sabato 31 marzo 2012

0 Un americano a Parigi (1951)

Il Musical, diretto dall’esperto Vincente Minnelli, si svolge a Parigi (una finta Parigi riprodotta negli studi cinematografici della Metro) e ha al centro l’atletico Jerry (Gene Kelly), un aspirante pittore squattrinato giunto in Francia dagli Stati Uniti per trovare fortuna come imbratta tele (vista la qualità mediocre delle sue creazioni artistiche). Una sera incrocia lo sguardo con una ragazza che gli fa perdere la bussola, Lise una commessa di una profumeria in centro. Peccato che la procace Lise sia già fidanzata con Henri, uno dei migliori amici di Jerry. I due iniziano una relazione clandestina finché Lise confessa a Jerry che sta per sposare Henri e partire per l’America.

Come in ogni film di scuola Hollywoodiana l’happy end non manca e così tutti felici e contenti vediamo scivolare via i titoli di coda mentre pensiamo “che carino questo film, irreale ma carino”. Perché di carineria parliamo, certo non di alta scuola. La trama è flebile come acqua gasata con limone e le quasi due ore di montaggio sono funzionali alle evoluzioni istrioniche di Gene Kelly e della giovane partner di turno Leslie Caron. I due volteggiano come libellule in volo per tre quarti di film, ma soprattutto nella mastodontica e elefantiaca sequenza finale prima del lieto fine. Questa è effettivamente la parte meno riuscita del film che in realtà veleggia benissimo finché è supportata da quello humor americano onnipresente nelle commedie anni 50 e qui ben rappresentato dal sagace e cinico Oscar Levant, nella parte dell’aspirante pianista incallito fumatore e bevitore di caffè. Lo zucchero, però, invade tutto e lo spettatore incauto finisce per ammalarsi di diabete mentre osserva l’amoreggiare dei due piccioncini e la recitazione enfatica e buonista di Georges Guétary, cantante di cabaret e fidanzato cornuto.

Insomma questo musical non raggiunge l’apice del genere al quale appartiene ma nonostante ciò ha incamerato numerosissimi premi Oscar che ne fanno una pietra miliare nel panorama cinematografico statunitense. A mio giudizio c’è di meglio ma rimane comunque un film carino e guardabile, soprattutto da chi ama la danza e le canzoni ogni due per tre.

VOTO 6,5  

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