giovedì 15 novembre 2012

0 Ufo Robot Goldrake

A volte si cresce con il mito di cartoni animati che in realtà neanche ricordiamo di aver visto. Il mio esempio personale è Goldrake, il robottone con le corna gialle e l’aspetto scintillante. Tra le schiere di robot nipponici degli anni 70/80 era a prescindere il mio preferito ma non sapevo dire perché. Suppongo che fosse soprattutto legato al fatto che qualcuno, forse i miei genitori o i miei nonni, mi avevano regalato un giocattolo con le sue fattezze e si sa come sono i bambini: si affezionano a tutto ciò che li accompagna nei lunghi pomeriggi passati a casa tra il panino delle 16 e 30 e l’ora di mettersi a tavola. Non ricordavo di aver seguito le lunghe gesta di Actarus/Goldrake (74 puntate) ma lo amavo.

A distanza di tanti tanti anni ho visto per intero la serie e mi sono sentita finalmente consapevole del perché questo personaggio sia entrato di fatto nell’immaginario collettivo della mia generazione e di quella precedente alla mia: l’anime porta avanti dei valori molto importanti come quello dell’amicizia, del rispetto della natura e degli animali, dell’odio verso la guerra. Tutto quello insomma che dovrebbe far parte del bagaglio educativo di ogni ragazzino o bambino. Noi degli anni 70 siamo cresciuti con questi valori perché ce li hanno insegnati sia i cartoni animati che i nostri genitori. I primi però con una potenza più incisiva data dalla visione di storie semplici ma edificanti con un uso magistrale dei colori e soprattutto con un doppiaggio da paura. Le voci dei vari Rigel, Actarus, Venusia, Alcor, Maria sono talmente caratterizzanti che al primo ascolto non puoi non associarle ai vari personaggi, anche a distanza di tanti anni. La erre moscia di Mizar è così prepotente che la puoi odiare o amare ma è talmente particolare che ti si scolpisce dentro. Ecco io penso, pur non essendo una sociologa o un’educatrice, che ciò che tiene più viva l’attenzione dei bambini siano le voci e il modo di raccontare, cosa che si è del tutto persa nel corso degli anni tranne in alcuni casi eclatanti come i Simpson che comunque non si rivolgono ad un pubblico under ma ad una fascia di spettatori molto più ampia. C’è stato in generale uno scadimento nel doppiaggio che chiaramente si sposa bene con la scelta ridicola da parte dei vari direttori di rete di affossare i vecchi anime (considerati troppo violenti) per lasciar spazio a prodotti francamente di fascia bassissima, rivolti ad un pubblico di dementi o di bambini di 2 anni.

Tutto questo per dire che la potenza di questo cartone animato stava anche nelle voci e nella ripetizione delle stesse battute. Chi non ricorda per esempio il modo con cui venivano chiamate le armi prima di sganciarle o metterle in azione : ALABARDA SPAZIALEEE!!! DOPPIO MAGLIO PERFORANTE!!! Tutto questo rimane anche a distanza di anni. Questa si chiama magia ed è bello poter far conoscere questi prodotti intramontabili anche alle nuove generazioni tramite l’immediatezza di YouTube. Forse un giorno toglieranno anche questa possibilità ma allora ci sarebbe davvero da prendere l’alabarda spaziale e far volare un po’ di teste.

 

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