martedì 21 febbraio 2012

0 Frailty (2001)

Frailty è un thriller che ti impone di scegliere una strada, quella del dubbio o quella della certezza. Della logica o della fede. E lo fa con un racconto dentro il racconto.

Notte di pioggia. Nel commissariato di Dallas un ragazzo ha l’assoluta necessità di parlare con l’agente del FBI Wesley Doyle per rivelargli il nome dell’uomo che, sotto il nome di Mano di Dio, ha commesso numerosi omicidi finora rimasti insoluti. Il suo nome è Fenton e il serial killer è suo fratello minore Adam. L’agente inizialmente è scettico, pensa che si tratti del solito mitomane ma quando Fenton inizia il suo racconto, le sue certezze iniziano a vacillare. I due fratelli, Fenton e Adam, sono solo due bambini quando una notte il loro papà li sveglia di soprassalto per avvertirli che un angelo gli si è rivelato per assegnargli un compito gravoso ma necessario: distruggere i demoni che camminano sulla Terra sotto spoglie umane. Mentre Fenton è convinto che il padre sia impazzito e cerca inutilmente di dissuaderlo in tutti i modi, suo fratello Adam crede ciecamente alle sue parole affermando che anche lui riesce a vedere il vero volto dei demoni che il padre uccide in cantina dopo averli toccati per sincerarsi della loro vera identità. Fenton, colpevole secondo il padre di rifiutare Dio, viene chiuso in cantina per settimane finché sfinito ammette i suoi errori e accetta di aiutare il padre a compiere la sua missione. La notte del suo primo omicidio però uccide il padre rivelando così di non aver mai creduto alle sue parole ma di aver aspettato fino ad avere l’occasione giusta per fermare quello scempio. Prima di morire il papà gli dice che anche il nome di Fenton è presente nella lista dei demoni ma che lui non ci aveva mai creduto fino a quel momento e infine bisbiglia qualche parola alle orecchie del piccolo e fedele Adam. Ritornati nel presente, vediamo come infine l’agente si sia convinto ad accompagnare Fenton al luogo dove sarebbero state seppellite le varie vittime della follia di Adam, ma è qui che accade l’imprevedibile…

Il finale è degno dei migliori film thriller con colpi di scena a ripetizione e riflessioni su come l’apparenza nasconda qualcosa di più profondo e visibile solo da chi è guidato da una fede incrollabile o da una logica follia. Il regista, Bill Paxton, a questo proposito ha costruito un bellissimo gioco di specchi che disorienta lo spettatore facendogli compiere un percorso che va dallo scetticismo più completo al dubbio che ci sia più di un fondo di verità nelle parole dei fanatici religiosi disseminati sulla Terra. Vedendo il film si capisce come la serie Supernatural abbia attinto a piene mani da questo piccolo capolavoro di genere e forse anche tante altre produzioni cinematografiche successive. La bellezza del film sta proprio nella semplicità del racconto (un quadro dentro una cornice, il passato raccontato e il presente vissuto) con un uomo che freddamente racconta la storia della sua vita all’interno di un semplice ufficio (un po’ come avviene in Dracula di Coppola) e un altro uomo che ascolta. Gli effetti speciali sono semplici e rari, molto funzionali al racconto e già da lì si capisce che se anche allo spettatore è concesso di vedere un angelo con la spada avvolto da un improvviso bagliore, forse il regista ci sta già facendo imboccare una precisa direzione senza che ne siamo veramente consapevoli.

Consigliatissimo.

VOTO 8,5       

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