martedì 18 dicembre 2012

0 Brucia, ragazzo brucia (1969)–Ferdinando di Leo

Trama: moglie insoddisfatta prova per la prima volta il piacere sessuale con un giovane bagnino don Giovanni. Il marito reagisce male e lei si toglie la vita.

In due frasi ho riassunto un film di 90 minuti. L’azione è poca, tutto è affidato ai dialoghi e alle immagini (che devono molto alla contemporanea Nouvelle Vague francese). Il regista sceglie di investigare un mondo sconosciuto e affrontare quello che all’epoca doveva ancora essere un argomento tabu: l’orgasmo femminile. Infatti al centro della storia, ambientata in una desolata località marina in provincia di Roma, c’è una donna sposata da diversi anni con un uomo piacente ma fin troppo dedito al lavoro. Il sesso tra loro è sempre stata un’abitudine, un automatismo senza significato se non quello di rispettare il vincolo coniugale. Lei nel frattempo conosce il giovane bagnino della spiaggia che non fatica molto a sedurla col risultato di renderla consapevole del suo corpo e della sua femminilità, messa in ombra dall’evidente egoismo del marito, interessato esclusivamente al proprio soddisfacimento. La donna vorrebbe provare le stesse sensazioni col marito e perciò gli rivela di averlo tradito col ragazzo ma che questo non è stato un male in quanto l’ha resa consapevole di poter provare piacere. Il marito rimane scioccato non tanto per il tradimento subito quanto per l’assoluta novità del piacere della donna per lui fonte di vizio e basta.

Questo è il quadro generale e a mio modo di vedere il film si presenta interessante e originale soprattutto perché raramente si affronta il sesso sotto un’ottica femminile. Certo si poteva fare qualcosa di più sia nella scelta degli ambienti che nella caratterizzazione dei personaggi che si presentano tutti molto stereotipati ma tutto sommato il giudizio è positivo.

VOTO 6,5

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