mercoledì 8 febbraio 2012

0 Generazione 1000 euro (2009)

Il film, firmato da Massimo Venier (Tre uomini e una gamba, Chiedimi se sono felice) racconta la vita di tre trentenni laureati e precari: Matteo (Alessandro Tiberi) matematico che lavora in un’agenzia di marketing, Francesco (Francesco Mandelli) laureato in cinematografia che sta dietro al proiettore e sistema le pizze in un vecchio cinema e infine Beatrice (Valentina Lodovini) laureata in lettere che fa ripetizioni in casa. I tre ragazzi convivono in un appartamento di Milano e sono alle prese con un mercato del lavoro sempre più subdolo, pronto da un giorno all’altro a farti fuori per ridurre l’organico e di conseguenza le spese. Matteo odia lavorare nel marketing e vorrebbe insegnare all’università ma nei concorsi passano sempre avanti i raccomandati, Francesco raddoppia i turni di lavoro per riuscire a pagare l’affitto e Beatrice sogna di prendere possesso di una fantomatica cattedra di greco per “insegnare ai brufolosi” ma finisce per fare supplenze a Viterbo. A tutto questo fa da cornice il burrascoso percorso amoroso di Matteo, lasciato dalla sua storica fidanzata e diviso tra la passione per Angelica (una coetanea che ha fatto carriera con astuzia e poco merito) e il sentimento sincero e rassicurante per la sognatrice Beatrice.

La sensazione è che il film sia una buona commedia adatta ad un pubblico under 35 o che comunque riconosce nella storia molti punti in comune nella propria vita. Si sorride più che ridere ma in realtà gli unici momenti di vero humor sono quelli che vedono protagonista Francesco Mandelli (particolarmente ispirato nel ruolo dello scazzato cronico). Il protagonista Tiberi enfatizza in maniera eccessiva il suo personaggio e non potrebbe essere altrimenti avendo una base solida nel mondo del doppiaggio ma tutto sommato riveste bene la parte del trentenne indeciso sia sul lavoro che nei sentimenti. Insomma diciamo che tutti i protagonisti (tranne il terribile e fuori luogo Villaggio) danno un contributo notevole affinché il film corra via veloce fino ad un banalissimo finale, che in definitiva realizza il sogno che Matteo aveva espresso nei primi minuti di pellicola.

Allora dov’è il problema? Presto detto. Il film racconta in modo poco realistico il mondo del lavoro italiano. Se analizziamo la situazione dei vari personaggi, sicuramente la vita di Beatrice è quella che rispecchia in modo consono il futuro poco roseo del laureato in lettere che si barcamena tra una supplenza e l’altra, ma Matteo e Francesco non possono proprio essere presi sul serio. Matteo in particolare. Lavora a tempo determinato in un’importante azienda, gli viene proposto un avanzamento di carriera e rifiuta perché lui sogna una cattedra all’università. Francesco mette le pizze su un proiettore come se esistessero ancora cinema vecchio stampo e soprattutto come se questo potesse essere ora come ora considerato lavoro. Forse nei sogni del regista che ricorda in questo modo Nuovo Cinema Paradiso, ma nella realtà penso proprio di no. Al massimo un laureato anni 2000 riesce a trovare lavoro in un fast food o in un call center, non in un agenzia di marketing o in un cinema. Sarebbe bello avere il vecchio docente che ti presta un paio d’ore per far lezione all’università ma questo non penso accada spesso nel 2012. Fortuna che verso la fine Matteo ammette che nei concorsi passano solo i raccomandati perché altrimenti ci troveremmo davanti ad un film fantasy.

In ogni caso è un film innocuo che non colpisce e non delude. Un buon compromesso tra un film mediocre e uno discreto. Il cinema italiano ha bisogno anche di questo ma forse i registi dovrebbero mettere meno retorica nei loro prodotti visto che soprattutto nei contenuti amorosi la pellicola ricorda mille altri prodotti americani.

VOTO 6,5

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