La regia del film è affidata al grande Michelangelo Antonioni ma nonostante ciò e sebbene premiato con un Leone d’argento, non riesce a smuovere più di tanto i sentimenti dello spettatore. La storia è tratta dal romanzo di Pavese Tre donne sole e si svolge in una fredda e brumosa Torino, dove si intrecciano le vicende di un gruppo di (falsi) amici appartenenti alla ricca borghesia piemontese. Le donne al centro della trama sono Clelia di umili origini ma affermata direttrice di una casa di moda, Nene artista promettente e tradita dal marito Lorenzo (uno scalcagnato pittore senza futuro) con l’amica Rosetta ingenua e fragile ragazza che finirà per uccidersi dopo essere stata rifiutata dall’uomo, la bella e cinica Momina e infine la voluttuosa Mariella.
Antonioni tratteggia con rapide e impietose pennellate questa società della noia e del benessere, sempre con la sigaretta in bocca e un aperitivo nella mano destra. Solo Clelia sfugge e si ribella alle regole ipocrite che reggono il gruppo e decide razionalmente di tornare a Roma per affermarsi definitivamente nel mondo del lavoro, anche a costo di perdere un potenziale grande amore che però l’avrebbe ricondotta alle ristrettezze economiche patite in gioventù. Le altre donne non riescono ad uscire dal cerchio invisibile in cui sono inserite, chi per abitudine, chi per paura, chi per egoismo.
Non è un film ottimista e per i suoi tempi è un film senz’altro crudo e implacabile. Infatti sono presenti tematiche ardue come quella del suicidio, prima tentato e poi portato lucidamente a termine, come se nella vita di una giovane ricca non ci fossero altre vie d’uscita alla fine di un amore.
A mio parere non è un grande film.
VOTO 5,5
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