Jodie Foster in cabina di regia sforna una commedia elegante e forse un po’ snob con molti tempi morti e dialoghi anni 90 come se piovesse. Al centro abbiamo una famiglia stravagante, come è di uso comune nell’America cinematografica, che si riunisce come ogni anno a casa degli anziani genitori per trascorrere insieme la Festa del Ringraziamento. Peccato che tra i vari consanguinei non corra buon sangue, tra vecchi rancori e invidie, tra genitori che manifestano da sempre delle preferenze e tra fratelli che si lancerebbero addosso coltelli e stoviglie. Il rito comunque si compie per l’ennesima volta, con il taglio del tacchino che prelude allo scoppio dell’ennesima lite: la sorella maggiore che disprezza il fratello gay, la sorella buona che cerca di mediare ma finisce per essere coinvolta nella rissa verbale, il cognato che nonostante il suo finto aplomb finisce per fare a cazzotti per difendere la moglie e infine i terribili bambini viziati e maleducati, già fotocopie degli odiosi genitori.
Certo il film ha un plot a prima vista molto succulento ma si perde in leziosità che denunciano la poca dimestichezza della Foster nel ruolo di regista e soprattutto nell’ambito della commedia, lontanissima dal suo mondo fatto di ruoli drammatici e controversi. Sembra più un tentativo abbozzato che un prodotto ben confezionato e con le idee chiare. I personaggi sono troppo stereotipati e poco realistici, il buonismo di fondo che sfocia nelle mielose sequenze finali riduce poi il tutto ad un polpettone indigesto. Una commedia amara e ironica ma senza la zampata finale.
VOTO 5,5
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