Trama: la fine del mondo è arrivata e l’umanità viene sterminata da un esercito di angeli mandati da Dio sulla Terra per eliminare la razza umana, colpevole di aver deluso l’Onnipotente. L’unico a ribellarsi è l’Arcangelo Michele che giunge in una piccola stazione di benzina nel deserto americano, dove vive e lavora Charlie, la donna che porta in grembo il nuovo Salvatore degli uomini…
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Forse non sarà il massimo dell’originalità ma questo film riesce a tenere in piedi l’attenzione dello spettatore con ottimi effetti speciali che suppliscono a dei dialoghi da mettersi le mani nei capelli e ad una trama non proprio coerente nel suo sviluppo. Da vera patita del genere catastrofico non ho potuto fare a meno di appassionarmi a certe sottigliezze che con ironia e con un uso magistrale del trucco mi hanno fatto divertire a più riprese in questa afosa e lunghissima estate 2012.
Certo, da fedele spettatrice di Supernatural, ho notato la “novità” dell’Angelo descritto come cattivo e malvagio, nemico dell’Uomo e spietatissimo. In questo film non c’è infatti traccia di Lucifero e dei suoi accoliti, la lotta riguarda solo angeli e uomini e forse proprio da questo punto di vista non ho ben capito chi davvero rappresenta il nascituro, minacciato a più riprese dagli attacchi continui delle creature divine incarnatesi in mostruosi esseri o semplici esseri umani. Non ci viene spiegato ma evidentemente ci troviamo di fronte ad un redivivo Gesù Cristo che dovrebbe in teoria riportare l’umanità (o quello che ne è rimasto) nel giusto solco indicato da Dio nelle scritture.
Il classico gruppetto eterogeneo che si trova per varie circostanze a convivere e sopravvivere nello stesso luogo è un topos abbastanza frequente sia nella letteratura (vedi in particolar modo Stephen King) che nel cinema (mi viene in mente per esempio Tremors o i vari film zombeschi da Romero in poi). Riesce ancora a colpirmi forse perché è sempre interessante da un punto di vista sociologico vedere gli effetti di una convivenza tra classi sociali e storie di vita differenti. Però c’è un però: si poteva fare qualcosa di meglio nella caratterizzazione dei personaggi che sono effettivamente abbastanza deboli e poco credibili, compreso il povero Dennis Quaid che figura come l’unico nome importante in cartellone. In effetti in questo contesto viene trasformato in un cinico e invecchiato personaggio, un po’ zotico e poco sveglio, capace solo di una buona ma telefonatissima uscita di scena in grande stile. Non c’è il personaggio eroico tranne ovviamente Michele che però non fa testo essendo un angelo e non c’è neppure un vero intrecciarsi di destini tra le persone coinvolte nella resistenza armata.
VOTO 6,5
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