alla magia che la mattina scompariva di botto per far posto ad un gremiule dal colletto bianco stretto stretto alla base del collo.
Autunno di compleanni di compagnetti di scuola, con la torta ricoperta di glassa e l'interno rosa acceso. I panini con la bandierina sopra e la Fanta gialla che frizzava in bicchieri di plastica colorati.
Io se penso all'autunno penso a vento, pioggia e ricordi un po' di merda.

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