martedì 7 agosto 2012

0 Killshot (2008)

Trama: Carmen e Wayne Colson sono una coppia sposata da quindici anni ma in crisi ormai da tempo. Entrambi lavorano nel settore immobiliare: lui è un muratore e lei un agente immobiliare. Un giorno Wayne vestito in giacca e cravatta per un colloquio di lavoro viene scambiato dai due killer Armand e Richie Nix per un ricco imprenditore e da lì inizia un incubo per lui e la moglie, scampati per miracolo a morte certa. I due però hanno visto in faccia i due sicari e questi ultimi per evitare denunce a loro carico decidono di braccare i due malcapitati per eliminarli definitivamente.

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Un thriller senza ritmo è come un tetto senza muri portanti: crolla inesorabilmente. E’ evidente che non può bastare la faccia gonfia e vissuta di un Mickey Rourke per migliorare la situazione o la presenza di un’attrice come Diane Lane che mastica thriller praticamente da tutta la sua carriera. Manca lo stimolo ad andare avanti con la visione per sapere cosa succederà perché tutti ovviamente sappiamo che la vicenda avrà il più classico degli happy end con la morte dei cattivi e la salvezza dei buoni grazie ad un’ultima pallottola vagante e salvifica. Ma quando lo capiranno sia i registi che gli sceneggiatori (in questo caso nell’ordine John Madden e Hossein Amini) che siamo stufi di sorbirci lo stesso brodino allungato da dieci anni a questa parte?

La tensione manca totalmente, anche perché non ci troviamo di fronte alla classica coppia di semplici esseri umani sprovveduti in quanto Carmen e Wayne sono entrambi pratici di fucili da caccia, di cui hanno due esemplari sia in casa che nel furgoncino. Non ci si può immedesimare, ma solo assistere ad un veloce e piatto spettacolo pirotecnico che porta noi spettatori fino ai titoli di coda. Si intuisce che nelle intenzioni dello sceneggiatore c’era probabilmente la volontà di dare spessore ad Armand, mezzo sangue non del tutto privo di valori anche se incattivito dalla perdita del fratello più giovane durante una sparatoria. Però tutto questo interesse viene solo accennato di tanto in tanto come se fosse solo un abbozzo di idea e non un elemento portante di tutta la trama. Stesso discorso per quel che riguarda la crisi di coppia tra i due coniugi: banale come è tipico delle produzioni americane e del tutto insignificante ai fini del racconto. Cosa dire poi della giovane (ma non tanto giovane) stella di Hollywood Joseph Gordon Levitt? Beh recita bene la parte del delinquentello schizzato e fuori di testa ed è forse l’unico che riesce a movimentare un po’ le acque stagnanti di un film con le ruote sgonfie.

VOTO 5,5

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