mercoledì 22 dicembre 2010

1 Maison Ikkoku (Cara Dolce Kyoko)

Questo meraviglioso anime è andato in onda in Italia nel lontanissimo 1991 e da allora si sono perse le tracce, a mio modo di vedere per misteri imperscrutabili visto che si tratta di un vero e proprio capolavoro opera della grande Rumiko Takahashi, autrice anche del più conosciuto E’ quasi magia Johnny (nell’originale Orange Road). Maison Ikkoku si compone di 96 episodi e racconta la storia (che si svolge in pieni anni 80) tra lo studente universitario Godai e la giovane vedova Kyoko, amministratrice della Maison Ikkoku, un modesto alloggio che ospita oltre a Godai anche la pettegola Ichinose, lo schietto e dissacrante Yotsuya e la rossa Akemi. Altri personaggi ruotano intorno ai protagonisti tra i quali l’aitante maestro di tennis Mitaka, la nonnina di Godai e il suo migliore amico Sakamoto. Inutile dire che si tratta di una storia che mescola sapientemente romanticismo ed equivoci a non finire. In molte puntate si passa dal riso al pianto grazie anche ad un’atmosfera capace di far commuovere anche solo attraverso uno sguardo o un gesto. Come nella migliore tradizione nipponica, tutta la storia si sviluppa gradualmente finendo per avere progressi veramente importanti solo nelle ultime 10 puntate. Insomma chi cerca il bacio deve aspettare e aspettare perché la serie rispetta molto quelle che sono le tradizioni nipponiche in materia sentimentale, ossia un lunghissimo corteggiamento per arrivare ad un singolo bacio, preludio di una richiesta di matrimonio. A noi occidentali tutto questo appare come qualcosa di inconcepibile ma chi ama questo cartone sa che tutto è funzionale alla storia.

Un grosso difetto è da imputare al doppiaggio, perfetto per le prime 50 puntate o giù di lì e poi terribile in quella che è alla fin fine la parte più importante. I doppiatori cambiano e si fa estrema fatica ad accettare le nuove voci, spesso troppo caricaturali e inadatte ai vari personaggi. Oddio verso la fine ci si abitua anche ma sarebbe comunque stato meglio non cambiare doppiatori. Altro difetto a mio parere abbastanza evidente, è il fatto che non si è tenuto in alcun modo conto di una delle puntate centrali (per me la più bella), una puntata che dava ad intendere che da lì in poi le cose tra Godai e Kyoko sarebbero iniziate a farsi più interessanti. Parlo della numero 40. In realtà poi è come se non fosse successo niente e si torna punto e a capo. Nonostante ciò si tratta sempre di una bellissima serie totalmente snobbata dalle reti nazionali e dalle principali reti private, relegata su canali locali dove spesso e volentieri venivano saltati episodi o cambiati orari. Non ci sarebbe neanche niente da censurare in un anime che come accennavo prima è il trionfo del tradizionalismo e delle consuetudini famigliari a livello di relazioni sentimentali. L’unica concessione alla trasgressione sono i numerosi festini a base di sakè e birra del malefico trio formato da Ichinose, Achemi e Yotsuya.

In una parola: imperdibile.

Voto: 9,5  

mercoledì 15 dicembre 2010

0 Berlusconi salvo per 3 voti!

sabato 11 dicembre 2010

0 Viaggi organizzati: fregatura

A volte capita di sbagliarsi e di vedere onestà dove non ce n’è. Troppo buoni o troppo ingenui? L’anno scorso avevo vissuto una bella esperienza in Germania in occasione dei Mercatini di Natale, un viaggio deciso quasi all’ultimo e a scatola chiusa visto che non conoscevo il Tour Operator in questione. Essendomi trovata bene, ho malauguratamente deciso di ritentare la fortuna, stavolta per un viaggio a Bruxelles, sempre in occasione dell’Immacolata. Premetto che si tratta di un’atipica agenzia di viaggi di Carbonia che organizza viaggi in cui sono presenti i referenti, ossia il patron e consorte. Da un certo punto di vista la cosa conforta ma quando si presentano problemi che poi non vengono risolti tutto diventa spiacevole come non mai. Pensare che l’unica nota negativa dell’anno scorso era stata l’età media (abbondantemente sopra le 50 primavere)! Quest’anno invece ho proprio l’imbarazzo della scelta.

1) Albergo: Hotel Bedford a Bruxelles. Un 4 stelle che ne merita forse mezza. Arredamento anni 70, moquette macchiata, lavandino macchiato, materassi infossati, coperte militari dure ruvide e pesanti, televisore a tubo catodico che non prendeva neppure un canale italiano, chiavi magnetiche difettose, wireless solo ed esclusivamente al piano terra e due misere postazioni internet (sempre occupate anche da personale di servizio), maleducazione del personale addetto alla reception (soprattutto una giovane stronzetta dall’espressione sarcastica mentre esponevamo le nostre sacrosante rimostranze), cibo perlopiù congelato.

2) Mercatini di Natale NON PERVENUTI. Sappiate in partenza che non esistono mercatini di Natale credibili in Belgio, nonostante l’enorme pubblicità che si può trovare online. E’ tutto a uso e consumo dei pochi turisti. Nessuna atmosfera natalizia paragonabile alla Germania o all’Austria. Bancarelle con roba dozzinale e cibo internazionale (a parte le ostriche con champagne e i waffle). Illuminazioni ridicole e sparute, tristezza generale e niente per cui valga la pena di visitare questa nazione nel periodo delle feste natalizie.

3) Mancia di 10 euro richiesta dal capogruppo praticamente a viaggio non ancora iniziato. Mancia per autisti, camerieri e guida. Onestamente sono abituata a scegliere autonomamente quanto e se dare, inoltre mi aspetto che tali richieste siano fatte quando il viaggio è in via di conclusione e quando quindi ho avuto ampiamente modo di stabilire (almeno per la guida) se il servizio meriti un extra così generoso. Considerato poi che eravamo almeno 40, tirate voi le somme. Inoltre la consegna dei denari non è neppure avvenuta davanti ai nostri occhi quindi per me non è chiaro se i soldi siano poi arrivati a destinazione.

4) Costo del viaggio eccessivo. 750 euro per 4 giorni senza contare le bibite e le spese che fanno lievitare il tutto a quasi 1000 euro. Il prezzo di una crociera di una settimana. Il tutto però viene presentato come ultra conveniente, tanto da pensare di organizzare una settimana con Costa Crociere con tutte le escursioni auto gestite. Ovviamente spacciato come economico rispetto all’organizzazione Costa, peccato che quest’ultima offra un ventaglio ampio di possibilità di escursioni per ogni singolo giorno e non ti costringa a scegliere la cena delle 19 o delle 21 per compattare un gruppo. E soprattutto eviti di chiederti 300 euro come supplemento singola (cabina interna).

5) Ristoranti da mani nei capelli. Si può onestamente pensare di prenotare a Bruxelles un ristorante chiamato La Capannina, con cucina italiana e personale musulmano? Sistemati in uno stretto corridoio in balìa delle correnti nordiche, con un piatto di pasta al sugo e un tiramisù (scadente). Altra scelta azzeccata quella di Babylos a Liegi: cameriera con capelli lunghi e scarmigliati (sempre ad un millimetro dal piatto), tentativo di imbroglio sul prezzo delle bibite (chiaramente non esposto in nessun menu), secchiellino della lavastoviglie sul tavolo per prendere il proprio cucchiaino.

6) Guida ottantenne, con tremore di Parkinson, maleducata e tirchia (con i soldi degli altri). Questo vecchio belga, ma veramente vecchio, in 3 giorni ci ha fatto visitare solo chiese. Unico museo, quello di Storia Militare, perché gratis e con i bagni. Vi lascio immaginare l’interesse generale per 800 spade tutte uguali e cappelli col pennacchio, per l’allarme dello sgancio bombe ogni 5 minuti e in definitiva per il meno interessante dei 100 musei presenti a Bruxelles. L’Agnello Mistico rimarrà sempre un mistero visto che era a pagamento e perciò non meritava uno sguardo neanche di sfuggita. Il vecchio inoltre parlava solo per i 4 o 5 che aveva vicino dimenticando la regola base della Brava Guida che impone di aspettare anche l’ultima delle pecorelle smarrite prima di dire Bha. Nonostante le tante rimostranze ha fatto solo spallucce e ha continuato a fottersene, con in tasca parte dei miei 10 euro. Anche in questo caso poco o nulla è stato fatto per risolvere la questione, che non spetta e mai deve spettare al cliente ma sempre e solo all’organizzatore.

In conclusione sono tornata a casa con il portafogli più leggero e l’umore più nero con la consolazione però di uno zaino rosso che non regalerei neppure al mio peggior nemico e con la promessa di 50 euro di sconto sul prossimo immaginario viaggio con un Tour Operator di cui per decenza e onestà intellettuale nasconderò il nome.        

 

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