I seguiti dei film belli difficilmente eguagliano i loro precursori, neanche se lasci intatto il cast. Questo film ne è un esempio lampante. Premetto che ho visto le due pellicole (“Regalo di Natale” e “La rivincita di Natale”) una via l’altra. La prima nel pomeriggio e la seconda in serata, curiosa di vedere come erano cambiate le vite dei protagonisti e desiderosa di immergermi per la seconda volta nell’atmosfera quasi thriller di una chilometrica partita a poker. La delusione è stata immediata. Spiego i motivi cercando di essere chiara e obiettiva.
La trama scricchiola parecchio. Nel primo film Franco partecipa alla partita perché aveva un bisogno assoluto di liquidi, Lele per pubblicare un libro, Ugo perché senza lavoro, Stefano per accontentare gli amici e l’avvocato Santelia per dare la stoccata finale a Franco. Tutti avevano più o meno dei validi motivi, mentre in questo seguito scopriamo che Franco è diventato uno degli uomini più ricchi della Lombardia, Lele e Ugo sono due disperati in combutta con il re dei bari e Santelia vive serenamente la sua vita in quel di Lamezia. Il film però punta tutto sulla rivincita che sembra rodere da anni Franco, ancora incapace di digerire la sconfitta di una notte di Natale di quasi vent’anni prima. Parte allora per Bologna con la scusa di andare a trovare Lele (finto malato di tumore) ma con l’intenzione di ricreare la situazione dell’86, cosa che riesce a fare. Ma in tutto questo, la partita viene circoscritta agli ultimi 30 minuti di girato, con il risultato che il pathos non riesce a crearsi così come l’acme che prelude al colpo di scena (in realtà telefonato).
Il film non rende l’atmosfera emozionale e coinvolgente presente nel primo film dove il tutto si svolge nell’arco di una notte, dove con pochi accenni vengono tratteggiate le personalità dei protagonisti: Lele il critico cinematografico di film di serie b che non riceve dal giornale in cui lavora neanche il panettone con lo spumante, Ugo che fa il venditore in televisione, Stefano il raffinato che si scoprirà essere gay, Franco che ha sposato una donna che non ama e che continua a ricordare il suo primo amore e infine Santelia che mangia solo patate lesse scondite e bollenti e che ha un debole per le donne. Era bellissimo il racconto realistico di 5 uomini senza una vita che tentano di cambiare la propria grigia esistenza con una partita a poker giocata nella notte in cui si dovrebbe stare con le proprie famiglie. C’erano le portate già cucinate comprate in una rosticceria che venivano consumate nella mezzora di pausa tra una mano e l’altra, la governante che prima di andar via doveva fare l’albero di Natale, gli auguri alla mezzanotte, c’erano le confidenze e i ricordi, le telefonate al fisso con la rotella per comporre i numeri, c’erano le lire e delle poste in gioco accettabili fino all’ultima mano dove iniziavano le puntate vertiginose. Insomma era un modo per accompagnare per mano lo spettatore da dettagli gustosi e funzionali anche al periodo in cui si svolge il film fino all’apice, facendolo accomodare in una sedia nella stessa stanza in cui si svolgeva la partita.
Nel sequel tutto questo si è perso, in realtà non sembrerebbe neppure Natale. Il contorno poi subissa il nucleo del film, rendendo il tutto poco immediato e alquanto indigesto. A molti però questo film è piaciuto e mi chiedo perché. In fondo anche il cast sembra stanco e con poco smalto. Abatantuono non è in palla e Haber fa Haber. Carlo delle Piane cerca di fare qualcosa in più ma anche il suo fare misterioso è scomparso, sostituito da una strana e paradossale solidarietà con un uomo che ha ridotto sul lastrico e che ha trascorso gli ultimi vent’anni a odiarlo.
Molto deludente.
VOTO 5
1 sentenze:
Non l´ho ancora visto ma essendo appassionata del primo capitolo (che tu hai tratteggiato così bene in questo articolo) e pure di poker (anche e soprattutto natalizo, anche se ormai a causa delle distanze dobbiamo trovarci in rete per giocare) non me lo lascerò scappare. Ne ho sentito parlare bene anch´io di questo nuovo e mi riservo un giudizio dopo una visione approfondita. Certo dubito che riuscirà a ricreare la magia del primo, però a volte non è nemmeno necessario o consigliabile, si rischia di puntare troppo sull´effetto nostalgia.
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