sabato 2 ottobre 2010

0 Capitan Harlock (1978)

Capitan Harlock è uno dei cartoni animati storici che tutti ricordano con piacere e malinconia. Persino io che essendo del 1977 avevo solo immagini frammentarie di questa serie del 1978 composta da 42 episodi. Ricordo che era una delle serie animate preferite da mia sorella maggiore, sempre puntuale sul divano di casa con un panino nella mano e il succo di frutta nell’altra, pronta ad assistere ad un’altra nuova avventura di questo fascinoso pirata stellare.

Lui, il capitano col ciuffo più sexy della storia degli anime, coraggioso e onesto, con un sorriso (sempre raro) che si apriva ad illuminargli il viso deturpato piacevolmente da una cicatrice sotto l’occhio privo di benda. Un eroe amato da tanti bambini diventati ormai adulti ma mai dimentichi di quei pomeriggi trascorsi nel vascello spaziale ideato da Tochiro,  migliore amico di Harlock e padre della piccola Mayu. Io ero piccolissima perciò ricordavo solo la celeberrima sigla. Fortunatamente la mia grave lacuna è stata colmata con una visione senza censure su Youtube e lì ho capito cosa ne ha fatto un cartone animato storico, inspiegabilmente scomparso dai palinsesti italiani dopo la prima o la seconda messa in onda.

Che dubbi mi faccio venire? Perdinci si tratta di un cartone animato violento, crudo, con donne discinte e immagini forti, dove per giunta è sempre presente una feroce critica al potere costituito, rappresentato da un omuncolo interessato esclusivamente alle corse di cavalli, ai banchetti e alle partite di golf piuttosto che alla difesa della Terra, sotto la costante minaccia delle Mazoniane, discendenti di un’antichissima popolazione che abitava il nostro pianeta molto prima dell’arrivo dell’Uomo. Solo Harlock e il suo equipaggio si occupano della difesa di un pianeta degenerato che è stato capace di estrometterli dalla società ma per il quale nutrono ancora un profondo amore.

La vicenda quindi si dipana attraverso le continue battaglie tra Raflesia, regina della Mazoniane e Harlock, ma non trascura di soffermarsi su malinconici e importanti flashback che spiegano i motivi che hanno portato il capitano e la sua ciurma ad abbandonare la Terra e ad esplorare il cosmo in cerca di beni di prima necessità ormai quasi scomparsi dal nostro pianeta, diventato quasi sterile per un uso sconsiderato delle sue risorse. Le piccole grandi storie di ogni singolo protagonista rendono ancora più triste l’addio finale al nostro capitano, perché è facile piangere durante il corso della storia ma è quasi d’obbligo farlo alla fine di essa mentre salutiamo per l’ultima volta un personaggio che entra di diritto in una parte profonda del nostro cuore per rimanerci per sempre.   

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