Film premiatissimo, aggiungerei giustamente visto che ci troviamo davanti alla miglior prova dell’irriconoscibile Mickey Rourke, invecchiato ingrassato e capace di suscitare nello spettatore un misto di commiserazione e rammarico per la sorte toccata al suo personaggio e se vogliamo anche a lui, attore dimenticato da vent’anni ed ex sex simbol degli anni Ottanta.
In questo caso specifico i destini dei due personaggi sembrano intrecciarsi strettamente e ben si capisce come alla fine Rourke abbia incassato il Leone d’oro e ben due Golden Globe. Era nelle sue corde e lo si sente per tutta la breve ma intensa durata del film. Certo anche la prima scelta dello sceneggiatore Siegel era molto ben calzante: Nicolas Cage, un attore incredibilmente di talento e con la faccia da perdente ma con le palle. Ma dopo aver visto l’interpretazione di Micky Rourke capisco che nessuno avrebbe potuto interpretare nello stesso modo Randy "The Ram" Robinson, il wrestler del titolo, una leggenda dei ring degli anni Ottanta che ancora si esibisce su richiesta in serate organizzate per i vecchi fan del tempo. Randy, come ci spiega la voce fuori campo all’inizio del film, era un grande lottatore che aveva conquistato le prime pagine dei quotidiani sportivi dell’epoca, sia per la sua tecnica sia per tutte quelle gag che tanto facevano e fanno impazzire gli appassionati di wrestling. Ed è lì che scoppia l’effetto nostalgia al pensiero di tutti quei pomeriggi e quelle mattine a vedere gli incontri di wrestling trasmessi su Italia 1 o il leggendario Uomo tigre, vero eroe di noi bambini degli anni Settanta. In ogni caso The Ram ormai è un uomo solo, se si esclude la compagnia di Cassidy una spogliarellista che lavora nel locale in cui ogni tanto va a farsi una birra o i bambini che vivono vicino alla catapecchia dove trascorre le sue nottate tra anabolizzanti e giochi di wrestling su Nintendo. Ovviamente per vivere bisogna lavorare e così non facendo più parte del ranking mondiale, Randy è costretto a lavorare in un supermercato, celato tra altre persone comuni. Tutto cambia quando finisce per svenire, spezzato dalle porcate che continua a prendere per stare in forma e lì dopo un bel by pass la sua vita cambia, in lui sorge la paura di morire da solo e così cerca di far ordine nella sua vita, sopportando a fatica i calci in culo della vita.
Insomma un film che racconta lucidamente la parabola discendente di una persona un tempo famosa che diventa un essere umano con tante fragilità e insicurezze. Il mondo di Randy è il mondo della lotta libera, solo lì viene rispettato e si sente amato e apprezzato, la vita reale per lui non è altro che un insieme di delusioni e brutture: c’è la donna che ama che lo rifiuta perché lo vede unicamente come un cliente, il capo che non perde occasione per umiliarlo, la figlia che lo odia per essere stata trascurata per una vita. Lui cerca di rimediare a tutto ma basta un solo tassello fuori posto per fargli perdere la testa, rovinando ciò che di buono è riuscito a fare con i pochi mezzi a disposizione. Il tutto è drammatico e crudo, strazia i cuori più fragili e non dà nessun appiglio agli ottimisti, infatti la stessa conclusione del film lascia ben poco alla speranza: un volo dall’angolo del ring che suona forte come un salto verso la morte, un suicidio in grande stile, davanti ad un pubblico che lo acclama (ignorando i suoi problemi al cuore) e con lo sguardo triste di chi vede la sua vita senza più uno scopo per cui valga la pena vivere.
Ho trovato questo film splendido, con un montaggio spezzettato che ci accompagna nel racconto di un tempo brevissimo ma intenso, con i dialoghi giusti e un cast che riesce davvero a raccontare una storia molto realistica. Un plauso alla sempre brava Marisa Tomei, in questo caso spogliarellista e mamma che vive anche lei quella fase della vita in cui l’età la vede arrancare dietro le colleghe più giovani e più richieste, sempre alla ricerca di quella occasione che le permetta di cambiare la propria vita e quella del figlio. Brava anche la figlia tormentata interpretata da Evan Rachel Wood.
VOTO 8
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