Trama: Rusty è un adolescente che non perde mai occasione per fare a botte con qualcuno con la speranza di diventare un giorno come suo fratello maggiore chiamato da tutti “quello della moto” e preso ad esempio da tutti i ragazzi del quartiere…
______________________________________________________________________________________________
La regia è di Francis Ford Coppola ma ciò non significa che questo sia un film memorabile almeno a mio gusto personale. L’ho trovato troppo “compiaciuto” nel senso che Coppola sembra che voglia a tutti costi far uscire la sua firma da ogni singolo fotogramma il che ovviamente non è una colpa ma se lo stile non piace chiaramente ne va a perdere tutto il film. La lentezza è esasperante così come il continuo simbolismo legato alla presenza di orologi che segnano ore a vanvera o che sono addirittura privi di lancette. Altra scelta stilistica da me aborrita è l’uso del bianco e nero, giustificato col fatto che “quello della moto” è daltonico perciò ci dobbiamo sorbire un’ora e mezzo di cinema demodé. Non so, forse l’unico elemento diciamo interessante è la presenza di giovani attori in erba che con gli anni si sono fatti un nome a Hollywood, come un irriconoscibile Nicolas Cage o il protagonista Rusty James interpretato da un imberbe e poppante Matt Dillon, in realtà decisamente più indicato per un filmetto giovanilistico anni 80 che a una parte così difficile. Mickey Rourke è già ben rodato per parti successive che lo vedranno sempre più nel ruolo del bastardo.
Mah che dire in fondo anche la trama è poco chiara: abbiamo un giovane che vive nei quartieri bassi e che ha come unico scopo nella vita quello di essere rispettato come suo fratello più grande che quando aveva la sua età era a capo di una delle tante bande della città. Il problema sta nel fatto che Rusty non è preso in considerazione da nessuno tranne che da Steve un ragazzo con gli occhiali che lo seguirebbe ovunque. La cosa peggiore sarà poi scoprire che in realtà il fratello tanto ammirato è semplicemente una specie di svitato che fa discorsi molto lontani dal capo di una banda ma anzi più vicini ad un saggio tibetano.
Emozioni zero, colpi di scena zero, atmosfera glaciale e recitazione a singhiozzo.
VOTO 5
0 sentenze:
Posta un commento