Siamo al 10 dicembre ma è come se fossimo in un’eterna Vigilia di Natale. Questa è la considerazione a cui sto giungendo in questi giorni che odorano di gelo e molto business. Tutti sappiamo che la parolina magica di questo 2012 è “crisi” e il mondo che ci circonda (rappresentato dai commercianti e dai media) agisce di conseguenza, utilizzandola come password per spingerci agli acquisti o a una finta allegria che sa tanto di Capodanno alla Fantozzi (trenino, spumante dozzinale e cotillon). Non so se sia una mia impressione ma se accendo la televisione vedo già da un paio di settimane il bombardamento degli spot natalizi mentre le varie trasmissioni decorano i freddi e asettici studi con finti alberi di Natale e luccichii ovunque. La situazione non cambia granché se decido di scendere in strada per prendere una boccata d’aria. Ecco infatti il proliferare di vetrine con lucine intermittenti comprate dal cinese poco lontano, ghirlande, boa dorati, tappetini stanchi di vivere che accolgono i piedi degli avventori con sbiaditi Buon Natale. Tutto questo è nuovo per me che sono da sempre stata abituata ad una certa sonnolenza da parte dei negozianti della mia città sempre restii a cedere alle lusinghe di una decorazione natalizia. Non penso si tratti di spirito natalizio ma solo di operazioni di strategia commerciale: illumini gli occhi del potenziale cliente con mezzi dozzinali ma che richiamano l’idea della più grande festa materialista del nostro calendario. Gli effetti non sembrano positivi e le saracinesche continuano inesorabilmente ad abbassarsi ma l’intenzione rimane nei sopravvissuti. La televisione da parte sua tenta la carta dei buoni sentimenti per creare una sorta di feedback con lo spettatore in fuga. A me suscita solo nausea. Amo il Natale sopra ogni cosa ma sentire già dall’8 dicembre le canzoni natalizie cantate dai bimbi non bimbi della Clerici mi provoca l’effetto di una dose doppia di Dolce Euchessina. Il troppo stroppia e così si giunge presto alla saturazione. Quest’anno poi che il caldo è andato avanti fino a novembre sembra quasi fantascienza buttare l’occhio al calendario affianco alla porta e accorgersi che l’anno sta per celebrare le proprie esequie. Ieri davo le ultime bracciate in un mare troppo pieno di bagnanti, oggi faccio lo slalom tra le bancarelle di orrendi mercatini di natale che rappresentano la parabola discendente del business natalizio. Sì perché ormai anche chi non ha la tradizione natalizia tipicamente nordica se la crea attraverso degli stand che vendono oggetti made in corea ma che fanno tanto Natale (a detta loro naturalmente). Tra poco poi inizieranno a spaccarmi i timpani e le palle con i petardi, scoppieranno mani, piedi, occhi ma la tradizione va rispettata dannazione. Non è forse questo che fa Natale e Capodanno le feste regine dell’anno? Un po’di casino e qualche morto ed è davvero Natale. Ricordo quando ero bambina e la gente aveva ancora una parvenza di umanità com’era magico avvicinarsi alla festa. C’era attesa e aspettativa, tutto aveva i suoi tempi e quando alla fine si arrivava al momento cruciale ti rendevi conto di quanto era stato breve. Ora è una maratona telethon e quando alla fine vedi che è arrivato il 7 di gennaio stappi una bottiglia e dici “grazie a Dio è finita anche quest’anno”.
lunedì 10 dicembre 2012
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