lunedì 9 luglio 2012

0 Siamo uomini o caporali (1955)

Difficile commentare un film di Totò…è un po’ come fare la recensione della Bibbia. Antonio de Curtis è il cinema per antonomasia, lo si può amare o detestare ma diventa davvero difficile poter esprimere un giudizio spassionato.

Sicuramente la cosa più bella di questo famosissimo film sta nella notissima  e amara riflessione del protagonista sulla società divisa tra uomini e caporali:

L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: Uomini e caporali.
La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza.
Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama.
I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l’autorità, l’abilità o l’intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque.
Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa! A qualunque ceto essi appartengono, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano tutti alla stessa maniera! ”.

C’è qualcosa di più vero e lapidario di questo monologo? No. Ricordo ancora di aver letto per la prima volta queste parole in una di quelle grosse antologie della scuola media ma a 12 anni non puoi ancora capire fino in fondo il profondo significato celato in queste poche frasi, bisogna vivere, crescere e sbattere la faccia e allora sì che tutto assume un senso.

Il film del resto non è altro che la traduzione in immagini del rapporto vessatorio tra caporali e uomini: Totò è l’uomo con i principi e i valori ma tutte le volte finisce per essere schiacciato dai caporali, esseri privi di scrupoli e di morale che tiranneggiano e utilizzano il proprio potere per ottenere quello che vogliono.

Persino la donna per cui Totò aveva fatto di tutto e che amava di un amore profondo e rispettoso, persino lei dicevo finisce per cedere alle avances di un ricco uomo d’affari milanese lasciando da solo il pover’uomo che si era fatto in quattro per lei con l’aggravante di definirlo più di un fratello, un padre.

Che tristezza! Potremmo star qui a parlarne per giornate intere ma a volte i film è bello vederli e basta ed è per questo che mi sento di dare il massimo a questa pellicola in bianco e nero, così attuale e per molti versi anche divertente come è d’obbligo in un film della grande maschera napoletana.

VOTO 10

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