mercoledì 25 gennaio 2012

0 Punto di impatto (2011)

Ci sono film che partono in quarta e poi dopo un quarto d’ora perdono velocità fino a fermarsi del tutto al minuto 23.

Ci sono film provvisti di una trama promettente e succosa, adatta a far trascorrere un’ora e mezzo di suspence e fiato corto, per poi perdere un filo logico dopo il solito minuto 23.

Questo film rispecchia entrambe le situazioni ed è un peccato perché il mio primo pensiero a vedere quest’uomo appeso ad un davanzale di un palazzo è stato “questo film è una bomba”. Il pensiero è diventato certezza quando si è scoperto che il suo non era un tentativo di suicidio ma l’unico modo per salvare la vita di un’altra persona. Interessante anche l’inserto dei flash back che portano lentamente lo spettatore a ricostruire la storia che porta Gavin a togliersi la vita. Tutto insomma concorre per creare un’immediata empatia tra spettatore e protagonista, ma improvvisamente questo gran castello di promesse precipita giù con fragore lasciando lo spettatore deluso e decisamente infastidito.

Qual è il problema? Innanzitutto la storia parallela del poliziotto sterile. Quest’uomo scopre di non aver mai potuto generare figli ma nonostante ciò ha una prole. Perché? Perché la moglie pur di non perdere il marito si è fatta inseminare dal fratello di lui, in modo che i figli fossero il più possibile simili al padre/zio. Orripilante ma anche privo di logica e assolutamente avulso dal contesto.

In secondo luogo il protagonista (Charlie Hunnam) non riesce in nessun modo ad essere credibile come innamorato disperato e disposto ad uccidersi pur di salvare la donna che alla fine si è scopato due volte e con cui ha diviso una birra. Non c’è un motivo vero e credibile che possa spingere un uomo a togliersi la vita per salvare una quasi sconosciuta. Inoltre perché non chiedere l’aiuto della polizia ma accettare subito la sfida di un pazzo fanatico religioso? Liv Tyler poi è come al solito imbarazzante, insulsa, assente. Il suo personaggio ha una storia controversa, prima strafatta e poi suora laica, succube di un marito anche lui prima strafatto e puttaniere e poi soldato di Cristo. La storia si evolve in modo sconclusionato fino ad un finale che lascia l’amaro in bocca.

Un peccato ripeto, un film che poteva davvero lasciare il segno e che invece si fa facilmente dimenticare. Consigliato solo a chi non ha di meglio da vedere.

VOTO 5,5

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