Trama: Anno 1977. Los Angeles. Robert Neville (Charlton Heston) è l’unico sopravvissuto ad una guerra batteriologica scoppiata due anni prima su tutto il pianeta Terra. Era un medico, salvatosi dalla morte grazie ad un vaccino. La sua è un’esistenza solitaria, con giornate trascorse nella perlustrazione della città alla ricerca di superstiti e della Famiglia, un gruppo di esseri umani geneticamente modificati dal batterio letale guidati dal loro capo Matthew. Le loro caratteristiche principali sono gli occhi trasparenti, i capelli bianchi e la fotofobia. Nutrono un odio profondo verso tutto ciò che rappresenta la precedente umanità che ha permesso che capitasse questa immane catastrofe, motivo per il quale danno la caccia a Neville, scienziato e ultimo baluardo del genere umano. Durante una delle sue monotone giornate, Neville vede dopo 2 anni un altro essere umano, una donna di nome Lisa. Sarà lei a presentargli uno sparuto gruppo di persone sopravvissute al genocidio, soprattutto bambini. Neville capisce che c’è una speranza per l’Uomo, ossia il suo sangue immune dal contagio ed è così che inizia a creare un siero che possa salvare i pochi sopravvissuti a cominciare dal fratello di Lisa, prossimo alla trasformazione in Albino. L’esperimento riesce ma da quel momento in poi le cose precipitano velocemente: Lisa viene contagiata dal batterio e Matthew riesce a trafiggere con una lancia Robert che però riesce prima di morire a consegnare il siero ai ragazzi, ultima speranza per il futuro dell’umanità.
Commento: tanto di cappello ad una pellicola che riesce a tenere lo spettatore moderno sempre in punta di sedia e col fiato cortissimo. Il film risale ad un’era geologica, cioè il 1971 ma è di 100 gradini superiore al suo remake, tratto sempre da Io Sono Leggenda di Matheson e interpretato diligentemente da Will Smith. Siamo di fronte ad una perla con una colonna sonora eccezionale e con un tipo di recitazione che non esiste più, tinte fosche miste a sprazzi di speranza in un futuro migliore ma devastato dagli scempi del progresso e delle guerre tra nazioni. Io ho trovato tutto perfetto, niente lungaggini, dialoghi scarni ma efficaci, ottimo il trucco degli ALbini e qualità altissima sotto il profilo della sceneggiatura e del ritmo in generale. Forse oggi ci sembra tutto banale, ma posso assicurare che questo breve film (un’oretta e mezza che scorre sin troppo veloce) offre l’ABC di come dovrebbero essere realizzate le pellicole che sposano l’elemento horror. Gli anni 70, così come gli anni 80, hanno fatto proliferare questo come altri generi affini poi è andato tutto perso, banalizzato da ragioni di marketing e incassi al botteghino, ora ci propinano cagate a piene mani sbattendosene di cercare la profondità del racconto unita ad un ritmo incalzante. Non c’è retorica in questo film, l’uomo è uomo per davvero, la donna ha le palle pur mantenendo la propria femminilità senza cedere però ad inutili stereotipi arci presenti nel cinema anni 2000. Allora si spendeva poco ma si azzardava di più e a ragione!, tutto sommato pochi conosceranno il film in questione e farebbero bene a correre ai ripari. Una pietra miliare da rivalutare.
Voto: 8,5
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