martedì 1 marzo 2011

0 Buick 8 – Stephen King

Ecco un piccolo libro che non ha la pretesa di cambiare il mondo o porsi sul gradino più alto della letteratura americana. E’ un libro semplice (per alcuni anche sempliciotto forse), un libro che si legge tutto d’un fiato e che alla fine dei conti non lascia molto tranne la sensazione di aver letto un buon libro di fantascienza e nulla più. Scritto nel periodo più nero del nostro amato Re (pre e post incidente stradale) si presenta come un prodotto con tutte le carte in regola per allietare il lettore dell’ultim’ora e far sorridere quello più smaliziato e più fedele. La storia è stralunata e semplice allo stesso tempo: una bellissima Buick 8 viene lasciata da un misterioso personaggio ad una stazione di benzina della Pennsylvania e da qui portata alla più vicina Polizia di Stato. I problemi iniziano subito. La macchina non è una vera macchina ma quasi un grosso giocattolone in quanto tutti i comandi sono finti e i copertoni sputano fuori qualunque granello di terriccio o di polvere. In più ogni tanto decide di partorire piccole e grandi stranezze dal bagagliaio chiedendo come ricompensa vite umane o animali capitate inconsapevolmente nelle sue vicinanze e assorbite verso un mondo alieno e sconosciuto. I poliziotti prima si stupiscono, poi si incuriosiscono e infine la prendono come una delle tante magagne del loro difficile lavoro. Un segreto da custodire e da tramandare da poliziotto a poliziotto senza soluzione di continuità.

I difetti sono principalmente due: la traduzione che non è opera del mio amato Tullio Dobner e lo si percepisce dalla totale assenza di ironia e dalla traduzione quasi scolastica e priva di verve. Difetto numero due: l’ambientazione. Si capisce molto bene che King non conosce la Pennsylvania tanto è vero che non la descrive e lo fa volutamente visto che lui stesso ammette di essere totalmente ignorante in materia in quanto da sempre abituato a scrivere del vecchio e a lui caro Maine. Però l’idea del libro è nata lì e come omaggio ha ritenuto necessario trapiantare le radici della storia in questo paese che rimarrà a noi sconosciuto, più una scenografia di cartapesta alle spalle dei protagonisti che uno scenario vero e tangibile.

I personaggi non sono malaccio, forse poco caratterizzati e un po’ troppo dentro alle righe ma tutto sommato non disturbano la storia visto che la protagonista quasi assoluta è Lei, la Buick che quando decide di darsi da fare fa scendere la temperatura e dà vita a un susseguirsi di luci stroboscopiche ed effetti speciali da film di seconda o terza fascia. Graziosissimi i doni che porta dal suo strano mondo: pipistrelli, scarafaggi verdi, terra che puzza e gigli bianchi…ma anche cose più inquietanti e vitali che non svelo per non rovinare la sorpresa a chi ancora deve leggere il romanzo. Certo io qualche spiegazione in più l’avrei messa: che cos’è veramente la macchina? chi è lo strano personaggio che abbandona la macchina e sparisce dopo una fulminea comparsata? cosa ne sarà della Buick quando tutti i poliziotti che se ne sono presi cura moriranno? Forse però a pensarci bene, soprattutto quando si parla di libri di Stephen, la cosa più ragionevole è non avere troppe spiegazioni visto che a volte non tutte quelle che tira fuori dal suo capiente cilindro sono apprezzabili, anzi spesso si rivelano brutalmente deludenti. Il finale aperto in questo caso fa guadagnare un mezzo punto in più al libro, proprio perché ognuno di noi è libero di darsi le risposte che più gli aggradano.

In definitiva un buon libro.

Voto: 7,5   

0 sentenze:

 

La finestra sul cortile Copyright © 2011 - |- Template created by O Pregador - |- Powered by Blogger Templates