Terzo capitolo della celeberrima saga zombesca firmata Romero.
Stavolta lo sparuto gruppo di survivors umani è formato da militari e scienziati, tutti stipati in un bunker nel sottosuolo e con l'unica consolazione di un elicottero in un mondo di superficie ormai dominato totalmente dai morti viventi. I militari odiano gli scienziati perché li considerano inutili e pericolosi in quanto questi ultimi studiano alcuni esemplari di zombie per cercare di capire il motivo della loro trasformazione mettendo a rischio l'intera micro comunità sotterranea. Soprattutto il dottor Logan sembra aver perso totalmente la testa nel tentativo (a dire il vero abbastanza riuscito) di addomesticare un non morto cercando di far riemergere dal suo subconscio un contatto con la sua vita precedente attraverso l'uso di oggetti quali un rasoio, un libro o uno spazzolino da denti. La situazione precipita quando all'ennesima cattura di due esemplari zombie una parte del gruppo umano soccombe tanto da costringere i militari a tentare la fuga lasciando al loro destino gli scienziati rimasti. Nel giro di poco tempo la ferocia degli zombie (che per la prima volta scopriamo avere una durata media di 15 anni di esistenza dopo la trasformazione in carne morta) si scatena spazzando via quasi tutti i sopravvissuti. Solo tre persone riescono a salvarsi trovando rifugio in un'isola deserta.
Ricordo ancora il terrore che mi avvolse in una coltre di ghiaccio alla visione di Zombie, il secondo film di Romero, quello che si svolge in un centro commerciale. Ricordo soprattutto quel senso di impotenza e di claustrofobia che pervadeva l'intera pellicola e che si risvegliava in me allo spegnere delle luci nel momento di chiudere gli occhi e prepararsi (inutilmente) a dormire. Ho sempre avuto paura degli zombie, delle loro facce scarnificate, del loro incedere lento, barcollante ma implacabile. E ho sempre avuto seri problemi a vedere da sola un film con protagonisti questi poco simpatici personaggi. Negli ultimi quindici anni abbiamo visto tutti la svolta presa dai film che hanno fatto la loro fortuna sulla carne purulenta, per esempio Resident Evil che ha creato una nuova chiave di lettura: non più morti che ritornano in vita ma zombie frutto di inquietanti esperimenti scientifici. Con Alice/Milla è stato introdotto il protagonista eroe, quello che con abilità e agilità fuori dal comune riesce sempre ad avere la meglio su orde di zombie. Insomma diciamo che si è tolta una gran fetta di inquietudine e realismo ai film horror con protagonisti i morti viventi.
Tornando a Romero e più precisamente a questo film mi viene da pensare che il creatore degli zombie non era tanto interessato al perché il mondo si fosse trasformato in un gran carnaio e infatti non ci viene spiegato in nessuna sequenza o dialogo del film. Romero era interessato a descrivere le dinamiche che nascono nel momento in cui il fattore X dell'esistenza umana è la sopravvivenza e la convivenza tra persone diverse e per certi aspetti nemiche (perché separate da due concezioni opposte del mondo, da una parte la logica militarista del soldato, dall'altra la curiosità scientifica del medico).
C'è tanta politica in questo film e una forte critica nei confronti della scienza e del militarismo. Del resto viene fatto perire chi rappresenta il Male: la scienza malata e la violenza illogica. Sopravvive la logica e l'umanità rappresentata dai tre personaggi meno coinvolti nelle dinamiche delle due opposte fazioni. E gli zombie? Diciamo che hanno un'importanza secondaria in questo strano film e spesso vengono mostrati in chiave quasi comica togliendo loro quella parte spaventosa che ne ha decretato il successo tra gli appassionati. Sono descritti come degli idioti, ovviamente dei pericolosi idioti. Solo verso il finale ritroviamo quel sano (o insano) gusto dell'orrido che tanto piace a George Romero. La sequenza del massacro dell'odioso capitano Rhodes è talmente splatter che ho avuto problemi a trattenere un conato di vomito. E' una scena orribile e molto realistica che da sola vale il prezzo del biglietto e che giustifica l'antico divieto americano ai minori di 18 anni.
Non è il mio film preferito di Romero e non posso considerarlo un capolavoro perché secondo me non riesce a dare veramente l'idea della solitudine e di un mondo che è morto. E' troppo concentrato sugli screzi tra i due gruppi umani e poco interessato a ciò che accade nel resto del mondo. Lo consiglierei agli appassionati perché anche tecnicamente risente di tutti i suoi anni, persino il trucco degli zombie è abbastanza scadente. Ritmo lento con un'accelerata finale.
Voto 6
2 sentenze:
Tra i classici di Romero l'unico che ricordo bene è La notte dei morti viventi. Purtroppo Zombi e Il giorno degli zombie sono passati come acqua sui miei ricordi di diciottenne, dovrei fare un po' un recupero generale.
Sei mi pare troppo poco, per questo capitolo semisconosciuto della saga degli zombi romeriana: non sarà perfetto, ma è cattivissimo e politicamente più che scorretto!
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