Trama: Vesna è una ragazza ventunenne che arriva in Italia dall’Europa dell’Est col miraggio di una nuova vita ma la realtà la spinge presto a fare i conti con la meschinità della gente e con la diffidenza verso gli extracomunitari. Per guadagnarsi da vivere inizia a prostituirsi per le strade di Rimini e proprio durante una “nottata di lavoro” conosce Antonio, un muratore onesto che finisce per innamorarsi di lei.
Il film ha quel ritmo lento tipico di un certo cinema italiano del decennio 1990-2000, fatto più che altro di silenzi, pochissimi dialoghi, tanta musica presa a piene mani dai successi dell’epoca e un filo conduttore piuttosto flebile. Di Vesna non ci viene spiegato niente, la vediamo su una corriera con altre ragazze della sua stessa nazionalità e assistiamo alla sua volontaria fuga per il desiderio di rimanere in Italia, paese che l’affascina ma che allo stesso tempo la atterrisce. Non ci sono donne, a parte lei e le sue colleghe “da marciapiede”, all’interno del film. Il suo mondo infatti è fatto per lo più di uomini, bastardi, arrappati, possessivi, violenti. Un universo composto dai peggiori vizi del pianeta Uomo. Non si sa cosa desideri davvero Vesna in quanto non sembra poi così dispiaciuta di fare la prostituta, tanto è vero che la vediamo contare il suo rotolo di soldi con una certa gioia e soddisfazione, come se non fosse denaro conquistato a spese della sua integrità morale. Nel regista, Mazzacurati, c’è un certo qualunquismo e un modo piuttosto banale di dipingere l’Italia e gli italiani: tutti cattivi e razzisti nei confronti dei “poveri zingari” che secondo la tesi (del regista non che sceneggiatore) sintetizzata attraverso le immagini sono tutto sommato dei poveri diavoli. Beh, su questo chiaramente i pareri possono essere diversi ma in ogni caso è oggettivo il fatto che ci troviamo davanti ad un film senza grosse potenzialità e con un cast che non brilla mai. Persino un grandissimo come Silvio Orlando risulta maledettamente fuori posto nella parte del marito fedifrago e dell’uomo che pretende favori sessuali in cambio della sua generosa ospitalità. Antonio Albanese è onestamente bravo, un attore con la capacità di fondere insieme una faccia assolutamente caricaturale con una recitazione anche piuttosto drammatica. La protagonista, una certa Tereza Zajickova, non ha proprio anima e si lascia dimenticare in tutta fretta già all’apparire dei titoli di coda.
Solita roba italiana, lagnosa, lenta e totalmente inutile. Sconsigliato.
VOTO 5
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